Covenant Protestant Reformed Church
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Il Luogo della Riprovazione nella Predicazione del Vangelo

Herman C. Hoeksema

Il soggetto di questo pamphlet non è uno dei più semplici, ma è di grande importanza per coloro che amano la verita Riformata. Una persona Riformata pensa e vive teologicamente. Per lui è di grandissima importanza conoscere il Suo Dio per come Egli ha rivelato Se Stesso nelle Sue opere e nella Sua Parola. Egli capisce perfettamente che non può comprendere Dio, perché Dio è infinito, il Suo Essere è insondabile, e le Sue opere ci riempiono sempre di meraviglia ed adorazione. Ma, con tutto questo, un uomo Riformato desidera conoscere sempre di più a riguardo del suo Dio, ed anche comprendere quanto Lui ha rivelato di Se Stesso.

Dio è Uno. Vi deve quindi essere unità nella Sua rivelazione, unità di pensiero e di proposito in tutte le Sue opere. E quindi un figlio di Dio, specialmente un figlio di Dio Riformato, non può trovar riposo fino a quando non ha imparato a vedere e comprendere questa unità di pensiero e proposito. E’ da questo punto di vista che desideriamo considerare il luogo della riprovazione nella predicazione del Vangelo.

Procediamo, ovviamente, nella discussione di questo soggetto, dall’assunzione che stiamo parlando a persone Riformate. Non parleremo dell’elezione o riprovazione in quanto tali. Infatti, non faremo nemmeno un tentativo per difendere la contenzione che la riprovazione dovrebbe avere un posto nella predicazione del Vangelo. Questo lo assumiamo. Piuttosto, cercheremo di tracciare l’unità delle opere di Dio, e poi porci davanti a questa domanda: Qual è il luogo della riprovazione all’interno di quell’unità?

Abbiamo detto che considereremo il luogo della riprovazione nella predicazione del Vangelo. Se la riprovazione deve essere predicata, qual è il suo luogo? Come deve essere presentata? Qual è la sua relazione all’elezione e all’intera verità, e con quale enfasi deve essere presentata? E’ ovvio che nella predicazione o istruzione della verità i vari suoi aspetti devono essere posti nella loro luce appropriata e in relazione l’uno all’altro. Se dovessi descrivere un capolavoro di un artista, e dovessi provare a descrivere le parti individuali che sono sulla tela senza correlarle al tutto, quel capolavoro sarebbe rovinato dalla mia descrizione. O se dovessi cercare di ritrarre la mia impressione a riguardo del tutto e porre così tanta enfasi sullo sfondo che lo sfondo divenga il primo piano, non renderei giustizia all’opera dell’artista. Così anche per quanto riguarda l’opera di salvezza. Occasionalmente si può predicare molto bene sull’elezione, e successivamente sulla riprovazione, senza esporre queste verità correttamente, semplicemente perché non le si è predicate nella loro mutua relazione ed in connessione con l’intera verità della Scrittura.

La questione è, quindi: Qual è il luogo della riprovazione nella predicazione del Vangelo? E’ nella natura stessa del caso, tuttavia, che questa domanda sia inseparabilmente connessa ad un’altra, e cioè: Qual è il posto appropriato della riprovazione nell’intero corpo della verità? Sia l’elezione che la riprovazione sono parti della predestinazione, e questa a sua volta è parte del consiglio di Dio nel pieno senso della parola in quanto pertiene a tutte le cose. Per determinare, quindi, il luogo della riprovazione nelle opere di Dio e nella predicazione del vangelo, dobbiamo prima di tutto riconsiderare l’intero piano di Dio concernente tutte le cose. Secondo, dobbiamo rispondere alla domanda riguardante il modo in cui la predestinazione appare in questo pieno consiglio. E, infine, dobbiamo determinare la relazione in cui la riprovazione sta all’elezione, fintanto che ciò è possibile alla luce della Scrittura

Discuteremo tutte queste cose avendo quindi a che fare con:

Il Luogo della Riprovazione nella Predicazione del Vangelo,

I. Il Decreto di Dio e l’Elezione

II. Elezione e Riprovazione

III. Riprovazione nella Predicazione

 

Il Decreto di Dio e l’Elezione

La questione che ci sta di fronte è: Qual è la relazione dell’elezione al decreto di Dio concernente tutte le cose? Qual è il posto dell’elezione nell’interezza del consiglio di Dio? Per essere in grado di accertarci di queste cose, dobbiamo necessariamente considerare il consiglio di Dio in generale, anche se soltanto di passaggio. Il consiglio di Dio, in questo senso ampio del termine, è il pensiero eterno e la volontà eterna di Dio concernente tutte le cose create, uomini ed angeli, luna e stelle, la creazione animata e quella inanimata.

