Covenant Protestant Reformed Church
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Cos’è l’Evangelismo Riformato

Ronald Hanko

 

Questo Articolo è la compilazione di alcuni scritti del rev. Hanko nel Volume 6 dei numeri 3-8 delle Covenant Reformed News. Vari lettori avevano richiesto una prospettiva Riformata sull’evangelismo, e dal momento che questo era un soggetto così importante, il rev. Hanko scrisse vari numeri a riguardo.


Parte I

Prima di tutto, allora, accertiamoci che la Fede Riformata non è a disagio con l’evangelismo. I due non sono incompatibili. In verità, la Fede Riformata e le Chiese Riformate soltanto possiedono i presupposti genuini per compiere l’opera dell’evangelismo. Sono le dottrine Riformate dell’elezione sovrana incondizionale, dell’espiazione limitata, e della grazia irresistibile che forniscono la motivazione per cui evangelizzare e sperare che vi sia frutto come conseguenza di questa importante opera.

Si pensi a ciò in tal maniera: come vi può essere alcuna speranza reale, per dei peccatori perduti, di essere salvati attraverso l’evangelismo se la salvezza dipende dal loro libero arbitrio? Uomini e donne peccaminose hanno difficoltà nello scegliere quali scarpe indossare quando si vestono al mattino. Come sceglieranno di essere salvati, allora, specialmente se sono davvero perduti? In che modo, dei peccatori le cui menti sono ottenebrate dal peccato (II Corinzi 4:4), e inimicizia contro Dio (Romani 8:7), giungeranno alla conoscenza della verità se non sia per la grazia sovrana ed efficace che illumini le loro menti e conceda loro liberamente l’intera loro salvezza?

E’ qui, prima di tutto, quindi, che l’evangelismo Riformato è unico. Esso pone la vera base Biblica per l’evangelismo. Esso non professa che Dio ama tutti e desidera la salvezza di tutti individualmente, che Egli mandò Cristo a morire per tutti senza eccezione, e che ora dipende dalla libera scelta dell’uomo di essere o non essere salvato.

Piuttosto, la Fede Riformata insegna che è Dio a scegliere chi sarà salvato (Giovanni 1:12-13; 15:16; Romani 9:16; Filippesi 2:13; Giacomo 1:18) secondo il Suo eterno amore per loro in Cristo; Che Egli ha provveduto per loro la salvezza nella morte di Cristo alla croce (Galati 6:14; Colossesi 1:21-22) e che Egli potentemente ed infallibilmente dà loro quella salvezza mediante l’opera e la grazia irresistibile dello Spirito Santo (Giovanni 6:37, 44; Efesini 2:8-10). Così, nell’evangelismo Riformato vi è la speranza certa che questi almeno verranno salvati. Non vi è una tale speranza nell’insegnamento che la salvezza dipende dal volere o dal correre dell’uomo.

Ma in che modo la predicazione del vangelo si adatta a questo? Non rende forse questo insegnamento non necessaria la predicazione del vangelo, come alcuni ci accusano? L’evangelismo, alla fine, ha a che fare con la predicazione del vangelo. Questo è ciò che significa la parola "evangelismo."

Nel rispondere a queste domande la fede Riformata insegna due cose a riguardo della predicazione del vangelo. Primo, essa insiste, come fa la Scrittura, che il vangelo è il mezzo che Dio usa per trovare i Suoi eletti (Atti 14:47-48) e per portarli alla fede salvifica in Cristo e così alla salvezza. In secondo luogo, la Fede Riformata insegna che il vangelo in quanto mezzo è potente. Questa potenza per la quale gli uomini si ravvedono e credono non si trova nel peccatore o nella sua volontà, ma nel vangelo. Mediante esso i peccatori sono chiamati potentemente (Romani 10:17), a loro vengono dati ravvedimento e fede (Atti 11:18), le loro menti e volontà vengono cambiate, e così sono attirati sovranamente, irresistibilmente, e dolcemente a Cristo (Romani 1:16; I Corinzi 1:18, 24).

