Covenant Protestant Reformed Church
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Il Dispensazionalismo e la Perpetuità della Legge

Robert C. Harbach

 

Amore, il Dovere della Legge

I dispensazionalisti fanno appello a "Cristo è il fine della legge" a supporto del loro errore che Cristo venne per porre fine alla legge. Ma questo è dimenticare cosa era stato profetizzato di Lui secoli prima, e cioè che "Egli magnificherà la legge, e la renderà onorevole" (Isaia 42:21). E’ dimenticare, come abbiamo mostrato nel precedente articolo, che non si può porre fine a ciò che rimane stabile per sempre (Salmo 111:7-8). Nonostante questo fatto innegabile, si obietta che i dieci comandamenti non sono una regola di dovere sufficientemente elevata per il Cristiano, essi non contengono l’intero dovere dell’uomo. Ma il Signore ha rivelato la somma [cioè, il riassunto] d’essi nelle parole: "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, e con tutta la tua anima, e con tutta la tua mente. Questo è il primo e grande comandamento. Ed il secondo è simile ad esso, Tu amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti" (Matteo 22:37-40). I dieci comandamenti sono ridotti dal Signore a due, amare Dio ed amare il prossimo, il che può essere ulteriormente riassunto semplicemente con "amare," che di certo comprende ogni dovere che possa essere richiesto e compiuto dall’uomo. Che l’amore di Dio motivi il cuore, e non soltanto quindi ne seguirà l’amore per il prossimo, ma Dio sarà ubbidito in ogni aspetto della Sua volontà rivelata. Il comandamento di Dio è oltremodo ampio (Salmo 119:96) cioè è del tutto comprensivo così che l’intera dottrina ed ubbidienza Cristiana è ivi espressa in maniera essenziale, e per tutta la Scrittura è espansa materialmente. Ciò perché dal comandamento dell’amore dipende tutta la legge e i profeti. Tutte le porzioni dottrinali, ammonitorie ed esortative della Scrittura sono un’esposizione della legge. I dieci comandamenti sono le radici principali da cui tutti i tronchi e i rami della dottrina e del dovere nella Scrittura sono tratti.

Ora, noi sappiamo che l’amore di Dio è da eternità in eternità, e siccome l’amore divino è il cuore della legge di Dio, allora esso rimane l’eterna regola della Sua giustizia che Egli ha dato all’uomo. Dal momento, inoltre, che la legge è una trascrizione della natura di Dio, allora la legge non può essere nemmeno abrogata, cambiata o modificata. Dell’amore non ci si può sbarazzare. Esso permane (I Corinzi 13:13). E’ l’immutabile volontà di Dio che noi Lo amiamo con tutto il cuore. Niente meno che tale amore è dovuto a Dio. Come può una legge così essere messa da parte? Impossibile! Il fondamento della legge è l’amore. Come allora può essere annullato? Come può mai la legge essere alterata? Scioglierà mai Dio coloro che Gli sono soggetti dal requisito di amarlo e di amare il prossimo? Come potrebbe Dio assolvere le Sue creature dal fare ciò che è giusto? A quel punto darebbe loro la licenza di commettere degli sbagli!

 

Un Eterno Standard Mantenuto

La prova che la legge è lo standard della verità, della vita e della condotta non è stata messa da parte, ma la abbiamo nel fatto che l’ultimo dei dieci comandamenti fu impresso indelebilmente sull’apostolo alcuni anni dopo la croce. Egli testimoniò: "Io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge, perché io non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto. ‘Non concupirai’" (Romani 7:7). Come si giunge a questa conoscenza di peccato? Per mezzo della legge (vedasi anche Romani 3:20)! Come è portata la legge alla nostra coscienza? Per mezzo dell’operazione dello Spirito Santo su noi. Lo Spirito fece prendere coscienza a Paolo del suo peccato, per mezzo della luce della legge che scrutava e metteva in rilievo i suoi peccati. Lo Spirito di Dio avrebbe forse applicato un principio abrogato o sostituito? Lo Spirito avrebbe forse ispirato l’apostolo a registrare questa relazione del Cristiano alla legge se essa fosse stata messa da parte nella dispensazione del Nuovo Testamento? Se la croce ha abrogato la legge, allora lo Spirito non avrebbe più fatto uso di essa di quanto avrebbe fatto dei sacrifici levitici ormai trapassati per sempre.

