Gordon H. Clark
Questo articolo è riprodotto con il permesso dell’editore, ed è protetto da copyright. "Onniscienza" è un capitolo dal libro in lingua inglese "Predestination" di Gordon H. Clark, copyright 1969, 1978, 1987, Lois A. Zeller ed Elizabeth George; copyright 2002 John W. Robbins. Il libro può essere acquistato dalla Trinity Foundation, POB 68, Unicoi, Tennessee 37692.
Come la predestinazione non può essere compresa senza apprezzare adeguatamente l’onnipotenza di Dio, così non può essere compresa senza realizzare cosa sia l’onniscienza di Dio. La ragione è che la predestinazione è correlata ai propositi e alle intenzioni di Dio, e queste sono per definizioni limitate dalla conoscenza. Se voi o io ci proponiamo di comprare una scatola di dolciumi per un amico, dobbiamo conoscere l’amico, dobbiamo conoscere dove poterla comprare, e come potergliela portare. Di sicuro nelle cose che riguardano gli esseri umani questa conoscenza può rivelarsi non essere affatto conoscenza. Il nostro amico potrebbe essere appena stato ucciso in un incidente d’auto, o, meno tragicamente, il negozio in cui intendevamo comprare i dolciumi potrebbe essere fallito. Ma per Dio queste sorprese sono impossibili. Nel primo caso non possono esservi intenzioni senza supposta conoscenza, e nel secondo non ci può essere intenzione senza reale conoscenza. Dal momento che, come è stato appena detto, la predestinazione ha a che fare con le intenzioni, dobbiamo considerare l’estensione della conoscenza di Dio.
Nel capitolo precedente, dove lo scopo era quello di mostrare che Dio ha creato tutte le cose, il primo passo era quello di indicare che Dio aveva creato questa e quell’altra cosa, e quell’altra ancora, fino a quando abbiamo esaurito la nostra lista e abbiamo potuto concludere che Dio ha creato tutte le cose. Anche qui si potrebbero elencare tutte le cose che la Bibbia dice che Dio sa, ed infine concludere che egli conosce tutte le cose. Questa procedura ha qualche vantaggio. Io avevo un’umile e devota zia che da ragazza aveva servito come missionaria ai Mormoni per un periodo di tempo. Anni piu’ tardi ella avanzò alcune opinioni liberali al suo giovane nipote. Dio, ella disse, si predeva cura delle cose importanti nel mondo, ed era perfino attento all’opera di una giovane missionaria, ma Dio non sa ciò che faccio nella mia cucina, ella disse, perchè questo è troppo insignificante da notare da parte sua. Indubbiamente questa era umiltà, ella non pensava di se stessa piu’ di quanto dovesse. Ma la sua concezione Arminiana di Dio era lontana da quanto la Bibbia insegna. Umile ella era, ma stava umiliando Dio col supporre che egli è così limitato nel raggio d’attenzione da non poter presenziare alle cose importanti come a quelle non importanti. Se, ora, dovessimo elencare le cose che la Bibbia dice che Dio conosce, potremmo scoprire se egli sa ciò che fanno le donne quando sono nelle loro cucine.
Ma c’è un modo migliore per procedere, ed i dettagli si presenteranno al momento opportuno ugualmente. La procedura sarà quella di mostrare come la dottrina della creazione si correla alla conoscenza di Dio, e come l’onnipresenza e la provvidenza sono relazionate l’una all’altra. Con queste informazioni la natura della conoscenza di Dio potrà quindi essere discussa.
Vi è una storia riguardante un visitatore all’industria automobilistica di Henry Ford nei suoi primi giorni. Il Sig. Ford stesso faceva da guida al visitatore. Essi si fermarono un momento per guardare un caposquadra applicato a qualche interessante procedura. Il visitatore con ovvia approvazione porse al caposquadra qualche domanda, a cui egli rispose in modo soddisfacente. Quindi il visitatore chiese: Quante parti separate sono necesssarie per completare una macchina? Il caposquadra con lieve disgusto replicò che non era in grado di pensare ad un’informazione piu’ inutile di quella. Il Sig. Ford avanzò e disse quietamente: Ve ne sono 927 (o qualsiasi altri numero fosse).
