Covenant Protestant Reformed Church
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Gennaio 2014 • Volume XIV, Issue 21

 

Cristo Nostro Riscatto

Come i lettori sapranno, un riscatto è un prezzo pagato per effettuare la liberazione di prigionieri. Ci sono noti molti esempi di rapimenti, sequestri o imprigionamenti, occasioni dove i rapitori di solito chiedono un riscatto: “Se ci pagate tot libereremo i vostri cari”.

1 Timoteo 2:6 afferma che il Signore Gesù “ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti”. La croce di Cristo non è semplicemente un riscatto figurativo o metaforico: è un riscatto vero e proprio. Ci sono dei prigionieri reali in una cattività, in una schiavitù reali: sotto il peccato (Romani 3:9), sotto la condanna della legge (19), sotto la maledizione della legge (Galati 3:10), schiavi della morte e sotto il suo timore (Ebrei 2:15), schiavi di Satana (Efesini 2:2), schiavi del mondo e sotto la paura dell’inferno.

Qui stiamo parlando di un vero riscatto per veri schiavi in un’effettiva schiavitù. Questo riscatto ha un prezzo infinito: il Figlio di Dio incarnato, colui che fu sempre ubbidiente e che mai peccò. Egli, donando se stesso come riscatto, portò la punizione dovuta a noi per le nostre iniquità, in volontaria sottomissione al Padre Suo e con amore infinito per noi, un pagamento volontario per i nostri peccati.

Questo vero riscatto è pagato per veri schiavi in un’effettiva schiavitù ad una persona reale. Il riscatto è pagato a Dio, non a Satana come pretende la vecchia teoria secondo la quale l’espiazione di Cristo sarebbe un riscatto a Satana. Il riscatto è pagato allo stesso. “[…] Cristo […] mediante lo Spirito eterno offerse se stesso puro di ogni colpa a Dio” (Ebrei 9:14). “Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave” (Efesini 5:2). Il riscatto è pagato all’Onnipotente il quale è considerato come legislatore, sovrano e giudice, il Giusto e il Santo contro il quale abbiamo peccato, così da rendere la soddisfazione alla Sua giusta legge e alla suo giusto carattere.

Si noti la connessione tra il mediatore e il riscatto. Nostro Signore Gesù Cristo è sia il nostro mediatore che il nostro riscatto essendo il mediatore che diede se stesso come nostro riscatto, come dice l’apostolo: “Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo, il quale ha dato se stesso come prezzo di riscatto” (1 Timoteo 2:5-6). La verità del “solo mediatore” ci conduce all’unico riscatto. Questo perché il mediatore tra Dio e gli uomini può distruggere l’inimicizia tra di noi e Geova sulla base del suo riscattarci dalla santità vendicativa di Geova, così come solo su questa base può ristabilire la comunione tra noi e Dio.

Il sistema idolatra del cattolicesimo romano è contrario a questo insegnamento Scritturale. Essa insegna che le persone debbano pregare i santi e attraverso i santi, rendendo quest’ultimi dei mediatori, opponendosi così alla verità del Cristo “solo mediatore”. Inoltre, pretende che si possa ricorrere al tesoro delle buone opere dei santi che provvederebbero a parte del nostro riscatto. Allo stesso modo, la chiesa cattolica romana insegna che Maria (con questo nome non si riferiscono alla pia donna della Bibbia, ma a una dea frutto della loro immaginazione) sia una mediatrice e che i fedeli debbano pregare lei e attraverso di lei. Come se non bastasse, insegna e sostiene che Maria sia una corredentrice che pagherebbe un riscatto a favore dei peccatori.

Il nostro “solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo […] ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti” (5-6). Già sapete come gli arminiani abusino di quel “per tutti”. Pretendono che si riferisca a ogni singola persona esistita e che esisterà. Citano quel “per tutti” con soddisfazione, come se il solo menzionarlo confermasse il loro errore. Eppure, se si dovesse chieder loro una prova del fatto che “tutti” significhi ogni singolo essere umano mai esistito e che mai esisterà, non offriranno alcuna prova, rimanendo imperturbati allo stesso tempo. Si può continuare citandogli passaggi della Bibbia dove la parola “tutti” non significa ogni singola persona (e ce ne sono decine) chiedendo di nuovo una prova a favore di quanto sostengono, ma non giungerà alcuna prova.

Si può chiedere agli arminiani se Gesù morì davvero anche per coloro che commettono il peccato imperdonabile, persone per le quali ci è comandato addirittura di non pregare (Matteo 12:32; 1 Giovanni 5:16). Oppure si può domandare perché Cristo avrebbe sparso il suo prezioso sangue per persone che sono già all’inferno (Luca 16:26). Ancora: perché mai il Signore espierebbe per i peccati dell’Anticristo, il figlio della perdizione, la cui eterna distruzione è già decisa e profetizzata (2 Tessalonicesi 2:3, 8; Apocalisse 19:20; 20:10)?

