Covenant Protestant Reformed Church
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Aprile 2014 • Volume XIV, n. 24

 

Il Sacerdozio di Cristo Secondo L’ordine di Melchisedek (3)

Alcuni ritengono che Melchisedek (Genesi 14:18-20) fosse Sem, il figlio di Noè. Questa è una credenza popolare tra i giudei. Tuttavia, Sem non era senza genealogia (Ebrei 7:3; cf. Genesi 10-11). Altri invece pensano che Melchisedek fosse un angelo o lo Spirito Santo o Cristo stesso. Tuttavia, il fatto stesso che Melchisedek fu “fatto simile al Figlio di Dio” non lo rende Cristo (Ebrei 7:3). Essendo un sacerdote “secondo l’ordine di Melchisedek”, il Signore Gesù non può essere Melchisedek stesso.

Nel suo commentario a Ebrei 7:3, Giovanni Calvino afferma che queste “affermazioni deliranti” non meritano nemmeno di essere confutate: “La nozione seconda la quale Melchisedek sarebbe Sem il figlio di Noè non sembra avere alcuna plausibilità […] Non conviene tentare di confutare le affermazioni deliranti di coloro che fantasticano che Cristo stesso, o lo Spirito Santo, o un angelo apparvero in quell’occasione ad Abrahamo”. Anche A. W. Pink giudica queste speculazioni come “insolenti” (An Exposition of Hebrews, p. 360).

Melchisedek era una figura di Gesù Cristo in quanto sacerdote. Melchisedek era un “sacerdote del Dio Altissimo” (Genesi 14:18; Ebrei 7:1). Questo passo della Genesi contiene il primo uso della parola “sacerdote” e del titolo divino di “Dio Altissimo”. Il vero Dio è “Altissimo”. Questa dicitura si riferisce alla Sua assoluta trascendenza e lo pone al di sopra e contro ogni idolo. Tutti gli uomini e gli angeli devono adorare Lui solo!

Come Melchizedek, “sacerdote del Dio Altissimo”, offriva sacrifici all’Altissimo e lo pregava per il popolo che serviva, così Gesù Cristo è il nostro grande sacrificio intercessore davanti all’Iddio Trino.

Il sacerdote Melchizedek benedisse Abrahamo (Genesi 14:19, Ebrei 7:1) e questo si trattava di un opera del ministero sacerdotale (Numeri 6:22-27). Essendo Melchizedek rappresentante e sacerdote di Dio, la sua benedizione fu sacerdotale, autorevole e profetica (Genesi 12:2-3). Proprio come Abrahamo aveva bisogno e ricevette la benedizione di Dio tramite Melchizedek, così anche noi siamo benedetti tramite Gesù Cristo, nostro sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchizedek (Salmo 110:4) e dallo Spirito Santo.

Melchizedek ricevette le decime da Abramo (Genesi 14:20; Ebrei 7:2). Questo faceva parte della sua opera sacerdotale e infatti dopo Melchizedek offrì in sacrificio gli animali che facevano parte delle decime.

Questo fatto evidenzia la grandezza di Melchizedek: “Considerate pertanto quanto fosse grande costui, al quale il patriarca Abrahamo diede la decima del bottino”. (Ebrei 7:4). Tutte le decime e le offerte dei figli di Abramo nell’Antico Testamento, inclusi gli appartenenti alla tribù di Levi, vennero pagati a Melchizedek in Abramo siccome queste persone erano tutte lei lombi di Abramo (9-10). Le offerte oggi sono parte del nostro servizio d’adorazione perché esse fanno parte della nostra adorazione di Gesù Cristo, il nostro sacerdote secondo l’ordine di Melchizedek che morì per i nostri peccati.

Dopo averci detto che Melchizedek benedisse e ricevette le decime da Abramo (Ebrei 7:1-2), Ebrei 7:3 continua informandoci che Genesi 14 non menziona i discendenti o i genitori di Melchizedek, né la morte di quest’ultimo. Al contrario, le genealogie dei sacerdoti leviti sono scrupolosamente annotare (per esempio in 1 Cronache 6 o Esdra 7:1-5) perché la dimostrazione di appartenere alla discendenza di Aronne era necessaria (Esdra 2:61-63) e la loro morte rappresentava la fine della loro opera sacerdotale. Melchizedek, invece, era “senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita” (Ebrei 7:3). Questo verso è da riferire al silenzio della Bibbia riguardo queste cose. Anche in questo Melchizedek è una figura di Cristo perché il sacerdozio di Cristo è senza fine o eterno in quanto Cristo non ha e non necessità di successori, avendo “la potenza di una vita indissolubile” (16).

