Covenant Protestant Reformed Church
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L’Evangelismo e la Fede Riformata

David Engelsma 

 

Introduzione

Strano a dirsi, alcuni suppongono che la relazione tra la Fede Riformata e l’evangelismo è difficile e poco comoda. Ancora più strano, alcuni lanciano l’accusa che la Fede Riformata e l’evangelismo sono incompatibili. Molti al di fuori delle Chiese Riformate contendono che la Fede Riformata rende l’evangelismo (o il "vincere le anime" come a loro piace chiamarlo) impossibile. Molti che professano di essere Riformati stanno ora echeggiando questa accusa. Quanto è peggio, essi stanno rivedendo radicalmente la Fede Riformata negli interessi (essi dicono) dell’evangelismo. Si leggano gli studi che espongono le fondazioni, i messaggi, ed i metodi delle missioni: amore universale, espiazione universale, salvezza dipendente dalla scelta libera e sovrana del peccatore. Si ascoltino gli evangelisti: "Dio ti ama ed ha un piano meraviglioso per la tua vita;" "Cristo è morto per te," "Puoi avere questa meravigliosa salvezza ed essere nato di nuovo, se solo accetti Gesù."

Per questo, vi è il pericolo che coloro che amano la Fede Riformata come la verità stessa di Dio divengano sospettosi dell’evangelismo, che apertamente o segretamente concedano la validità dell’accusa che la Fede Riformata e l’evangelismo sono incompatibili, e così si ritraggano dall’ ingaggiarsi nell’opera dell’evangelismo.

E’ il dovere di coloro a cui Dio ha dato l’eredità e la responsabilità della Fede Riformata di mostrare la perfetta armonia tra questa Fede e l’evangelismo. Per fare questo, dobbiamo noi stessi vedere chiaramente che sono compatibili.

 

Cos’è l’Evangelismo

Lungo gli anni, una certa, definita idea di evangelismo si è sviluppata. E’ necessario, prima di tutto, sottoporre quest’idea al test della Scrittura. Si parli di evangelismo, e probabilmente uno pensa ad una campagna elaborata, e costosa per radunare molte persone ad un incontro che sarà condotto da uno specialista, l’"evangelista." Uno pensa ad uno specifico tipo di incontro religioso in cui la musica, il messaggio, e gli altri elementi sono attentamente orchestrati per far sì che gli uomini facciano una decisione per Cristo. Si pensi ad un’opera religiosa che conclude riportando quante centinaia o migliaia "sono stati salvati," o "sono venuti avanti."

Questo è l’evangelismo nella mente popolare. Fare evangelismo è fare qualcosa di questo tipo, e opporre questo è correre il rischio di essere criticati come non evangelistici, di non avere una mente per le missioni.

Questa intera grande struttura, appassionatamente considerata come evangelismo, imponente ed impressionante per quanto essa appaia, deve essere messa alla prova della Scrittura. Si prenda, per esempio, l’elemento così importante nel moderno evangelismo, e così prominente: l’invito, o la chiamata all’altare. La chiamata all’altare è del tutto non biblica, a prescindere ora dalla teologia perversa che vi è sotto, ovvero la teologia della libertà della volontà del peccatore e la sovranità della sua volontà nella salvezza, ciò che Paolo ripudia in Romani 9:16 come l’insegnamento che la salvezza è da colui che vuole. Non è biblico richiedere, nel Nome di Cristo, che qualcuno esprima l’attività spirituale del ravvedimento e della fede col camminare all’altare. Non è biblico eguagliare il venire avanti con queste attività spirituali e, così, con la salvezza. Non è biblico, ed è cosa grave, ottenere questo risultato mediante pressioni psicologiche ed emozionali che vengono esercitate. La Chiesa Cristiana non conobbe mai una tal cosa prima dei primi anni del 1800, quando Charles Finney la introdusse.

Per ottenere una risposta alla nostra domanda "Cos’è l’evangelismo?" non guardiamo alle nozioni popolari, ma alla Sacra Scrittura.

In realtà, l’evangelismo è la predicazione del vangelo. Questo è il significato della parola evangelismo, una parola Biblica nel Greco del Nuovo Testamento. Evangelismo è l’attività del rendere pubblico, o annunciare, l’"evangel," il vangelo, cioè, la buona novella di Gesù il Cristo, crocifisso e risorto.

Ciò risponde alla domanda se una Chiesa Riformata crede nell’evangelismo è se i santi Riformati devono essere zelanti per l’evangelismo. Il vangelo deve essere predicato! Ciò deve essere fatto all’interno della chiesa istituita, tra i santi già chiamati fuori dal mondo, per il loro continuo conforto ed edificazione essi devono continuamente udire la buona novella. Questo è il motivo per cui noi andiamo in chiesa ogni Giorno del Signore.

Ma il vangelo deve anche essere predicato al di fuori della chiesa già stabilita nella verità, questo è necessario per la salvezza di coloro che non sono ancora convertiti e coloro che si sono sviati. Questo è ciò che intendiamo quando parliamo di evangelismo: l’attività di proclamare la buona novella a coloro al di fuori della congregazione. L’evangelismo, quindi, è lo stesso che le missioni.

