Herman Hoeksema
(Capitolo 66 di: Herman Hoeksema, Righteous by Faith Alone: A Devotional Commentary on Romans [Giusti per Sola Fede, un Commentario Devozionale a Romani], ed. da David J. Engelsma, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 2002)
Che se tu confesserai con la tua bocca il Signore Gesù, e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato.
Il testo fornisce i contenuti della Parola della fede di cui l’apostolo aveva parlato nei versi immediatamente precedenti. La Parola della fede è la Parola a cui la giustizia della fede si appella e sulla base della quale è stabilita. La giustizia che è dalla legge era stata descritta da Mosè quando ha detto che l’uomo che compie quelle cose vivrà per esse. Ma la giustizia che è dalla fede parla al credente e dice: "Non dire nel tuo cuore che è una possibilità molto remota, o perfino un’impossibilità, ottenere la giustizia e la vita. Non dire nel tuo cuore: ‘chi ascenderà al cielo?’ o ‘chi discenderà nell’abisso?’ Perché questo sarebbe virtualmente negare che Cristo è morto, è risorto ed è asceso alla gloria. Ma dici questo: ‘la Parola è vicino a te, nella tua bocca, e nel tuo cuore.’ Questa Parola di fede che è nel tuo cuore è la realizzazione della tua giustizia."
Nel testo abbiamo i contenuti di questa Parola. I contenuti della Parola di fede sono questi: "se tu confesserai con la tua bocca il Signore Gesù, e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato."
L’oggetto della fede del credente, che è descritto nel testo come una via di salvezza, è un fatto. Il testo non dice che chi crede in Cristo sarà salvato, ma il testo menziona un fatto: qualcosa ha avuto luogo. La nostra fede Cristiana è credere in un fatto storico. Questo fatto storico è presentato come un atto di Dio. Su cosa Dio ha fatto, su quell’atto di Dio, la fede del credente si appoggia. E’ questo atto di Dio che crede. Col credere questo atto di Dio egli è salvato. Questo fatto, che è l’oggetto della fede del credente, è la risurrezione di Cristo. "se crederai nel tuo cuore che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, sarai salvato." Colui che crede questo fatto, l’apostolo dice, sarà salvato. Questa è la Parola della fede.
Se chiedete cosa ciò implichi e cosa significhi credere nel cuore che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, dobbiamo ricordare che l’apostolo sta parlando del Signore che noi confessiamo. "Se tu confesserai con la tua bocca il Signore Gesù," dice l’apostolo. La confessione che Gesù è Signore implica che appartenete a Lui. Noi possiamo quindi dire che chi crede nel suo cuore che Dio ha risuscitato Gesù dai morti confessa che Egli è Signore.
L’enfasi ricade sulla risurrezione del Signore. Questo è anche il cuore della predicazione degli apostoli. Essi predicavano la risurrezione di Cristo. Questo è il centro della loro predicazione perfino più della croce. Se studiate gli Atti degli Apostoli scoprirete che il cuore della predicazione degli apostoli era la risurrezione. Ma la risurrezione non si trova da sola, come un fatto isolato, così che se credete in essa possiate poi non credere anche in ogni altra cosa che riguarda Cristo. Per credere la risurrezione dovete credere nella venuta di Cristo nella carne. Credere nella risurrezione presuppone che voi crediate nella Sua morte. Presuppone che crediate nella Sua morte come una morte di espiazione. Se non si crede nella morte espiatrice di Cristo non si può credere nella risurrezione. Se non si crede nella risurrezione non si può credere che Cristo è glorificato. Ma la risurrezione è menzionata come l’oggetto della nostra fede, in quanto è l’atto centrale di Dio.
La risurrezione fu un atto di Dio. Il testo non dice: "Se credi che Cristo è risorto." Enfaticamente l’apostolo dice: "Chi crede che Dio ha risuscitato Gesù dai morti." Esso fu un atto di Dio. Dio fece qualcosa. E la nostra fede si aggrappa in ultima analisi a quell’atto di Dio. La fede che salva si aggrappa a Dio, alla Sua opera. Quell’atto di Dio per il quale Egli ha risuscitato Gesù dai morti fu l’atto col quale Egli ci dichiarò giusti. Esso fu un atto di giudizio. Cristo e la Sua chiesa stavano davanti a Dio nella croce e nella risurrezione. Stando davanti a Dio, Cristo e la Sua chiesa furono giustificati. In questo senso, la risurrezione significa che il giudizio è passato. Quindi l’apostolo menziona la risurrezione. "Non dire nel tuo cuore: ‘chi ascenderà al cielo?’ o: ‘chi discenderà nell’abisso?’" Ciò è realizzato. La Parola della fede nel tuo cuore è la Parola della giustizia. Essa è la giustizia che Dio ha preparato per voi quando Egli ha risuscitato Gesù dai morti. "Se credi che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, sarai salvato."