Ora, se un inventore e manifatturiere umano ha una conoscenza accurata del suo prodotto, sorprende che l’artefice divino abbia una conoscenza perfino piu’ accurata di ciò che egli ha fatto? Dal momento che Dio ha creato tutte le cose, noi deduciamo che Dio ha una conoscenza perfetta di tutta la sua creazione.
Anche se come cosa in sè è plausibile, non abbiamo bisogno del Sig. Ford per avere una base per la nostra teologia. Le analogie a volte sono ingannevoli, ed abbiamo sempre bisogno della Scrittura. Vi è la Scrittura su questo punto. Nel Salmo 139:2, 15-16 Davide riconosce che Dio lo conosce perchè Dio lo ha fatto. I versi hanno anche altre implicazioni, ma qui l’attenzione è diretta all’idea che Davide fu fatto, formato, curiosamente modellato, e tutte le sue membra furono catalogate. I versi sono: " Tu conosci il mio sedermi ed il mio alzarmi, tu mi comprendi da lontano … La mia sostanza non ti era nascosta, quando fui fatto in segreto, e curiosamente modellato nelle piu’ basse parti della terra … I tuoi occhi videro la mia sostanza, anche se era imperfetta, e nel tuo libro tutte le mie membra furono scritte, che nel tempo furono formate, quando ancora nessuna d’esse era."
Prendiamo un altro verso. Salmo 104:24 dice: "O Signore, quanto varie sono le tue opere! In sapienza le hai tu fatte tutte." La costruzione delle parti dell’universo è incredibilmente intricata, molto piu’ di una Ford Modello T. La sapienza e la conoscenza esibita in queste varie opere è oltre la nostra immaginazione. La creazione è allora evidenza dell’onniscienza di Dio. La stessa idea si trova in molti altri versi. Per esempio, Proverbi 3:19 dice: "Con sapienza il Signore ha fondato la terra, con intendimento ha egli stabilito i cieli. Per la sua conoscenza le profondità sono rotte." Di nuovo, Geremia 10:12 dice: "Egli ha fatto la terra con la sua potenza, egli ha stabilito il mondo con la sua sapienza, ed ha disteso i cieli con la sua discrezione." Senza dubbio vi sono decine di tali versi. Questi dovrebbero essere abbastanza per mostrare che la dotrina della creazione presuppone la dottrina dell’onniscienza divina. Se qualche umila zia missionaria nega la seconda deve anche negare la prima, ad essere coerente.
Quindi incontriamo l’idea di onnipresenza. Vi possono essere molti versi nella Bibbia che parlano soltanto dell’onnipresenza di Dio, ma tutti gli altri la combinano con qualche altra dottrina. Quindi, invece di dare una prova separata per la prima, combineremo onnipresenza ed onniscienza in una serie di riferimenti. Le due onni vanno insieme.
Il profeta Germia dice: "Può qualcuno nascondersi in luoghi segreti che io non lo veda? Dice il Signore. Non riempio io il cielo e la terra?" (23:24). Il motivo per cui nessuno può sfuggire all’attenzione di Dio è che Dio è ovunque. Egli riempie cielo e terra. Ciò che Gli è presente Egli lo conosce. E mentre il verso menziona soltanto gli esseri umani che potrebbero volersi nascondere da Lui, l’implicazione è che Dio conosce ogni cosa perchè Egli è ovunque.
Anche se spesso diciamo che Dio è ovunque nel mondo, sarebbe forse meglio dire che il mondo ovunque è in Dio. Atti 17:24-28 fa riferimento alla creazione, all’onnipresenza, e per implicazione alla conoscenza, quando dice: "il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose in esso … non dimora in templi fatti con mani;" e poi quando aggiunge che "in lui viviamo e ci muoviamo e abbiamo il nostro essere," possiamo dedurne che "tutte le cose" del verso precedente anche hanno il loro essere in Dio. Ovviamente Dio deve conoscere qualsiasi cosa che è in tal modo presente a Lui, o alla Sua mente.
I risaputi versi del Salmo 139 usano l’idea di onnipresenza per rafforzare una lezione concernente la conoscenza di Dio. "Dove me ne andrò dal tuo spirito ... se faccio il mio letto all’inferno, tu sei lì." Non soltanto all’inferno, ma se io friggo il bacon in cucina, "anche lì la tua mano mi condurrà, e la tua mano destra mi sosterrà."
