Covenant Protestant Reformed Church
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Breve Formula di una Confessione di Fede

Giovanni Calvino (1509-1564)

 

Io confesso che vi è un solo Dio, in Cui noi dobbiamo trovar riposo, adorandolo e servendolo, e ponendo tutta la nostra speranza in Lui soltanto. E sebbene Egli è di una sola essenza, è tuttavia distinto in tre persone.

Quindi, io detesto tutte le eresie condannate dal primo Concilio di Nicea, e similmente quelle di Efeso e Calcedonia, insieme a tutti gli errori ravvivati da Serveto e i suoi seguaci. Perché io acquiesco nella semplice veduta che nell’una essenza di Dio è il Padre, Che dall’eternità ha generato la Sua propria Parola, ed ha sempre avuto in Se Stesso il Suo proprio Spirito, e che ognuna di queste persone ha le Sue peculiari proprietà, tuttavia in modo che la Deità rimane sempre intera.

Io similmente confesso, che Dio creò non soltanto questo mondo visibile (cioè, cielo e terra, e qualsiasi cosa è contenuta in essi), ma anche degli spiriti invisibili, alcuni dei quali hanno continuato ubbidienti a Dio, mentre gli altri, mediante la loro propria malvagità, sono stati precipitati nella distruzione. Che i primi hanno perseverato, io riconosco sia dovuto alla libera elezione di Dio, Che fu sollecito ad amarli, ed abbracciarli con la Sua bontà, conferendo loro il potere di rimanere fermi e risoluti. Ed io, conformemente a ciò, abomino l’eresia dei Manichei che immaginarono che il diavolo è malvagio per natura, e derivi la sua origine e principio da se stesso.

Io confesso che Dio ha una volta creato il mondo per esserne il suo perpetuo Governatore, ma in una tal maniera che niente può esser fatto o può accadere senza il Suo consiglio e provvidenza. E anche se Satana e i reprobi tramano la confusione di tutte le cose, e perfino i credenti stessi pervertono il giusto ordine mediante i loro peccati, tuttavia io riconosco che il Signore, quale Sovrano Principe e dominatore di tutto, trae il bene dal male; in breve, dirige tutte le cose come per una specie di redini segrete, e li domina con un tal metodo ammirevole che a noi si conviene adorare con ogni sottomissione di mente, poiché non possiamo abbracciarlo nel nostro pensiero.

Io confesso che l’uomo fu creato ad immagine di Dio, cioè, dotato di piena integrità di spirito, volontà, e di ogni parte dell’anima, facoltà e sensi; e che l’intera nostra corruzione, ed i vizi sotto cui siamo appesantiti, procedono da questo, ovvero, dal fatto che Adamo, il comune padre di tutti gli uomini, mediante la sua ribellione, alienò se stesso da Dio, ed abbandonando la fonte della vita e di ogni benedizione, rese se stesso soggetto ad ogni miseria. Di qui proviene il fatto che ognuno di noi è nato infettato col peccato originale, e maledetto e condannato da Dio dal grembo di sua madre, non in base alla colpa meramente di un altro, ma in base alla depravazione che è dentro di noi, perfino quando essa non si manifesta.

Io confesso che nel peccato originale sono incluse cecità di mente e perversità di cuore, in modo che siamo del tutto privi e destituiti di quelle cose che sono correlate alla vita eterna, e perfino che tutti i doni naturali in noi sono macchiati e depravati. Di qui quindi il fatto che non siamo affatto mossi da alcuna considerazione ad agire correttamente. Io quindi protesto contro coloro che attribuiscono a noi qualche grado di libero arbitrio, per il quale possiamo prepararci a ricevere la grazia di Dio, o per il quale, come se fosse, cooperassimo con la potenza che ci è data mediante lo Spirito Santo.

Io confesso che, per l’infinita bontà di Dio, Gesù Cristo è stato dato a noi affinchè con questo mezzo possiamo essere redenti dalla morte alla vita, e ricuperare tutto ciò che fu perso in Adamo, e che conformemente a ciò Colui che è l’Eterna Sapienza di Dio il Padre, e di una sola essenza con Lui, ha assunto la nostra carne, così da essere Dio ed uomo in una sola persona. Quindi io detesto tutte le eresie contrarie a questo principio, come quelle di Marcione, Mani, Nestorio, Eutiche, e simili, insieme con i deliri che Serveto e Schwenkfeld hanno desiderato ravvivare.

Con riguardo al metodo di ottenere la salvezza, io confesso che Gesù Cristo mediante la Sua morte e risurrezione, ha compiuto in maniera completissima tutto ciò che era richiesto per cancellare le nostre offese, così che potesse riconciliarci a Dio il Padre, e vinse la morte e Satana, così che potessimo ottenere il frutto della vittoria, ed infine, ricevuto lo Spirito Santo senza misura, che da tale misura, per come Gli piace, possa conferirne ad ognuno dei Suoi seguaci.