E’ la dottrina del libero arbitrio, quindi, che distrugge l’evangelismo. L’insegnamento che Dio ama tutti gli uomini semplicemente rassicura i peccatori che per loro va tutto bene. L’idea che Cristo morì per loro conferma in loro solamente l’errata nozione che la loro situazione non è disperata. Dire che a loro spetta la scelta critica nella loro salvezza, che Dio dipende da loro e li aspetta, li stabilisce nella loro ribellione contro Dio e insegna loro che sono come dèi! Non fa niente per la salvezza di peccatori perduti!


Parte II

In questa seconda vogliamo enfatizzare l’importante verità che l’evangelismo non è niente più e niente meno che la predicazione del vangelo! Se stiamo predicando il vangelo stiamo facendo evangelismo in modo fedele.

Per quanto possa sembrare ovvio, molti lo hanno dimenticato. E dunque essi non fanno altro che parlare di metodi evangelistici e passano un sacco di tempo a designare schemi evangelistici complicati e dispendiosi per la loro chiesa. Non sembra mai passargli per la testa che evangelismo significa predicare.

Nel credere che l’evangelismo è la predicazione del vangelo noi rigettiamo la terribile, anche se ben radicata pratica di varie chiese di mettere da parte ogni servizio di adorazione serale nel Giorno del Signore per un messaggio evangelistico, secondo la quale al mattino si insegna, e la sera si fa evangelismo. Non vi è niente di Biblico in questa pratica.

A prescindere dal fatto che tali servizi evangelistici tendono a degenerare in servizi dove si ode sempre lo stesso messaggio settimana dopo settimana, anche se ogni volta esso è "appeso" a un testo differente, così da annoiare e frustrare totalmente quelli che desiderano imparare la verità, questa pratica ha dimenticato la semplice verità che ogni predicazione è evangelismo. Non importa quale passaggio della Scrittura si stia predicando, se si predica appropriatamente si sta predicando il vangelo. Non esiste qualcosa come un messaggio "evangelistico" speciale.

Forse, però, i Cristiani e i ministri Cristiani hanno dimenticato o non comprendono che tutta la Scrittura rivela Cristo ed è quindi il vangelo nel più pieno senso della Parola (Giovanni 5:38-39). Se le Scritture sono predicate appropriatamente, Cristo è predicato. Se Cristo è predicato, il vangelo è predicato. E se il vangelo è predicato, allora i peccatori saranno salvati mediante esso. Esso è il mezzo stabilito da Dio per la loro salvezza.

Noi temiamo che la pratica di avere un servizio "evangelistico" serale tradisca una mancanza di fiducia nel vangelo come il mezzo che Dio ha scelto per la salvezza dei Suoi. Dunque, tali servizi tendono a divenire tentativi per suscitare emozioni, per spaventare, o produrre qualche tipo di "decisione." Di certo vi è molto poco della Parola di Dio che viene esposto in tali servizi e ancor meno dipendenza dallo Spirito Santo per ottenere frutto.

Ma vi sono altre ragioni per cui dedicare un servizio ogni Sabbath alla predicazione agli inconvertiti è sbagliato. Questa pratica tradisce una veduta errata della chiesa, come se la chiesa ordinariamente sia un luogo per i non credenti, e trascura l’insegnamento di I Corinzi 14:23. In questo testo la Parola suggerisce che non è normale ma eccezionale che qualcuno che si professi apertamente non credente venga ai servizi di adorazione. La chiesa è per i credenti ed i loro figli.