Ebrei 7:23-24 contiene il contrasto tra il sacerdozio di Aronne e quello di Cristo, sacerdote secondo l’ordine di Melchizedekian “in eterno” (Salmo 110:4): “Inoltre quelli erano fatti sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare, ma costui, perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non passa ad alcun altro”.

Forse la cosa più stupefacente è che Melchizedek fu l’unico figlio di Dio nell’Antico Testamento ad essere sia un sacerdote che un re (Genesi 14:18; Ebrei 7:1-2). A nessun re in Israele era permesso essere sacerdote. Quando re Uzziah tentò orgogliosamente di offrire incenso sull’altare nel luogo santo, l’Altissimo lo colpì con la lebbra fino al giorno della sua morte (2 Cronache 26:16-21). Ugualmente, nessun sacerdote in Israele poteva essere un re. Gesù Cristo, invece, essendo un sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchizedek è sia un sacerdote che un re.

Lo Spirito Santo insegna inoltre che Melchizedek è una figura di Cristo anche per quanto riguardo il Suo nome e il posto occupato (Genesi 14:18; Ebrei 7:1-2). Il nome Melchizedek è formato da due parole che significano “re” e “giustizia”. Infatti, Gesù Cristo è il nostre re, ed è infinitamente giusto e governa la Sua chiesa e i Suoi santi con giustizia perfetta (2). Cristo, prefigurato da Melchizedek re di Salem, cioè re di pace, è appunto il re di pace che ha ottenuto la pace con il sangue della Sua croce, garantendoci così il Suo Spirito (2). Poniamo la nostra fiducia, quindi, nel nostro solo sacerdote e re per la nostra giustizia e la nostra pace! Rev. Stewart


L’antico e il Nuovo Patto (2)

Ripropongo la domanda dello scorso numero: “Quali sono le implicazioni di Geremia 31:34 per la chiesa di oggi? Parla del nuovo patto e dice: «Non insegneranno più ciascuno il proprio vicino né ciascuno il proprio fratello, dicendo: ‘Conoscete l'Eterno!’, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l'Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato». Questo passo insegna che la chiesa sotto il nuovo patto deve essere un’istituzione più pura di quello che era nell’antico, cioè composta solo da coloro che conoscono il Signore, da veri credenti nati di nuovo?”

Nel precedente numero delle News, ho elencato alcune delle benedizioni del nuovo patto menzionate in Geremia 31:34, esponendo così le verità riguardanti la conoscenza di Dio tramite il perdono dei peccati alla luce del nostro triplice ufficio di profeti, sacerdoti e re in Cristo.

Altrove la Scrittura menziona un’altra benedizione del nuovo patto. Ebrei 10:16 dice che parte del nuovo patto consiste in questo: “io metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti”. Si dice la stessa cosa in Ebrei 8:10, dove la questione più importante è il fatto che questa è una benedizione del nuovo patto che ha eliminato l’antico patto (7-8, 13). Questo nuovo patto sta in contrasto con quello antico che Dio fece con Israele quando lo portò fuori dall’Egitto (9). Quel passo è descritto in Esodo 19:5: “Or dunque, se darete attentamente ascolto alla mia voce e osserverete il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare, poiché tutta la terra è mia”.

“Onorate i miei comandamenti e vivrete, ma sarai maledetto se non obbedirai a tutte le parole della legge”. È questo il punto principale di questo patto. Le benedizioni pattali fluivano su coloro che onoravano la legge di Dio.

Israele, tuttavia, non poteva onorare la legge di Dio e così perì nella cattività del deserto. Il pattò dipendeva dall’obbedienza d’Israele. In questo consisteva l’antico patto.

Con ciò non si vuole dire che Dio sperava che Israele potesse onorare la legge ed essere così il popolo del suo patto grazie a questa obbedienza, per poi abbandonare l’idea quando vide che Israele non l’avrebbe fatto e non poteva. Non si tratta affatto di questo. Piuttosto, Dio doveva far ben capire al suo popolo la grande verità secondo cui solo coloro che obbediscono alla legge, cioè, solo coloro che sono santi come Dio è santo possono essere il popolo del Suo patto. Non c’era posto per i peccatori nel patto di Dio. Eppure, nessuno poteva soddisfare la legge, proprio nessuno. Che fare allora? Il patto non sarebbe mai stato realizzato? Invece si, ma solo quando qualcun altro manterrà il patto per loro. Costui era il Signore Gesù Cristo!

