Covenant Protestant Reformed Church
Bookmark and Share

Capitolo III

Educazione nel Patto

 

L’Approccio nel Contesto del Patto

E’ l’elezione pattale di Dio che determina il punto di vista che i genitori credenti e le chiese assumono nei confronti dei figli e che governa l’approccio nella loro educazione. Noi non vediamo i nostri figli come pagani non salvati ("piccole vipere"), anche se vi possono ben essere delle vipere tra di loro, più di quanto non vediamo la congregazione come una radunanza di non credenti a motivo della presenza di non credenti tra i santi. Ma noi vediamo i figli come figli di Dio e la congregazione come una radunanza di credenti.

Questo punto riguardante la concezione che i genitori e la chiesa hanno dei figli è di grande importanza pratica. La veduta dei figli di Jonathan Edwards, "piccole vipere," unita ad una tendenza a basare la certezza di essere figli di Dio su un’esperienza soggettiva e dubbia, potrebbe ben essere stata una della cause principali per cui il patto ebbe termine nel New England, inclusa la chiesa stessa di Edwards. I figli impararono la loro lezione bene dal grande insegnante: le piccole vipere crebbero e divennero grandi vipere. Vi fu un giudizio di Dio in questo. Chiamare profano ciò che Dio ha purificato è proibito (Atti 11:9). Anche se, similmente ai loro genitori credenti, essi ritengono una natura viperina, i figli di patto non sono vipere, cioè, figli del diavolo, ma figli di Jehovah (Ezechiele 16:20-21). Essi non sono carne peccaminosa, spiritualmente simili al diavolo; ma essi sono santi (I Corinzi 7:14).1 In modo piuttosto dissimile dai figli di disubbidienza, che sono governati dal principe della potenza dell’aria in modo che si portano nelle concupiscenze della loro carne (Efesini 2:1-3), i figli battezzati dei credenti sono nel Signore Gesù in modo che essi onorano i loro genitori (Efesini 6:1-3).

Lo stesso risultato dell’errore del concepire i figli dei credenti come pagani non salvati appare nelle chiese che sostengono questa veduta al giorno d’oggi. Di regola, queste chiese sono piene di giovani che non riescono ad essere certi di essere genuinamente credenti e figli di Dio salvati. In verità, invecchiano e muoiono senza mai godere del conforto del patto con Dio o essere in grado di sedersi col loro Amico di patto alla cena di patto, anche se, piuttosto stranamente, viene loro permesso di fare confessione pubblica di fede ed essere membri della congregazione.2 E i pochi che giungono alla certezza della salvezza derivano questa certezza non dalla promessa del patto e del battesimo, ma da qualche esperienza mistica.

Vedendo i figli come figli pattali di Dio, i credenti devono approcciarli come figli eletti nel loro insegnamento e disciplina, anche se vi possono certo essere tra loro dei figli reprobi ed irrigenerati. L’elezione determina l’approccio. Tutti i figli devono ricevere l’istruzione che i rigenerati devono avere e dalla quale trarranno profitto. Per mezzo di questa educazione nel nutrimento ed ammonizione del Signore, la promessa del patto opererà il frutto della conversione nei figli eletti. Metterà a nudo ed indurirà gli altri.

 

La Conversione dei Figli di Patto

Infine, dobbiamo affrontare la questione: quale posto ha la conversione nella vita del figlio di patto? La conversione ha un posto, o per lui non è necessaria? Se la conversione ha un posto nella vita del figlio del patto, è questo posto importante, e perfino necessario, o è esso in qualche modo da minimizzare?

Queste sono domande importanti per il genitore credente e per la chiesa Riformata. Qual è la loro attitudine per quanto riguarda la conversione dei loro figli? E’ chiaro che, se la conversione è necessaria, essi devono essere gli strumenti nella mano di Dio perché essa si verifichi. Dovrebbero essi pregare seriamente per la conversione dei loro figli? Dovrebbero chiamarli, con un senso di urgenza, alla conversione?

La questione della conversione è vitale per la figlia di patto stessa. Dovrebbe ella cercare questa realtà e farne esperienza nella propria vita? Se sì, in che modo deve aspettarsi di farne esperienza? Può considerare se stessa come una candidata appropriata per fare pubblica confessione di fede ed una degna partecipante alla cena del Signore senza che vi sia conversione? Può avere la certezza della salvezza a prescindere dalla conversione, semplicemente perché è figlia di genitori credenti ed è stata battezzata?