Noi possiamo prendere la nostra definizione dalla Formula per l’Ordinazione di Missionari delle Chiese Riformate. Essa distingue tra ministri che si adoprano nelle congregazioni già stabilite e quelli chiamati e mandati a predicare il vangelo a quelli che sono fuori, per portarli a Cristo: "… è necessario che alcuni si affatichino nelle congregazioni già stabilite, mentre altri sono chiamati e mandati a predicare il Vangelo a coloro che sono al di fuori, per portarli a Cristo." L’evangelismo, quindi, è l’attività di predicare il vangelo a quelli al di fuori della congregazione già stabilita nella verità, per portarli a Cristo.

L’evangelismo non è limitato all’opera fatta coi pagani, all’opera fatta con quelli che non fanno professione di fede in Gesù il Salvatore. Al contrario, essa include l’opera della Chiesa con quelli che professano il Cristianesimo ed appartengono ad una chiesa, ma che o sono ignoranti della verità del vangelo o si sono allontanati da essa. Portare il vangelo a tali non è "rubare le pecore," ma "radunare le pecore," non è "pescare in acque agitate," ma pescare uomini.

Quando Gesù in Matteo 9:37-38 istruì i Suoi discepoli che la messe è grande, ma gli operai pochi, e che essi quindi dovevano pregare il Signore della messe che mandasse operai nella Sua messe, il Suo riferimento non era in primo luogo ai pagani, ma alle moltitudini di Israeliti che venivano meno, ed erano disperse, il popolo di Dio dell’Antico Testamento sotto la cura di sacerdoti e scribi. Mediante la falsa dottrina, l’apostasia, e la semplice mancanza della Parola di Dio questa gente era spiritualmente afflitta, e quindi, un oggetto appropriato dell’evangelismo.

Il ministero di Paolo mostra che l’opera dell’evangelismo non è esclusivamente con coloro che ammettono di essere non credenti. Egli portava la Parola prima ai Giudei, e quando i Cristiani confessanti si sviavano, come in Galazia, l’apostolo li evangelizzava in modo urgente.

John Murray, il teologo presbiteriano, contese che l’evangelismo non deve essere limitato all’opera fatta tra i non salvati:

La parola "evangelismo" è generalmente stata compresa come applicabile alla propagazione del vangelo tra i non salvati. Nel trattare, però, con l’obbligo che la chiesa di Cristo ha di testimoniare il vangelo non sembra che le varie attività della chiesa che possono propriamente essere abbracciate nell’opera dell’evangelismo si riferiscano esclusivamente a quelli che, a giudizio della chiesa, sono ritenuti essere senza Dio e senza speranza nel mondo. In particolare ciò è vero quando si ricorda che molti credenti in Cristo hanno una conoscenza così inadeguata del vangelo, ed una concezione così impoverita della vita Cristiana, che una considerevole parte dell’opera della chiesa, propriamente considerata come evangelismo, deve necessariamente avere come suo obiettivo l’istruzione ed edificazione di tali credenti. L’evangelismo che la vera chiesa di Cristo intraprende deve quindi contemplare il portare il vangelo nel suo pieno importo e richieste a coloro che, seppur credenti, sono tuttavia vittime di ignoranza, infedeltà e associazioni compromissorie.1

Questo è il motivo per cui la Riforma fu un’impresa evangelistica, un’attività missionaria. Alcuni hanno osato criticare i Riformatori di mancare di interesse nelle missioni. I difensori dei Riformatori, apparentemente colpiti da questa accusa, hanno risposto che i Riformatori erano troppo indaffarati con altro per considerare le missioni, ma che Calvino una volta mandò vari missionari in Brasile. La verità è che la Riforma stessa era un’opera di missione: un’opera missionaria gigante, energetica, di scopo mondiale, con frutti abbondanti e durevoli. Il vangelo era proclamato a moltitudini in molte nazioni che stavano per venire meno ed erano disperse, come pecore senza pastore, perendo nell’ignoranza e menzogna del Cattolicesimo Romano.

 

Cos’è la Fede Riformata

Perchè, allora, l’accusa alla Fede Riformata, che a volte viene temuta, è che essa è incompatibile con l’evangelismo? E’ a motivo di cosa la Fede Riformata sia. Essa è l’insegnamento che la salvezza è il libero dono ed opera sovrana di Dio in Gesù Cristo, interamente senza il più piccolo merito od opera dell’uomo. Il messaggio della Fede Riformata è: "Salvezza per Sola Grazia."

Questo messaggio consiste di varie verità prominenti. Dio ha eternamente amato e predestinato alla vita eterna alcune persone dalla razza umana, in distinzione da altre che, nello stesso decreto, Egli ha predestinato alla perdizione. Questa è la graziosa sorgente e fondazione dell’intera salvezza.

Dio diede il Suo unigenito Figlio a morire per tutti quelli, e soltanto quelli, che Egli aveva dato a Cristo come il Suo popolo, perchè li redimesse efficacemente, espiando per il loro peccato. Questa è la graziosa base dell’intera nostra salvezza.

Dio ora efficacemente chiama, mediante il vangelo e lo Spirito Santo, alla comunione salvifica con Gesù, tutti coloro, ma soltanto coloro, che Egli ha scelto e redento. Questa è la graziosa realizzazione della salvezza. Quest’opera continua, come preservazione, fino a che tutti gli eletti, redenti e rinnovati da Dio sono perfezionati in gloria.

Con queste dottrine, la Fede Riformata sostiene che tutti gli uomini allo stesso modo, mediante la caduta di Adamo, sono morti nel peccato e schiavi di Satana, avendo volontà che non sono libere, così da essere in grado di scegliere Cristo e la salvezza, ma vincolate in modo da essere incapaci di fare nient’altro eccetto che rigettare il Cristo presentato nel vangelo.

