Covenant Protestant Reformed Church
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Giugno 2013  •  Volume XIV, n. 14

 

Il Comando di Cristo di Non Riferire

Un lettore dall’Uganda scrive: "Un amico mi ha chiesto, Perché Cristo dice sempre a coloro i quali guarisce di non riferire a nessuno chi li abbia guariti, e tuttavia ci è anche comandato di testimoniare di Lui? Potresti spiegarmelo?"

Questa è una domanda interessante in quanto fa sorgere un aspetto importante riguardante i miracoli di guarigione compiuti dal Signore.

Ma prima di tutto è opportuno notare (e questo fatto ha qualche attinenza con la risposta alla domanda) che Gesù non ha sempre comandato a coloro che guarì di tacere e di non dire ad alcuno di ciò che aveva fatto per loro. Questo fu vero solo in alcuni casi.

La risposta a tale domanda ha a che fare con la ragione per la quale il Signore compì quei miracoli. Egli non li fece per un mero amore nel compierli – come, per esempio, è nel caso dei Pentecostali. I "miracoli" dei pentecostali sono pure "esibizioni" senza alcun significato né valore, fatti in una maniera arbitraria e senza proposito. Il Signore non compì i miracoli in tal modo. Probabilmente, l’istruzione più chiara a riguardo la troviamo in Giovanni 5. Gesù aveva guarito un uomo presso la piscina di Betesda. Egli giaceva vicino ad uno dei portici, attendendo di entrare nelle acque appena un angelo fosse venuto per smuoverle. (Devo accennare che la critica testuale omette Giovanni 5:2b-4 dalle Scritture, e che la New International Version e altre traduzioni fanno lo stesso. Ma ciò è un errore. L’evidenza testuale per il suo mantenimento è forte, ma consiste in manoscritti che il criticismo denigra erroneamente.)

L’uomo era incapace di raggiungere le acque a causa della sua paralisi, ed altri potevano immergersi nella piscina più velocemente di lui, e solo il primo che lo faceva sarebbe stato guarito. C’erano tante persone del genere presso la piscina, ma il Signore Gesù guarì solo uno di loro. Questo è sorprendente.

I Giudei accusarono il Signore di peccato in quanto aveva guarito quell’uomo a Betesda nel giorno di Sabbath. La difesa di Cristo delle Sue azioni non è solo una giustificazione per quel miracolo in quel Sabbath ma anche una spiegazione del perché Egli avesse compiuto tutti quei miracoli. È una spiegazione potente e di degna di essere letta da tutti coloro che non hanno una reale comprensione della necessità di quei miracoli.

Lasciatemi spiegare. Il Signore venne nel mondo per compiere l’opera di Suo Padre, e cioè realizzare la salvezza per tutti gli eletti che Dio aveva scelto dall’eternità per essere la Sua chiesa (Efesini 1:4). Quando Gesù testimoniò che le Scritture (dell’Antico Testamento) testimoniano della Sua divinità e della ragione della Sua venuta nella nostra carne, le Scritture a quel tempo non erano complete in quanto il Nuovo Testamento non era stato ancora scritto. È quindi vero al tempo quello che è vero anche adesso: "Il Nuovo è celato nell’Antico; l’Antico è nel Nuovo rivelato." O, forse più accuratamente, "Il Nuovo è contenuto nell’Antico; l’Antico è spiegato nel Nuovo."

L’opera di Cristo e il vangelo che Egli predicò non potevano essere chiaramente e pienamente spiegati e gustati dalle persone che lo udirono in quanto non avevano le Scritture complete. Perciò i miracoli erano necessari per sostanziare le verità del vangelo che Cristo predicò.

I miracoli testimoniarono alla verità del vangelo perché erano segni di quella verità. Tutte le malattie e le infermità sono conseguenza del peccato, ma ogni malattia indica un risultato specifico del peccato. La cecità era una figura dell’incapacità spirituale di vedere il regno di Dio (Giovanni 3:3; 9:39-41). La possessione demoniaca era una figura del completo dominio di Satana sulle nostre vite. E via di seguito.

Guarire tutte queste malattie erano segni che accompagnavano la predicazione del Signore e illustravano la verità del vangelo. Cristo venne a liberarci dal potere di Satana e per guarire le nostre infermità – spirituali e fisiche (Salmo 103:3). E quando la Scrittura fu completata, il bisogno di miracoli cessò. Sono le Scritture, ora complete, che testimoniano della verità del vangelo.