Questo decreto o consiglio di Dio è eterno, poiché non c’è mai stato un principio ai pensieri di Dio riguardanti la creazione. Questi pensieri sono eterni come Dio Stesso. E quel consiglio di Dio include ogni cosa. Da prima della fondazione del mondo, tutte le cose erano con Lui nei Suoi pensieri divini, non soltanto quando li ha fatti nel principio, ma anche per come si sarebbero dovuti sviluppare durante la storia. Dio ha, da prima della fondazione del mondo, decretato nel Suo eterno consiglio come sarebbero state tutte le cose eternamente. Egli ha determinato il fine di tutte le cose dal principio. Dio ha determinato in che modo avrebbe creato tutte le cose nel principio con in vista la consumazione di tutte le cose. La creazione è pianificata con in vista la ricreazione, la generazione con in vista la rigenerazione, il principio con in vista la fine. Non soltanto questo, ma, avendo in vista questo fine, Dio il Signore ha pianificato il corso degli eventi, in modo che tutto nel suo mutuo operare e svilupparsi debba cooperare per realizzare il Suo proposito eterno. Non dimentichiamo mai che le opere di Dio sono un’unità, e che ogni creatura è organicamente correlata ad ogni altra creatura. Ogni cosa è pianificata con in vista qualcos’altro. Dio ha quindi determinato ogni cosa in modo tale nel Suo consiglio che la fine di tutte le cose deve essere la realizzazione di ciò che si era proposto in Se Stesso.

Quindi niente può essere escluso da questo consiglio. Pioggia e siccità, anni fruttuosi ed infruttuosi, salute e malattia, guerra e pace, sì, gli animali dei campi e gli uccelli sui tetti devono servire quel proposito e fine che Dio ha determinato in Se Stesso. In questa connessione si noti che ciò include anche le cose malvagie: peccato, dolore, morte, e tutto ciò che è correlato ad essi. Non possiamo mai concepire il consiglio di Dio come se permettesse la possibilità di qualche aggiustamento, o evento non incluso in esso. Al contrario, Dio ha deciso il fine, ed Egli ha sovranamente determinato la via ed i mezzi che dovevano condurre a quel fine, peccato e morte inclusi.

Già a questo punto nella nostra discussione possiamo stabilire che l’obiettivo di Dio, che Egli ha determinato in Se Stesso, è che tutte le opere delle Sue mani debbano mostrare la Sua lode nella misura più piena, e devono testimoniare della magnificenza del Suo nome. Il Signore ha davvero fatto tutte le cose a motivo del Suo nome, perfino il malvagio per il giorno del male (Proverbi 16:4), perché Egli è Dio e Lui soltanto, ed Egli compie tutto il Suo beneplacito.

Ma ora sorge la questione: In che modo Dio ha concepito questo fine di tutte le cose al quale esse sono dirette? Cosa sarà questa unità di tutte le cose, questa consumazione di tutte le cose, attraverso la quale il nome di Dio sarà pienissimamente glorificato e le Sue virtù rivelate in maniera gloriosissima? Si noti che è in questa maniera che dovrebbe essere posta la domanda. Di solito si pone la seguente domanda: In che maniera Dio è glorificato nelle opere individuali delle Sue mani? Ma in questo modo non si fa abbastanza attenzione alla relazione che queste opere hanno l’una all’altra.

Prendiamo di nuovo l’esempio di un’opera d’arte. Naturalmente, posso trovarmi di fronte ad una bellissima costruzione e focalizzare la mia attenzione sulle parti individuali d’essa. Posso notare le bellissime pietre, le finestre colorate, le sublimi volte, gli archi appuntiti, e qualsiasi altra cosa possibile. Se un architetto l’ha pianificata, allora io posso, nel mettere in evidenza le parti separate, lodare la sua abilità. Questo si può fare anche con le opere di Dio, ed è questo il metodo che spesso viene usato.

Ora, è vero che Dio è glorificato nella meravigliosa, onnipotente opera che Egli ha stabilito nel principio. I cieli dichiarano la gloria di Dio ed il firmamento mostra l’opera delle Sue mani, e l’intera creazione parla della Sua eterna potenza e deità. Con sapienza il Signore l’ha fatta tutta. Così, anche, posso parlare dell’opera della salvezza, e, come una suddivisione d’essa, parlare in modo separato della Sua graziosa elezione e della Sua giusta riprovazione. Così io posso lodare Dio per la rivelazione del Suo sovrano amore nell’elezione, e allo stesso tempo dire che nella riprovazione Egli rivela la Sua giustizia ed ira come anche la Sua grande potenza.

