Covenant Protestant Reformed Church
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L’Immortalità dell’Anima

Ron Hanko

 

Da parte di alcuni Cristiani si sente parlare di "immortalità dell’anima." Con questo noi crediamo si voglia dire che le anime degli uomini continuano ad esistere dopo la morte. Siamo d’accordo che la continua esistenza dell’anima dopo la morte è biblica e deve essere enfatizzata contrariamente all’insegnamento di alcune sette a riguardo dell’annichilimento degli empi increduli, corpo ed anima, dopo la morte, invece di insegnare la punizione eterna all’inferno.

Chiamare la continua esistenza delle anime degli empi "immortale," tuttavia, è, in un certo modo, inaccurato e non biblico. La Bibbia usa questa parola per far riferimento soltanto alla vita eterna in paradiso con Cristo, e alla beatitudine finale di coloro che credono in Gesù Cristo.

Immortale significa "non in grado di morire." Adamo non aveva l’immortalità, poiché non soltanto poteva morire, ma morì di fatto, corpo ed anima, quando cadde nel peccato (Genesi 2:17). L’umanità caduta non è immortale, poiché tutti sono morti, corpo ed anima, nei falli e nei peccati. Gesù dice che coloro che non credono non "vedranno la vita," perché l’ira di Dio dimora su di loro (Giovanni 3:36).

La Bibbia non riconosce mai come "vita" il mero fatto di esistere: "L’uomo non vivrà di pane soltanto, ma per ogni parola che procede dalla bocca di Dio" (Matteo 4:4); "Nel suo favore è la vita" (Salmo 30:5); "Per me vivere è Cristo, e morire è guadagno" (Filippesi 1:21).

In I Corinzi 15:53-54 la Parola di Dio insegna che per natura gli uomini non sono immortali, ma mortali: "Questo mortale deve rivestire l’immortalità." Solo per grazia quelli che sono in Cristo sono immortali. L’immortalità è il dono di Dio a loro. Da Adamo l’umanità riceve vita mortale. Solo attraverso Cristo il popolo di Dio riceve l’immortalità, perché Egli è il Signore dal cielo (vv. 45-47).

Stiamo forse soltanto giocando con le parole? Noi non crediamo. Per una ragione: parlare dell’anima dell’uomo come immortale tende ad oscurare la verità che attraverso il peccato egli è caduto, corpo ed anima, nella morte eterna ed ha bisogno di essere salvato, corpo ed anima, da questa morte per mezzo della morte di Gesù Cristo sulla croce. Per natura, l’uomo è morto, corpo ed anima, nei falli e nei peccati (Efesini 2:1).

Un altro motivo è che insegnare che l’anima di ogni uomo è immortale fa pensare che l’anima è più importante del corpo—perfino che il corpo debba essere disprezzato. Nella storia della chiesa, specialmente nella chiesa primitiva e nel Cattolicesimo Romano, quest’idea ha condotto ad abusare del corpo ed affliggerlo. La Scrittura insegna che per la grazia di Dio in Gesù Cristo, i nostri corpi non debbono essere disprezzati ed abusati, ma che essi sono i templi dello Spirito Santo (I Corinzi 6:18-20).

Non sarebbe meglio, quindi, usare la parola immortalità, come fa la Bibbia, per far riferimento soltanto a quel meraviglioso dono di vita eterna attraverso Gesù Cristo? Quando noi per grazia riceviamo la vita eterna, allora la morte è ingoiata nella vittoria, e non saremo più in grado di morire (Apocalisse 21:4).

("The Immortality of the Soul," un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 315-316)

 

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