La stessa combinazione di idee si trova anche in Ebrei 4:13: "Nè vi è qualche creatura che non sia manifesta al suo cospetto; ma tutte le cose sono nude ed aperte agli occhi di colui con cui abbiamo a che fare."
Come l’onnipresenza e la creazione, così anche la provvidenza supporta l’onniscienza. Creazione e provvidenza sono combinate in Neemia 9:6, dove la penultima espressione è: "Tu le preservi tutte." Il Salmo 36:6 dice: "O Signore, tu preservi uomo e bestia." Parlando in particolare delle cose che strisciano e delle bestie piccole e grandi, il Salmo 104:27 continua: "Questi ti attendono, che tu dia loro il loro cibo nella dovuta stagione." Altri versi sulla provvidenza saranno piu’ avanti usati in modo piu’ strettamente connesso alla predestinazione, ma qui soltanto uno sarà aggiunto, Matteo 6:32, dove Gesu’ dice: "Il vostro Padre celeste conosce che avete bisogno di tutte queste cose."
Questo ultimo versi che connette la provvidenza alla conoscenza è molto appropriato nel nostro discorso. Come potrebbe Dio esercitare la Sua provvidenza su tutta la Sua creazione se non la conoscesse tutta? Siccome la provvidenza di Dio concerne i particolari della vita, Dio deve conoscere questi particolari. La parola provvidenza si riferisce al governo e controllo da parte di Dio delle condizioni nelle quali uomo e bestia e cose striscianti vivono, ma etimologicamente la parola provvidenza proviene da un termine che trasmette l’idea di vedere o conoscere.
Se il governo del mondo da parte di Dio include anche la distribuzione di redarguizioni eterne e di punizioni eterne, anche se qui non citiamo alcun verso a questo riguardo, e se il merito ed il peccato dipendono in parte dai pensieri e dalle intenzioni del cuore, cioè dalle motivazioni segrete dell’uomo, allora questo governo dipende dalla conoscenza di Dio riguardante i piu’ intimi pensieri degli uomini. L’Apostolo ci dice che "il Signore … porterà luce alle cose nascoste delle tenebre e renderà manifesti i consigli dei cuori" (I Corinzi 4:5). Tutte queste considerazioni rafforzano la dottrina dell’onniscienza.
Un esempio di ciò è la confessione di Pietro: "Signore, tu conosci ogni cosa, tu conosci che io ti amo" (Giovanni 21:17). Questo verso è particolarmente appropriato. Cristo conosce il cuore di Pietro perchè Egli conosce ogni cosa. La condizione dell’amore di Pietro non era giusto un’informazione che Gesu’ aveva in modo accidentale. Gesu’ è il Signore, Jehovah, Dio, ed egli conosceva l’amore di Pietro perchè Egli è onnisciente. Con questo verso possiamo comparare Giovanni 2:24-25: "Egli conosceva tutti gli uomini, e non aveva bisogno che qualcuno gli testimoniasse dell’uomo, perchè egli sapeva cosa era nell’uomo." Queste ultime due citazioni sono spesso usate per provare la deità di Cristo, ma si noti che esse la provano sulla base del fatto che Dio è onnisciente.
Le varie considerazioni finora esposte possono essere riassunte e rafforzate da altri versi di applicazione generale. Le Scritture insegnano che Dio è un Dio di conoscenza. Le parole di I Samuele 2:3 sono: "Il Signore è un Dio di conoscenza, e da lui sono pesate le azioni." Il Salmo 147:5 dice: "Grande è il Signore, e di grande potenza, il suo intendimento è infinito."
In caso qualche lettore pensi che ci stiamo dilungando su ciò che è ovvio, deve essere notato che alcuni ministri e teologi sono divenuti così confusi a riguardo della predestinazione che hanno negato l’onniscienza. Può essere che piu’ avanti questo stesso lettore sarà tentato di supporre che vi sono alcune cose che Dio non conosce e non può conoscere. Attribuire ignoranza a Dio ci mette in grado di sfuggire ad alcune obiezioni alla predestinazione, ma ciò ci costa la sovranità, l’onniscienza, la sapienza, e perfino la deità di Dio. Quindi il proposito di "dilungarsi su ciò che è ovvio," di accumulare materiale scritturale sulla conoscenza di Dio, è quello di prevenire ogni simile disastroso fraintendimento della predestinazione. Il lettore dovrebbe chiedersi: "Il precedente materiale, piu’ i dettagli che seguono, mostrano pienamente e completamente che Dio conosce ogni cosa?"
