Rev. Angus Stewart
Gesù Cristo, l’incarnato Figlio di Dio, per chi morì sulla croce? Questa domanda fondamentale deve essere chiesta e risposta specialmente nei nostri giorni perché molti credono che il signore sparse il Suo sangue per ogni singola persona, nessuno escluso. Questa visione, detta espiazione universale, è predicata da molto pulpiti ed è largamente promossa nemmeno fosse la verità del vangelo. Ma questa posizione deve essere analizzata molto attentamente. È proprio vero che Cristo diede la Sua vita per salvare tutti senza eccezione?
Questo breve scritto presenta 19 semplici argomenti contro questo diffuso errore. Innanzitutto, mostra che credere che il Figlio di Dio morì per tutti gli uomini è del tutto assurdo e contraddittorio. Gli argomenti 1-8 sono posti nella forma "Cristo davvero morì per …?" L’argomento 9 elenca dei termini biblici antitetici, nomi dati a quelli per i quali il Salvatore sparse il Suo sangue. Secondo, l’espiazione universale è esclusa dalle considerazioni dedotte dalla Santa Trinità, dai sacrifici dell’Antico Testamento e dalla verità che la morte di Cristo efficacemente, effettivamente espia e salva (argomenti 10-13). Terzo, quattro ben noti e pertinenti capitoli biblici sono esposti per dimostrare la redenzione particolare, cioè che Gesù depose la Sua vita solo per gli eletti (argomenti 14-18), cosa che è l’insegnamento dei credi Riformati sulla base della parola di Dio (argomento 19). Il lettore è invitato a consultare e studiare i testi Scritturali che saranno citati lungo questo scritto; ciò è particolarmente importante per gli argomenti 14:18.
Come può l’Iddio Trino, possessore di infinita sapienza e intelligenza, aver mandato il Suo caro e amato Figlio per riscattare dal peccato e dall’inferno coloro che all’inferno ci sono già, che sono in un luogo di tormento dal quale i dannati non hanno via d’uscita (Luca 16:26; Marco 9:43-48; Apocalisse 14:10-11)?
Nel Suo ministero pubblico, Gesù parlò del peccato imperdonabile: "E chiunque parla contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma chi parla contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato, né in questa età né in quella futura" (Matteo 12:32). Cristo non stava parlando in astratto; alcuni dei suoi ascoltatori in quello stesso giorno avevano commesso questo peccato (22-37). Dunque, il Signore sapeva che alcune persone non potevano essere perdonate, inclusi i Farisei dinnanzi a Lui (24). Ma che senso si sarebbe nel morire del Salvatore per la redenzione e il perdono (Efesini 1:7) di coloro i quali Egli stesso già sapeva che non potevano essere perdonati?
Dio mandò la Sua Parola a solo un popolo, gli Israeliti, durante l’era dell’Antico Testamento, e "Egli non ha fatto questo con alcun'altra nazione" (Salmo 147:19-20, Atti 14:16). Inoltre, nemmeno nel Nuovo Testamento Geova ha mandato il vangelo a tutti quanti (Matteo 24:14, Atti 16:6-8). Perché allora Dio manderebbe Suo Figlio a morire per coloro che mai hanno udito il vangelo e che quindi mai potevano essere salvati (Romani 10:14, 17)?
La Bibbia insegna che Giuda era "il figlio della perdizione" (Giovanni 17:2), cioè, un uomo interamente caratterizzato da perdizione, rovina ed eterna distruzione. Davvero il Signore morì per Giuda nonostante sapesse che l’Antico Testamento aveva già profetizzato che Giuda lo avrebbe tradito (Salmo 41:9, 109:6-9) e che sarebbe andato "al suo luogo", cioè l’inferno (Atti 1:25, Giovanni 17:12)?
La Scrittura afferma che Dio odiò Esaù (Romani 9:13), ma l’espiazione del Salvatore è detta più volte essere il frutto dell’amore di Dio (Giovanni 3:16, Romani 5:8, 1 Giovanni 4:10). Ma allora come poteva Dio mandare Suo Figlio nel Suo infinito, eterno e illimitato amore (Efesini 3:18-19) a morire per Esaù che Egli stesso odiava?
