Covenant Protestant Reformed Church
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La Bontà del Celibato

(Da: CR News, Maggio e Giugno 2005, Volume X, n. 13-14)

Rev. Angus Stewart

 

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I Corinzi 7 è il capitolo prominente in tutta la Parola di Dio a riguardo del matrimonio e del celibato Cristiano. Esso tratta quasi ogni variazione di questi due stati. In esso è data istruzione ispirata ai Cristiani che sono sposati ad un non credente, a quelli che sono stati abbandonati dal loro sposo/a e che sono separati dal loro sposo/a, come anche ai vergini e le vedove Cristiane.

I Corinzi 7 provvede un salutare correttivo alla stoltezza che passa per sapienza nel mondo e presso molti che si professano Cristiani. Qui non c’è spazio per mero emozionalismo e insano romanticismo. I Corinzi 7 non ha spazio per la nozione mondana che la bellezza fisica è la caratteristica numero uno in un compagno, che il sesso è il principio e la fine del matrimonio, e che quest’ultimo riguarda esclusivamente l’autorealizzazione e il sentirsi bene. Si ascoltino i seguenti esempi di realismo biblico: "è meglio sposarsi che ardere" (in concupiscenza; 9), "la forma di questo mondo passa via" (31), e le persone sposate "avranno tribolazioni nella carne" (28). Il matrimonio e il celibato richiedono seria meditazione e biblica sobrietà. Molti, tristemente, finiscono col sposarsi stoltamente o sono trascinati dalla loro concupiscenza nella fornicazione.

Alcuni parlano della vita Cristiana da single come libertà. Altri la chiamano malvagia ed amara, una gravosa prova ed una pesante croce. La Parola di Dio la chiama "buona:" "E’ buono per un uomo non toccare donna" (1). "Toccare" qui fa riferimento al toccare intimo, sessuale. E così, infatti, quando Dio trattenne Abimelech dal dormire con Sarah, è detto che egli non la "toccò" (Genesi 20:6). Similmente, in Proverbi 6:29 toccare una donna è sinonimo di andare in lei.

In quanto stato "buono" per un Cristiano, il celibato è bellissimo, convenevole e dignitoso. Esso non è contrario all’ideale morale di Dio e non vi è niente di vergognoso a suo riguardo. Due false inferenze sono state tratte dalla bontà del celibato, in favore dell’ascetismo e del monasticismo. Primo, alcuni, come Gerolamo (ca. 345-ca.419), hanno inferito che se è buono essere single, allora il celibato è uno stato maggiormente santo del matrimonio. Secondo, è stato argomentato che se è buono non toccare una donna allora è malvagio toccare una donna, cioè, vi è qualcosa di impuro e peccaminoso a riguardo del matrimonio e del rapporto sessuale.

Tuttavia, quando la Bibbia insegna che il celibato è buono, ciò non significa che altri stati siano malvagi. Il matrimonio, come il celibato, è un buono stato. Il matrimonio è un’istituzione di Dio ed una figura dell’unione pattale di Cristo e la Sua chiesa. "Il matrimonio è onorevole in tutti, ed il letto incontaminato" (Ebrei 13:4). Essere genitori anche è un buono stato. Si canti Salmo 127 e 128 dove i figli sono visti come una benedizione ed un’eredità dal Signore. Dunque l’essere single, sposati, e genitori sono tutti buoni stati per il Cristiano. Nel prossimo articolo considereremo in che modo il celibato è buono.


(2)

Il celibato, insegna la Scrittura, è "buono" (I Corinzi 7:1). Primo, esso è "buono" in quanto è una buona istituzione di Dio. Noi parliamo correttamente del matrimonio come un’ordinanza creazionale (Genesi 2:24), ma il celibato anche fu istituito alla creazione perché vi fu un (breve) lasso di tempo in cui Adamo fu single. Per affermare ciò che è ovvio, tutti sono nati celibi e così tutti, incluse le persone sposate, una volta erano celibi. Il celibato che Dio vuole per tutto il Suo popolo (per un tempo) è "buono." Secondo, non ogni Cristiano è obbligato a sposarsi. E’ "meglio sposarsi che ardere" in concupiscenza (I Corinzi 7:9) ma ad alcuni è dato il "dono" della continenza e ad altri il "dono" del matrimonio (7). Terzo, la bontà della vita da celibe si evince non solo dal fatto che gli angeli sono single ma anche dal fatto che lo era l’apostolo Paolo (8) e perfino Cristo Stesso. Tutte le persone non sposate devono glorificare Dio nel loro stato da single. Quarto, tutti saranno single in paradiso. Il matrimonio terrestre è temporaneo (29, 31). Nei nuovi cieli e nella nuova terra vi sarà soltanto un matrimonio, quello di Cristo e della Sua Chiesa per sempre. Quinto, le persone single evitano le preoccupazioni del matrimonio (26, 28, 32). Sesto, i Cristiani single ordinariamente hanno una più grande libertà di servire il Signore (32-35). In breve, essere single è buono in quanto un divino "dono" (7), benedizione (40) e chiamata (17) che è preferibile al matrimonio in certe circostanze (40), anche se il matrimonio è preferibile in altre (9).

Tutto questo ha importanti implicazioni per le persone sposate nella loro attitudine nei confronti dei Cristiani single. I credenti non sposati (o vedovi) non sono Cristiani inferiori o cittadini di seconda classe nel regno dei cieli. La sorella maggiore nubile non è giusto una zitella. Ella è parte del corpo di Cristo, una parte necessaria del Suo corpo. Similmente, l’uomo single non deve essere pensato automaticamente essere curioso o strano. Nessuno dovrebbe offendere uno dei piccoli di Cristo (Matteo 18:6).

Il Cristiano single deve credere sulla base della Parola di Dio che il suo stato da single è "buono." Dio ha dei propositi per il credente single, perché "tutte le cose [incluso il celibato] cooperano al bene di coloro che amano Dio" (Romani 8:28). Inoltre, è nella via del credere la bontà della vita da single che il Cristiano single fa esperienza della bontà del celibato. Si potrebbe obiettare: "Cosa c’è di buono nel cucinare da solo, e mangiare da solo, e fare il bucato da solo?" Tuttavia, il celibato può essere ed è buono perfino quando comporta delle prove e dei combattimenti. Il celibato può essere ed è buono perfino se tu (lecitamente) desideri e cerchi di essere sposato ed avere dei figli. Perché la Bibbia dichiara il celibato "buono" e noi dobbiamo credere questo e non mormorare sulla provvidenza di Dio nei nostri confronti. Dunque il Cristiano single deve evitare l’autocommiserazione e la disperazione ed imparare ad essere contento in qualsiasi stato Dio lo ponga, una chiamata difficile per tutti noi in ogni nostra circostanza (Filippesi 4:11).

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