E’ difficile dire se le persone che hanno difficoltà con la predestinazione hanno piu’ problemi con la preconoscenza di Dio concernente i pensieri e gli intenti del cuore dell’uomo, o con la sua conoscenza di dettagli non riguardanti gli uomini. Per noi i secondi non sono così importanti come i primi, ma tuttavia almeno un paragrafo dovrebbe essere inserito da qualche parte per mostrare la preconoscenza di Dio per quanto riguarda i particolari inanimati. Uno di questi particolari è la conoscenza di Dio dell’esercito stellare del cielo. Questa conoscenza è menzionata varie volte nella Bibbia. Per esempio, Dio portò Abraamo all’aperto e disse: "Guarda ora verso il cielo, e conta le stelle, se sei in grado di numerarle" (Genesi 15:5). Ciò che Abraamo non poteva fare (perchè Geremia 33:22 dice: "L’esercito del cielo non può essere numerato" dall’uomo a nessun costo) Dio può farlo, perchè "Egli conta il numero delle stelle, egli le chiama tutte coi loro nomi" (Salmo 147:4). A questo verso si aggiunga: "Egli le chiama tutte per nome per la grandezza della sua potenza, perchè egli è forte in potenza" (Isaia 40:26).
E’ interessante notare in questa ultima frase che la conoscenza di Dio sembra dipendente dalla sua potenza. Nella prossima sottosezione sulla natura della conoscenza di Dio discuteremo questo. Al momento è sufficiente concludere questo breve sommario col dire che la Bibbia in modo chiarissimo insegna che Dio conosce tutte le cose.
Nella discussione riguardante la provvidenza, poco sopra, è stato detto che la parola etimologicamente si riferisce al fatto di vedere le cose, e piu’ specificamente a vedere cose avanti nel tempo. Giovanni 6:64 dice: "Ma vi sono alcuni di voi che non credono, perchè Gesu’ conosceva dal principio chi erano quelli che non credevano, e chi lo avrebbe tradito." L’espressione "dal principio" potrebbe significare solo dal tempo che queste persone cominciarono a seguirlo, o potrebbe significare dall’inizio della storia dell’uomo, oppure potrebbe significare dall’eternità, nello stesso senso in cui l’Apostolo dice: "Nel principio era la Parola." Siccome l’Antico Testamento profetizza che Cristo avrebbe dovuto essere tradito sembrerebbe che questa conoscenza precedeva la nascita di Giuda. Quando comparato con altri versi, questo, molto probabilmente, significa che Gesu’ sapeva questo dall’eternità. La conoscenza di Dio è eterna.
Se la conoscenza di Dio non fosse eterna, allora egli deve aver appreso qualcosa in qualche punto nel tempo. E se ha appreso qualcosa, allora deve averla ignorata in precedenza. E se ne era ignorante e la imparò, perchè non avrebbe potuto dimenticare qualcosa dopo un pò?
Tuttavia Dio non impara nè dimentica. "Colui che sostiene Israele non sonnecchierà nè dormirà" (Salmo 121:4). I Corinzi 2:11 dice: "Chi conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche le cose di Dio non le conosce nessuno se non lo Spirito di Dio." Questo verso indica ciò che non è sorprendente, e cioè che Dio conosce se stesso, e se Dio è eterno e increato, l’originale Auto-Esistente, allora la sua conoscenza di se stesso deve essere eterna.
L’espressione che fa riferimento a Dio come uno che "dichiara la fine dal principio" (Isaia 46:10), ed il verso "Conosciute sono a Dio tutte le sue opere dal principio del mondo" (Atti 15:18) indicano l’eternità della divina conoscenza. Se qualcuno dovesse insistere che le parole "dal principio del mondo" spingono la conoscenza di Dio solo fino alla data della creazione, una risposta è stata già notata nella conoscenza che Dio ha di se stesso e nella sua eterna libertà dall’ignoranza. Un’altra risposta sarà fornia all’inizio del prossimo capitolo.
