Covenant Protestant Reformed Church
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Giustificazione ed Elezione

Ron Hanko

 

Se da un lato non crediamo che i membri del popolo di Dio siano realmente e pienamente giustificati nell’eternità (prima della fondazione del mondo), dall’altro crediamo che vi è una relazione molto stretta tra l’elezione e la giustificazione. I membri del popolo di Dio sono giustificati per fede, non per elezione. Tuttavia, la loro giustificazione non può essere separata dalla loro elezione.

Primo, avendoli scelti per essere Suoi, Dio ha anche decretato di giustificarli, e di giustificare loro soltanto. Egli ha decretato che dovessero essere santi e senza colpa (Efesini 1:4), che è il decreto della loro giustificazione.

Secondo, fintanto che sono scelti in Cristo secondo l’eterno amore di Dio, Dio li ha anche visti e concepiti nell’eternità come giustificati e senza colpa. Avendoli previsti senza peccato, Dio ha anche posto il Suo amore su loro. Nel darli a Cristo nell’eternità, Dio li diede a Lui come coloro che ha eternamente visto senza peccato.

Numeri 23:21 è specialmente importante a questo riguardo. Si noti che qui è usato il tempo passato del verbo: "Egli non ha contemplato iniquità in Giacobbe." Lo stesso tempo passato è usato in Romani 9:13: "Giacobbe ho amato." Questo linguaggio è sempre stato compreso da coloro che credono nella grazia sovrana come far riferimento agli eterni decreti di Dio.

Numeri 23: 21 è la risposta ai tentativi di Balak e Balaam di maledire il popolo di Dio. Anche se Cristo non era ancora venuto, ed il sangue dell’espiazione non era stato sparso, il popolo di Dio non poteva essere maledetto a motivo di quanto Dio aveva decretato nell’eternità.

E’ in questo senso soltanto che noi siamo disposti a parlare di "giustificazione eterna," o meglio, "giustificazione dall’eternità." E’ della più grande importanza enfatizzare questo sfondo eterno alla giustificazione.

Separare la giustificazione dal decreto eterno di Dio di elezione è ridursi ad una giustificazione disponibile a tutti, se solo loro vogliono credere. Questa è una giustificazione condizionale che in qualche modo dipende dalla risposta del peccatore al vangelo. Non è la libera, graziosa giustificazione di cui parla la Scrittura.

E’ secondo il decreto di elezione, quindi, che la giustificazione è resa disponibile nella morte di Gesù per gli eletti, e per loro soltanto. Secondo lo stesso decreto di elezione, a loro e a loro soltanto è dato il dono della fede per cui quella giustificazione diviene loro.

Non vi è giustificazione o giustizia possibile per i non eletti. Nessun perdono è disponibile per loro. Ciò che non esiste, né nel decreto eterno di Dio né nella croce di Cristo, non può essere offerto senza fare violenza all’insegnamento della Scrittura concernente la veridicità ed immutabilità di Dio.

Esiste una relazione talmente stretta tra l’elezione e la giustificazione che noi conosciamo la nostra elezione per via della nostra giustificazione. Facendo esperienza, attraverso la fede, del perdono dei peccati, conosciamo anche che abbiamo questo perdono da Colui che "non ha contemplato iniquità in Giacobbe" né "perversità in Israele" (Numeri 23:21).

Lode sia al Suo nome, che sovranamente giustifica il Suo popolo!

("Justification and Election," un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 199-201)

Per altre risorse in italiano, clicca qui.