Vi è un altro problema qui, inoltre, e ovvero l’idea che l’opera dell’evangelismo cessi appena qualcuno "viene salvato." Se l’evangelismo è predicare il vangelo, e se predicare il vangelo è predicare ed insegnare "l’intero consiglio di Dio," allora l’opera dell’evangelismo è soltanto iniziata quando una persona si ravvede e crede. A quel punto egli ha ancora bisogno, mediante la predicazione del vangelo, ovvero mediante l’evangelismo, che gli sia spiegata la via di Dio più perfettamente (Atti 18:26) e di essere radicato e fondato nella verità (Colossesi 2:6-7). Questo aspetto dell’evangelismo è quasi del tutto negletto oggi.

Ciò non significa, però, che non vi sia una differenza tra predicare il vangelo nella chiesa e predicarlo a coloro al di fuori della chiesa, o che i Riformati credano soltanto nel predicare il vangelo all’interno della chiesa. Il vangelo deve essere predicato dovunque Dio nel Suo beneplacito lo mandi!

 
Parte III

Abbiamo stabilito il fatto che l’evangelismo non è niente più nè meno che la predicazione del vangelo. Questo è ciò che la parola "evangelismo" significa. Da ciò ne segue che tutta la predicazione del vangelo è evangelismo, inclusa la predicazione a coloro che sono già salvati, i membri della chiesa. Questo aspetto dell’evangelismo è quasi del tutto negletto oggi in modo che il popolo di Dio è distrutto per mancanza di conoscenza (Osea 4:6).

Abbiamo anche stabilito il fatto che predicare il vangelo è predicare "l’intero consiglio di Dio," ovvero, tutta la Scrittura. Non esiste, quindi, qualcosa come un servizio o un messaggio "evangelistico" speciale, né ve ne è alcun bisogno, specialmente quando esso non consiste in nient’altro che fare un’arringa ai peccatori o nello spingerli a fare qualche decisione.

Noi aggiungeremmo che nemmeno la chiamata a ravvedimento e fede è solo per i non credenti. Quelli che sono già salvati hanno bisogno di udire la chiamata per potersi volgere dai loro peccati (ed essi commettono di certo peccato fintanto che sono in questo corpo di carne) e così che la loro fede possa essere stimolata e fortificata. Questa anche è parte del vero evangelismo.

Con ciò in mente, non vi è bisogno che il predicatore nella sua mente o nella sua predicazione divida la congregazione in gruppi, dirigendo parte della sua predicazione ad un gruppo e parte ad un altro. TUTTI gli uditori hanno bisogno di udire qualsiasi cosa Dio il Signore dica in un particolare passaggio della Sua Parola. Non vi è un messaggio per la chiesa, un altro per il mondo, un altro per gli "inconvertiti," un altro per quelli che sono "sani e salvi" (come una volta un certo predicatore disse).

Perfino le promesse del vangelo, anche se riguardano e sono solo per quelli che si ravvedono e credono, devono essere udite da tutti, se non altro così che la loro condanna possa essere più grande quando non credono. La vera predicazione del vangelo è l’esposizione della Parola di Dio, inclusa la sua solenne chiamata a ravvedimento e fede, a TUTTI quelli che odono.  

In connessione a questo desideriamo enfatizzare qui che la Fede Riformata crede nella predicazione del vangelo a coloro che sono al di fuori della chiesa come anche a quelli che sono salvati e membri della chiesa, ai pagani come ai Cristiani. Qui anche la Fede Riformata non è nemica dell’evangelismo.

Perfino qui, tuttavia, l’evangelismo non può essere limitato a coloro che non hanno mai udito il vangelo. Anche quelli che hanno udito e si sono allontanati, quelli che fanno una professione di Cristianesimo ma non conoscono la verità della Parola di Dio, e quelli che sono membri di chiese dove il vangelo non è predicato o non predicato in maniera pura, anche tutti questi sono oggetti appropriati di evangelismo. Quando Gesù parlò di campi che biancheggiavano ed erano pronti per la mietitura Egli stava pensando specialmente alle moltitudini che venivano meno ed erano disperse come pecore che non hanno pastore (Matteo 9:36-38).