Siccome il Sacrificio del Signore è motivato dal Suo amore verso coloro i quali Egli mori (Giovanni 15:13, Galati 2:20, Efesini 5:25), se Egli depose la Sua vita per tutti in assoluto, allora vuol dire che Egli ha amato ed è morto anche per la falsa chiesa, la meretrice, e per le moltitudini che compiono fornicazione con lei nel suo culto corrotto (Apocalisse 17:1-2, 15)! Efesini 5:25 insegna che il Figlio di Dio "ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei." Qui non c’è alcun accenno di un amore di Cristo o di una morte di Cristo per quella che non è la vera, eletta chiesa santificata dalla Parola purificante di Dio (26) e presentata senza macchia nell’ultimo giorno (27).
Se il Signore Gesù amò e morì per ogni singola persona (cosa che include necessariamente la falsa chiesa), allora Egli avrebbe dovuto "amare la chiesa [e la falsa chiesa], e dare sé stesso [per entrambe loro]." In tal caso ai mariti dovrebbe comandarsi, "mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa [e la falsa chiesa]" (25). Ciò implica che i mariti dovrebbero amare le loro moglie così come Cristo ama la Sua chiesa e anche una meretrice, la falsa chiesa.
Ma la Scrittura insegna che il nostro Salvatore ha una sola sposa, la chiesa di tutte le epoche (Apocalisse 21:2). Egli amò e diede Sé stesso per lei soltanto. Questa – e non la teoria che il Redentore è morto e ha amato tutti quanti – è la verità della croce e questo è il modello biblico per i mariti Cristiani i quali non devono amare e darsi alle prostitute.
Se il Signore Gesù morì per tutti gli uomini, allora ne consegue che Egli fu crocifisso per salvare l’Anticristo, "l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato dio o oggetto di adorazione (2 Tessalonicesi 2:3-4). Quest’uomo è il culmine dell’operare del "mistero dell’empietà" (7), colui che opera con "ogni inganno di malvagità" (10), la venuta del quale "avverrà per l'azione di Satana, accompagnata da ogni sorta di portenti, di segni e di prodigi bugiardi" (9). È mai possibile che il Padre diede Cristo a morire per l’Anticristo? Davvero Colui che è Dio e uomo è andato a morire sulla croce per l’uomo di Satana, "l’uomo del peccato, il figlio della perdizione" (3), colui che è interamente caratterizzato da iniquità e da eterna distruzione? Davvero l’eterno e onnisciente Dio ha mandato Suo Figlio il senza legge che Egli stesso ha ordinato per essere distrutto e che "il Signore distruggerà col soffio della sua bocca e annienterà all'apparire della sua venuta" (8)?
Anche 2 Tessalonicesi 2 parla dei seguaci dell’Anticristo. Essi rigettano la verità e sono ingannati dal figlio della perdizione; perciò, sono entrambi colpevoli (10). Ma leggiamo anche che "per questo Dio manderà loro efficacia di errore, perché credano alla menzogna, affinché siano giudicati" (11-12). Se Dio li amò e diede Suo Figlio a morire per loro e se Dio li vuole riconciliare a Sé stesso, allora perché lo stesso Dio manda loro un forte inganno affinché credano alla menzogna in modo che tutti loro siano condannati (11-12)?
Allo stesso modo, una morte di Cristo fatta per tutti in assoluto presenta l’Agnello di Dio come se offrisse Sé stesso come sacrificio per la bestia e per il falso profeta i quali ci viene detto saranno "gettati vivi nello stagno di fuoco che arde con zolfo" (Apocalisse 19:20). Inoltre, "se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco" (Apocalisse 20:15). Se il Figlio di Dio morì per loro, il Suo riscatto non fu efficace in nulla per liberarli dalla loro punizione eterna.