Noi ammettiamo che vi è il pericolo che il luogo importante della conversione nella vita del figlio di patto sia negletto sia dai genitori Riformati che dalla chiesa Riformata, e quindi anche dal figlio. E’ possibile che questa negligenza sia dovuta ad un fraintendimento, come se parlare di conversione del figlio di patto minacci o la verità che la salvezza del figlio è il frutto del patto oppure la verità che nel patto è Dio soltanto Che salva quel figlio. In parte, l’esitazione da parte dei Cristiani Riformati di parlare, e ancor meno di enfatizzare, la conversione dei figli del patto è dovuta alla loro reazione contro il peccato commesso contro il patto di Dio che diviene sempre più popolare oggi nei circoli Riformati, ovvero, che i giovani Riformati di patto battezzati sono resi oggetti di un "evangelismo" che li tratta come peccatori non salvati che devono essere salvati accettando Cristo. Se è questo ciò che si intende con conversione dei figli, i genitori Riformati e la chiesa Riformata lo rigettano nel nome del patto di Dio sigillato ai loro figli nell’infanzia.

Ma questi fraintendimenti ed errori non possono essere decisivi per determinare la risposta alla domanda riguardante la conversione dei figli del patto. La Scrittura soltanto è decisiva.

Primo, la conversione è sempre l’opera dello Spirito Santo nella Sua grazia libera e sovrana. Questo è vero sul campo missionario, ma è anche vero nel patto. La conversione non è mai un’opera del peccatore che guadagna o ottiene la grazia di Dio. Il nostro convertire noi stessi non è un prerequisito per entrare il regno dei cieli. Anche se noi siamo attivi nella conversione, ovvero noi siamo a credere, a ravvederci, e a volgerci a Dio, la nostra attività è causata dallo Spirito Santo.

Inoltre, quando Dio esegue questo Suo beneplacito negli eletti, o opera in loro la vera conversione, non soltanto si cura a che l’Evangelo sia loro predicato esternamente, e illumina potentemente la loro mente mediante lo Spirito Santo, affinché capiscano e discernino rettamente le cose che sono dello Spirito di Dio, ma per l'efficacia di questo Stesso Spirito rigenerante penetra fino nell’intimo dell'uomo, apre il cuore chiuso, ammorbidisce quello duro, circoncide quello prepuziato, infonde nuove qualità nella volontà, e la rende da morta viva, da cattiva buona, da nolente volente, da refrattaria accondiscendente, e la aziona e fortifica, affinché, come un buon albero, possa produrre un frutto di buone azioni. E quest[o] … Dio [lo] opera senza di noi.3

Secondo, la conversione ha un luogo nella vita dei figli del patto; e questo luogo è che la conversione è necessaria. La parola di Cristo in Matteo 18:3 si applica ai figli dei credenti: "A meno che siate convertiti … non entrerete nel regno dei cieli." I figli del patto devono ricevere il dono del ravvedimento. Essi devono avere in loro il conferimento, lo spiramento, e l’infusione del dono della fede. Essi devono essere volti a Dio come al loro Padre celeste nella Cui volontà essi si dilettano.

Terzo, la conversione è essa stessa il frutto del patto: è l’effetto e beneficio della promessa del patto. La promessa di Dio ai figli eletti, significata e sigillata al battesimo, opera in loro la conversione. L’amicizia di Dio, di cui loro fanno esperienza nello Spirito Santo, li fa volgere via dal peccato a Dio. Siccome Dio li include nel patto, mediante la Sua promessa di grazia, la loro conversione è certa.

Quarto, i genitori e la chiesa non soltanto possono, ma a loro è solennemente richiesto da Dio di chiamare i loro figli a convertirsi. Essi devono fare questo per quanto riguarda peccati specifici, come per la loro intera vita di figli. Essi fanno questo, non soltanto dicendo: "Credi! Ravvediti!" ma anche mediante un’istruzione completa ed accurata nell’intero vangelo della Scrittura; mediante la disciplina, e mediante un pio esempio. Dio opera la conversione mediante la Sua Parola. Dunque la chiesa e i genitori insegnano ai figli la Bibbia. Dio opera la conversione anche in risposta alle preghiere. Quindi, la chiesa e i genitori devono pregare per la conversione dei figli.

Quinto, ai figli deve essere insegnato a fare esperienza della conversione, a trovare la conversione nelle loro vite. Questo è vero in modo particolare, anche se non esclusivo, al momento della confessione pubblica di fede e della celebrazione della Cena del Signore. Nessuna persona inconvertita può avvicinarsi alla tavola del Signore. Nessuno che dubita della sua conversione è in grado di venire. Tuttavia, questa esperienza di conversione non è un qualche sentimento misterioso, indescrivibile, inesplicabile. Piuttosto è una sentita tristezza per il peccato, vera fede in Gesù Cristo, ed una sincera determinazione di amare Dio ed il prossimo. Questa è la descrizione autorevole della conversione nel Catechismo di Heidelberg (D&R 88-90):

D. 88 Di quanti elementi consiste il vero pentimento o conversione dell’uomo?
R. Di due elementi: della mortificazione del vecchio uomo, e della vivificazione del nuovo.