La fede che crede la risurrezione è la fede del cuore. Vi è qualcosa come una fede meramente intellettuale. Vi è qualcosa come una fede cerebrale. Potrebbe accadere che comprendiamo l’apostolo come star dicendo che se abbiamo meramente fede intellettuale, il mero assenso che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, saremo salvati. Vi è qualcosa del genere. Un uomo può credere intellettualmente che Dio ha creato il mondo. Questo assenso intellettuale è possibile. E’ possibile che un uomo creda intellettualmente come crede che Lincoln è stato assassinato. E’ similmente possibile assentire intellettualmente al fatto che Cristo è stato risuscitato. Ma questa fede intellettuale differisce dalla fede salvifica per tre aspetti.
In primo luogo, l’oggetto della fede intellettuale non è "mio Signore." La fede intellettuale non dice: "Dio ha risuscitato il mio Signore dai morti." Non contiene un elemento personale. La Parola dell’apostolo contiene un elemento personale.
In secondo luogo, il mero assenso alla verità non contiene l’elemento della fiducia. Colui che semplicemente assente al fatto della risurrezione non si affida al Signore risorto. Se si crede veramente ci si affida, appoggia su ciò che si crede. Se in un senso salvifico si crede che Dio ha risuscitato Cristo dai morti, ci si affida a quell’atto di Dio come propria giustizia. Voi dite: "Io non mi affido a nient’altro. Io mi affido soltanto al fatto che quando Dio ha risuscitato Cristo dai morti Egli mi ha giustificato."
In terzo luogo, la fede intellettuale differisce dalla fede salvifica per questo aspetto: la fede intellettuale non ha effetto sulla vita di un uomo. In altre parole, colui che ha mera assenso intellettuale alla verità non confessa il Signore Gesù.
Per guardarci dalla fede meramente intellettuale, dobbiamo notare che il testo parla di fede nel cuore. Il cuore dell’uomo è la pompa vitale spirituale ed etica. Proprio come in un senso fisico il cuore è una pompa vitale, che pompa il sangue attraverso il corpo, così in un senso spirituale il cuore è il centro della vita da un punto di vista spirituale ed etico. Da esso sgorgano le sorgenti della vita in una certa direzione. Se il vostro cuore è mondano, il vostro modo di pensare è mondano, la vostra volontà e mondana, e i vostri desideri saranno mondani. Se il vostro cuore è mondano, tutta la vostra vita sarà mondana. L’intera vostra vita è come è il vostro cuore. Se la Parola è vicina, se Dio porta la Parola della fede nel cuore, quel cuore crede. Vi sono in questa fede gli elementi di una certa conoscenza e di un confidare di cuore. Il nostro cuore crede, il nostro intero essere crede. Col cuore siamo certi e confidiamo che Dio ha risuscitato Gesù. Allora Egli è il nostro Signore. Allora Dio ci giustifica. Uno crede nel suo cuore, e dirà: "Non dire nel tuo cuore: ‘chi ascenderà in cielo?’ o: ‘chi discenderà nell’abisso?’ La Parola è vicina a te. Chi crede sarà salvato."
Vi è qualcos’altro che caratterizza la via della salvezza. Si confessa con la bocca il Signore Gesù. Fede e confessione non sono due cose. Confessare con la bocca il Signore Gesù e credere che Dio Lo ha risuscitato dai morti non sono due elementi separati della via della salvezza. Essi vanno insieme. Essi sono inseparabili. Ciò che confessiamo, l’apostolo lo designa come il Signore Gesù. Con questo si intende che chi confessa che Gesù è Signore sarà salvato.
Che Gesù è Signore deve essere inteso nel senso più ampio della parola. Che Gesù è Signore significa che Egli ha potere ed autorità su tutte le cose. Egli è Signore senza alcuna limitazione. Quando Dio risuscitò Gesù dai morti, Egli diede a Lui potere ed autorità su tutte le cose, in modo che è il Signore sopra il cielo e la terra. Gesù, il Salvatore, è Signore. Egli ha potere sugli angeli, principati, diavoli, uomini, e tutte le potenze di questo mondo. Egli ha potere sulla vita e sulla morte.
In un senso più specifico, il fatto che Gesù è Signore implica che tra Lui e noi esiste una signoria di amore. La chiesa appartiene a Lui perché Egli l’ha acquistata. Egli domina su di essa per la potenza della grazia. Per grazia la rende pronta a fare la Sua volontà, e la chiesa si diletta nel fare la Sua volontà.
Confinando ciò all’aspetto della fede salvifica, la confessione che Gesù è Signore implica che Gesù è divenuto il mio Signore. Io Lo riconosco come mio Signore. Io dico che sono non mio, ma che appartengo al mio fedele Salvatore. Io riconosco che Egli ha il diritto di signoreggiare su di me e di eseguire la Sua volontà su di me. Io mi diletto nel fare la Sua volontà. Da parte Sua, Egli è responsabile per me. Egli mi salverà appieno.