La Fede Riformata predica un Dio onnipotente, grazioso, ed un’umanità senza forze, totalmente depravata. Una tale fede, gli uomini accusano, non può evangelizzare. In verità, una tale fede deve essere contraria all’evangelismo per sua natura stessa. Non può essere motivata ad essere zelante nell’evangelismo. Perfino se lo fosse, non avrebbe alcun messaggio da portare.

Si noti bene, tuttavia, che questa accusa, o timore, a seconda del caso, sorge da certe nozioni preconcette riguardo all’evangelismo, nozioni che non sono bibliche. Vi è la nozione che la motivazione dell’evangelismo è l’amore di Dio per tutti i singoli uomini e il Suo desiderio di salvare tutti i singoli uomini. Vi è la nozione che il messaggio dell’evangelismo è un amore universale di Dio, un’espiazione universale, ed una grazia universale nella predicazione, tutti dipendenti dal libero arbitrio dei peccatori, che, si pensa, sono in grado di scegliere per Cristo. Vi è la nozione che l’efficacia dell’evangelismo è la persuasività dell’evangelista e la decisione della volontà spaventata del peccatore.

Declamando queste nozioni di evangelismo, gli uomini procedono a corrompere la Fede Riformata negli interessi dell’evangelismo. La doppia predestinazione è un ostacolo alle missioni, e, quindi, la riprovazione è negata, e gli uomini proclamano un amore salvifico universale di Dio, e il predicatore predica a tutti quelli che gli capitano: "Dio ti ama." L’espiazione limitata è di intralcio all’evangelismo, e, quindi, gli uomini predicano una espiazione universale, l’evangelista assicura tutti quelli che gli capitano che: "Cristo è morto per te." Una chiamata efficace del vangelo ad alcuni restringe l’opera delle missioni, e, quindi, gli uomini insegnano che Dio è grazioso verso tutti gli uomini nella predicazione, e l’evangelista quindi annuncia a tutti i suoi uditori: "Dio desidera la vostra salvezza, ed ora offre sinceramente a tutti voi la salvezza." La totale depravazione non quadra con tale evangelismo (perché a che serve tutto questo amore, espiazione, e grazia, se il peccatore non si può avvalere di essi?), e, quindi, è quantomeno suggerito al peccatore che egli ha l’abilità di aprire il suo cuore per farvi entrare Gesù, o gli è detto direttamente che la nuova nascita dipende dal suo credere.

Con questo tipo di evangelismo, la Fede Riformata è incompatibile; di tale evangelismo, essa è nemica giurata. Un predicatore Riformato non oserebbe mai ingaggiarsi in tale evangelismo. Egli non lo farebbe perché teme di trovarsi nel Giudizio avendo predicato un messaggio che ha derubato Dio della Sua gloria nella salvezza dei peccatori e che ha insegnato ai peccatori di confidare nella loro propria abilità e attività per essere salvati. Il peggiore evoluzionista, un autentico Charles Darwin, non avrebbe tanta colpa nello spogliare della loro gloria le meravigliose opere di Dio come tale evangelista.

Ma questo non è l’evangelismo Biblico. Con l’evangelismo Biblico, la Fede Riformata è perfettamente compatibile. E’ falso, è assurdo supporre che la Fede Riformata non può fare evangelismo a motivo delle dottrine della grazia che essa sposa. Queste verità, assalite come detrimentali all’evangelismo, sono verità che espongono la salvezza come il dono di grazia di Dio. Esse costituiscono l’evangelo, l’"evangel," la buona novella. Quanto è stolto da parte degli uomini, che siano all’interno delle chiese Riformate o meno, negare il vangelo per poter meglio evangelizzare, cioè proclamare il vangelo. Gli uomini in realtà stanno dicendo che il vangelo di Dio non è predicabile, o che non rende un buon servizio alla salvezza dei peccatori e al raduno della Chiesa.

Consideriamo quindi il fatto che la Fede Riformata può ingaggiarsi nell’evangelismo, e come lo fa. Esamineremo, a loro volta, il suo messaggio, il suo metodo, e la sua motivazione.

 

Il Messaggio dell’Evangelismo Riformato

Il messaggio della Fede Riformata nell’evangelismo sarà l’intero consiglio di Dio, come era il messaggio di Paolo, secondo Atti 20:27. Il predicatore Riformato conosce l’intera Scrittura, e la conosce quale la Parola di Dio ispirata. Egli viene con la Scrittura, non con una piccola lista di leggi spirituali o qualche vangelo in miniatura. In essenza, il messaggio è sempre lo stesso, ma il predicatore lo applica in modo differente a seconda delle differenti udienze. L’evangelismo di Cristo del giovane ricco (Marco 10:17-22) differì dal Suo evangelismo della donna samaritana al pozzo (Giovanni 4:1-42). L’approccio di Paolo ai Giudei della sinagoga differiva dal suo approccio ai filosofi greci all’Areopago (cf. Atti 17:1-3 con Atti 17:16-34). Che nell’evangelismo sia richiesta una completa istruzione dottrinale è chiaro dal Grande Mandato di Matteo 28:18-20, perché esso chiama la Chiesa a battezzare i convertiti nel Nome del Dio Triuno, implicando che il missionario ha insegnato ai convertiti la dottrina della Trinità. Per poter fare questo, il predicatore stesso deve avere una conoscenza completa della Parola di Dio e deve possedere la saggezza necessaria per rivolgere quella Parola ad ogni tipo di udienza. Egli deve essere chiamato e qualificato da Cristo attraverso lo Spirito Santo. Non dobbiamo avere "evangelisti" che non sono chiamati e non sono qualificati, non importa quanto siano bene intenzionati.