Ciò che la Fede Riformata fa è opporre la predicazione di menzogne, come che Dio ami tutti gli individui e che vuole salvarli tutti uno per uno, lasciando all’incredulo l’impressione che per lui va tutto bene. Essa è nemica dell’idea che le promesse del vangelo sono per tutti (si noti: esse devono essere predicate a tutti, ma non sono PER tutti). Le cose promesse sono solo per coloro che si ravvedono e credono sotto la predicazione del vangelo, e non per ogni singolo individuo in maniera condizionale. Predicare altrimenti è dare la falsa speranza a quelli che non credono e suggerire che Dio non può fare niente dinanzi alla loro continua incredulità. Questo evangelismo Riformato non può andare bene e non funzionerà!

 
Parte IV

Fin qui abbiamo enfatizzato la verità che l’evangelismo non è niente più e niente meno che la predicazione del vangelo. Se ciò è vero allora OGNI predicazione evangelistica è, strettamente parlando, evangelismo, che sia ai pagani, alle pecore disperse di chiese apostatanti, o alla congregazione del popolo di Dio.

L’evangelismo può essere descritto, tuttavia, come predicazione del vangelo a quelli che sono al di fuori della vera chiesa con in vista la loro salvezza. Vi è certamente una differenza tra la predicazione del vangelo nella chiesa e a quelli che sono al di fuori, ai Cristiani e ai pagani, che sia ai pagani che vivono in paesi stranieri che non hanno udito il vangelo, o ai pagani che sono così numerosi nei nostri paesi Occidentali dove il vangelo è stato predicato per molti anni. Queste differenze, se da un lato sono certamente importanti, non sono essenziali.

Le differenze, noi crediamo, sono tre.

Primo, nella predicazione a coloro che non hanno udito il vangelo prima d’allora, il messaggio deve essere semplificato e predicato in un modo tale che chi ode comprenda chiaramente cosa sta dicendo l’evangelista. Ciò è specificamente difficile quando la predicazione è diretta ai pagani che non hanno mai udito del peccato, della grazia, della redenzione, e di tante altre verità del vangelo.

Ricordiamoci qui che Gesù, quando predicava alle persone, predicava loro in parabole, così che perfino coloro che continuavano ad essere increduli avrebbero udito e visto ciò che Gesù stava dicendo. Dunque, nelle Sue parabole Egli usava delle illustrazioni prese dalla loro vita quotidiana per rendere le verità del vangelo più chiare possibili per loro.

Secondo, questo tipo di predicazione evangelica si rivolgerà all’udienza come non salvati nel mostrare loro il bisogno di ravvedersi e avere fede in Gesù Cristo come la sola via di salvezza. Il predicatore esorterà e persuaderà quelli che odono, pressando su di loro le richieste del vangelo e l’urgenza del loro proprio bisogno (II Corinzi 5:18-21; cf. anche Matteo 3:7-12).

Non vi è, tuttavia, nessuna differenza essenziale nel messaggio che è predicato a quelli che si professano non credenti e a quelli che fanno parte della chiesa. La differenza è nell’udienza e nei loro bisogni, e nello scopo della predicazione (salvare quelli che non sono salvati). Ciò in qualche misura influenzerà la presentazione e l’enfasi del messaggio, ma è il vangelo che deve essere predicato.

In verità, noi dobbiamo realizzare che perfino nella predicazione ai pagani e ai non credenti, l’intero consiglio di Dio deve essere predicato, incluse la predestinazione, l’espiazione limitata, la Trinità, la creazione, la provvidenza, e tutte le altre verità della Scrittura. Gesù e gli apostoli predicavano queste verità anche a coloro che non erano salvati (Giovanni 1:11; Atti 2:23; 13:17; 14:15-17). Noi dobbiamo continuare a fare così oggi.

