Rev. Angus Stewart
La promessa di Cristo "Io edificherò la mia chiesa" (Matteo 16:18)
significa che la vera chiesa sarà sempre presente sulla terra. Perfino
ai tempi di Elia vi erano ancora 7000 nel Regno del Nord che non avevano
piegato il ginocchio a Baal (I Re 19:18). Essi sono sempre un residuo,
ed a volte "un residuo molto piccolo" (Isaia 1:9), ma il Signore ha
sempre il Suo popolo nel mondo. Non vi è ragione di essere abbattuti.
Non riporre la tua speranza nel mondo o nella falsa chiesa! Non
disperare mentre essi degenerano sempre di più. Non perderti d’animo se
le vere chiese divengono sempre più piccole e difficili da trovare. La
Parola di Cristo è sicura: Egli edificherà la Sua chiesa. Forse gli
eletti sono stati già radunati nella tua area, ma vi è sempre una vera
chiesa da qualche parte.
Ciò spiega il motivo per cui i Cristiani isolati e coloro che si trovano
in chiese che stanno apostatando sono spesso scoraggiati. A loro risulta
difficile vedere la chiesa
(come Elia), e così essi dubitano della promessa di Cristo. Inoltre, ad
essi mancano i mezzi di grazia (predicazione e sacramenti) amministrati
appropriatamente, e così non godono, come dovrebbero, della comunione
dei santi con Cristo e l’uno con l’altro. In queste tristi circostanze,
i credenti dovrebbero trasferirsi in una chiesa fedele che il Figlio di
Dio sta edificando, per il loro proprio bene e quello della loro
famiglia, figli ed altri santi, perché Cristo edifica la Sua chiesa
attraverso credenti e la loro discendenza in vere chiese istituite.
Qui vi è anche la base per la speranza nella nostra opera missionaria e
nell’evangelismo. Molti non vogliono riconoscere la loro malvagità e
così non vedono il bisogno che hanno di ravvedersi e di credere in
Cristo crocifisso. Ciò può essere scoraggiante. Ma anche se la gran
parte di coloro che sono chiamati mediante la predicazione del vangelo
rigettano la verità, Gesù ci incoraggia che sempre "pochi sono gli
eletti" (Matteo 22:14). Questi sono gli eletti che Egli rende membri
viventi della Sua chiesa.
Qualcosa come 2000 anni sono passati da quando Cristo ha iniziato ad
edificare la Sua chiesa neotestamentaria. Egli continuerà questa grande
opera fino a che l’ultimo appartenente al Suo popolo sarà portato a
ravvedimento (cf. II Pietro 3:9) ed allora Egli ritornerà in gloria
sulle nuvole del cielo. La nostra chiamata è credere, predicare e
ritenere ferma la promessa di Cristo (Matteo 16:18), specialmente in
tempi di dubbio, disperazione e arresto. Fedele è Colui che ha fatto le
promesse!
Matteo 16:19 afferma i mezzi ufficiali che Cristo usa nell’edificare la
Sua chiesa: "le chiavi del regno dei cieli" (cf.
Catechismo di Heidelberg, Giorno del Signore 31). Queste due chiavi
sono la predicazione del vangelo (Giovanni 20:21-23) e la disciplina
ecclesiastica (Matteo 18:15-18). Cristo maneggia queste chiavi
attraverso Pietro (16:19) e tutti gli apostoli (Giovanni 20:21-23;
Matteo 18:15-18) in primo luogo, ed oggi Egli usa dei pastori che
predicano la Parola ed anziani che amministrano la disciplina
ecclesiastica.
Allora qual è l’idea di base delle chiavi del regno? Immaginatevi la
chiesa come una città ben fortificata governata da un re. Attraverso la
fedele predicazione del vangelo, Cristo assicura i veri cittadini del
regno che essi appartengono all’interno delle sue mura. Essi vedono ed
odono, come se fosse, le porte del regno chiuse e loro stessi al sicuro
al loro interno. Mentre i non credenti, che non sono membri della
chiesa, pure odono la predicazione, le loro coscienze testimoniano loro
che essi sono malvagi, ed essi vedono le porte della città chiuse contro
di loro. La disciplina della chiesa funziona come una chiave quando un
membro confessante di chiesa cade in peccato, non si ravvede dopo aver
ricevuto frequente ammonizione fraterna, ed è infine scomunicato (cf. I
Corinzi 5). Allora egli passa attraverso le porte del regno, che sono
poi chiuse e sigillate dietro di lui in modo che ora egli è al di fuori
delle sue mura. Grazie a Dio, in alcuni casi quella stessa chiave della
disciplina ecclesiastica è anche usata per riammettere la persona
scomunicata, quando egli mostra segni di genuino ravvedimento.