Gli arminiani errano “non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio” (Matteo 22:29). Innanzitutto, non conoscono la potenza di Dio nel riscatto operato da Cristo. Il Signore Gesù pagò questo riscatto ma, secondo gli arminiani, non ha effettivamente riscattato la maggior parte degli individui per i quali venne fatto. Secondo loro Geova ha ricevuto questo riscatto ma non avrebbe veramente liberato la maggioranza di coloro per i quali venne pagato! Si ricordi che stiamo parlando di un vero riscatto operato e accettato circa duemila anni fa. In tal modo gli arminiani denigrando la potenza e la saggezza di Dio Figlio, colui il quale pagò il riscatto, oltre a denigrare la potenza e la fedeltà di Dio Padre che secondo loro avrebbe fallito a liberare la maggior parte di coloro per i quali ricevette il riscatto.

Per di più, gli arminiani rendono Gesù Cristo il mediatore un terribile fallito. Lo rendono infatti un mediatore per lo più impotente in quanto non è riuscito a riconciliare a Dio la maggiorana delle persone per le quali dicono Egli abbia mediato perché è chiaro a tutti che la maggioranza degli uomini è rimasta, rimane e rimarrà nemica di Dio.

Secondo, l’eresia arminiana del riscatto universale mostra inoltre che costoro non conoscono le Scritture in quanto ci sono molti versi che provano il riscatto particolare, o limitato, di Cristo (per esempio, Isaia 52:10-12; Giovanni 10:11, 15; 15:13-14; Efesini 5:25). Inoltre, 1 Timoteo 2:6 è un passo che deve essere compreso nel suo contesto. Quel “tutti gli uomini” al verso 1 si riferisce ad ogni tipo e categoria di uomini, in questo caso specialmente “i re” e “tutti coloro che sono in autorità” (2). Perciò dobbiamo pregare per loro, anche se sono malvagi e ci perseguitano (1-2). Dio desidera salvare ogni tipologia di uomini (4), anche governatori civili. Non c’è altro Salvatore per questi governatori e magistrati perché vi è “un solo mediatore” (5) che “ha dato se stesso come prezzo di riscatto per” ogni tipo di persona (6). Sia ringraziato l’Iddio Trino perché Cristo, il nostro unico mediatore e il nostro unico riscatto, è la nostra unica speranza! Rev. Stewart


I Risvegli e i Magistrati (2)

“Ti esorto dunque prima di ogni cosa che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in ogni pietà e decoro.” (1 Timoteo 2:1-2).

Nel numero di dicembre 2013 delle CRN abbiamo considerato la direttiva presente in 1 Timoteo 2:1-2 di pregare per i nostri governanti. Il passaggio non ci dice quale debba essere il contenuto di queste preghiere ma, cosa più importante, ci dice il perché noi dobbiamo pregare per i nostri magistrati. Le ragioni date sono due.

La prima ragione è “affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in ogni pietà e decoro. Questo infatti è buono ed accettevole davanti a Dio, nostro Salvatore” (2-3). La seconda ragione è che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità” (4).

Per quanto riguarda il verso 4, rifiutiamo la pretesa che questo testo insegni che Dio desideri sinceramente la salvezza di ogni singolo uomo, che ami ogni uomo e che offra la salvezza ad ognuno di loro. Questa interpretazione è così lontana dal vero significato del testo che addirittura Agostino all’inizio del XV secolo non la sosteneva, così come non la sostenevano Gotescalco, Giovanni Calvino, Pietro Martire Vermigli, Girolamo Zanchi, Teodoro di Beza, Jacobus Kimedoncius, William Perkins, Christopher Ness, Francesco Turrettini, Herman Witsius, Abraham Kuyper, A. W. Pink, Robert L. Reymond, ecc. (si veda a tal proposito la seguente lista di citazioni).

1 Timoteo 2:4 dice che Dio salva ogni tipo di persona, anche i magistrate civili. Ogni genere di persona, ricca o povera, di alto o basso rango, adulti o bambini, anziani o neonati, asiatici o africani, popolari o disprezzati, mariti mogli, contadini o schiavi, impresari o portinai, capi dello stato o poliziotti: nessun genere di persona è lasciato senza salvezza. Non c’è da sorprendersi che i cristiani dell’epoca di Paolo credessero che i governatori non potessero essere salvati, considerata la corruzione e la crudeltà della Roma dei Cesari. Tuttavia, Paolo ci dice di non fare distinzioni che Geova stesso non compie.