Queste verità sono molto spesso neglette nella predicazione missionaria e perfino rigettate come non adatte per predicare ai non salvati. Non soltanto ciò è contrario all’esempio di Gesù e degli apostoli, ma taglia fuori il cuore del messaggio evangelico, ovvero che DIO era in Cristo nel riconciliare il mondo a Sé (II Corinzi 5:19).

Terzo, la predicazione missionaria include andare fuori a predicare ai non salvati (Matteo 28:19). Abbiamo già messo in evidenza che la chiesa è vista nella Scrittura come la congregazione dei credenti e dei loro figli e che la presenza di chi si professa non credente è qualcosa di insolito e di eccezionale (I Corinzi 14:23). Non funzionerà, quindi, per la chiesa di cercare di svolgere la sua chiamata ad ingaggiarsi nelle missioni sostenendo un "servizio evangelistico" ogni sera nel Giorno del Signore.

 
Parte V

Abbiamo enfatizzato che l’evangelismo è predicare il vangelo e che, che ciò sia fatto nella chiese o in missione, deve essere l’intero consiglio di Dio, l’intero vangelo, ad essere predicato (Atti 20:26-27). E’ errato negligere certe verità rivelate o suggerire che esse sono un impedimento all’evangelismo.

L’evangelismo Riformato, però, non soltanto predica la sovranità di Dio e le dottrine della grazia, ma è anche controllato da esse. Abbiamo già visto in che modo le dottrine della grazia controllino il messaggio evangelistico poiché richiedono un messaggio che non dichiari un Cristo per tutti, una volontà di Dio di salvare tutti, o un amore universale di Dio.

La sovranità di Dio controlla anche gli obiettivi e i metodi dell’evangelismo. Per questo motivo: il comando sovrano di Dio limita i mezzi dell’evangelismo alla predicazione. Per quanto importanti siano cose come l’opera medica, l’educazione, il costruire edifici e l’agricoltura, esse non sono l’evangelismo e non sono la chiamata della chiesa mentre essa si ingaggia nell’evangelismo. Nella Scrittura non vi sono cose come missionari medici e agricoli. Queste cose possono e dovrebbero essere fatte accanto all’opera dell’evangelismo, ma esse non sono l’opera della chiesa, né alcuno deve essere ordinato e mandato dalla chiesa per compierle.

E così, inoltre, noi enfatizzeremmo la verità Biblica che l’evangelismo è l’opera della chiesa, non di società o associazioni missionarie. Il comando di predicare il vangelo è un comando che Cristo ha dato alla Sua chiesa e a nessun altro (Matteo 28:19-20).

E, dal momento che la Scrittura insegna che l’evangelismo, la predicazione del vangelo, è l’opera di uomini ordinati, non vi è luogo per donne missionarie. Crediamo sia una cosa molto curiosa che chiese che non permetterebbero alle donne di predicare ed occupare un ufficio nella loro propria patria, non vedano niente di errato nel mandarle come missionari a predicare il vangelo ai pagani.

Tuttavia, la sovranità di Dio non soltanto controlla l’evangelismo nel richiedere che la predicazione sia il mezzo ordinato da Dio per l’evangelismo. La dottrina della sovranità di Dio controlla anche gli scopi dell’evangelismo.

Per esempio, una chiesa che crede nell’elezione non dovrebbe pensare che il goal e il proposito dell’evangelismo siano di "dare una chance a tutti." In quel caso i suoi goal nell’evangelismo contraddicono le verità della predestinazione e dell’espiazione limitata che confessa.

Nè il goal dell’evangelismo è di salvare ogni singolo individuo. Nella predicazione del vangelo nella chiesa e sul campo missionario l’evangelista (predicatore) deve comprendere che la predicazione ha un doppio proposito. Questo proposito è la salvezza degli eletti di Dio e l’indurimento e la condanna del resto (Romani 9:18; 11:7; II Corinzi 2:14-17).