Forse dovremmo includere un verso per mostrare che Dio è eterno. Se non fosse eterno allora ovviamente la sua conoscenza non sarebbe eterna. Ora, la dottrina della creazione ex nihilo presuppone l’eternità di Dio, ma un verso in particolare dice "l’alto e l’eccelso che inabita l’eternità" (Isaia 57:15), come anche Genesi 21:33: "il Dio eterno;" Salmo 90:2: "d’eternità in eternità tu sei Dio;" Salmo 102:26-27: "Essi periranno … ma tu sei lo stesso, e i tuoi anni non avranno fine," e I Timoteo 1:17: "il Re eterno."
Alla fine dell’ultima sottosezione vi era un verso che connetteva la conoscenza di Dio con la sua potenza. Egli conosce perchè è onnipotente. Infatti, vi sono vari versi che connettono la conoscenza di Dio e la sua potenza. Ci si deve aspettare questo se teniamo a mente che Dio e la sua potenza sono eterni. Quando ancora non esisteva niente, e solo Dio esisteva, Dio conosceva tutte le cose. Ovviamente questa conoscenza provenne da se stesso, risiedeva in se stesso. Egli non avrebbe potuto derivarla da qualsiasi altra cosa, perchè non vi era nient’altro. Era realmente auto-conoscenza, perchè la sua conoscenza dell’universo era la conoscenza delle sue proprie intenzioni, la sua propria mente, i suoi propri propositi e decisioni.
In linguaggio filosofico ciò significa che la conoscenza di Dio non è empirica. Egli non scopre la verità. Egli ha sempre la verità. Il punto è piuttosto importante, ed ha importanti implicazioni per la predestinazione. Diciamolo ancora per un paragrafo.
Se Dio è realmente come la Bibbia lo descrive, con eterna auto-conoscenza, per la quale egli crea e controlla ogni particolare nel mondo, ovviamente la conoscenza di Dio dipende da se stesso e non dalle cose create. La conoscenza di Dio è auto-originata, egli non impara da alcuna fonte esterna. Si noti che Proverbi 8:22 dice: "Il Signore mi possedette dal principio della sua via." E l’idea è ripetuta e rinforzata nei versi immediatamente a seguire. Ciò mostra che Dio non ha imparato qualcosa a mio riguardo osservandomi. Non dice che Dio mi conosce dal principio della mia via, ma dal principio della sua via. Così anche Isaia 40:13 dice: "Chi ha diretto lo Spirito del Signore, o essendo il suo consigliere gli ha insegnato? Con chi egli prese consiglio e chi lo ha istruito … e chi gli ha insegnato conoscenza." Quindi Dio è la fonte della sua onniscienza. Egli non impara dalle cose, la sua conoscenza dipende da se stesso soltanto ed è eterna come lui è eterno.
Vi è ora un modo piu’ efficiente di continuare la nostra ricerca sulla questione della natura della conoscenza di Dio. Un grande scrittore Puritano, Stephen Charnock, scrisse un volume tremendamente lungo sull’esistenza e gli attributi di Dio. Anche se sarà impossibile riprodurre tutto quello che ha detto sulla Conoscenza di Dio, alcune selezioni dai capitoli VIII e IX faranno procedere la discussione e allo stesso tempo ci daranno un esempio di teologia Puritana.
Charnlock dice: "Dio conosce se stesso perchè la sua conoscenza, con la sua volontà, è la causa di tutte le altre cose, … egli è la prima verità, e quindi il piu’ eccellente oggetto del suo intendimento … Come egli è tutto conoscenza così egli ha il piu’ eccellente oggetto di conoscenza in se stesso … Nessun oggetto è così intellegibile a Dio come Dio lo è a se stesso … perchè il suo intendimento è la sua essenza, se stesso" (The Existence and Attributes of God, Vol. I, p. 415, ed. 1873). Poi qualche pagina dopo: "Dio conosce ciò che ha decretato debba accadere … Dio deve conoscerle perchè egli le ha volute … egli quindi le conosce perchè sa cosa ha voluto. La conoscenza di Dio non può sorgere dalle cose stesse, perchè allora la conoscenza di Dio avrebbe una causa al di fuori di lui … Come Dio vede le cose possibili nello specchio della sua propria ?