Se il Signore morì per tutti in assoluto, allora deve essere morto anche per Caino cosi come per Abele, per Nimrod cosi come per Noè, per Jezebel cosi come per Elia. E questo vale anche nel caso delle nazioni. Cristo allora deve aver redento non solo Israele ma anche gli Amalechiti, contro i quali Dio giuro guerra lungo le generazioni (Esodo 17:14-16); per gli Amorei, incluso Sihon al quale Geova rese il cuore ostinato affinché potesse Egli stesso distruggerlo (Deuteronomio 2:30); per i Cananei, i quali Dio indurì affinché guerreggiassero con Israele e fossero massacrati (Giosuè 11:20); e i Filistei, incluso Golia; così come gli omosessuali di Sodoma, sui quali l’Altissimo getto fuoco e zolfo (Genesi 19:24); e gli Edomiti, che Egli odiò e devastò (Malachia 1:2-5).
Il Figlio incarnato allora deve aver offerto Sé stesso come sacrificio anche per Faraone, il quale Dio suscitò al fine di mostrare la Sua potenza nell’annegarlo (Esodo 9:16, Romani 9:17), e gli Egiziani che Egli maledì presso il Mar Rosso (Esodo 14:26-28), anche se nessun preparativo fu fatto per l’applicazione del sangue d’agnello sui loro stipiti (Esodo 12).
La verità è che Gesù Cristo morì per il Suo "popolo" (Matteo 1:21, Ebrei 2:17) e per I Suoi "amici" (Giovanni 15:13-14). Il "popolo" che Egli redense è maggiormente descritto come sua "progenie" (Isaia 53:10) e non la progenie del serpente (Genesi 3:15); i Suoi "figli", "fanciulli" e "fratelli (Ebrei 2:10-14) e non "bastardi", cioè, figli illegittimi (Ebrei 12:8); le Sue "pecore" (Giovanni 10:11, 15) e non "i capri" (Matteo 25:33); la Sua "chiesa" (Atti 20:28, Efesini 5:25) e non la "sinagoga di Satana" (Apocalisse 2:9, 3:9); e i "molti" (Isaia 53:11-12; Matteo 20:28, 26:28; Marco 14:24; Ebrei 9:28) e non ogni singola persona.
L’insegnamento ortodosso della Santa Trinità guerreggia contro la nozione che Cristo morì per ogni singola persona. Il Padre scelse di salvare solo gli eletti e non i reprobi (Romani 9:6-24, Efesini 1:3-6), lo Spirito applica la redenzione solo agli eletti e non ai reprobi (Romani 8:1-27, Efesini 1:13-14), ma l’espiazione universale pretende che il Figlio morì per gli eletti e per i reprobi. Così c’è una radicale disgiunzione tra l’estensione dell’opera salvifica del Padre e dello Spirito (che operano sugli eletti ma non sui reprobi) e l’estensione dell’opera salvifica del Figlio (che si presume operi per gli eletti e per i reprobi). Dove sta allora l’unità tra le tre Persone della Divinità? Se ciò fosse vero esse non sarebbero di una sola mente e non avrebbero un solo proposito. Infatti, una Persona della Trinità (il Figlio) opera per uno scopo (la salvezza dei reprobi), uno scopo non condiviso dalle altre due Persone (il Padre e lo Spirito). Il Padre elegge il Suo popolo per essere redento, lo Spirito applica questa redenzione a questo popolo eletto, ma il Figlio sarebbe morto per redimere alcuni che il Padre non scelse di redimere e ai quali lo Spirito non applicherà la redenzione.
In questo modo l’insegnamento dell’espiazione universale è proibito dalla dottrina ortodossa della Santa Trinità ed è in contrasto alle affermazioni scritturali riguardo l’unità o l’estensione dell’opera del Padre e del Figlio (Giovanni 10:15-17; Romani 3:25-26; 2 Corinzi 5:18-19; Efesini 1:4-7); del Figlio e dello Spirito (Galati 4:4-6; Ebrei 9:14); e del Padre, del Figlio e dello Spirito (Isaia 59:20-21, Efesini 1:3-14; 2 Tessalonicesi 2:13-14; Tito 3:4-6; 1 Pietro 1:2; Apocalisse 1:4-6).