Anche se il nostro messaggio è l’intero consiglio di Dio, vi sono certi elementi cruciali nel messaggio dell’evangelismo. Quali essi siano il Signore lo mette in evidenza nel Suo mandato agli apostoli, e alla Chiesa, in Luca 24:47. Immediatamente a seguire la Sua risurrezione dai morti, Cristo aprì la mente, l’intendimento dei discepoli "così che potessero comprendere le Scritture. E disse loro, Così è scritto, che bisognava che il Cristo soffrisse e risorgesse dai morti il terzo giorno" (vv. 45-46). Poi Egli diede loro la commissione (ed in loro alla Chiesa in ogni epoca): "affinchè ravvedimento e remissione dei peccati siano predicati nel suo nome tra tutte le nazioni, iniziando a Gerusalemme." Simile fu l’ultima commissione dell’apostolo nato fuor di tempo, Paolo, in Atti 26:18: "Per aprire i loro occhi, e per volgerli dalle tenebre alla luce, e dal potere di Satana a Dio, così che possano ricevere perdono dei peccati, ed eredità tra coloro che sono santificati mediante la fede che è in me." Questa commissione, Paolo la svolse mostrando a tutti gli uomini "che si ravvedessero e si volgessero a Dio, e facciano opere degne di ravvedimento" (Atti 26:20).

L’evangelismo deve predicare il peccato del popolo, il peccato del popolo come colpa, ovvero essere esposto alla punizione del Dio offeso. Quindi, significa proclamare il Dio santo e giusto, Che il peccatore ha offeso. Ciò implica la predicazione della Legge di Dio, che il peccatore ha trasgredito e che non può osservare. La Fede Riformata fa questo in modo penetrante, preciso, concreto! In contrasto, molto dell’evangelismo del tempo presente dice poco o niente di un Dio santo, della Sua giusta Legge, del peccato, la colpa, e della punizione. Se il peccato viene menzionato, è soltanto l’aspetto del peccato consistente dei problemi temporali che sono conseguenza della sua malvagità. Quanto differente era l’evangelismo di Cristo e dei Suoi apostoli! Si pensi al deliberato smascheramento di Gesù dell’adulterio della donna samaritana al pozzo. Si pensi alla caustica condanna di Pietro dei Giudei in Atti 3:14: "Ma voi avete negato il Santo e il Giusto, e avete desiderato che vi fosse liberato un assassino."

L’evangelismo proclama la remissione, o perdono, dei peccati per ogni peccatore che si ravvede. Questa è la remissione della colpa del peccatore e l’imputazione a lui della giustizia di Gesù Cristo mediante la sola fede. Il perdono dei peccati è la benedizione della salvezza che deve essere predicata nell’evangelismo. Questa fu la grande e gloriosa preoccupazione della Riforma: giustificazione per sola fede. Dove si trova essa in molto dell’evangelismo moderno? La grande preoccupazione è che il peccatore vada in cielo e sia felice, o che sia felice ed abbia successo qui sulla terra. Non molto tempo fa, ho sentito un "convertito" dare una testimonianza sul famoso evangelista che lo ha salvato, ovvero che accettare Gesù lo ha reso un migliore attaccante per la sua squadra di calcio universitaria.

Se la remissione dei peccati è predicata, la croce è predicata, e la croce è predicata come espiazione sostitutiva, come soddisfazione resa al Dio giusto, come redenzione efficace di tutti quelli per cui Gesù morì, così che quelli che confidano nella croce godono del suo beneficio reale. Ma la croce non è predicata a prescindere da Colui che è stato Crocifisso. Gesù Cristo Stesso è predicato come il messaggio dell’evangelismo, Egli è predicato come l’eterno Figlio di Dio venuto nella carne, così che il Suo sangue fu sangue prezioso, che cancella i peccati.

Se questo è quello che Gesù è, e se questo è quello che la croce è, l’amore di Dio è predicato quanto lo è la remissione dei peccati. Perché fu Dio Che diede il Suo Figlio per i peccatori, non tutti i peccatori, ma i peccatori comunque. "Perché Dio ha così amato il mondo, che ha dato il suo unigenito figlio …" (Giovanni 3:16).

Tuttavia un altro elemento cruciale del messaggio dell’evangelismo è il ravvedimento: sentita, pia tristezza per i propri peccati. In Luca 24:47 Gesù incarica che "il ravvedimento e la remissione dei peccati siano predicati." In ubbidienza al mandato del Signore a lui, Paolo mostrò a tutti gli uomini "che essi si ravvedessero." Poi egli li chiamava a "fare opere degne di ravvedimento" (Atti 26:20). Il ravvedimento è la via, la sola via, in cui i peccatori ricevono e godono del perdono. Questo è esattamente quanto Gesù intende in Luca 24:47: gli apostoli devono predicare il ravvedimento come la via per avere il perdono.

Qui, dirà qualcuno, la Fede Riformata non è in grado di fare ciò che è necessario per l’evangelismo. Ovviamente, Gesù intendeva che i discepoli chiamino gli uomini a ravvedersi e che essi proclamino la promessa che ognuno che si ravvede avrà la remissione e così la salvezza. Ma la Fede Riformata non può dare la chiamata del vangelo, né può proclamare in modo promiscuo la promessa. Così dice il critico della Fede Riformata. Al punto critico, la Fede Riformata dimostra di essere impotente.