L’altra immagine solita usata in Matteo 16:19 è quella di legare e
sciogliere. Positivamente, Cristo usa la predicazione e la riammissione
di persone scomunicate per sigillare sui cuori del Suo popolo penitente
e credente che tutti i loro peccati sono perdonati, o "sciolti" da loro.
Negativamente, Egli usa la predicazione e la scomunica per testimoniare
a tutte le persone impenitenti e non credenti che, fintanto che
rimangono così, tutti i loro peccati sono fermamente "legati" a loro.
L’esercizio delle chiavi del regno e questo vincolare e sciogliere sono,
ovviamente, solo ratificati e sigillati "in cielo" (19) se la
predicazione e la disciplina della chiesa sono in accordo con la santa
Parola di Dio.
Ai giorni nostri, le chiavi del regno sono frequentemente poco comprese
o sono disprezzate. Ciò è in parte dovuto all’abuso da parte delle
chiese false e apostatanti ed in parte al fallimento delle chiese di
insegnare appropriatamente la Parola di Dio. Dal contesto di Matteo 16
dobbiamo enfatizzare che queste due chiavi (19)—predicazione e
disciplina ecclesiastica—sono i mezzi ufficiali che Cristo usa per
edificare la Sua chiesa e per difenderla dalle porte dell’inferno (18)!
Una chiesa in cui queste chiavi non sono usate appropriatamente e sono
perfino usate in modo errato è spalancata a Satana, o è perfino parte
delle forze delle porte dell’inferno! Si tratta di qualcosa di molto
serio! Fai in modo, credente, di essere in una chiesa (e denominazione)
dove le chiavi sono rettamente stimate ed usate!
Gesù continua con lo spiegare la difficile, ma benedetta, chiamata dei
Suoi seguaci: abnegazione, portare la croce, e perdere la propria vita a
motivo di Cristo (24-25). Questo è il modo in cui i veri cittadini del
regno ed i membri viventi della chiesa camminano in questo mondo. E
questa è la chiamata che Gesù e la Sua vera chiesa estende a tutti
coloro che Lo confessano come "il Cristo, il Figlio del Dio vivente"
(16).
Prof. Herman Hanko
"Tutti i bambini che muoiono nell’infanzia, tutti i nati morti, tutti i
feti appena concepiti e tutti coloro che non hanno raggiunto l’età della
discrezione (che più l’intelligenza del bambino è grande e più presto
giunge), vanno in paradiso automaticamente,
come tutti i malati di mente, i bambini autistici, etc. (II
Samuele 12:23; Matteo 18:10)?" chiede un lettore.
Questa domanda ha perplesso la chiesa per secoli. Ulrich Zwingli credeva
che tutti i bambini della storia intera che muoiono nell’infanzia, che
sia da pagani o da credenti, sono salvati. Questa posizione era
rigettata da Lutero, Calvino, Knox, e dal resto dei Riformatori. I
Canoni di Dordt limitano la risposta affermativa solo per quanto
concerne i figli dei credenti: "Dal momento che dobbiamo giudicare della
volontà di Dio dalla Sua Parola, la quale testimonia che i figli dei
fedeli sono santi, non certo per natura, ma per il beneficio del patto
di grazia, nel quale essi sono compresi con i genitori, i genitori pii
non devono dubitare dell'elezione e della salvezza dei loro figli che
Dio chiama fuori da questa vita nell’infanzia." (I:17).
La
Confessione di Westminster
dichiara: "Gli infanti eletti, che muoiono nell’infanzia, sono
rigenerati, e salvati da Cristo, attraverso lo Spirito, il quale opera
quando, dove, e come vuole: così anche sono tutte le altre persone
elette le quali non hanno la possibilità di essere chiamate esternamente
per mezzo del ministero della Parola" (10:3). Come i
Canoni, la Confessione di
Westminster
parla di infanti eletti,
che muoiono nell’infanzia, ma essa fa riferimento anche a "tutte le
altre persone elette le quali non hanno la possibilità di essere
chiamate esternamente per mezzo del ministero della Parola." Chiaramente
la Confessione di Westminster
tratta coloro all’interno della chiesa visibile, perché l’intero
capitolo riguarda la chiamata efficace che giunge in connessione alla
predicazione del vangelo.