Tuttavia, si percepisce immediatamente che non possiamo fermarci a questo punto. Se l’architetto era veramente capace, in quella sua costruzione vi era un’idea principale, e, con quella in vista, tutte le altre parti sono state poi determinate. Se io noto soltanto le parti, il risultato è duplice: in primo luogo, non ho afferrato l’idea principale del tutto, in cui la meravigliosa realizzazione dell’idea è portata in espressione; in secondo luogo, non ho reso giustizia alle parti, per la semplice ragione che non ho mostrato il loro proposito in relazione al tutto. Così è anche con le opere di Dio. Dio è uno. La Sua opera è una. Una sola magnificente idea governa tutto. Se io quindi desidero glorificare Dio nella Sua opera, devo fare caso non soltanto alle parti, ma prima all’intero, e poi mostrare come ogni parte è relazionata a quell’intero.

Per quanto riguarda la riprovazione, per esempio, io posso dire che Dio ha sovranamente predestinato alcuni a distruzione per glorificare Se Stesso, ma se non dico altro avrò presentato Dio come un tiranno che distrugge creature per il solo proposito di glorificare Se Stesso. E qualcuno dirà a se stesso: "Questo è un parlare duro, chi può udirlo?" Oh! Di sicuro, Dio è sovrano, e fa col Suo ciò che vuole e nessuno può dire: "Che fai?" Ma ciò non toglie via il pensiero che ripetutamente sorge nei nostri cuori: Perché il Dio infinitamente saggio ha fatto questo? Quindi ci dobbiamo porre davanti alla domanda: Qual è il fine, la consumazione? Qual è l’esito? Cosa ha determinato Dio in Se Stesso? Qual è il fine di tutte le opere delle Sue mani?

Quindi dobbiamo prendere come nostro punto di partenza quanto leggiamo in Efesini 1:9-10: "Avendo reso noto a noi il mistero della sua volontà, secondo il suo beneplacito che egli ha determinato in se stesso, che nella dispensazione della pienezza dei tempi egli radunasse insieme in uno tutte le cose in Cristo, sa quelle che sono in cielo, e quelle che sono sulla terra, in lui."

Non possiamo fornire ora una spiegazione completa di questo bellissimo e profondo passaggio. Ci basterà trattare i principali insegnamenti del testo fin dove è necessario per il trattamento del nostro argomento. Prima di tutto, è chiaro che l’apostolo qui ci rivela cosa si è proposto in Se Stesso, nel Suo consiglio, Dio il Signore, per quanto riguardo il proposito di tutte le Sue opere. Non vi può essere dubbio che il testo tratta dell’eterno beneplacito di Dio. In Se Stesso Egli ha determinato da prima della fondazione del mondo in che modo dovessero trovarsi le cose nella loro consumazione. Difficilmente può essere negato che l’apostolo parla di tutte le cose, dell’intera creazione, la pienezza di tutto ciò che Dio ha fatto. Egli dice enfaticamente "tutte le cose, sia quelle in cielo che quelle sulla terra." So che ciò è stato spiegato come se si riferisse soltanto alla chiesa militante e trionfante. Tuttavia ciò è in conflitto con il chiaro significato delle parole. Qui la discussione riguarda tutte le cose. Possiamo quindi prendere questo passaggio in questo senso: Cosa ha determinato Dio in Se Stesso, da prima della fondazione del mondo, per quanto riguarda questa presente creazione? Quale sarà la sua consumazione?

Rispondiamo, prima di tutto, secondo il testo, che l’intera creazione sarà un’unità intimamente correlata ed armoniosa. In verità tutte le creatura che sono in cielo e sulla terra saranno portate insieme sotto un solo capo, in modo che tutta la creazione formerà una perfetta unità. Non era così nel principio. Allora non vi era un capo solo per l’intera creazione. Vi era una creazione terrena ed una celeste. Di certo, la creazione terrena era unita sotto il capo terreno. Adamo era re e capo. Ma questa regalità non si estendeva su tutte le cose che sono in cielo, perché Adamo, quando si trovava nel primo paradiso, fu fatto un po’ inferiore agli angeli. Perfino questa regalità, tuttavia, fu devastata dal peccato. Adamo cadde. Egli ruppe il patto, separandosi insieme con la creazione terrena dal Dio del patto. Le creature sono ora reciprocamente separate. Ora si ha uomo contro uomo, popolo contro popolo, pianta contro pianta, animale contro animale. Il mondo animale è reciprocamente diviso, come anche separato dall’uomo. L’armonia nella creazione terrestre è rotta. Una divisione del genere ebbe luogo anche tra gli angeli di Dio. Ma questo passaggio dell’apostolo insegna che era il proposito di Dio da prima della fondazione del mondo di unire tutte le cose di nuovo in un’unità più elevata e più inclusiva, che comprendesse sia le cose in cielo che quelle sulla terra.