L’accusa, o timore, come sia, non ha base. Non vi è un briciolo di verità in essa. E’ vero che la Fede Riformata non può e di fatto non estenderà un’offerta benintesa a tutti gli uditori, cioè, un’offerta di salvezza che si suppone sia fatta da Dio a tutti gli uditori con amore per ognuno di essi, con un sincero desiderio di salvarli, e dalla cui accettazione da parte del peccatore dipende la salvezza. Perché la libera offerta non è nient’altro che una variante del vangelo Arminiano-Pelagiano. Tanto tempo fa, il robusto teologo Presbiteriano, B. B. Warfield, devastò questo vangelo contraffatto: è inutile parlare di salvezza per "chiunque vuole" in un mondo di "non voglio" universale. Qui è il punto reale della difficoltà: come, dove mai possiamo ottenere la volontà? Che altri gioiscano pure in un vangelo "per chiunque vuole" perché il peccatore che sa di essere un peccatore, e sa cosa significa, si accontenterà soltanto di un vangelo "per Dio che vuole." Se il vangelo deve essere affidato alle volontà morte di uomini peccatori, e non vi è niente al di sopra ed oltre, chi può essere salvato?2

Ma la Fede Riformata può chiamare e chiama, con autorità ed urgenza, nel Nome di Gesù il Cristo, tutti quelli che odono, a ravvedersi e credere, ed essa può proclamare e proclama che ognuno che si ravvede e crede sarà perdonato e salvato eternamente. Essa predica il ravvedimento.

Il ravvedimento che essa predica include una vita pia. Il ravvedimento, nella concezione Riformata, è un cambiamento radicale di mente a riguardo del peccato e, quindi, un cambiamento radicale di vita, un movimento spirituale, una conversione. La predicazione Riformata al di fuori della congregazione non nasconde agli uditori che la chiamata del vangelo è una chiamata al discepolato, al portare la croce, a negare se stessi, a Gesù come Signore, come anche Salvatore. A volte si trascura che nel Grande Mandato di Matteo 28:18-20 Gesù disse agli apostoli di discepolare le nazioni e che la conversione e il battesimo sono seguite dall’istruzione "di osservare tutte le cose che vi ho comandato." L’evangelismo non termina con il "salvare qualcuno" ma continua nell’insegnare a quella persona a confessare la verità nella vera chiesa, ad amare l’uno l’altro, ad onorare il matrimonio, a sottomettersi al governo civile, a vivere in separazione dal mondo e le sue opere, e ad osservare tutti i comandamenti del Re Gesù. L’evangelismo Riformato farà questo senza alcun dubbio. Molto evangelismo non Riformato lascia questo del tutto fuori dalla sua attività. Per questa ragione è anche essenziale nell’opera dell’evangelismo che quelli che sono portati alla conoscenza salvifica della verità siano diretti ad unirsi ad una vera chiesa, una chiesa sanamente Riformata. Nessun missionario Riformato potrebbe dire ad un convertito: "Ora unisciti alla chiesa che vuoi tu."

Questi sono alcuni essenziali dell’evangelismo Biblico. La Fede Riformata, è tanto lontana dall’esser imbarazzata da qualcuno di essi che al contrario li proclama tutti come nessun’altra fede può.

Ma che dire delle verità distintive della Fede Riformata, cioè le "dottrine del Calvinismo," per le quali gli uomini accusano la Fede Riformata di essere incapace di evangelizzare? Concesso che la Fede Riformata può predicare il ravvedimento con in vista la remissione dei peccati, lascerà le grandi dottrine della grazia nel pulpito della chiesa stabilita?

Non sia mai!

La Fede Riformata predica che la miseria degli uomini è il peccato, e predica che l’estensione di quella miseria è una depravazione totale. Passa su ogni peccatore il giudizio del vangelo, ovvero che è morto nel peccato (Efesini 2:1), incapace di compiere alcun bene (Romani 3:9-18), e colpevole dinanzi a Dio (Romani 3:19). In modo specifico, giudica il peccatore come incapace di ravvedersi, credere e venire a Cristo, come il vangelo gli comanda di fare. La Fede Riformata predica questo nell’evangelismo. All’uomo che obietta a questo come una forma povera di evangelismo, essa risponde indicandogli che questo fu il messaggio evangelistico del Principale Evangelista in persona. In Giovanni 6:44 Gesù grida alla Sua udienza: "Nessuno può venire a me eccetto che il Padre che mi ha mandato lo attiri." Così al peccatore è fatto conoscere il suo grande bisogno e la sua completa incapacità.

La Fede Riformata predica che andare a Cristo, ciò che è richiesto nella chiamata del vangelo come la sola via di salvezza, è l’opera di Dio nell’attirare una persona. Noi andiamo, ma il nostro andare è l’opera di Dio in noi nell’attirarci efficacemente. Il ravvedimento e la fede sono doni di Dio, non opere umane. La grazia di Dio è irresistibile mediante la potenza dello Spirito Santo. La Fede Riformata proclama questo nell’evangelismo. A colui che obietta che questo è un evangelismo misero, essa risponde indicandogli che questo fu il messaggio evangelistico del Principale Evangelista in persona. In Giovanni 6:44 Gesù dichiarò "Nessuno può venire a me, eccetto che il Padre che mi ha mandato lo attiri."