Siccome Dio mantiene sempre il Suo patto (è chiamato un patto Eterno, Genesi 17:7), così Egli mantiene sempre la Sua legge: "E il Signore disse a Mosè, Tagliati due tavole di pietra come le prime, ed Io scriverò su queste tavole le parole che erano nelle prime tavole, che tu hai infranto" (Esodo 34:1).

"Il trattato che era in auge tra Dio ed Israele era stato infranto improvvisamente mediante la loro adorazione del vitello dorato, e così, quando fu fatta la pace, tutto deve iniziare da capo, non da dove si era rimasti, ma dal principio. Così quelli che si sviano devono ‘ravvedersi e compiere le prime opere’ (Apocalisse 2:5). Mosè si deve preparare per il rinnovamento delle tavole. La prima volta Dio Stesso aveva provveduto le tavole e scrisse su di esse. Ora invece è Mosè a dover tagliare le tavole, e Dio avrebbe solo scritto su di esse. Così, nella prima scrittura della legge del cuore dell’uomo nello stato di innocenza, entrambe le tavole e la scrittura erano opera di Dio, ma quando quelle furono infrante e sfigurate dal peccato, e la legge divina doveva essere preservata nelle Scritture, Dio fece uso del ministero dell’uomo, e di Mosè prima.

Ma i profeti e gli apostoli non fecero altro che tagliare le tavole, come se fosse, la scrittura era ancora di Dio, perché ‘tutta la Scrittura è data per ispirazione da Dio.’ Si osservi che quando Dio fu riconciliato a loro, egli ordinò che le tavole fossero rinnovate, e scrisse in esse la Sua legge, che ci intima chiaramente: 1. Che anche sotto il vangelo della pace e della riconciliazione per mezzo di Cristo (di cui l’intercessione di Mosè era tipica) la legge morale doveva continuare a vincolare i credenti. Anche se Cristo ci ha redento dalla maledizione della legge, e tuttavia non dal suo comandamento, noi siamo ancora ‘sotto la legge a Cristo,’ quando il nostro Salvatore nel Sermone sul Monte ha esposto la legge morale, e l’ha vendicata dalle corrotte glosse con cui gli Scribi e i Farisei l’avevano infranta (Matteo 5:19) Egli in effetti rinnovò le tavole, e le rese come le prime, cioè ridusse la legge al suo senso ed intenzione primitiva; 2. Che la migliore evidenza del perdono del peccato e della pace con Dio è la scrittura della legge nel cuore. Il primo segno che Dio diede della Sua riconciliazione ad Israele era il rinnovamento delle tavole della legge, così il primo articolo del nuovo patto è: ‘Io scriverò la Mia legge nel loro cuore’ (Ebrei 8:10)."

Questa citazione è di nuovo da Matthew Henry. Le sue opere non erano né molto in evidenza né ben raccomandate nella scuola biblica fondata da C. I. Scofield dove questo scrittore si radicò nelle incoerenze del Dispensazionalismo durante la sua gioventù.

 