L’Iddio Trino salva una chiesa universale prendendo molti tipi diversi di persone al fine di rivelare la pienezza delle ricchezze della Sua grazia e del suo amore.

Anche la prima ragione riveste notevole importanza, cioè “affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in ogni pietà e decoro. Questo infatti è buono ed accettevole davanti a Dio, nostro Salvatore” (2-3). Non significa che l’Altissimo vuole avere una chiesa ricca e prospera oppure una chiesa libera dalla persecuzione. Piuttosto, significa che affinché la chiesa possa adempiere la sua chiamata, tranquillità e quiete sono importanti. La chiamata della chiesa è predicare il vangelo ai suoi stessi membri, ai figli del patto e alle nazioni, ma la chiesa troverà difficile fare ciò se i suoi ministri sono imprigionati e torturati e se i suoi membri sono costretti a fuggire per mettersi in salvo, se i figli di Dio vedono le loro famiglie distrutte dalla persecuzione, se gli uomini non possono trovare lavoro per sostenere le cause del regno, come è accaduto già nella storia. Sebbene la persecuzione sia necessaria per la salvezza, i tempi di severa persecuzione obbligano la chiesa a nascondersi per sopravvivere e la sua chiamata viene così posticipata, almeno in parte.

Cristo pone degli uomini in uffici civili al fine di mantenere l’ordine nella società, cioè al fine di punire i malfattori e lodare coloro che fanno ciò che è bene (Romani 13:3-4). Anche se i magistrati stessi non servono Dio o il Suo Cristo, con le loro leggi possono rendere e spesso rendono la società un luogo tranquillo e quieto nel quale vivere.

Apro una parentesi offrendo un avvertimento: quando il popolo di Dio si trova nelle condizioni di poter guadagnare abbastanza per vivere nel lusso, condizioni nelle quali Dio gli dona più del necessario, è una grande calamità che usi queste ricchezze per servire mammona quando la ragione per cui Dio li arricchisce così non è per loro stessi ma è per la causa della Sua verità: la diffusione del vangelo, il lavoro delle missioni, la cura dei poveri e il sostegno alle scuole cristiane.

Su questo argomento credo ci siano dei fraintendimenti nel popolo di Dio. Spesso i figli di Dio sono riluttanti nel pregare per i loro magistrati perché né conoscono solo di corrotti moralmente e che vivono nella malvagità. Non vogliono pregare per coloro che non fanno parte del popolo del Signore. Inoltre, sanno per esperienza che è vero quello che Paolo scrive in 1 Corinzi 1:26-31: i capi politici sono, dopotutto, tra i potenti, tra i quali in genere pochi vengono effettivamente chiamati.

A questo riguardo, vorrei aggiungere due cose. Innanzitutto, il nostro testo non sta parlando solo di quei magistrati che governano le nazioni e i regni, ma anche di quei magistrati inferiori che hanno autorità su aree isolate o su piccoli villaggi. Dio ha il suo popolo tra costoro e costoro lo servono e governano nel nome di Cristo. In secondo luogo, i magistrati, sia giusti che iniqui, servono a uno scopo più ampio di quello che essi stessi pensano di realizzare in quanto servono la chiesa mantenendo la legge e l’ordine, anche essendo malvagi.

Dio può farli prosperare e li fa prosperare per amore della chiesa, proprio come benedisse la casa di Potifar per amore di Giuseppe (Genesi 39:5). Dio arricchì Faraone e l’Egitto con abbondanza di cibo per il solo proposito di mantenere in vita la famiglia di Giacobbe la chiesa di quel tempo (50:20).

Dio non pone sempre questi magistrate credenti al potere come ha fatto con Giuseppe. Piuttosto, è Sua volontà quella di porre al potere uomini che fanno si che la chiesa venga perseguitata (come al tempo della scrittura della lettera ai Romani di Paolo) e questo perché anche la persecuzione è necessaria per la salvezza della chiesa. Né dobbiamo fuggire dalla verità ma dobbiamo piuttosto gioire di essere considerati degni di soffrire per amore di Cristo (Atti 5:41). Se non possiamo condurre le nostre vite in tranquillità e pace a causa della persecuzione, Dio è comunque capace di realizzare il Suo proposito, anche tramite la persecuzione. Anzi, quando ciò avverrò bisogna pensare che la chiesa tutta starà per essere riunita in paradiso e che la sua chiamata è quasi finita, come avverrà al giungere della grande persecuzione dell’anticristo.

Tuttavia, una cosa deve essere chiara: la persecuzione è vicina. Se ascoltiamo all’orizzonte, possiamo udire il rombare del tuono della persecuzione. Cristo sta tornando e la sua venuta è alle porte. Prestiamo orecchio a questo importante ammonimento della Scrittura. Prof. Hanko


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