Coloro che non vogliono predicare il vangelo in questi termini non dovrebbero ingaggiarsi nell’opera. In verità, Paolo suggerisce in II Corinzi 2:14-17 che ignorare questo doppio proposito nella predicazione è il motivo per cui molti corrompono la parola di Dio come fanno anche oggi col nascondere, negligere, o rigettare certe verità della Scrittura nel loro evangelismo.

Il goal dell’evangelismo non è nemmeno predicare ad ogni singolo individuo. Sia nell’AT che nel NT il vangelo è inviato da Dio quando e dove Egli vuole (Atti 16:6-8). Vi sono quelli che pongono un enorme peso di colpa sulla chiesa suggerendo che la chiesa non sta svolgendo la sua chiamata fintanto che il vangelo non è predicato ad ogni persona vivente, quando il Signore non ha dato né l’opportunità né i mezzi per fare questo. Ciò è errato. Il nostro Dio sovrano determina anche quando e dove il vangelo sarà predicato.


Parte VI

In quest’ultima parte desideriamo enfatizzare altre varie cose. Primo, ed in connessione alla nostra ultima parte, desideriamo evidenziare che l’evangelismo è la chiamata della chiesa e deve essere svolta in modo vigoroso, sia all’interno che al di fuori della chiesa. Il fatto che Dio non desidera la salvezza di ogni singolo individuo tra gli uomini e che il vangelo durante l’intera storia è predicato soltanto quando e dove Dio voglia, non dovrebbe limitare la chiesa o farle negligere la sua opera.

Nell’opera dell’evangelismo la chiesa di Gesù Cristo, in ubbidienza al Suo comando, per la gloria di Dio, e per la salvezza degli eletti di Dio, deve cercare e pregare per l’opportunità di predicare il vangelo (Colossesi 4:3-4; II Tessalonicesi 3:1), di avere uomini che lo predichino (Matteo 9:37-38), e di vedere frutto come conseguenza dell’opera della predicazione (Romani 10:1). E, quando Dio graziosamente concede i mezzi, cioè gli uomini, e l’opportunità, allora ella deve usare questa opportunità al massimo.

In verità, l’opportunità di predicare il vangelo (a cui nella Scrittura ci si riferisce come ad una "porta aperta," Apocalisse 3:8) è vista come una delle benedizioni che Dio in Cristo dà alla chiesa quando ella è fedele. Che disgrazia se la chiesa disprezza questa benedizione di Dio!

Secondo, desideriamo chiarire ciò che abbiamo detto nell’articolo precedente a riguardo dell’evangelismo come opera della chiesa. Se è la chiamata della chiesa di fare evangelismo e di ingaggiarsi nelle missioni, allora è sua chiamata anche supportare quelli che sono inviati a fare quest’opera. I missionari e gli evangelisti sono predicatori del vangelo ed è a loro, dovunque essi lavorino, che la Scrittura si riferisce in passaggi come I Corinzi 9:7-14. Noi aborriamo la pratica, così comune in molti luoghi, di mandare i predicatori missionari a guadagnarsi da sé i mezzi di sostentamento. Così, anche, se l’opera missionaria è l’opera della chiesa, è la chiamata della chiesa di provvedere questo supporto, non di società o associazioni missionarie.

Terzo, dobbiamo enfatizzare il fatto che siccome l’evangelismo è l’opera della chiesa tutti i credenti hanno un’importante ruolo in quest’opera, anche se non sono loro stessi a predicare. Essi hanno l’importante chiamata a pregare per l’opera, a supportarle in questo modo e inoltre con i loro doni finanziari, e di essere loro stessi testimoni della verità con le intere loro vite. Senza fedeltà da parte del popolo di Dio, nessuna opera evangelistica può prosperare.

Che questa importante e necessaria opera possa essere compiuta fedelmente, quindi, e possa Dio aggiungervi la Sua indispensabile benedizione.

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