Stare Davanti alla Legge in Cristo

Da quanto abbiamo fin qui considerato, la legge allora non cambia. Essendo una riflessione della natura di Dio essa è immutabile. Le sue richieste non sono ridotte nemmeno di una iota nella dispensazione Cristiana. Né le sue penalità ritirate per mezzo della croce di Cristo. La richiesta della legge è sostenuta dalla croce, e la sua penalità è eseguita sulla croce. Dov’è che abbiamo un cambiamento è piuttosto nella relazione del Cristiano alla legge. Egli non sta davanti alla legge in se stesso, con la sua propria responsabilità, come davanti al Giudice, perché allora sarebbe condannato. Egli sta davanti alla legge come in un Salvatore, che divenne responsabile per i suoi peccati, prese su Se Stesso la condanna della legge, e sostituì la Sua ubbidienza a quella che manca nel Cristiano. Così egli è liberato non dalla legge, ma dalla maledizione della legge. La relazione che quindi esiste tra il Cristiano e la legge è che essa è per lui un istruttore in santità, specialmente perché gli trasmette la conoscenza della sua miseria e del suo peccato naturale. Essa è anche il suo standard di vita, e in particolare per una vita di ringraziamento. Allora se la nostra posizione davanti alla legge è in Cristo, qual dovrebbe essere la nostra attitudine verso la legge? Questa: "Io mi diletto nel fare la Tua volontà, o Mio Dio, sì, la Tua legge è dentro il mio cuore" (Salmo 40:8). Come Matthew Henry ha fatto notare, questa è la nuova relazione di patto alla legge.

 

Privilegio e Dovere: un’Armoniosa Relazione

Alla luce di tutto quanto affermato sopra, di certo non si può sostenere che la legge di Dio venga sostituita dalla dichiarazione divina: "L’amore è l’adempimento della legge" (Romani 13:10). Noi abbiamo mostrato che l’amore è il sunto e il genio della legge, non il sostituto. Quindi questa affermazione divina è sempre stata vera. Dal principio, l’amore è sempre stato l’adempimento della legge. Dove manca l’amore, anche se può esservi una conformità esteriore alla legge, non vi è un accettabile "adempimento" d’essa. Perché la legge comanda amore, verso Dio e il prossimo. La legge stessa è la regola di vita, l’amore è il principio della vita. La legge rivela cosa dobbiamo fare, l’amore potenzia per poterlo fare. Vero, "l’amore è l’adempimento della legge," ma non è lo stesso che dire, come sembrano pensare i dispensazionalisti: "l’amore è il sostituto della legge." Amore e legge non sono sinonimi, ma sono in armonia. La legge è il binario, l’amore è la motrice che traina il treno. Il binario instrada e controlla la motrice. La motrice è esaltata e libera fintanto che rimane sul binario. La motrice non può dire: "io spingerò, ma dove e quando mi piace; non sarò impedita." Né il Cristiano osa dire: "io amo Dio e farò come Egli dice, ma non mi farò dare comandi!"

Spesso si obietta che la legge riguarda il dovere, mentre il Cristiano vive per privilegio, nella libertà del perdono e della figliolanza. Ma il dovere è semplicemente ciò che è dovuto a Dio. Essere liberati dalla maledizione e dalla punizione della legge non lascia libertà per quanto riguarda il debito e il dovere verso Dio. L’amore cancella la sentenza d’ira della legge, perché l’Amore ha sopportato quella sentenza, ma non rimuove la legge stessa. Né siccome ora il Cristiano ha dei privilegi, oltre che dei doveri, il dovere diviene quindi per lui una schiavitù. Dunque, il Cristiano vive per privilegio. Qual è e quale è mai stato il privilegio del credente se non quello di amare Dio e di fare la Sua volontà? Ciò ci riporta alla legge, perché essa è la volontà rivelata di Dio. Il privilegio della libertà in Cristo non ci scioglie dal doverci conformare alla Sua volontà. Il dovere è l’amore che dobbiamo a Dio. Il privilegio è l’amore di cui godiamo. L’amore è la santità, sì, bontà che costringe. "L’amore di Cristo ci costringe." La legge è più che dovere, è privilegio! E più che privilegio, è un dovere d’amore! E’: "ama il Signore tuo Dio!" No, amore e legge, o grazia e legge, non sono antitetici, perché è impossibile che gli attributi di Dio siano in conflitto. E’ quindi impossibile che la legge di Dio e l’amore di Dio siano opposti l’una all’altro. La legge rivela Dio come la luce (I Giovanni 1:5) e l’amore rivela che "Dio è amore" (4:8). La preghiera del Cristiano illuminato non è che egli possa essere libero dalla legge, ma è questa: "E’ tempo per Te, Signore, di operare, perché essi hanno reso vuota la Tua legge" (Salmo 119:126).

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