Io quindi confesso che tutta la nostra giustizia, per la quale siamo accettevoli a Dio, e nella quale soltanto dobbiamo riposare interamente, consiste nella remissione dei peccati che Egli ha acquistato per noi, lavandoci nel Suo proprio sangue, ed attraverso quel solo sacrificio per il quale ha appagato l’ira di Dio che era stata provocata contro di noi. Ed io ritengo intollerabile l’orgoglio di coloro che attribuiscono a se stessi una sola particella di merito, in cui possa risiedere anche una sola particella di speranza di salvezza.

Allo stesso tempo, tuttavia, io riconosco che Gesù Cristo non soltanto ci giustifica coprendo tutte le nostre colpe e peccati, ma anche ci santifica mediante il Suo Spirito, così che le due cose (il libero perdono dei peccati e la riforma ad una vita santa) non possono essere disunite e separate l’una dall’altra. Tuttavia, siccome fino al momento in cui lasciamo il mondo rimangono in noi molta impurità e moltissimi vizi (a cui dobbiamo il fatto che qualsiasi buona opera che noi compiamo per l’agenzia dello Spirito Santo abbia qualche macchia che aderisce a loro) noi dobbiamo sempre far ricorso a quella libera giustizia, che fluisce dall’ubbidienza che Gesù Cristo ha compiuto a nome nostro, vedendo che è nel Suo nome che siamo accettati e che Dio non ci imputa i nostri peccati.

Io confesso che siamo resi partecipi di Gesù Cristo, e di tutte le Sue benedizioni, mediante la fede che abbiamo nel Vangelo, cioè, quando siamo veramente e certamente persuasi che le promesse comprese in esso appartengono a noi. Ma dal momento che ciò sorpassa completamente la nostra capacità, io riconosco che la fede è ottenuta da noi soltanto attraverso lo Spirito di Dio, e così essa è un dono peculiare che è dato agli eletti soltanto, che Dio, prima della fondazione del mondo, senza riguardo ad alcuna dignità o virtù in loro, ha liberamente predestinato all’eredità della salvezza.

Io confesso che siamo giustificati per fede, in quanto mediante essa noi apprendiamo Gesù Cristo il Mediatore datoci dal Padre, e ci appoggiamo sulle promesse del Vangelo, per le quali Dio dichiara che siamo considerati giusti, e liberi da ogni macchia, perchè i nostri peccati sono stati lavati via dal sangue del Suo Figlio. Quindi io detesto i deliri di coloro che si adoperano a persuaderci che l’essenziale giustizia di Dio è dentro di noi e non sono soddisfatti con la libera imputazione nella quale soltanto la Scrittura ci ordina di acquiescere.

Io confesso che la fede ci dà accesso a Dio in Preghiera (dovremmo pregare con ferma fiducia che Egli ci udrà come ha promesso) e che ad essa soltanto appartiene l’onore di essere il sacrificio primario per il quale noi dichiariamo che ascriviamo tutto ciò che riceviamo a Lui. E sebbene noi siamo ovviamente indegni di presentarci davanti alla corte della Sua Maestà, tuttavia se abbiamo Gesù Cristo come nostro Mediatore ed Avvocato, niente più ci è richiesto. Dunque io abomino la superstizione che alcuni hanno congegnato di rivolgersi a santi, maschi e femmine, come una specie di avvocati per noi presso Dio.

Io confesso che entrambi l’intera regola del retto vivere come anche l’istruzione nella fede, sono pienissimamente consegnate nelle sacre Scritture, alle quali niente può, senza criminalità, essere aggiunto, da cui niente può essere tolto. Io quindi detesto tutte le immaginazioni che gli uomini vorrebbero imporci come articoli di fede, e con le quali vincolano le nostre coscienze mediante leggi e statuti. E quindi io ripudio in generale qualsiasi cosa sia stata introdotta nell’adorazione di Dio senza autorità dalla parola di Dio. Di questo tipo sono tutte le cerimonie papiste. In breve, io detesto il tirannico giogo mediante il quale le miserabili coscienze sono state oppresse, come la legge della confessione auricolare, il celibato, ed altre di medesima descrizione.

Io confesso che la Chiesa dovrebbe essere governata da pastori, ai quali è stato affidato l’ufficio di predicare la parola di Dio ed amministrare i sacramenti, e che, per evitare la confusione, non è lecito a nessuno usurpare questo ufficio a piacimento senza lecita elezione. E se qualcuno chiamato a questo ufficio non mostra dovuta fedeltà nell’adempierlo, dovrebbe essere deposto. Tutto il loro potere consiste nel governare il popolo affidato loro secondo la parola di Dio, in modo che Gesù Cristo possa sempre rimanere supremo Pastore e solo Signore della Sua Chiesa, e Lui soltanto sia ascoltato. Quindi, ciò che è chiamata gerarchia papista io la esecro come diabolica confusione, stabilita per il proposito stesso di far disprezzare Dio Stesso, e di esporre la religione Cristiana al ridicolo e allo scherno.