In più, la Fede Riformata predica, nell’evangelismo, che l’andare a Cristo è basato sull’eterna elezione di grazia di Dio. Colui che va a Cristo deve la sua capacità di poter andarci alla graziosa scelta che Dio ha fatto di lui nell’eternità. L’elezione è predicata sul campo missionario, un’elezione che include ed è accompagnata dalla riprovazione, la sola elezione che conosce la Scrittura. I peccatori attirati a Cristo non sono lasciati in dubbio a riguardo dell’origine da cui tutto questo proviene. Cuori penitenti e credenti hanno bisogno di essere accertati dell’eterno proposito dell’amore di Dio per loro e devono glorificare Dio con la confessione che la salvezza, la loro salvezza, è dal Signore. Questa era la predicazione evangelistica di Gesù. Mentre Egli Stesso predicava alle moltitudini giudaiche e la chiamava ad andare a Lui, Egli esclama: "Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me, e chi viene a me non lo caccerò in alcun modo fuori" (Giovanni 6:37).

La Fede Riformata può compiere l’evangelismo, perchè ha il vangelo da predicare. Un messaggio riguardante una mera possibilità di salvezza non è vangelo. Un messaggio di un Gesù Che Si compiace di salvare ma non ne è in grado, non è vangelo. Un messaggio di salvezza dipendente dal correre e volere dell’uomo non è vangelo. Come scrisse Warfield, in The Plan of Salvation (Il Piano della Salvezza), questa è meramente un’altra forma di "autosoterismo," la tetra notizia che l’uomo deve salvare se stesso:

E’ soltanto nella grazia onnipotente che un peccatore può sperare, perchè è soltanto la grazia onnipotente che può risuscitare i morti. Cosa spinge a mandare il trombettiere a gridare nel mezzo dei ranghi serrati dei morti: "Le porte dell’inferno stanno aperte: chiunque vuole può entrarvi?" La vera domanda urgente è: "Chi farà sì che queste ossa morte vivano?" Contrariamente ad ogni tipo di insegnamento che tenterebbe l’uomo a confidare in se stesso per anche solo la minima parte della sua salvezza, il Cristianesimo lo fa riposare completamente su Dio. E’ Dio soltanto Che salva, e lo fa in ogni elemento che compone il processo salvifico.

La nostra obiezione ai predicatori del libero arbitrio non è tanto che essi offrono la salvezza, quanto che essi non hanno alcuna salvezza da offrire! Tutti quelli che credono il loro messaggio sono essi stessi oggetti appropriati di un genuino evangelismo. Noi li chiamiamo a volgersi dai loro idoli morti delle loro proprie opere e volontà, e a confidare nel Dio vivente.

Noi abbiamo un messaggio, come non ve n’è nel mondo intero: non un nuovo requisito per l’uomo di fare qualcosa per la sua salvezza, ma l’annuncio del dono della salvezza di Dio. Vero, noi chiamiamo gli uomini a ravvedersi e credere, ma questo ravvedimento e fede non sono opere dell’uomo che realizzano la salvezza, ma sono il modo in cui si riceve la salvezza. Essi non sono uno sforzo umano, ma la rinuncia ad ogni sforzo umano. Esse non sono il contributo dell’uomo alla salvezza, ma il dono di Dio agli uomini. Vero, noi chiamiamo i peccatori penitenti ad una vita di buone opere, una vita su una "via stretta," ma questa vita, la vita della santità, essa stessa è parte della liberazione di Dio dal peccato, la Sua opera di santificazione. Inoltre, la nostra santa vita non è meritoria, ma è una vita di gratitudine.

Il messaggio della Fede Riformata è il messaggio della grazia. E’ la buona notizia, l’"evangel."

 

Il Metodo dell’Evangelismo Riformato

Proprio come la Fede Riformata ha il suo proprio messaggio evangelistico, essa ha il suo proprio metodo evangelistico: il metodo Biblico di predicare ed insegnare. Il metodo appropriato ed efficace dell’evangelismo è prescritto dalla Sacra Scrittura. Non più di quanto la Chiesa può inventare il suo proprio messaggio, ella può inventare il suo proprio metodo. Ella è vincolata dal comandamento della Bibbia. Cristo ha determinato il metodo in Luca 24:47, quando Egli disse ai Suoi discepoli: " … ravvedimento e remissione dei peccati siano predicati nel suo nome tra tutte le nazioni." Secondo Marco 16:15 il Signore ha incaricato la Sua chiesa in queste parole: Andate in tutto il mondo, e predicate il vangelo ad ogni creatura. A questo metodo, e solo a questo metodo, è congiunta la promessa che vi sarà il frutto di quelli che credono e sono salvati (v. 16). Questo è il modello del ministero degli apostoli, come esposto da Paolo nel primo verso di I Corinzi 2: "Ed io, fratelli, quando venni a voi, venni non con eccellenza di parola o di sapienza, dichiarandovi la testimonianza di Dio."

Il metodo dell’evangelismo non è una musica eccitante, uno show di marionette, testimonianze da parte di celebrità mondane, performance da parte di artisti mondani, o produzioni drammatiche. Né è l’eloquenza, il carisma, la personalità dinamica, l’estroversione, la persuasività, o le parole accattivanti di un evangelista. Gesù Cristo oggi riceve offesa da parte del gospel rock (sic!), da parte di immodeste star di Hollywood, e di atleti che esecrano il Sabbath, che vengono usati per promuovere il vangelo. Gesù Cristo è del tutto perso di vista dietro gli showman ecclesiastici con un grande nome che pretendono di predicarlo. Non ci sorprende affatto che viene alla luce continuamente che queste imprese evangelistiche sono schemi per fare soldi per l’arricchimento personale degli evangelisti e le loro famiglie. Questo sono i falsificatori del vangelo (II Corinzi 2:17), quelli che fanno mercanzia della Chiesa mediante la concupiscenza (II Pietro 2:3).