Ma proprio come il vangelo è predicato all’auditorio composto sia da eletti che da reprobi, così anche i miracoli erano compiuti sia a persone del popolo di Dio che a persone che mai cedettero. Il miracolo della guarigione dei dieci lebbrosi, per esempio, mostrò che solo uno di essi torno per dare gloria a Dio, ed era un Samaritano. Quando Gesù sfamò i 5,000, anche se non era un miracolo di guarigione, era un segno del fatto che Gesù è il vero Pane della Vita (Giovanni 6). Ma la maggior parte non erano affatto eletti perché, quando Gesù rifiuto di essere un re terreno, lo abbandonarono.

Molte persone incredule vedevano in Gesù semplicemente un operatore di miracoli e non capivano che Egli era il Figlio di Dio, mandato nel mondo per la redenzione della chiesa. Cristo non voleva che non credenti spargessero in giro la notizia del miracolo che aveva loro compiuto perché la loro descrizione dello stesso sarebbe stata interamente incentrata nel miracolo stesso e non nel vangelo del quale il miracolo era solo un segno. Molti disubbidirono al Signore, come ci dice la Scrittura, ma ciò non confuta quanto detto.

E i Pentecostali di oggi fanno lo stesso. Giungono per il miracolo stesso e non per il vangelo della salvezza, essendo come i nove lebbrosi ingrati.

Non abbiamo più bisogno di miracoli perché abbiamo l’intera Scrittura. E le Scritture sono sufficienti. L’uomo ricco all’inferno voleva un miracolo per convincere i suoi fratelli della realtà del luogo dove si trovava, ma le parole di Abrahamo sono centrali in ogni epoca: "Hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli." E ancora, quando l’uomo ricco lo contraddisse, questa testimonianza è ripetuta e rinforzata: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti" (Luca 16:30-31). Prof. Hanko


"Operazioni Comuni dello Spirito"

Talvolta ci si appella alle "operazioni comuni dello Spirito" menzionate nella Confessione di Westminster 10:4 (e nel Catechismo Maggiore di Westminster, Q. & A. 68) come se tale frase insegnasse la grazia comune. La nozione erronea della grazia comune e diversamente intesa. Per molti che sostengono questa veduta, essa consisterebbe nel fatto che Geova ama i reprobi (colori i quali Egli ha eternamente ordinato alla distruzione nella via dei loro peccati) e che grazie a questo amore li rende meno totalmente depravati in modo tale da capacitarli a compiere in questo mondo cose eticamente buone agli occhi di Dio.

A prescindere dall’aspetto polemico della questione, è conveniente sottolineare che lo Spirito Santo certamente opera sui non credenti, non solo esternamente ma anche internamente. È ciò segue necessariamente dal fine universale della provvidenza di Dio e dalla verità della Santa Trinità, che il Padre opera tutte le cose tramite il Figlio e per lo Spirito Santo.

Possiamo distinguere tre vie o maniere con le quali lo Spirito opera su e in tutti gli uomini, inclusi i reprobi. Primo, lo Spirito (essendo eguale con il Padre e il Figlio) da a tutti gli uomini (inclusi reprobi miscredenti) vita e forza fisica, perché è solo in Dio – l’Iddio Trino – che noi, sia eletti che non, "viviamo, ci muoviamo e siamo" (Atti 17:28). Secondo, Dio per il Suo Spirito dona ai reprobi una comprensione intellettuale di cose naturali, perché i buoni doni della conoscenza in qualsiasi sfera (lettura, scrittura, cucina, agricoltura, costruzioni, medicina, ecc.) vengono dal Dio di ogni sapienza tramite Suo Figlio, la Parola o Logos, per l’onnisciente Spirito. Terzo, lo Spirito dona ai reprobi anche una comprensione naturale di cose spirituali (ma non una comprensione spirituale di cose spirituali). I non eletti che crescono in case Cristiane pattali o frequentano i culti di chiesa o che leggono letteratura Cristiana possono anche avere una qualche comprensione intellettuale delle verità bibliche. E anche questa non può essere a prescindere dallo Spirito Santo in quanto ogni conoscenza proviene da Lui.

Nella sfera della chiesa visibile, la comprensione che alcuni reprobi posseggono può anche essere detta "illuminata" dalla Spirito, in modo che essi possano avere una chiara comprensione naturale di cose spirituali (Ebrei 6:4), così come una sorta di "gusto" della bellezza delle Scritture, della gloria del cielo e della potenza di Dio (v. 4-5). Balaam il falso profeta (2 Pietro 2:15-15) di certo questo lo sperimentò, come si può vedere dalle sue profezie riguardo Israele (Numeri 23:7-10, 18-24; 24:3-9, 15-24) e specialmente certe parti di queste profezie (per esempio, 23;10, 23; 24:5, 9, 17, 23), in quanto egli "conosce la scienza dell'Altissimo" (24:16) e parlava per "lo Spirito di Dio" (2). Tramite la predicazione, lo Spirito dona anche ad alcuni non eletti "gioia" nella loro comprensione naturale delle cose spirituali, prima che scadano dalla loro (ipocrita) professione di fede (Matteo 13:20-21). Dopotutto, è solo tramite lo Spirito che gli increduli sperimentano una (terrena) gioia nelle cose piacevoli della creazione di Dio come un bel tramonto o un buon pasto o l’aver finalmente afferrato un concetto difficile. Ugualmente, è lo Spirito che dona ad alcuni reprobi una comprensione naturale di cose spirituali e una (temporanea) gioia naturale in esse. Inoltre, ad alcuni reprobi increduli, come Giuda Iscariota, fu dato il potere di esorcizzare demoni (Matteo 7:22; 10:1, 4) dal Padre, tramite il Figlio e per lo Spirito Santo (Matteo 10:1; 12:28).