In secondo luogo, noi rispondiamo, alla luce del testo, che Dio ha determinato in Se Stesso di unire tutte le cose in modo tale che esse siano governate da Cristo come Re. Cristo deve divenire il Capo della nuova creazione. Adamo non può essere questo capo. Ciò include che il principio dominante della nuova creazione sarà che Cristo è Signore sopra tutto. Tutta la creazione ha la sua armoniosa unità in Lui. Quanto Cristo è esaltato al di sopra di Adamo, tanto splenderà la futura creazione in gloria scintillante al di sopra della presente creazione. Ciò non significa soltanto che tutte le creature saranno radunate insieme ed unite in perfetta unità sotto un solo capo, e cioè Cristo, ma anche che la creazione sarà allora unita a Dio in un modo molto intimo. Perché, davvero, Cristo è l’Immanuele, Dio con noi, la Parola che divenne carne. In Lui le nature umana e divina, Creatore e creatura sono in strettissima unione, l’uno con l’altra. In Cristo, Dio Si unisce intimissimamente a noi attraverso il vincolo del patto. Ed in Cristo il tabernacolo di Dio sarà esteso su noi, ed attraverso di noi tutte le cose saranno incluse in questo tabernacolo di Dio. La creazione glorificata sarà eternamente vicina al cuore di Dio in Cristo Gesù.

Così considerato, il consiglio della predestinazione (più specificamente, dell’elezione con il suo complemento necessario, la riprovazione), è il cuore del decreto di Dio. Questo consiglio di predestinazione determina il luogo che le creature razionali di Dio, sia angeli che uomini, assumeranno in questa eterna unità di tutte le cose. E tra le creature razionali, l’uomo, che fu fatto ad immagine di Dio, e la cui natura fu assunta da Cristo, occupa il posto principale. Quando tutte le opere di Dio avranno raggiunto la loro consumazione, allora l’uomo, in Cristo Gesù, sarà in strettissima comunione con Dio, vivrà con Lui in un’intimissima comunione. Per questa ragione è impossibile porre il decreto di predestinazione sullo stesso livello di quello di provvidenza. Entrambi formano un’unità, ma in modo tale che la predestinazione occupa il luogo cardinale intorno al quale tutto il resto ruota, e in cui tutto trova la sua unità, secondo il consiglio infinitamente saggio di Dio. E questa unità è formata in tal modo che il decreto di elezione assume il luogo principale nella predestinazione, non soltanto nel senso che l’elezione è il lato positivo e la riprovazione quello negativo, ma anche in modo tale che la riprovazione serve l’elezione.

Più avanti espanderemo questo concetto. Tuttavia, può già essere detto ora che dal momento che era il proposito di Dio nella pienezza del tempo di unire e radunare tute le cose in Cristo Gesù, ne consegue che ciò che Gli sta principalmente a cuore non è quanto cade eternamente al di fuori di questa creazione glorificata. Quando uno costruisce un palazzo, ciò che gli sta principalmente a cuore non sono le pietre che non troveranno mai un luogo nella struttura completa, anche se sono state formate come pietre. Così è nel consiglio di Dio. L’elezione è e rimane il proposito principale, al quale la riprovazione è subordinata, qualsiasi sia il suo proposito.

Così concepita, l’elezione è quella parte del consiglio di Dio in cui Lui, da prima della fondazione del mondo, ha determinato quali individui avrebbero avuto un posto glorioso nella finale unità di tutte le cose. L’elezione può essere definita come lo stabilimento di individui, da parte di Dio, alla gloria della nuova creazione eterna. L’elezione è davvero discriminante. Essa implica che Dio ha scelto alcuni in distinzione da altri. Tuttavia essa è principalmente predestinazione, e quindi, l’elezione, in connessione a ciò, deve essere definita come quel decreto di Dio per il quale Egli in modo sovrano e libero, per pura grazia, senza riguardo a meriti, ha scelto di dare ad alcuni un posto con Cristo nella gloria eterna. Il proposito primario è la glorificazione di Dio. Il motivo è profondissimo amore. Egli ha desiderato di glorificare i Suoi figli con una gloria che essi non avrebbero mai potuto raggiungere nel primo Adamo.