La Scrittura, specialmente la lettera agli Ebrei, dice molto chiaramente che i sacrifici dell’Antico Testamento erano tipi e ombre della morte del nostro sommo sacerdote alla croce. Se l’Agnello di Dio offrì Sé stesso per i peccati di tutti, allora uno si aspetterebbe che questo si rifletta nel sistema sacrificale. Levitico 1-7, il passaggio centrale dei sacrifici Mosaici, parla degli olocausti, delle oblazioni di cibo, delle offerte di pace, dei sacrifici per i peccati e dei sacrifici per le trasgressioni. Questi sacrifici erano sempre particolari, per Israele, la chiesa (Levitico 1:2; 4:13; 7:36, 38), e da nessuna parte leggiamo di un’espiazione universale o di un’offerta per ogni singolo individuo, né Giudeo né Gentile.
Similmente, nel Giorno del’Espiazione, il sommo sacerdote faceva espiazione per gli Israeliti, e non per i Moabiti e né per i Gebusei (Levitico 16:6, 17, 19, 21, 34). Inoltre, il sommo sacerdote portava "i nomi dei figli d'Israele" – e non i nomi dei figli di Esaù – incisi nel pettorale del giudizio, sul suo cuore, quando entrerà nel santuario," parlando della sua opera rappresentativa e di intercessione per loro (Esodo 28:29).
Anche se i sacrifici dell’Antico Testamento parlano di un’espiazione per ogni membro della nazione di Israele, ricordiamo che "non tutti quelli che sono d'Israele sono Israele" (Romani 9:6) e che un vero Giudeo non è quello circonciso nella carne ma quello circonciso nello spirito (Romani 2:28-29). Nostro Signore ha sparso il Suo sangue per il vero Israele e i tipi, le figure dell’Antico Testamento puntano alla Sua redenzione "sull’Israele di Dio," Israele di Dio che è formato da Giudei e Gentili eletti.
L’espiazione universale è contraddetta dalla presentazione biblica del sacrificio di Cristo che lo descrive come un opera che effettivamente e veramente espia e cancella i peccati. Il Figlio di Dio ci ha liberato dal regno del diavolo (Ebrei 2:14-15). Egli ha propiziato l’ira di Dio contro di noi portando la giusta indignazione di Dio contro i nostri peccati (1 Giovanni 4:10). Egli ci riconcilia (Romani 5:10), redimendoci (Galati 3:13) e riscattandoci (Matteo 20:28).
La Scrittura non insegna che Cristo ha reso possibile la redenzione con la Sua morte. In nessuna sua parte è detto. La Bibbia insegna che Gesù veramente ci ha liberato, ci ha riconciliato, ci ha redento e ci ha riscattato con la Sua croce. Egli non rese possibile a tutti gli uomini di essere liberati, riconciliati, redenti e riscattati. Sulla croce, il Messia allontanò da noi l’ira punitiva di Dio per sempre. Non è vero che i’ira di Geova è solo potenzialmente allontanata da tutti gli uomini così che tutti possano essere salvati solo se costoro scelgono Gesù con un atto del loro "libero arbitrio." Questa veduta farebbe in modo che l’entrare nel regno di Dio dipendesse dalla decisione dell’uomo e non dall’elezione di Dio!
Se il Figlio di Dio ha pagato il prezzo per tutti gli uomini ma comunque alcuni di loro periscono all’inferno, allora la Sua croce non salva tutti coloro per i quali fu fatta. In tal caso non sarebbe sostitutoria, perché se Egli ha portato la punizione dei reprobi – al loro posto! – allora perché periscono? Se alcuni per i quali Cristo è morto finiscono all’inferno, ciò vuol dire che Dio li ha puniti due volte, una volta nel Signore Gesù Cristo e l’altra in loro stessi. Come può l’infinitamente giusto Dio richiedere pagamento per i peccati due volte? Come può richiedere punizione per il peccatore all’inferno quando la soddisfazione per i suoi peccati è stata già compiuta da Gesù? Come può uno che il Salvatore ha liberato, riconciliato, redento e riscattato essere un nemico di Dio nelle tenebre eterne nel pozzo senza fondo dell’inferno? Ricorda, non c’è alcuna condanna per coloro i quali Cristo morì (Romani 8:34)!
