Covenant Protestant Reformed Church
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La Giustificazione per Sola Fede

Martin Lutero (1483-1546)



Martin Lutero racconta la sua scoperta del significato di giustificazione per sola fede


Nel frattempo, in quello stesso anno, 1519, avevo cominciato ad interpretare nuovamente i Salmi. Mi sentivo più sicuro avendo più esperienza, dal momento che nei corsi universitari avevo avuto a che fare con la Lettera di san Paolo ai Romani, ai Galati e la Lettera agli Ebrei. Avevo sviluppato un desiderio ardente di comprendere cosa Paolo intendesse nella sua lettera ai Romani, ma fino ad allora si era interposto nel mio cammino, non il freddo sangue intorno al mio cuore, ma quell’unica parola che è nel capitolo uno: "La giustizia di Dio è rivelata in esso." Odiavo quella frase, "giustizia di Dio" che, secondo l'uso e il costume di tutti i miei professori, mi era stato insegnato ad intendere filosoficamente come un riferimento alla giustizia formale, o attiva, come la chiamano, cioè quella giustizia con cui Dio è giusto e con cui punisce i peccatori e gli ingiusti.

Ma io, da quel monaco innocente che ero, sentivo di essere davanti a Dio un peccatore con una coscienza estremamente turbata. Non riuscivo ad essere certo che Dio fosse placato dalla mia soddisfazione. Non amavo, no, piuttosto odiavo quel giusto Dio che punisce i peccatori. In silenzio, anche se non ero blasfemo, certamente mormoravo con veemenza e divenni in collera con Dio. Dicevo, "Non è abbastanza che noi miserabili peccatori, persi per l'eternità a causa del peccato originale, siamo oppressi da ogni genere di calamità attraverso i Dieci Comandamenti? Perché Dio accumula dolore su dolore attraverso il Vangelo e attraverso il Vangelo ci minaccia con la sua giustizia e la sua ira?" In questo modo io protestavo rabbiosamente con una coscienza selvaggia e turbata. Interrogavo costantemente san Paolo su quel passo in Romani 1 e desideravo ardentemente sapere cosa intendesse.

Meditavo giorno e notte su quelle parole finché alla fine, per la grazia di Dio, feci attenzione al loro contesto: "La giustizia di Dio è rivelata in esso, perché è scritto: ‘La persona giusta vive per fede’." Cominciai a comprendere che in quel verso la giustizia di Dio è quella grazie alla quale la persona giusta vive per un dono di Dio, che è la fede. Cominciai a comprendere che quel verso significa che la giustizia di Dio è rivelata attraverso il Vangelo, ma è una giustizia passiva, cioè quella attraverso cui Dio ci giustifica per fede, perché è scritto: "La persona giusta vive per fede." Improvvisamente sentii che ero nato di nuovo ed entrato nel paradiso stesso per un cancello aperto. Immediatamente vidi l'intera Scrittura in una luce differente. Tornavo per le Scritture a memoria e trovavo altri termini che avevano significati analoghi, ad esempio l’opera di Dio

Esaltavo queste dolcissime parole, "la giustizia di Dio," con tanto amore quanto era stato l'odio con cui l'avevo odiata precedentemente. Questa frase di Paolo è stata per me il cancello stesso del paradiso. Dopo lessi "Spirito e Lettera" di sant'Agostino, nel quale trovai quello che io non avevo osato sperare. Scoprii che anch'egli aveva interpretato "la giustizia di Dio" in modo simile, ossia, come quella con cui Dio ci riveste quando ci giustifica. Nonostante Agostino l'avesse espresso in modo imperfetto e non spiegasse nel dettaglio come Dio ci imputa la giustizia, tuttavia mi fece piacere che insegnasse la giustizia di Dio attraverso cui noi siamo giustificati.

Originale tratto dal Project Wittenberg

Traduzione da: http://www.federiformata.it/biblioteca/teologia/lutero_giustificazione.html

Riferimenti: Agostino d'Ippona, Spirito e Lettera

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