Il
Catechismo di Heidelberg non
fa riferimento diretto alla questione della salvezza degli infanti che
muoiono nell’infanzia, ma afferma che il battesimo deve essere
amministrato ai figli dei credenti perché "essi come gli adulti
appartengono al Patto di Dio e alla Sua Comunità, ed a loro, non meno
che gli adulti, viene promesso nel sangue di Cristo la redenzione dai
peccati e lo Spirito Santo, che opera la fede; così essi, mediante il
Battesimo, in quanto il segno del Patto, debbono essere incorporati
nella Chiesa Cristiana …" (R 74).
Possiamo concludere senza timore di sbagliarci che nelle linee del
patto, cioè, nel caso di figli di credenti che muoiono nell’infanzia, i
credenti non hanno motivo di dubitare della salvezza di questi bambini.
Lo stesso è vero dei figli di credenti che sono mentalmente
handicappati. Essi possono crescere e divenire adulti ed essere incapaci
di comprendere i mezzi che Dio usa per salvare il Suo popolo, ovvero, la
predicazione della Parola e l’amministrazione dei sacramenti. La potenza
della grazia di Dio non è limitata, Egli può salvare anche loro e li
salva.
Vedete, non dobbiamo mai, mai sottovalutare l’intendimento che possono
avere i bambini handicappati, non importa quanto severo possa essere
l’handicap. Il pericolo nel sottovalutare l’abilità intellettuale di
tali bambini è in realtà una mancanza di fiducia nell’opera dello
Spirito Santo Che è in grado di fare molto oltre ciò che chiediamo o
pensiamo nella salvezza degli eletti di Cristo (Efesini 3:20). Io ho
conosciuto e sono cresciuto con tali bambini, e non vi è affatto dubbio
nella mia mente che lo Spirito opera in loro potentemente e
sorprendentemente. I genitori di patto che hanno tali figli sanno
questo, ed essi insegnano loro quanto essi possono imparare.
Questi figli hanno un luogo molto speciale nelle famiglie in cui essi
sono nati ed hanno un proposito speciale nella chiesa di cui essi sono
parte. Essi sono doni di Dio. Sarebbe più che incidentalmente strano se
Dio non mostrasse un amore speciale a questi figli come Egli mostra un
amore speciale a famiglie e chiese in cui tali figli sono portati per la
grazia di Dio.
II Samuele 12:23, a cui si fa riferimento nella domanda, può ben essere
usato come prova che Davide anche credeva che i figli eletti dei
credenti che muoiono nell’infanzia sono salvati. Alcuni vogliono far
riferire il testo meramente alla tomba, ma è più probabile che Davide
confessa la sua fede nella salvezza dei figli del patto.
Matteo 18:10 è prova definita e positiva che i figli di credenti, che
siano infanti o piccoli bambini, sono figli di Dio ed oggetti del Suo
amore. Il testo, e qualsiasi altro testo nella Scrittura, non fa
distinzione tra figli che vivono o figli che muoiono nell’infanzia;
figli che hanno intelletti normali o che sono nati con difetti mentali.
Dio non ha riguardo a persona.
Alla base di tutto ciò vi è la questione se i figli di patto sono
salvati nell’infanzia o perfino precedentemente alla concezione. I
nostri credi e la Scrittura ci assicurano che è così. Geremia 1:5 è
esplicito su questo punto. Geremia fu santificato dal grembo materno.
Anche se, strano abbastanza, alcuni argomentano che la santificazione a
cui qui si fa riferimento è soltanto una separazione esterna dal mondo,
tale argomentazione è speciosa. Geremia fu santificato dal grembo in
modo che egli, come uno in cui dimorava lo Spirito, fu reso santo ed
equipaggiato per l’opera che Dio gli diede da fare.
Lo stesso è vero di Giovanni il Battista quando egli scalciò nel grembo di sua madre Elisabetta alla presenza di Cristo (Luca 1:41-44). Giovanni fu santificato per la sua opera di annunciare la venuta di Cristo, perché Egli iniziò quell’opera perfino prima della sua nascita: egli annunciò ad Elisabetta che Cristo era presente, ed annunciò a Maria che ella era già incinta di Cristo.
I genitori che prendono sul serio il patto, e che sanno che l’incorporazione nel patto è un’opera sovrana di Dio attraverso Gesù Cristo, riconoscono la salvezza dei loro figli e ricevono i loro figli come coloro per cui Cristo è morto, come figli rigenerati di Dio che sono eredi con loro del patto di grazia. Essi insegnano ai loro figli le vie di Dio, sapendo che lo Spirito renderà efficace il loro insegnamento. Essi in modo assolutamente enfatico non li considerano bambini inconvertiti ed oggetti di opera missionaria.