Il Figlio di Dio è lontano dall’aver sparso il Suo sangue per tutti, tanto che la Sua morte in realtà è "il giudizio di questo mondo," perché è l’espulsione di Satana, "il principe di questo mondo" (Giovanni 12:31), giudizio che porta distruzione sul diavolo e il suo "seme" (Genesi 3:15).
Se il signore Gesù Cristo è morto per tutti in assoluto, allora perché non sono tutti veramente salvati? Romani 6 stabilisce chiaramente che coloro che sono uniti a Cristo nella Sua morte sono morti al peccato (6-7) e "viventi a Dio" (11), e saranno corporalmente resuscitati in gloria (5). Ma molti spendono i loro giorni "morti nei falli e nei peccati" (Efesini 2:1) e verranno resuscitati "in resurrezione di condanna" (Giovanni 5:29). Possiamo solo concludere che essi non erano uniti a Cristo nella Sua morte (cioè, Cristo non è morto per loro), perché se i reprobi fossero uniti al Figlio di Dio nella Sua morte (cioè, se Egli morì per loro), allora essi morirebbero al peccato e vivrebbero in Dio (Romani 14:9; 2 Corinzi 5:14-15).
La Scrittura insegna che sia la fede (Efesini 2:8-9; Filippesi 1:29) che il ravvedimento (Atti 5:31; 11:18; 2 Timoteo 2:25) sono doni della grazia di Dio. Fede e ravvedimento sono esempi di "benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo" (Efesini 1:3). Le benedizioni in Cristo vengono attraverso la croce (Romani 8:23; Galati 3:13-14). Ma "non tutti hanno la fede" (2 Tessalonicesi 3:2) né tutti si ravvedono (Apocalisse 16:11). Così la fede e il ravvedimento non furono guadagnate alla croce per ogni singolo uomo, e il Salvatore non morì per tutti senza eccezione.
Tito 2:14 spiega che il proposito del Figlio nella Sua redenzione sulla croce è la santificazione di un Suo "popolo speciale" che sarebbe stato purificato e "zelante nelle buone opere." Ma molti muoiono impenitenti e sono "immondi" (Apocalisse 22:11) a causa delle loro "opere d’empietà" (Giuda 15). Siccome il proposito dell’Iddio onnipotente è sempre stabile (Romani 9:11) e non può mai essere resistito (2 Cronache 20:6), ciò implica che non era il proposito del Signore quello di santificare e redimere i reprobi con la croce. Quindi Cristo non morì per loro.
In Giovanni 10, Gesù insegna che Lui stesso, il buon pastore, muore per le sue pecore: "Io sono il buon pastore; il buon pastore depone la sua vita per le pecore" (10); "depongo la mia vita per le pecore" (15). Proprio come ogni pastore terreno ha "le sue pecore" (3, 4), così Cristo si riferisce al suo "ovile" o "gregge" (16) chiamandolo "le mie pecore" (14, 26, 27). Successivamente, il Signore dice ad alcune persone che loro non sono le Sue pecore e che questa era la ragione per la quale costoro non credevano: "Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore, come vi ho detto" (26).
Il ragionamento è semplice: Gesù è morto per le sue pecore (11, 15), sapendo esattamente chi esse sono (14, 26, 27); Egli disse ad alcune persone che essi non erano delle sue pecore (26); di conseguenza, Egli non mori per loro. Il Signore inoltre disse che le sue pecore gli sono state date dal Padre Suo (29). Il Padre ha dato le pecore al Figlio nel suo proposito eterno di elezione così che nel tempo Egli morisse per loro e le riunisse da tutte le nazioni (16). Siccome Cristo morì per le Sue pecore (ed alcuni non sono Sue pecore), e siccome le Sue pecore sono elette, ciò significa che Cristo è morto esclusivamente per gli eletti.
Nella Sua preghiera Sacerdotale in Giovanni 17, Gesù afferma, "Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi" (9). Il "mondo" qui menzionato è il mondo dei reprobi o dei non eletti, per i quali il Figlio di Dio non prega, in contrasto agli eletti ("coloro che tu mi hai dato").