Io confesso che la nostra debolezza richiede che i sacramenti siano aggiunti alla predicazione della parola, come sigilli mediante i quali le promesse di Dio sono sigillate sui nostri cuori, e che due tali sacramenti sono stati ordinati da Cristo, ovvero, il Battesimo e la Cena del Signore, il primo per darci un’entrata nella Chiesa di Dio, il secondo per mantenerci in essa. I cinque sacramenti immaginati dai Papisti, e coniati per la prima volta nel loro cervello, io li ripudio.

Ma anche se i sacramenti sono una caparra per la quale possiamo essere resi sicuri delle promesse di Dio, tuttavia riconosco che essi sarebbero inutili se lo Spirito Santo non li rendesse efficaci come strumenti, per evitare che la nostra fiducia, essendo fissata sulla creatura, non si ritiri da Dio. No, io confesso perfino che i sacramenti sono viziati e pervertiti quando non è considerato essere il loro solo fine quello di farci guardare a Cristo come tutto ciò che è requisito per la nostra salvezza, ed ogni qualvolta essi sono impiegati per qualsiasi altro proposito che quello di fissare la nostra fede interamente in Lui. Inoltre, siccome la promessa dell’adozione si estende anche alla posterità dei credenti, io riconosco che gli infanti dei credenti devono essere ricevuti nella Chiesa mediante il battesimo, ed in questa materia io detesto i deliri degli Anabattisti.

Con riguardo alla Cena del Signore, io confesso che essa è un’evidenza della nostra unione con Cristo, poichè Egli non soltanto è morto una volta ed è risuscitato per noi, ma inoltre ci ciba e nutre mediante la Sua propria carne e sangue, così che siamo uno con Lui, e la Sua vita è comune a noi. Perché anche se Egli è in cielo per un breve lasso finchè venga a giudicare il mondo, io credo che, attraverso la segreta ed incomprensibile agenzia del Suo Spirito, Egli dà vita alle nostre anime mediante la sostanza del Suo corpo e sangue.

In generale io confesso che, sia nella cena che nel battesimo, Dio dà in realtà ed efficacemente tutto ciò che egli raffigura in loro, ma che al ricevere questo grande aiuto noi richiediamo sia aggiunta la parola coi segni. Nella qual materia io detesto l’abuso e perversione dei Papisti, che hanno deprivato i sacramenti della loro parte principale, ovvero, la dottrina che insegna il vero uso e beneficio che fluisce da essi, e le hanno mutate in magiche imposture.

Io similmente confesso che l’acqua, anche se è un elemento che passa via, testimonia veramente a noi nel battesimo la vera presenza del sangue di Gesù Cristo, e del Suo Spirito, e che nella Cena del Signore il pane ed il vino sono per noi veri ed in nessun modo fallaci garanzie del fatto che siamo nutriti spiritualmente mediante il corpo e sangue di Cristo. E dunque io unisco ai segni la possessione e fruizione stessa di ciò che in essi ci è offerto [i.e. presentato, posto innanzi; dal Latino obfero, ob: innanzi, fero: porre—N.d.T.].

Similmente, vedendo che la sacra cena come istituita da Gesù Cristo è per noi un sacro tesoro di infinito valore, io detesto come sacrilegio intollerabile l’esecrabile abominazione della Messa, utile a nessun proposito se non quello di sovvertire tutto ciò che Cristo ci ha lasciato, sia perchè ci è detto essere un sacrificio per i vivi ed i morti, e sia in tutte le altre cose che sono diametralmente opposte alla purezza del sacramento della Cena del Signore.

Io confesso che Dio vuole che il mondo sia governato da leggi e politica, così che non dovrebbero mancare delle redini per frenare gli sbrigliati movimenti degli uomini, e che per quel proposito Egli ha stabilito regni, principati, e dominazioni, e qualsiasi cosa sia correlate alla giurisdizione civile, delle quali cose Egli vuole essere considerato come l’Autore, così che non soltanto ci si sottometta alla loro autorità a motivo Suo, ma anche così che riveriamo ed onoriamo i governanti quali vicereggenti di Dio e ministri ordinati da Lui per svolgere una legittima e sacra funzione. E quindi io anche riconosco che è giusto ubbidire alle loro leggi e statuti, pagare tributi e tasse, ed altre cose della medesima natura; in breve, portare il giogo di soggezione volontariamente e volenterosamente, con l’eccezione, tuttavia, che l’autorità di Dio, il Principe Sovrano, debba sempre rimanere intiera ed inalterata.

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