D. 89 Cos’è la mortificazione del vecchio uomo?
R. Addolorarsi di cuore del peccato, ed odiarlo e fuggirlo sempre di più. 

D. 90 Cos’è la vivificazione del nuovo uomo?
R. Gioia di cuore in Dio attraverso Cristo, e desiderare ed amare di vivere secondo la volontà di Dio in ogni opera buona.

La conversione dei figli nel patto, di regola, non è un cambiamento improvviso e drammatico negli anni dell’adolescenza, o nemmeno più tardi nella vita. La storia della conversione del ladrone penitente e di Paolo non è la norma per i figli eletti nati ed educati nel patto. Di solito essi sono convertiti dalla prima infanzia. Questa è l’implicazione del quinto comandamento della legge. Dai primissimi anni i figli sono convertiti a Dio in modo che sono in grado di onorare i loro genitori in base alla motivazione per la quale temono Jehovah Dio, Che li ha redenti dal peccato e dalla morte attraverso il sangue di Gesù Cristo. Ciò è anche espresso nel Salmo 71. Dio è la fiducia del figlio di patto, di regola, dalla sua infanzia (v. 5), perché Dio gli o le ha insegnato fin dall’infanzia (v. 17). La relazione di patto risale, di fatto, alla concezione e alla nascita (v. 6). Anche se vi sono momenti di combattimento, dubbio, e in cui ci si volge via da Dio, vi è un graduale sviluppo nella conversione giornaliera, ovvero una sempre più profonda tristezza, più ferma fede e più ardente amore.

Rifiutarsi di convertirsi è la manifestazione del bastardo, ovvero il figlio carnale di credenti che non è un figlio o figlia spirituale genuino/a (Ebrei 10:29). Egli, anche, è chiamato a convertirsi. La conversione è il suo dovere. Il suo rifiuto lo espone alla più severa punizione. Sarà più tollerabile per Sodoma nel giorno del giudizio che per lui. Quando si manifesta come non spirituale e incredulo rifiutandosi di fare confessione di fede, negligendo i mezzi di grazia, fornicando, ubriacandosi e drogandosi, e non pentendosi di questo malvagio corso di vita, deve essere scomunicato dalla chiesa mediante la disciplina. Come richiede Deuteronomio 21:18-21, i genitori devono cooperare in questa opera della chiesa, mettendo l’onore del nome di Cristo e il benessere della congregazione sopra il loro amore naturale per loro figlio.

Una delle più forti obiezioni dei Battisti contro il battesimo degli infanti è che esso riempie la chiesa di giovani, e infine di adulti, che sono manifestamente non spirituali, mondani, ed immorali. Non può essere negato che alcune chiese Riformate espongono la verità del patto a questa accusa tollerando l’empietà dei giovani e rifiutandosi di disciplinare perfino i più sfacciati dei trasgressori tra di loro. Tutti si presume siano rigenerati e salvati. Il risultato di tale presunzione è la morte della chiesa, man mano che la discendenza carnale e profana giunge a dominarla, ed infine ad allontanare da quella chiesa i figli spirituali. Queste chiese non prendono l’elezione seriamente. Non tutti i figli sono inclusi nel patto e nella chiesa di Dio, ma soltanto gli eletti. Gli eletti manifestano se stessi mediante la santità di vita. Quelli che non sono santi devono essere disciplinati sia con una predicazione penetrante che con la censura ecclesiastica.

Questo è un gran dolore sia per i genitori che per la chiesa. E’ la piena responsabilità degli ingrati che crocifiggono a se stessi il Figlio di Dio e Lo espongono ad infamia. Ma non è evidenza del fallimento della Parola di Dio. Perché la grande verità nella sfera del patto è questa: "Io avrò misericordia di chi avrò misericordia" (Romani 9:15). Come in Israele sotto l’antico patto, così nella chiesa sotto il nuovo patto "l’elezione l’ha ottenuto, ed il resto è stato indurito" (Romani 11:7).

Per altre risorse in italiano, clicca qui.


1 Clicca qui per una corretta esegesi di I Corinzi 7:14.
2 Vedasi C. Steenblok, Rondom Verbond, Roeping en Doop (A Riguardo del Patto, la Chiamata, e il Battesimo) (Gouda, The Netherlands, Gereformeerde Pers, 1979), 44-45; C. Hegeman, Explanation of the Reformed Doctrine (Stickney, S. Dak.: Argus Printers, 1965), 70).
3 Canoni di Dordrecht, III/IV:11-12.