Inoltre, l’elezione è personale. Dio ha conosciuto i Suoi per nome dall’eternità. Ma l’elezione deve essere concepita organicamente. Perchè, anche se essa ha che fare con individui ed è personale, tuttavia è anche vero che gli eletti formano un’unità in Cristo, una gloriosa eredità di Dio in cui ognuno ha il suo proprio posto. Gli eletti costituiscono il corpo di Cristo, in cui ogni membro è scelto per una certa destinazione personale, ad occupare il suo proprio posto nel corpo.

 

Elezione e Riprovazione

Ora siamo pronti a dare una risposta alla domanda: Qual è il luogo della riprovazione in questo schema? Dio ha riprovato oltre ad aver eletto. Presa da sola, la riprovazione è il decreto di Dio in cui Egli ha determinato, sovranamente tanto quanto nell’elezione, che alcuni individui non dovessero entrare nella gloria eterna, ma sono destinati alla distruzione. Così dovrebbe essere espressa. Mi rendo conto che sembra più soft dire che Dio ha deciso di lasciare altri nei loro peccati e rovina. Questo è il modo in cui essa è stata formulata nei nostri Canoni, in cui il Sinodo di Dordt ha adottato il punto di vista infralapsariano, contrariamente ai desideri e alle proteste di Gomarus.

Tuttavia, è un dato di fatto che perfino questo non è un modo più soft di esprimerlo. Possiamo chiudere i nostri occhi sul problema, e rifiutarci di cercare una risposta, ma il problema rimane. La domanda inevitabilmente sorge: Come sono cadute queste persone nel peccato in cui Dio ha loro permesso di giacere? Un'altra domanda anche sorge: Perché Dio li ha lasciati nel peccato e nella miseria quando avrebbe potuto salvarli? Mi rendo pienamente contro che non si può dare una risposta a tutte le domande. Tuttavia, è anche vero che chiudere gli occhi ai problemi che sorgono è il motivo per cui falliamo nel trovare una soluzione.

Inoltre, la Scrittura di certo insegna di più. Il Vasaio fa con l’argilla ciò che Gli piace, e nessuno Gli può negare il diritto di formare da una stessa massa di argilla un vaso ad onore ed un altro a disonore. Di sicuro, qui ci è insegnato di più che Dio permetta a qualcosa di giacere lì dove è caduta. Anche i vasi a disonore sono fatti da Lui in accordo al Suo proponimento. Quindi, diremmo piuttosto che la riprovazione è quel decreto di Dio per il quale Egli sovranamente ha destinato alcuni a distruzione. Perché, certamente, la condanna sarà sulla base del peccato e della colpa dei reprobi, ma mai come se questa riprovazione riposasse sul peccato previsto. La riprovazione, come l’elezione, è interamente e sovranamente libera.

Per ora, tuttavia, non ci interessa tanto la riprovazione in quanto tale, ma piuttosto la sua relazione all’elezione. La domanda è: Qual è la relazione della prima alla seconda? O piuttosto, la questione più pesante: Perché Dio ha riprovato? Voi dite: Per la glorificazione del Suo nome. Corretto. Siamo d’accordo. Dio il Signore ha operato tutte le cose a motivo del Suo nome, perfino il malvagio per il giorno del male. Lo concediamo. Ma sorge la domanda: E’ Dio il Signore glorificato in maggior misura avendone riprovato alcuni, piuttosto che se li avesse salvati tutti? Concesso che la dannazione dei reprobi glorifichi Dio eternamente, il Suo onore non sarebbe stato più grande se li avesse salvati tutti? Di nuovo voi dite: No, perché allora la Sua giusta indignazione non sarebbe mai stata rivelata. Ma è vero? Siamo d’accordo, ovviamente, che nella distruzione dei reprobi Dio rivela la Sua giusta rabbia ed è così glorificato. Ma questa rabbia non fu sufficientemente rivelata nella sofferenza di Cristo?