Se il signore non ha fatto la cosa minore (cioè pregare per il mondo reprobo), davvero Egli fece la cosa maggiore, cioè morire per il mondo dei reprobi? L’intercessione è uno dei due aspetti principali dell’opera sacerdotale di Cristo. Se Gesù non pregò per il mondo (un aspetto della Sua opera sacerdotale), come è possibile che egli morì per il mondo (l’altro aspetto della Sua opera sacerdotale)? In tal caso si distruggerebbe l’unità dell’ufficio sacerdotale di Cristo, e questo perché Egli così sarebbe morto per coloro per i quali Egli non intercesse e tuttora non intercede. Inoltre, il Salvatore prega sulle basi della Sua compiuta opera di Redenzione (Isaia 53:12; Romani 8:34; Ebrei 7:25-27; 9:24-26). Per questo, se Egli non prega per il mondo è perché Egli non è morto per il mondo.
In Giovanni 17, Gesù sta pregando giusto poche ore prima della croce e con una visione alla sua morte sacrificale, perché Egli dice, "Padre, l'ora è venuta" (1). Lungo tutto il capitolo 17, la preghiera di Cristo e, di conseguenza, la Sua opera redentrice sono particolari, solo per gli eletti, per coloro i quali il Padre gli ha dato (2, 6, 9, 11, 12, 24). Le preghiere di nostro Signore affinché il Padre protegga (11-16), santifichi (17-19), unisca (20-23) e glorifichi (24-26) "tutti coloro che tu gli hai dato" (2) sono preghiere potentemente esaudite, perché noi siamo garantiti della "vita eterna" (2-3).
Gesù dice, "E per loro santifico me stesso, affinché essi pure siano santificati" (19). Il santificarsi di Cristo è il Suo consacrarsi e dedicarsi a fare la volontà di Colui che lo ha mandato. Nostro Signore si è preparato come nostro volenteroso sacrificio sulla croce. Egli ci dice che questo era "per loro," per coloro i quali il Padre gli ha Dato, per gli eletti. Così la preghiera di Cristo e il Suo sacrificio non solo sono particolari – "per coloro che tu mi hai dato" – ma sono anche esclusivi (nel senso che escludono), "non prego per il mondo" (9).
Isaia 53 è il più grande capitolo dell’Antico Testamento (e forse dell’intera Bibbia) sull’argomento dell’espiazione sostitutiva del nostro Salvatore. Ai "noi," di cui i peccati sono stati "guariti" da Cristo (4-6), sono dati nomi precisi: "mio popolo" (8), "progenie" (10), e i "molti" – non ogni singolo uomo (11-12). Costoro sono "il beneplacito del Signore" che "prospererà nelle sue mani" (10). Ma Dio non ha mai fatto si che il reprobo "prospererà nelle sue mani" e Lui non si è mai compiaciuto di loro (Salmo 2:4-5; Proverbi 3:32-34). Essi non sono la Sua "progenie," il Suo "popolo," e il Suo "beneplacito," e perciò Gesù non morì per loro.
Coloro per I quali Cristo morì sono " stati guariti" per "le sue lividure" (Isaia 53:5). Non è che essi possono essere guariti se credono, ma essi veramente sono guariti. Coloro ai quali il Figlio portò i peccati sono anche giustificati: "il giusto, il mio servo, renderà giusti molti, perché si caricherà delle loro iniquità" (11). Il "popolo" (8) eletto di Dio è dichiarato perfettamente giusto perché Cristo portò la nostra punizione (11). I reprobi non sono giustificati, e quindi Egli non ha espiato per loro. Questo è per i "molti," per i quali Egli portò i peccati, coloro per i quali il Salvatore intercede (12). Si ricordi che Gesù disse, "non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi" (Giovanni 17:9). I "molti" per i quali Cristo soffrì e per i quali Egli prega sono gli eletti, e non il mondo dei reprobi.