E’ piaciuto a Dio di chiamare il Suo popolo a salvezza mediante la follia della predicazione (I Corinzi 1:21). La predicazione è l’annuncio del vangelo da parte di un uomo (uso il genere maschile in modo deliberato) chiamato e mandato da Cristo attraverso la Chiesa; essa è proclamazione ufficiale, autorevole. In Luca 24, Gesù manda gli apostoli, ed Egli li invia "nel Suo nome" (v. 47). Romani 10:15 stabilisce la regola quando chiede: "E come predicheranno se non sono mandati?" Essi non sono più evangelisti nel senso neotestamentario. Quell’ufficio era temporaneo, come l’ufficio apostolico. L’evangelismo oggi è compiuto da ministri ordinati messi a parte per l’opera di andare col vangelo a quelli al di fuori della Chiesa stabilita: i nostri missionari. La ragione di ciò è che Cristo Stesso raduna la Chiesa. Egli ha rivelato nella Scrittura che Egli compie quest’opera attraverso la predicazione della Parola di Dio, la quale predicazione appartiene all’ufficio nella Chiesa.

L’evangelismo, o le missioni, quindi, sono l’opera della Chiesa. E’ la Chiesa, la Chiesa istituita, che predica la Parola. Questo è il modello Biblico: la congregazione ad Antiochia, in Siria, mandò Paolo e Barnaba nel primo viaggio missionario e compì supervisione della loro opera (cf. Atti 13:4; 14:26-27). L’evangelismo non deve essere fatto da società ed organizzazioni paraecclesiastiche. Esse non hanno autorità. Non hanno potere, a loro manca l’ufficio della predicazione.

Ma non ha ogni santo il dovere di evangelizzare? Non è ogni figlio di Dio un missionario? Enfaticamente no! Non è biblico sostenere che ogni credente può e deve evangelizzare. Questo è sostenere che ogni santo può e deve predicare il vangelo. Dove nella Scrittura questa autorità è data ad ogni credente? Dove nelle parti pratiche delle epistole del Nuovo Testamento questa è resa la responsabilità di ogni Cristiano? La nozione che ogni membro della chiesa sia un missionario distrugge la verità fondamentale dell’ufficio nella chiesa. Più pernicioso di ogni altra cosa è l’atto del tutto sconsiderato di porre questo spaventoso peso sulle spalle dei nostri teenager che, completamente a prescindere dal punto dell’ufficio, non dovrebbero insegnare, ma imparare la Parola di Dio.

Questo non è lo stesso che dire che il credente non dovrebbe rendere testimonianza alla verità per come ne abbia opportunità, perché egli deve di certo farlo, perchè ciò appartiene all’ufficio di credente (I Pietro 3:15). Non dimentichiamo, però, che noi testimoniamo non soltanto con le nostre bocche, ma anche, ed in modo molto potente, con il nostro comportamento. Mediante la nostra pia condotta, altri possono essere guadagnati a Cristo (Catechismo di Heidelberg D&R 86).

Nè noi intendiamo, col negare che ogni credente sia un evangelista, escludere i santi dalla grande opera dell’evangelismo. Come potrebbe essere ciò, dopo tutto? L’evangelismo è l’opera della Chiesa, ed i santi sono la Chiesa. Anche se lo strumento dell’evangelismo è l’uomo chiamato ad essere missionaria, è la Chiesa, il corpo di credenti ed i loro figli istituiti negli uffici di anziano e diacono, che compiono l’opera attraverso di lui. Proprio come è il corpo a parlare mediante la sua lingua (non diciamo "La mia lingua sta parlando," ma: "Io sto parlando"), così la congregazione dei santi evangelizza attraverso il missionario. Le missioni non sono l’opera del missionario, ma l’opera del popolo di Dio.

I santi sono attivi in quest’opera della Chiesa. Essi pregano per l’opera delle missioni. Questa è la cooperazione che Paolo richiese ai credenti: "… fratelli, pregate per noi, chè la parola del Signore possa avere libero corso, ed essere glorificata" (II Tessalonicesi 3:1). Essi supportano l’opera finanziariamente. Paolo loda i Filippesi per averlo aiutato nel suo bisogno materiale: "Voi avete fatto bene, perché avete partecipato nella mia afflizione" (Filippesi 4:14).

Non per ultimo, il popolo di Dio deve vivere l’uno con l’altro nella chiesa in un modo tale che lo Spirito benedirà la loro testimonianza al di fuori della chiesa. Colpisce che nel libro degli Atti la Chiesa cresceva nel vivere in fedeltà alla dottrina degli apostoli, nell’adorazione zelante di Dio, e nella pace che vi era tra di loro. Dove vi è eresia, disinteresse per le cose spirituali, carnalità, mondanità, immoralità, odio, lotte, e divisione, l’evangelismo non ci si può aspettare che prosperi. Perché non ci si può aspettare che lo Spirito Santo benedica le nostre fatiche, e l’evangelismo dipende interamente dallo Spirito di Cristo.