Ogni volta ci troviamo di fronte la stessa domanda: Perchè Dio ha riprovato alcuni? Per trovare una risposta a questa domanda dobbiamo porci di fronte alla domanda: Qual è la relazione dell’elezione alla riprovazione? Esse formano forse un dualismo? Allora vi è dualismo in Dio anche, allora Dio è un Dio di altissimo amore, e allo stesso tempo di profondissimo odio. Ciò di sicuro è impossibile. Dio non desidera la distruzione dei reprobi nello stesso modo in cui Si diletta nella salvezza e gloria del Suo popolo scelto. Quindi, noi dichiariamo che la Scrittura dà la seguente risposta a questa importantissima domanda: La riprovazione esiste affinchè l’elezione possa essere realizzata, la riprovazione è necessaria per portare gli eletti alla gloria che Dio nel Suo infinito amore ha stabilito per loro.

Dio ha amato il Suo popolo con un amore infinito. Nel Suo grande amore Egli ha determinato di condurli alla gloria che ha per loro stabilito in Cristo. Se ha determinato di realizzare questa grandissima gloria e di condurvi gli eletti, era necessario per Lui, parlando in modo riverente, di riprovare alcuni. Non perché non tutti potevano trovare un luogo in quella gloria, perché allora sorgerebbe la domanda: Perché Dio ha decretato di creare più persone di quanto potevano assumere un posto nell’organismo del corpo di Cristo? Perchè coloro che dovranno essere dannati devono servire per un tempo la salvezza degli eletti, e ciò in una maniera antitetica. In questo senso, la riprovazione è una necessità divina. In questo senso, i reprobi esistono a motivo degli eletti. Essi sono in un certo senso il prezzo, il riscatto, che Dio paga per la più alta gloria dei Suoi figli.

Ovviamente, voi chiederete se possiamo provare questo. Noi pensiamo di sì.

In primo luogo, desideriamo far riferimento al fatto che questa idea non è estranea alla rivelazione generale di Dio nella natura e nella storia. Se ne trova prova nella vita delle nazioni e dei popoli, in particolare. Su molti monumenti eretti in onore dei nostri soldati che hanno perso le loro vite sul campo di battaglia, si può leggere l’iscrizione: "Essi diedero le loro vite così che noi potessimo vivere." Qui vi è una figura dell’elezione e della riprovazione per come noi la stiamo ora considerando. Quanto spesso accade che migliaia perdono le loro vite, ma ciò è loro richiesto. Essi furono riprovati in modo che la nazione potesse vivere.

Non è diverso nelle vite di persone o animali individuali. La madre dà alla luce il suo figlio, non infrequentemente a spese della sua vita. E’ virtualmente sempre vero che una generazione vive e muore per far spazio alla successiva. Vi sono specie di animali in cui il maschio muore dopo essersi accoppiato. Ci si disfà del maschio (è riprovato) per dar vita al piccolo.

Secondo la Scrittura, non è diverso con il regno vegetale. Quando un contadino semina della semenza nel suo campo, egli semina molto più di quanto ha bisogno. Quando la semenza cade sulla terra e muore, lì appaiono non soltanto i chicchi del grano, per cui fu piantata la semenza, ma anche lo stelo, la paglia, e la pula. Senza lo stelo e senza la pula che circonda i chicchi, questi non sarebbero mai potuti germinare e maturare. Lo stelo e la pula servono il grano, la semenza. Tuttavia entrambi saranno bruciati col fuoco così che il grano possa essere raccolto nel granaio. Qui anche troviamo l’elezione e la riprovazione, ed un modo tale che la seconda serve la prima, ed è ad essa necessaria.

Tuttavia ciò non è tutto. Non soltanto si trovano figure di questa verità nella rivelazione generale di Dio, ma essa è anche letteralmente provata nella Scrittura, in vari testi e nei racconti storici. Il Signore dichiara in Isaia 43:4 ad Israele: "Siccome tu eri prezioso agli occhi miei, tu sei stato onorevole, ed io ti ho amato, quindi io darò uomini per te, e popoli per la tua vita." E’ vero che questo passaggio si riferisce a ciò che il Signore ha fatto per Israele nel passato. Ma è anche vero che questo passaggio si riferisce all’eterno consiglio del beneplacito di Dio. Perché Dio ha davvero amato il Suo popolo dall’eternità. Nel Suo consiglio essi sono preziosi ai Suoi occhi. Dunque il testo fa riferimento all’eterno amore di Dio. In quell’eterno amore Egli ha desiderato glorificare e magnificare il Suo popolo, e condurli alla gloria più alta possibile nella Sua eterna eredità. Il testo dice che per realizzare questo Dio ha dato altri popoli al posto del Suo popolo eletto. Siccome Egli ha amato il Suo popolo, quegli altri hanno dovuto pagare per la salvezza di Israele con le loro vite. La storia di Israele prova questo ripetutamente. Faraone ed il suo esercito periscono, essi devono servire Israele temporaneamente, ma Dio non esita a dare persone per la vita del Suo popolo. Quando Israele entra in Canaan di nuovo dei popoli sono dati al posto di Israele. Ciò è effettuato per mezzo dei peccati di queste persone, esse hanno colmato la misura di iniquità al tempo in cui Israele doveva entrare nel riposo e sono distrutti per far spazio ad Israele. Così è durante tutta la storia di Israele. Babilonia anche serve un proposito, cioè castigare Gerusalemme. Tuttavia in questo modo essa si rende matura per il giudizio. E quando ha servito la realizzazione del consiglio di Dio, Babilonia è distrutta.