In connessione con i tre versi spesso citati con Confessione di Westminster 10:4, notiamo, prima di tutto, che coloro che ricevono meramente le "comuni operazioni dello Spirito," quali una illuminazione naturale e un gustare naturale delle cose spirituali di Ebrei 6:4-5, costoro sono soggetti alla maledizione di Dio (8), cioè alla sua potente e dannante ira (Matteo 25:41). Secondo, tra la parabola del seminatore (13:3-9) e la sua spiegazione (18-23), incluse le parole su coloro che sperimentano temporaneamente una naturale gioia riguardo i misteri del regno (20-21), c’è l’affermazione di Cristo dell’elezione e riprovazione di Dio in quanto determinanti della risposta dell’uomo al vangelo (14-15; cf. Isa. 6:9-10; Giovanni 12:39-40). Terzo, a coloro non eletti a salvezza ai quali aveva proferito profezie, esorcizzato demoni e compiuto miracoli (Matteo 7:22), il Signore afferma che Egli gli dirà, "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità" (23). Questo perché Cristo, il Figlio di Dio incarnato, conosce intellettualmente tutti gli uomini singolarmente, e deve conoscere tutti al fine di proclamare il suo giudizio sopra molti nell’ultimo giorno, "Io non vi ho mai conosciuti," frase che si riferisce al Suo conoscere amorevole: "Io non vi ho mai amati, né ora, né prima della fondazione del mondo, né durante la vostra vita sulla terra, mai!" Così, tutti questi buoni doni ai reprobi vengono a loro non nell’amore e nella grazia di Dio (Salmo 73; Proverbi 3:33; Romani 9:13; 11:7-10) ma per la Sua sovrana provvidenza che tutto controlla, la quale è dal Padre, tramite il Figlio e per lo Spirito Santo.

Queste "operazioni dello Spirito" sono "comuni" sia agli eletti che ai reprobi in quanto alcuni eletti e alcuni reprobi hanno compiuto miracoli (Matteo 7:22) e in quanto tutti gli eletti e alcuni reprobi sono stati illuminati e gli è stata donata gioia e un assaggio dei misteri del vangelo per lo Spirito (13:20; Ebrei 6:4-5). Ma ci sono particolarmente tre differenze riguardanti le "operazioni dello Spirito" negli eletti e nei non eletti. Primo, lo Spirito dona ad alcuni reprobi una comprensione, una gioia e un assaggio naturale delle o nelle cose spirituali, mentre gli eletti ricevono una comprensione, una gioia e un assaggio spirituali di o nelle cose spirituali (Giovanni 17:3; 1 Corinzi 2:14). Secondo, le "operazioni dello Spirito" giungono ai due gruppi di persone con una motivazione divina differente e in una diversa maniera: gli eletti le ricevono nella grazia di Dio ma i reprobi li ricevono nella Sua provvidenza e non nella Sua grazia. Terzo, sia Confessione di Westminster 10:4 e Catechismo Maggiore di Westminster, D. & R. 68, parlano di "alcune operazioni comuni dello Spirito," in quanto ci sono operazioni e doni dello Spirito – i più grandi, permanenti e salvifici doni! – i quali sono solo per gli eletti e non per i reprobi: la nuova nascita, il perdono dei peccati, la giustizia imputata di Cristo, l’amore di Dio sparso sui nostri cuori (Romani 5:5), la certezza dell’invincibile amore di Geova (8:37-39), ecc. Tra queste "operazioni dello Spirito" che sono peculiari solo per gli eletti vi è la chiamata efficace, che è il soggetto di Confessione di Westminster 10:4: "Gli altri, non eletti, anche se possono essere chiamati mediante il ministero della Parola, e possono ricevere alcune opere comuni dello Spirito, tuttavia non giungono mai veramente a Cristo, e quindi non possono essere salvati," in quanto essi non sono eternamente predestinati alla vita e così lo Spirito Santo non li chiama mai internamente ed efficacemente. Rev. Stewart


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