Cristo ha compiuto la legge per tutto il Suo popolo, specialmente alla croce, quando l’ira di Dio lo portò nel fondo dell’inferno. Egli compì la legge quando fu un derelitto dimenticato e abbandonato dal Padre Suo, quando tutto ciò che vedeva era la furia dell’ira di Dio contro il peccato. Egli compì la legge quando l’orrore dell’ira di Dio era così grande che per un istante non sapeva perché dovesse sopportare una sofferenza così atroce (Matteo 27:46). Egli compì la legge anche quando non osò chiamare Dio Suo Padre.

Egli portò l’ira di Dio per tutto il Suo popolo. Egli assunse il nostro posto e soffrì ciò che ci era giustamente dovuto. Eppure, nel momento più oscuro dell’inferno, quando era circondato dalla furia di Dio, Cristo continuava a proclamare: “Ti amo, Dio mio. Ti amo con tutto il mio cuore, con tutta la mia mente, con tutta la mia anima e con tutta la mia forza. Non posso sopportare l’orrore di essere abbandonato da te. È così buio qui. Comunque, sia che io sappia o meno la ragione per cui mi hai abbandonato, io ti amo comunque e ti amerò sempre!” Questo è il Calvario!

Nostro Signore non solo soffrì oltre ogni immaginazione per noi miserabili peccatori, ma Egli inoltre compì la legge. Egli fece quello che noi non potevamo e che mai avremmo potuto fare. Cristo amò il Signore Suo Dio mentre eravamo nemici di Dio e lo fece per noi! Ecco il nuovo patto!

Così, nei giorni del nuovo patto, quanto Cristo compì la Sua opera e sparse il Suo Spirito sulla Sua chiesa, facendo queste cose Egli donò al Suo popolo che è in Lui per fede l’abilità spirituale di compiere la legge. Egli scrive la legge sui nostri cuori. Lo Spirito Santo innesta con irresistibile potenza sui nostri cuori la legge perfetta così da renderci capaci di onorarla, rendendoci degni di essere il popolo pattale di Dio.

Nell’antico patto dovevamo fare tutto, ma l’antico patto in se stesso era inutile perché noi non possiamo compiere la legge di Dio ed essere un popolo santo. “Perché, se quel primo patto fosse stato senza difetto, non sarebbe stato necessario stabilirne un altro” (Ebrei 8:7). Dio, però, trovo delle mancanze in coloro con i quali stabilì il Suo patto e con il patto della legge perché questo non poteva salvare i peccatori. Ed è per questo che Egli dice: “Ecco, vengono i giorni che io concluderò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto, non come il patto [antico] che feci con i loro padri, nel giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese di Egitto, perché essi non sono rimasti fedeli al mio patto, ed io li ho rigettati, dice il Signore”.

Fu fatto quindi un nuovo patto, perché “egli ha reso antico il primo; or quello che diventa antico ed invecchia, è vicino ad essere annullato” (13). Noi viviamo in questi giorni migliori, i giorni del nuovo patto perché quello antico è stato annullato!

Nel nuovo patto non dobbiamo fare alcunché, né entrare in esso né restarci. Noi non siamo capaci di fare nulla e nulla dobbiamo fare. Colui che pensa che dobbiamo e possiamo adempiere delle condizioni per essere parte del patto di Dio è un uomo sfacciato e volgare. Dobbiamo essere e siamo enormemente riconoscenti a Dio quando comprendiamo che Cristo ha compiuto ogni cosa. Per grazia siamo salvati, mediante la fede, e questo non viene da noi ma è il dono di Dio (Efesini 2:8-9).

Ciò significa che noi non facciamo assolutamente nulla? Ovviamente no. La legge fa parte di questo patto, una legge che non possiamo mai soddisfare e che tuttavia è scritta sui nostri cuori dallo Spirito a pentecoste. Noi la onoriamo perché tale legge è scritta sui cuori nostri. Dobbiamo, possiamo e lo facciamo! Ciò però non viene da noi ma è l’opera dello Spirito il quale opera in noi la volontà e la capacità di onorare questi comandamenti (Filippesi 2:13). In tutto ciò, i nostri peccati non sono più ricordati e le nostre iniquità sono perdonate. Prof. Hanko


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