Così è letteralmente presentato in Proverbi 11:8: "Il giusto è liberato dai guai ed il malvagio va al suo posto." L’idea qui è che gli empi servono a liberare i giusti dai guai, per glorificarli. Ed avendo fatto questo periscono per i loro peccati. Ancora più forte è il linguaggio di Proverbi 21:18: "Il malvagio sarà un riscatto per il giusto, ed il trasgressore per l’integro." Qui di nuovo abbiamo l’idea che Dio dà l’empio come un riscatto, che Egli paga per glorificare il giusto.

Naturalmente, ciò non detrae dall’altra verità che nella riprovazione Dio rivela anche la Sua giustizia, ed è glorificato nel rivelare il Suo santo nome. In verità, questi reprobi non servono la salvezza degli eletti volenterosamente, ma come empi, e nonostante se stessi. Per questa ragione essi divengono colpevoli nel servire questo proposito, e sono degni di condanna. Dunque, nel servire il proposito di Dio essi divengono maturi per la distruzione. Proprio come la pula matura per la distruzione mentre serve il chicco di grano, così gli empi divengono maturi per la perdizione mentre servono gli eletti.

Tutto questo è più evidente ancora nel caso del nostro Salvatore Stesso. Di sicuro, per la glorificazione degli eletti, il sangue del Salvatore deve scorrere. Ma se questo sangue deve scorrere, vi deve essere un mondo empio e reprobo per spargerlo. Vi deve essere un Giuda che Lo tradisce, un Sinedrio che Lo condanna, un potente ed empio impero Romano che alla fine Lo porta alla croce. In tutto questo i reprobi servono per la glorificazione degli eletti. Senza quel mondo empio, la croce non può essere immaginata. Ma la situazione è tale che, d’altro canto, il mondo, nel crocifiggere il Salvatore, e così nel servire la glorificazione degli eletti, diviene maturo per la distruzione a motivo del suo peccato.

Come era allora, cosí è adesso. E così sarà fino alla fine del mondo. E quando la fine verrà, gli empi saranno giustamente condannati e dannati, avendo servito, nel loro peccato, il consiglio di Dio. Gli eletti saranno eternamente glorificati col Salvatore nell’eredità dei santi. Dunque noi concludiamo che nell’unità del piano di Dio la riprovazione serve necessariamente l’elezione. L’amore di Dio nei riguardi del Suo popolo regna supremo nel Suo consiglio. Per rivelare e realizzare questo amore pienamente Egli fa esistere persone che alla fine devono essere dannate. La riprovazione è la necessaria ed antitetica controparte dell’elezione.

 

Riprovazione nella Predicazione

Su questa base possiamo determinare il luogo della Riprovazione nella predicazione del Vangelo, e, inoltre, il suo luogo in ogni presentazione della verità. Di sicuro la riprovazione deve essere predicata. Ciò segue dal fatto stesso che Dio l’ha rivelata, e che tutto il consiglio di Dio deve certamente essere predicato. Noi possiamo comprendere questa necessità. Senza la predicazione della riprovazione, non soltanto non può essere predicata l’elezione, la sua controparte, ma nemmeno può essere fatta giustizia all’amore elettivo di Dio. Il grande amore di Dio deve sempre essere il nostro principale interesse. Quell’amore è manifestato in questo: che Egli ha dato il Suo unigenito Figlio, affinchè chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Tuttavia, ciò diviene ancora più glorioso se comprendiamo che per realizzare questo amore, Dio ha dato persone al posto del Suo popolo, e dato gli empi come un riscatto per i giusti.