La Potenza dell’evangelismo è lo Spirito Santo. Egli invia i lavoratori nella messe, Egli apre porte, Egli apre i cuori di uomini e donne per ricevere la Parola, Egli unisce gli eletti a Cristo, Egli pone gli uomini nel corpo della Chiesa come a Lui piace. Vi è grande attenzione oggi ai metodi dell’evangelismo. Gli uomini cercano di scoprire ciò che renderà efficace l’evangelizzazione. Il pericolo è non soltanto che essi si riducono a metodi non biblici, ma anche che essi ricadono, per quanto riguarda le missioni, sulle loro proprie risorse, ovvero la loro propria sapienza, la loro forza, le loro invenzioni. Il metodo dell’evangelismo è predicare Gesù Cristo e Lui crocifisso; e ciò che rende questo efficace è lo Spirito Santo. Questa è la profonda e toccante dottrina di Paolo in I Corinzi 2: "L’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono follia per lui, né può conoscerle, perché sono da discernersi spiritualmente" (v. 14). "Ma Dio le ha rivelate a noi mediante il Suo Spirito" (v. 10).

Cristo indicò il luogo indispensabile dello Spirito Santo nelle missioni quando, immediatamente dopo che ebbe dato incarico agli apostoli di dover andare a predicare nel Suo Nome, li istruì: "Ed, ecco, io mando la promessa del Padre mio su di voi, ma trattenetevi nella città di Gerusalemme, fino a che siate dotati di potenza dall’alto" (Luca 24:49).

Dobbiamo stare attenti che non supponiamo che per avere un evangelismo efficace abbiamo bisogno di milioni di euro, di estesi reti radiotelevisive, di pubblicità accattivanti, di produzioni televisive professionali, e di speaker eloquenti e di bella presenza. Una volta, due uomini si diressero a piedi in paesi di incredulità ed immoralità, con nient’altro che il vangelo di Cristo, e misero il mondo sotto sopra. Una volta, un oscuro monaco nell’interland della barbarica Germania alzò la voce per testimoniare della verità, e diede libero corso alla Parola di Dio in tutto il mondo. Lo Spirito Santo è la potenza delle missioni. Noi dobbiamo dipendere da Lui. Dobbiamo sempre scongiurarlo di rendere fruttuosa la nostra opera. Dobbiamo consciamente affaticarci nella Sua potenza.

 

La Motivazione dell’Evangelismo Riformato

La motivazione della Fede Riformata nell’evangelismo, in genere, è che Dio, per la Sua eterna elezione di grazia, ha una Chiesa che deve essere radunata in ogni tempo e tra ogni popolo, ed Egli vuole radunare questa Chiesa mediante il vangelo.

In modo specifico, la nostra motivazione è l’ubbidienza, ubbidienza al comando del nostro Signore, Gesù. Egli ci ha detto che "il ravvedimento e la remissione dei peccati siano predicati nel suo nome tra tutte le nazioni" e questo conclude ogni discussione. Vi è qualche ubbidienza forse come quella della Fede Riformata con la sua conoscenza della sovranità di Cristo?

Secondo, noi abbiamo il fervente desiderio che Dio sia glorificato in tutta la Sua creazione. Noi siamo addolorati ed arrabbiati che il Nome di Dio è soppresso e profanato dovunque. Condividiamo qualcosa dello spirito di Paolo ad Atene, il cui spirito era provocato in lui quando vide la città del tutto data all’idolatria, così che non potè che parlare per parte del solo vero Dio, il Padre di Gesù (Atti 17:16 e a seguire). In amore per Dio, portiamo il Suo Nome dovunque e ci affatichiamo per lo stabilimento di chiese che saranno luce nelle tenebre. Qualcuno forse toglierà alla Fede Riformata l’amore per Dio?

Terzo, noi amiamo il popolo di Dio che deve essere ristorato, o convertito. Gesù aveva compassione per le pecore disperse che venivano meno senza la Parola, ed erano come pecore senza pastore (Matteo 9:36-38). E noi? Non dovremmo averne noi? Forse che qualche altro amore potrebbe essere più forte di quello della Fede Riformata che sa che il popolo di Dio è eternamente amato da Dio, redento mediante il prezioso sangue del Figlio di Dio, e destinato alla beatitudine della gloria?

Inoltre, vi è il proposito di Dio nelle missioni che gli empi siano resi senza scusa e che il Giorno di Cristo possa giungere presto.

La Fede Riformata può darsi a quest’opera fiduciosa nella vittoria. Le difficoltà e i nemici sono molti e grandi. Vi sono materialismo e follia per i piaceri della carne. Vi sono il socialismo e l’umanismo. Vi sono le religioni pagane e i culti. Vi è la tremenda apostasia nelle chiese Cristiane. Al fondo di tutto questo si trova la morte spirituale di ogni cuore umano, la cecità di ogni mente, e la schiavitù di ogni volontà, e l’energetica opera di Satana di mantenere le cose in tale condizione.

Ma la Fede Riformata non è scoraggiata, non è pessimista. Perché il Figlio di Dio è venuto, è morto, è risorto, si è assiso alla destra di Dio. Ogni potere in cielo e sulla terra è Suo. Noi predichiamo nel Suo Nome. Egli di certo radunerà la Sua Chiesa.

1"The Message of Evangelism," in Collected Writings of John Murray, Vol. 1, p. 124, The Banner of Truth Trust.
2B. B. Warfield, The Plan of Salvation, Eerdmans, 1966, p. 49.

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