La citazione da Charnock menziona una conoscenza di cose possibili. Questa è un’idea addizionale che merita un pò di spiegazione. Con una conoscenza meramente generale della Scritura si potrebbe supporre che Dio conosce ciò che avrebbe potuto fare ma non ha fatto. Sarebbe bizzarro dire che Dio conosce i pianeti intorno al sole, ma non conosce quali altri pianeti avrebbe potuto creare. Tuttavia non accontentiamoci di una conoscenza meramente generale della Scrittura, il residuo di una vaga memoria di precedenti letture. Romani 4:17 dice: "Dio … chiama le cose che non sono come se fossero." I Corinzi 1:28 aggiunge: "… Dio ha scelto, sì, e le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono." Quello che Dio chiama e sceglie non gli è sconosciuto. Dunque egli conosce ciò che è posibile, che lo renda reale o meno.
Dio conosce anche ciò che è impossibile. Dal momento che conosce se stesso, egli sa che non può mentire. Questa "incapacità" non è un limite alla sua onnipotenza, ma meramente significa che qualsiasi cosa Dio dichiara è ipso facto vera. Dire che Dio può mentire è fraintendere la natura di Dio come dire che un triangolo ha solo due lati è fraintendere la natura di un triangolo.
Per il proposito di studiare la predestinazione può essere non così necessario insistere sulla conoscenza di Dio di ciò che è possibile come lo è insistere sulla sua conoscenza di ciò che è o sarà attuale. La ragione è che la predestinazione ha a che fare con cosa Dio intende e si propone.
Quello che non si propone non si verifica, perchè il mondo è fatto secondo l’onniscienza divina di preconoscenza.
Continuiamo quindi a notare quanto esplicitamente ed in dettaglio la Scrittura asserisce la conoscenza da parte di Dio di ciò che è o sarà. Queste due divisioni sono entrambe trovate nella Scrittura, ed in verità sono trovate insieme in un solo verso. Quando il Signore sfida gli idoli e i loro fattori in Isaia 41:22 egli dice: "Che essi … ci mostrino ciò che accadrà, che mostrino le cose di prima … o ci dichiarino le cose a venire." La forza della sfida sta nel fatto che gli idoli non conoscono nè il passato nè il futuro, mentre Dio conosce entrambi.
Per quanto riguarda le cose passate era necessario che Dio le conoscesse per poter rivelare, ad esempio, le fasi della creazione e gli eventi in Eden a Mosè molti secoli piu’ tardi. Noi potremmo difficilmente supporre che le circostanze dell’assassinio di Abele da parte di Caino, e molto meno i sentimenti di Lamech in Genesi 4:19-24, sarebbero potuti essere tramandati oralmente a Mosè. Ma se qualcuno intrattenesse questa possibilità seriamente, Dio avrebbe dovuto comunque assicurare Mosè del fatto che la tradizione fosse accurata. Per quanto riguarda Genesi 1:1-25, se vi fosse qualche tradizione, Dio avrebbe dovuto conoscere e rivelare questi eventi passati per far iniziare la tradizione.
Conoscenza del passato si trova alla base di Ecclesiaste 3:15: "Ciò che è, è già stato prima, e ciò che sarà è già stato, e DIO investiga ciò che è passato."
Altri versi che asseriscono la conoscenza di passato, presente, futuro o tutti e tre, da parte di Dio, sono Genesi 1:18, 21, 25, 31: "Dio vide ogni cosa che aveva fatto, ed ecco era molto buona." Salmo 50:11 dice: "Io conosco tutti gli uccelli delle montagne, e le bestie selvagge del campo sono mie." Dio conosce tutte le azioni degli uomini, perchè Giobbe 31:4 dice: "Non vede egli forse le mie vie e conta tutti i miei passi?" Sarebbe stupido supporre che Dio conosceva solo i passi di Giobbe, e non quelli di Adamo, di Paolo, i vostri e i miei. Anche se fosse così, implicherebbe comunque che Dio ha preordinato tutti i passi di Giobbe, e questo ha un peso considerevole sul connettere la preordinazione con le tragedie. In addizione a Giobbe, Davide anche dovrebbe essere incluso, perchè Salmo 56:8 dice: "Tu conti il mio errare, metti le mie lacrime nella tua bottiglia, non sono esse nel tuo libro?" Qui la Scrittura asserisce che Dio conobbe e conosce ciò che fece Davide, perfino le sue lacrime sono conservate nella memoria divina. Non soltanto Giobbe e Davide sono conosciuti a Dio, ma la stupidità del non estendere la conoscenza di Dio a tutti gli uomini è vista in Proverbi 5:21: "Perchè le vie dell’uomo sono davanti agli occhi del Signore, ed egli pondera tutte le sue vie." Dio non ignora nemmeno una singola cosa che l’uomo fa. Questo verso in Proverbi è del tutto generale ed include tutte le azioni degli uomini che rispetto a noi sono ancora nel futuro.