In tal maniera, Gesù è perfettamente "soddisfatto" (Isaia 53:11). Se qualcuno per i quali Egli fu "colpito" (8) e per i quali Egli intercede (12) non dovesse essere guarito (5) e non dovesse essere giustificato (11) e non dovesse prosperare "nelle sue mani" (20) e non dovesse ricevere una parte del bottino (12), allora Cristo non sarebbe "soddisfatto" (11). Se anche una sola anima per la quale Cristo è morto dovesse perire, il proposito di Cristo non sarebbe pienamente realizzato, la Sua espiazione non sarebbe del tutto riuscita ed Egli sarebbe in soddisfatto. Dire che Gesù abbia sparso il Suo prezioso sangue per tutti gli uomini senza eccezione, da una presentazione della croce come un miserabile fallimento in relazione alla maggior parte di coloro i quali Cristo sarebbe morto, e contraddice l’insegnamento della Bibbia la quale dice che Cristo è "soddisfatto" del frutto della Sua morte (11).
Efesini 1:3 dichiara che siamo stati "benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo." Queste benedizioni vengono a noi "allorché in lui [in Cristo] ci ha eletti prima della fondazione del mondo" (4), cioè, riceviamo tutte queste benedizioni secondo la nostra eterna elezione (4) e predestinazione (5). Efesini 1 enumera alcune delle nostre benedizioni spirituali: santità (4), adozione (5), accoglienza da Dio (6), redenzione (7), il perdono dei peccati (7), la conoscenza della volontà di Dio (9), il sigillo dello Spirito Santo (13) e un’eredità spirituale (11, 14). Non solo siamo benedetti secondo la nostra elezione (4, 5) ma tutti gli eletti hanno "ogni benedizione spirituale" (3). Dall’altro lato, il fatto che i reprobi non sono benedetti con alcuna di queste benedizioni spirituali è "secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà" (11).
Una delle benedizioni spirituali che abbiamo in Cristo è "la redenzione per mezzo del suo sangue" (7). La redenzione o espiazione del Figlio è un esempio di quelle benedizioni spirituali che vengono a noi "allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo" (4). Perciò, il Signore redense, sparse il Suo sangue e morì per gli eletti e non per i reprobi. Così gli eletti sono perdonati (7), adottati (5), accettati (6), resi santi (4) e sigillati con lo Spirito (13) per la loro eredità eterna (11, 14) sulle basi della croce del nostro Salvatore. I reprobi non ricevono alcuna di queste benedizioni spirituali del sacrificio di Cristo, e questo perché Cristo non è morto per loro.
Anche Romani 8 è contrario alla dottrina dell’espiazione universale. Versi 28-30 parlano di persone che Dio ha preconosciuto, predestinato e chiamato secondo il Suo proposito, e giustificato, glorificato e conformato all’immagine di Suo Figlio. L’apostolo disegna la seguente conclusione: "Che diremo dunque circa queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" Il "dunque" (o "allora") indica che questa è un’inferenza logica basata sulle affermazioni precedenti, qui chiamate "queste cose." Il "noi" sottinteso può riferirsi solo a coloro che sono predestinati (o eletti) e chiamati secondo il proposito eterno di Dio (28-30). L’argomento di Paolo è il seguente: se Dio è "per noi" (31) nella predestinazione nella chiamata, nella giustificazione e nella glorificazione (29-10), allora "chi sarà contro di noi?" (31). In altre parole, se Dio nel Suo decreto eterno ci ha scelto per la beatitudine eterna, chiamandoci fuori dalle tenebre nella Sua meravigliosa luce, assolvendoci da tutti i nostri peccati e riconoscendoci giusti della stessa giustizia di Cristo Stesso, e se ci ha glorificato conformandoci all’immagine di Suo Figlio, allora "chi sarà contro di noi?" (31).
L’apostolo poi rinforza questo già irresistibile argomento aggiungendone un altro: "Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui?" (32). Chi sono i "noi" presenti due volte qui per i quali Dio ha mandato il Salvatore a morire? Ancora, essi sono coloro che sono predestinati e chiamati secondo l’eterno proposito di Dio (28-30). L’unica conclusione è che Cristo morì per gli eletti.
