Giovanni Calvino (1509-1564)
Se ai tempi di Paolo un abuso ordinario della Cena poteva accendere l’ira di Dio contro i Corinzi, tanto da punirli severamente, cosa dovremmo pensare dello stato di cose al giorno d’oggi? Noi vediamo, attraverso l’intera estensione del Papismo, non meramente delle profanazioni della Cena, ma perfino un’abominazione sacrilega stabilita al suo posto.
In primo luogo, essa è prostituita per vile guadagno (I Timoteo 3:8) e mercanzia.
Secondo, è mutilata poiché si è tolto di mezzo l’uso del calice.
Terzo, è mutata in un altro aspetto mediante il fatto che è divenuto abituale che uno solo partecipi alla sua propria festa separatamente, essendo eliminata ogni altra partecipazione.
Quarto, non vi è spiegazione del significato del sacramento, ma un mormorare che si accorderebbe meglio ad un incantesimo magico, o ai detestabili sacrifici dei Gentili piuttosto che all’istituzione del nostro Signore.
Quinto, vi è un numero interminabile di cerimonie, che abbondano in parte di inezie, in parte di superstizione, e di conseguenza di manifeste polluzioni.
Sesto, vi è la diabolica invenzione del sacrificio che contiene un’empia blasfemia contro la morte di Cristo.
Settimo, è adattata ad intossicare dei miseri uomini con una fiducia carnale, mentre la presentano a Dio come se fosse un’espiazione, e pensano che con questo incanto essi scacciano tutto ciò che è dannoso, e ciò senza fede e ravvedimento. No, di più, mentre confidano che sono armati contro il diavolo e la morte, e sono fortificati contro Dio con una certa difesa, essi si avventurano al peccato con molta più libertà, e divengono più ostinati.
Ottavo, un idolo è ivi adorata al posto di Cristo.
In breve, è piena di ogni specie di abominazione.
(Tratto dal Commentario a I Corinzi 11:30).