Similmente, quando il Signore dice: "I capelli stessi del vostro capo sono tutti numerati" (Matteo 10:30), egli implica conoscenza del passato e del futuro. L’affermazione non è intesa essere limitata solo a quegli Ebrei che udirono le sue parole in quel luogo e tempo. E’ un’asserzione perfettamente generale della conoscenza di Dio di tutti i dettagli in ogni tempo ed in ogni luogo.
Lo stesso è vero di Luca 22:11. Gesu’ sapeva che "quando siete entrati in città, un uomo vi incontrerà portando una brocca d’acqua ... ed egli vi mostrerà una largo solaio immobiliato." E’ vero che nelle nostre vite quotidiane spesso diciamo: "Và al negozio e troverai Mrs. Smith al centro cosmetici," senza per questo dover reclamare onniscienza. Ma le nostre predizioni a volte falliscono. Mrs. Smith potrebbe aver avuto un incidente quel mattino e stare all’ospedale invece che al centro. Il negozio potrebbe aver tolto il reparto cosmetici. Ma la predizione di Gesu’, come tutte le altre profezie, spesso fatte con secoli di anticipo, è basata su una conoscenza di ogni dettaglio in modo che non vi è possibilità che l’uomo non trovasse una brocca quel giorno, o potesse fallire nel rempirla con acqua. Dio sapeva non soltanto che la brocca e l’acqua erano disponibili, ma sapeva anche che l’uomo avrebbe scelto di riempire la brocca e portarla al dato tempo e luogo. "Egli discerne i pensieri e gli intenti del cuore" (Ebrei 4:12). "Inferno e distruzione sono davanti a lui, molto piu’ quindi i cuori dei figli degli uomini" (Proverbi 15:11). Dio disse ad Eliseo, e quindi deve aver conosciuto, i piani segreti del Re di Siria (II Re 6:12). "Tu comprendi i miei pensieri da lontano" (Salmo 139:2).
Per menzionare ulteriori partiolari, implicati nei versi precedenti ed esplicitamente affermati in altri, diremo che Dio conosce i peccati di ogni uomo. In Giobbe 11:11 Zophar dice: "Egli conosce gli uomini vani, egli vede la malvagità anche." Se qualcuno suggerisce che non possiamo accettare le parole di Zophar come indubbiamente vere, perchè alla fine del libro Dio dichiara che i confortatori di Giobbe non hanno parlato bene, Salmo 14:2-3 dice: "Il Signore ha guardato giu’ dal cielo sui figli degli uomini per vedere se vi fosse qualcuno che comprendesse e cercasse Dio. Essi sono tutti sviati, sono tutti insieme divenuti luridi, non vi è nessuno che fa il bene, no non uno." Quando Davide dice: "Purificami dalle mie colpe segrete," egli implica che Dio le conosce, perchè altrimenti Dio non potrebbe purificarlo. Egli conosce questi peccati prima che siano commessi. In Deuteronomio 31:20-21 Dio dice: "Quando li avrò portati nel paese … che scorre con latte e miele … allora si volgeranno ad altri dei e li serviranno … e violeranno il mio patto … perchè io conosco la loro immaginazione attorno alla quale essi vagano, anche ora, prima di averli portati nel paese."
L’ultimo verso per questo capitolo è Genesi 50:20. Dopo che i fratelli di Giuseppe lo ebbero venduto in schiavitu’ e piu’ tardi lo riscoprirono come il secondo piu’ importante governatore d’Egitto, e dopo che suo padre Giacobbe morì, essi ebbero paura che Giuseppe si sarebbe vendicato di loro. Giuseppe replicò: "Quanto a voi, voi pensaste male contro di me, ma Dio lo intese al bene." Dio conosceva tutti i peccati dei fratelli di Giuseppe, e sapeva anche prima che accaddessero cosa ne sarebbe risultato da questi peccati.