Viene obiettato che il Signore Gesù è morto anche per i non eletti, al che noi replichiamo che il passaggio non da assolutamente alcun accenno a ciò. Infatti, questo farebbe si che il passaggio insegni che Dio mandò Suo Figlio a morire per coloro i quali non sono predestinati e che non sono chiamati, giustificati, glorificati o conformati a Cristo. Inoltre, se viene sostenuto che il Salvatore sia morto per i reprobi, questo farebbe si che il passaggio insegni che i reprobi riceveranno tutte le benedizioni della Sua croce, perché il verso 32 insegna che Dio dona gratuitamente "tutte le cose" a colori per i quali Cristo è morto. "Tute le cose" include la libertà dalla legge del peccato e dalla morte (2), vita e pace (6), adozione come figli di Dio (14), la testimonianza dello Spirito (16), un’eredità eterna (17), la redenzione del corpo alla resurrezione dei giusti (23), la capacità di pregare nello Spirito (26), ecc. Per di più, "tutte le cose" includerebbero le benedizioni della giustificazione, della chiamata, glorificazione e dell’essere conformati a Cristo secondo l’eterno proposito della predestinazione (28-30)! Leggere un’espiazione universale in Romani 8:32 significherebbe dire che Dio doni gratuitamente le benedizioni della chiamata, della giustificazione e della glorificazione ai reprobi, cioè coloro i quali Egli mai chiamerà, mai giustificherà e mai glorificherà. Piuttosto, questo verso insegna che c’è una connessione assolutamente inseparabile tra coloro per i quali Cristo è morto e tutte queste benedizioni spirituali. Ora, siccome alcuni non ricevono queste benedizioni, ciò implica che il Salvatore non è morto per costoro.
I versi successivi di Romani 8 dichiarano che nessuna accusa (33) e nessuna condanna (34) può essere posta contro coloro che sono giustificati (33), colori per i quali Cristo morì (34). Ma il Dio del cielo pone giustamente molte accuse contro i reprobi empi così che costoro siano condannati! È questo giustamente perché essi non sono giustificati (33), perché Gesù non è morto per loro e non intercede per loro (34).
Basandosi sulla Parola di Dio e in linea con le argomentazioni bibliche di questo scritto, I credi delle chiese Riformate – nelle Isole Britanniche, nell’Europa continentale, in Nord America e in tutto il mondo – insegnano che il Signore morì solo per la Sua chiesa eletta. I Canoni di Dordt (1618 – 1619), redatti da un’assemblea internazionale di Protestanti Riformati, affermano chiaramente che il Figlio di Dio ha redento gli eletti "e quelli soltanto" (2:8) e che coloro che insegnano che Egli morì per tutti in assoluto parlano "in maniera sprezzante della morte di Cristo" e "richiamano dall’inferno l'errore Pelagiano" (2:R.3). Il teologo Presbiteriano americano B.B. Warfield scrive che i Canoni furono "pubblicati autoritativamente nel 1619 come conclusione del Sinodo [di Dordt] con l’aiuto di un largo corpo di assessori esteri, rappresentativi praticamente dell’intero mondo Riformato. I Canoni … perciò … [posseggono] praticamente l’autorità morale dei decreti di un Concilio Ecumenico per l’intero corpo delle Chiese Riformate" (Works, vol. 9, p. 144).
La Confessione di Fede di Westminster afferma, "Né è nessun altro redento da Cristo, efficacemente chiamato, giustificato, adottato, santificato, e salvato, se non i soli eletti." (3:6; cf. 8:1; 11:4; 13:1). Questi articoli erano inclusi nella Dichiarazione di Savoy (1658) dei Congregazionalisti e nella Confessione Battista (1689). Così i credi dei Presbiteriani, dei Congregazionalisti e dei Battisti insegnano tutti un’espiazione limitata, o anche detta redenzione particolare. Tutti coloro che recitano il Catechismo Minore di Westminster confessano che Gesù Cristo è il "Redentore solo degli eletti di Dio" (A. 21). I credi Riformati espongono semplicemente quello che è l’insegnamento Biblico su questo argomento. Perciò, crediamo e sosteniamo questa verità scritturale, diffondiamola in lungo e in largo, e onoriamo il Cristo crocifisso e vittorioso che depose la Sua vita per le Sue amate pecore (Giovanni 10:15)!