Se la Parola è vicino a voi, l’apostolo dice, confesserete questo. Confesserete questo con la bocca. Ciò è semplice, voi dite. Come confesseremo se non con la bocca? Ma notate che l’apostolo enfatizzate che questa confessione con la bocca è l’espressione di ciò che vive nel cuore. Voi dite: "Non è necessario dire ovunque che Gesù è Signore, o si?" L’apostolo dice: "Se confesserai con la bocca il Signore Gesù." Non dovete dire sempre questo esattamente in questa forma, ma dovete confessare questa verità. L’implicazione è che se non la confessiamo, non dobbiamo immaginare che l’ultima parte del testo si applichi a noi. Chi non la confessa la nega. Vi sono soltanto due alternative: o confessiamo che Gesù è Signore, o neghiamo che Lui è il Signore.
L’apostolo non intende dire, ovviamente una mera "confessione vocale." Vi è una confessione da fare con la bocca, ma appena sopraggiunge qualche problema essa scompare. Appena ci costa la nostra posizione, il nostro lavoro, il nostro nome, il nostro onore, la nostra prosperità, una tale confessione con la bocca svanisce. Chiaramente, l’apostolo non fa riferimento a questo, perché egli mette questa confessione in connessione alla seconda parte del testo, e cioè: "chi crede che Dio ha risuscitato Gesù dai morti." Confessare che Gesù è Signore viene dalla fede nel cuore.
Confessare che Gesù è Signore è insistere che Cristo sarà Signore sopra noi nell’intera nostra vita. Nell’intera nostra vita Lo riconosciamo come Signore. Quando preghiamo, diciamo che Gesù è Signore. Confessiamo questo quando ci troviamo nel mezzo della chiesa e facciamo confessione di fede. Quando facciamo confessione di fede in realtà diciamo: "Gesù è Signore." Diciamo che Gesù è Signore nella nostra vita casalinga. Ma anche nella nostra vita pubblica confessiamo Gesù come nostro Signore. Lo diciamo durante il lavoro, negli affari, nella nostra professione, nelle nostre associazioni, in ogni relazione in cui ci troviamo. Ciò è molto serio. Ciò implica che non firmiamo mai un contratto, un accordo, che non contenga al suo interno che Gesù è Signore. A volte ci uniamo ad un’organizzazione e menzioniamo che essa è neutrale e così unirci ad essa non è sbagliato. Non è questo il problema. Voi dovete dire in quell’organizzazione che Gesù è Signore. Il Cristiano non deve andare in luoghi dove sarebbe da pazzi dire che Gesù è Signore. La gente a volte chiede: "Posso fare questo, o posso andare lì?" Potete andare dovunque potete confessare che Gesù è Signore. Ma dovete insistere che Gesù è Signore lì. Se vi è un luogo dove non potete dirlo, dove sarebbe da pazzi dirlo, voi non appartenete a quel luogo. Dovete insistere che Gesù è Signore ovunque.
Il significato non è che non fallirete mai nel farlo. Il testo vuol dire che se non confessate, ma coscientemente e volontariamente negate che Gesù è Signore, siete sulla strada per l’inferno. "Se confesserai con la tua bocca il Signore Gesù, … sarai salvato" implica questo: "Se non confesserai il Signore Gesù, sarai dannato." Ovviamente implica questo!
Alla luce del testo, la realtà della salvezza è chiara. Non vi è niente di sentimentale a riguardo. Non consiste nell’arrendersi all’appello: "Ti prego accetta Gesù." No. Ma se Dio porta la Parola della fede nel nostro cuore, noi crediamo. E se Dio porta la Parola della fede nella nostra bocca, noi dobbiamo parlare. Quindi, il testo è realmente il criterio per il Cristiano. Se vogliamo conoscere se saremo salvati, dobbiamo essere in grado di dire: "Sì, io credo che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, ed io confesso che Gesù è Signore." Allora possiamo dire: "Anche se la mia coscienza testimonia contro di me, io sarò salvato." Colui che crede che Dio ha risuscitato Gesù, e confessa che Egli è Signore, è salvato. Egli è giustificato. Egli è stato rigenerato, e in quella rigenerazione egli ha ricevuto tutte le benedizioni della salvezza in principio.
Ma l’apostolo non sta guardando alla salvezza da questo punto di vista. La domanda a cui dà risposta è questa: chi erediterà la vita eterna? La giustizia della legge dice: "L’uomo che compie quelle cose vivrà per esse." Ma la giustizia che è da fede dice: "Se confesserai con la tua bocca il Signore Gesù, e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato." In altre parole, l’apostolo sta guardando alla salvezza futura. Egli sta guardando alla salvezza nel giorno del giusto giudizio di Dio. Egli sta guardando alla nostra salvezza quando saremo portati con potenza dalla morte alla vita, e quando saremo glorificati con Cristo. Noi saremo salvati. Ciò è assolutamente certo. Se crediamo che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, e se confessiamo il Signore Gesù, saremo salvati.
Perché? Perché crediamo e confessiamo? No affatto! Non è che la fede diviene un’altra opera e la confessione un’altra giustizia. Non vi è opera nella fede. Non vi è giustizia nel confessare. Ma noi diveniamo giusti in Cristo. E non possiamo avere alcun altro accesso a Cristo che per la fede con la quale ci aggrappiamo a Lui per la giustizia.