Dio meramente conosceva questi peccati prima del tempo, o li predestinò e preordinò? Tutta questa insistenza sulla conoscenza di Dio, la conoscenza di Dio di tutte le cose, la conoscenza di Dio di tutti i peccati, secoli prima che sono accaduti, infatti dall’eternità, è preparazione per una comprensione appropriata della predestinazione. Come si vedrà, alcuni che pensano che sono studenti della Bibbia sono così confusi a riguardo della predestinazione e delle obiezioni a questa dottrina, che hanno fatto il passo estremo di negare che Dio sia onnisciente. Di sicuro è stato detto abbastanza per delegittimare un tale empio rifugio dalla dottrina biblica della predestinazione.
Tuttavia questo empio rifugio ha qualche coerenza. Che Dio preordini o meno gli atti peccaminosi, questo capitolo ha reso abbondantemente chiaro che egli conosce questi atti peccaminosi dall’eternità. Questa conoscenza del futuro non è la stessa della presunta conoscenza umana del futuro. Noi possiamo dire, con poca attenzione, che conosciamo che domani pioverà. In realtà non lo sappiamo. Potremmo avere una plausibile opinione sul fatto che domani pioverà, ma dal momento che le nostre plausibili opinioni varie volte sono sbagliate, non possiamo dire che conosciamo realmente cosa accadrà. Ma Dio lo sa. Egli non ha una mera plausibile opinione che può poi rivelarsi errata. Quello che sa accade sempre. Quando Caino uccise Abele, Dio sapeva che i fratelli di Giuseppe lo avrebbero venduto in schiavitu’. Questo atto quindi era inevitabile. Non poteva non accadere. Preconoscenza implica inevitabilità. Se i fratelli di Giuseppe lo avessero ucciso, come avevano in primo momento pensato di fare, allora Dio si sarebbe sbagliato. La vendita doveva aver luogo. Ciò significa che Dio preordina gli atti peccaminosi? Beh, di sicuro significa che questi atti erano certi e determinati da tutta l’eternità. Significa che i fratelli non avrebbero potuto fare diversamente. Allora chi rese certi quegli atti? I fratelli non avrebbero potuto renderli certi, perchè non erano ancora nati al tempo di Caino ed Abele. Se Dio non li ha determinati, allora deve esserci nell’universo una forza determinante indipendente da Dio. Si può sfuggire a questa conclusione solo negando che Dio conosce ogni cosa. Questa via di fuga è semplicemente una fuga da Dio e dalla Bibbia. I versi selezionati per questo capitolo sono solo pochi di quelli che avrebbero potuti essere usati per mostrare che Dio conosce ogni cosa, ma essi sono piu’ che sufficienti per affermare il punto. Nessuno può ora negare che la Bibbia insegna l’onniscienza di Dio. Ma come è stato visto nell’ultimo paragrafo, questi versi provvedono ulteriori implicazioni che con l’aiuto di altri passaggi ci condurranno a fare il prossimo passo sulla nostra strada. Esso ha a che fare col decreto eterno di Dio.
Al tempo in cui ha scritto questo articolo, era professore di filosofia alla Butler University, e fin dal 1945 capo di quel dipartimento. Si è laureato alla University of Pennsylvania e ha ottenuto il suo Ph. D. in quell’istituzione, continuando i suoi studi alla Sorbonne, a Parigi. Prima di essere installato alla Butler University, il dr. Clark ha insegnato alla University of Pennsylvania e al Wheaton College.
Le principali pubblicazioni del dr. Clark includono: A Christian Philosophy of Education, A Christian View of Men and Things, What Presbyterians Believe, Thales to Dewey, James and Dewey (Modern Thinkers Series), The Philosophy of Science and Belief in God, Peter Speaks Today, Karl Barth's Theological Method, and Religion, Reason and Revelation. Nel 1968 Ronald H. Nash ha editato The Philosophy of Gordon H. Clark, un Festschrift in suo onore. Il dr. Clark è stato l’editore della University Series (Philosophical Studies) della Craig Press.