In secondo luogo, ciò deve di sicuro divenire evidente nel predicare che Dio è sovrano, anche quando una parte che Egli ha prima formato cade via. Quando noi vediamo un contadino sradicare le piccole piante che aveva dapprima piantato, questa cosa ci sembra triste e stupida, fino a quando comprendiamo che ha un suo proposito. Così anche è con l’opera di Dio. Se non consideriamo questo argomento dal punto di vista di Dio, e a meno che non siamo illuminati dal Suo saggio consiglio, la storia del mondo appare come un grande evento pietoso, un grande mistero. Perché, anche se Dio è il Vincitore finale e alla fine glorificherà il Suo popolo, il fatto rimane che molte creature che aveva dapprima formato sono eternamente perdute per mezzo delle macchinazioni del diavolo ed il potere della morte e del peccato. Non così se presentiamo la riprovazione nella luce appropriata. Allora Dio rimane sovrano. Allora non vi sono incidenti. Qualsiasi cosa Dio faccia è ben fatta, perchè Egli compie tutte le cose nella Sua saggezza.

Non dobbiamo concedere un solo centimetro all’idea che Dio vuole salvare tutti, e poi alcuni di questi sono però perduti. Il consiglio di Dio rimarrà fermo, ed Egli rimarrà sovrano—sovrano per quanto riguarda la vita eterna, e allo stesso tempo sovrano per quanto riguarda l’eterna perdizione. Quindi la riprovazione deve essere predicata, perché Dio deve rimanere sovrano perfino sul regno delle tenebre. La riprovazione deve essere predicata alla congregazione dal punto di vista dell’elezione. I credenti devono comprendere che la salvezza non è da colui che corre, né da colui che vuole, ma da Dio che mostra misericordia. Secondo il beneplacito di Dio essi hanno ricevuto un luogo nella consumazione di tutte le cose. Tutto questo per noi significa molto di più quando comprendiamo che Dio avrebbe potuto sovranamente riprovare anche noi. Non vi può essere dubbio che la riprovazione debba essere predicata se si desidera tagliare appropriatamente la Parola di verità.

Dunque, è divenuto evidente in che modo la Riprovazione debba essere predicata, e quale luogo le debba essere assegnato nella predicazione del vangelo. In primo luogo non dovremmo dedicare interi sermoni alla riprovazione come una dottrina a sé e non correlata ad altri aspetti della verità, e ciò è vero anche dell’elezione, come di ogni aspetto della verità. Chi predica occasionalmente solo sull’elezione, senza correlarla affatto alla riprovazione, non sta predicando l’elezione. Ciò è ancora più vero per quanto riguarda la riprovazione, che è la controparte antitetica dell’elezione. Essa appartiene all’elezione, e può essere compresa soltanto alla luce dell’elezione. Deve essere presentata, quindi, nella sua relazione all’elezione.

E’ anche evidente che, quando si predica sull’elezione e la riprovazione, non dobbiamo porle dualisticamente l’una contro l’altra. Esse non sono allo stesso livello. Esse non sono metà corrispondenti della stessa cosa, ma insieme formano un’unità. La riprovazione dovrebbe sempre essere presentata come subordinata all’elezione, come qualcosa che serve l’elezione secondo il consiglio di Dio. Da ciò ne segue che la riprovazione non dovrebbe essere predicata prendendo in essa un certo diletto. Chi non fa altro che predicare la riprovazione mostra non solo di essere aspro e crudele, ma anche che non ha compreso l’opera del Signore Dio. L’amore di Dio rimane il pensiero centrale. Egli ha scelto nel Suo eterno amore, e, a motivo di questo amore, ha anche riprovato. Dunque tutta l’opera di Dio diviene una bellissima unità organica. In questo modo Egli è e rimane Dio, e Lui soltanto. Dunque, alla conclusione di tutto questo, esclamiamo in adorazione con l’apostolo: "Oh! La profondità delle ricchezze sia della sapienza che della conoscenza di Dio, perché da lui, e per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose! A lui sia la gloria per sempre!"

Dio a breve farà nuove tutte le cose. Allora Egli rivelerà pienamente il Suo eterno e glorioso Regno a tutti i Suoi figli. Allora il regno di Cristo, inclusa la Sua chiesa eletta, saranno inseparabilmente uniti a Dio. E sarà manifesto che questa divina e bellissima opera è così meravigliosa e così gloriosa che non soltanto ne valeva due volte la pena che si verificasse tutta la sofferenza del tempo presente, ma anche che è abbastanza preziosa e costosa che Dio ha dato persone come un prezzo per essa. La gloria del Signore, attraverso Gesù Cristo, splenderà con celeste radianza sopra tutte le opere delle Sue mani, per sempre!

Da: The Place of Reprobation in the Preaching of the Gospel

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