David J. Engelsma
Confrontare la Chiesa Protestante della Riforma e quella alla fine del 20° secolo non può rimanere un mero esercizio accademico. Questo argomento chiama chiunque si professa Protestante a valutare se la sua chiesa è fedele alle sue origini. Nel caso non lo sia, deve darsi da fare per la sua riforma. Se questo tentativo fallisce, a motivo dell’ostinazione della chiesa, deve unirsi ad una chiesa che è fedele ai principi del Protestantesimo, e quindi al Signore Gesú Cristo.
Come dice uno dei credi della Riforma: "è dovere di tutti i fedeli, secondo la Parola di Dio, di separarsi da coloro che non appartengono affatto alla Chiesa per raggiungere questa assemblea, in qualsiasi luogo Dio l'abbia posta." Tutti quelli che non lo fanno "contrariano l’ordinanza di Dio." Ciò include separarsi da una chiesa che "attribuisce a se stessa e alle sue ordinanze più autorità che alla Parola di Dio. Essa non vuole assoggettarsi al giogo di Cristo" (Confessione di Fede Belga, Articoli 28, 29). Per alcuni, un confronto tra la Chiesa della Riforma e quella di oggi può risultare un’esperienza dolorosa, che conduce ad un’azione radicale.
Mentre facciamo questo confronto, sarà d’aiuto tenere a mente varie cose.
Primo, in questo studio stiamo confrontando quello che potremmo chiamare il "mondo ecclesiastico Protestante" alla fine del 20° secolo con la Chiesa della Riforma del 16° secolo. Anche se questa Chiesa presto si divise in due, la Luterana e la Riformata, vi era una fondamentale unità nel primo Protestantesimo che ci permette di parlare di una "Chiesa della Riforma."
Secondo, qui presupponiamo che la Chiesa della Riforma era la Chiesa di Gesú Cristo, l’una, santa, cattolica Chiesa, per come stabilita da Dio nel mondo. Ella si dimostrò essere tale mediante la sua aderenza alla Parola di Dio. Non era impeccabile. Non era ancora pienamente maturata in Cristo. Ma ella era la vera Chiesa di Cristo, "bella come la luna, pura come il sole, tremenda come un esercito a bandiere spiegate" (Cantico dei Cantici 6:10). Ella può e dovrebbe essere lo standard col quale misurare il Protestantesimo odierno.
Terzo, un confronto come questo rischia di essere una generalizzazione sommaria. Il "Protestantesimo odierno" è un’entità enorme! Che sbalorditiva schiera di denominazioni! Che sconcertante diversità! In particolare bisogna guardarsi dall’"errore di Elia." In un’epoca idolatra, nel mezzo dell’apostata Israele, il profeta disperava della Chiesa di Dio, supponendo di essere il solo sopravvissuto del popolo che adorava Dio in spirito e verità: "Sono rimasto io solo" (I Re 19:14). Geova gli tolse questa illusione: "ho lasciato in Israele un residuo di settemila uomini…" (v. 18). La condanna del Protestantesimo moderno, per quanto veemente possa essere, deve riconoscere che Dio preserva la Sua Chiesa (Protestante) al giorno d’oggi e che, anche all’interno di denominazioni che stanno apostatando dalla Parola di Dio, vi sono ancora individui, pastori ed anziani, e perfino congregazioni, che rimangono fedeli.
Quarto, la nostra critica del Protestantesimo per come esso appare nelle chiese odierne non è un esercizio di mera contesa di parte, nè deve attribuirsi ad una mente ristretta e ad uno spirito partigiano. Noi amiamo la Chiesa di Cristo. Noi la amiamo nella sua immaturità veterotestamentaria, nella sua maturità neotestamentaria, nella sua amabilità nell’epoca immediatamente successiva agli apostoli, e cioè l’amabilità della sua fedeltà dottrinale, del martirio, e della carità; nella sua agonia durante il Medioevo, quando il Diavolo e gli uomini malvagi la sedussero per farla diventare una prostituta; nella sua purezza e bellezza della Riforma, ed in ogni sua manifestazione odierna. E’ proprio l’amore per la Chiesa, scelta e preziosa, che ci obbliga a fare un confronto che alle chiese Protestanti odierne risulterà molto giudiziale.
La condizione spirituale del Protestantesimo odierno è miserevole. In esso non si può scorgere un figlio della Chiesa della Riforma. La sua miseria si affianca, similmente alla Chiesa di Laodicea di Rivelazione 3, al fatto che suppone di essere "ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla." Il male delle chiese Protestanti odierne è che predicano e credono un altro vangelo rispetto a quello della Chiesa della Riforma. Le chiese Protestanti sono soppesate e trovate mancanti soprattutto per quanto riguarda il loro vangelo, la loro dottrina. Ciò è fatale, perchè il vangelo di una chiesa ne è l’elemento essenziale. E’ il vangelo che rende una chiesa la vera Chiesa di Gesú Cristo. Nella sua opera "Sul Ministero" Martin Lutero scrisse:
Il ministero pubblico della Parola, io sostengo, per mezzo del quale I misteri di Dio sono resi noti (è) la piú alta e la piú grande tra le funzioni della Chiesa, sulla quale l’intera potenza della Chiesa dipende, dal momento che la Chiesa non è niente senza la Parola ed ogni cosa in essa esiste in virtú della sola Parola.
In base a questo criterio il meglio che possiamo dire del Protestantesimo odierno è che esso non è niente.
La Riforma fu la restaurazione della pura predicazione del vangelo. Questo evento, che riformò la Chiesa e scosse il mondo, fu dottrinale. Il proposito dei Riformatori, come quello dello Spirito Santo, era quello di sbarazzarsi di un altro vangelo (che non è vangelo) e di ripristinare il vangelo di Dio rivelato nelle Scritture. Anche se vi erano pratiche abominevoli nella Chiesa precedente alla Riforma, non furono queste la causa della Riforma. La causa della Riforma non fu il papato, per quanto non biblica e tirannica sia questa istituzione. Lutero disse in piú di un’occasione che avrebbe vissuto col papa, se solo il papa avesse predicato il vangelo. Nè dobbiamo rintracciare la causa della Riforma all’oltraggiosa immoralità dei leader della Chiesa, a partire dagli avidi, fornicatori, umanistici, e politici papi e cardinali fino ad arrivare agli umili preti che vivevano nel concubinato. Nella sua "Risposta alla Lettera al Cardinale Sadoleto" Giovanni Calvino spiegò perchè vi fu la Riforma:
(Vi sono) molti esempi di crudeltà, avarizia, intemperanza, arroganza, insolenza, concupiscenza, ed ogni sorta di malvagità, apertamente manifestate da uomini del tuo ordine, ma nessuna di queste cose ci avrebbe condotto al tentativo che noi facemmo a motivo di una necessità molto piú forte.
Qual’era questa "necessità molto piú forte?" Calvino continua:
Questa necessità era questa: la luce della verità divina era stata spenta, la Parola di Dio era stata seppellita …
Già all’inizio, nel 1517, nelle sue 95 tesi, Lutero aveva indicato a cosa mirava la Riforma, quando scrisse nella sua tesi n°62:
Il vero tesoro della Chiesa è il santo vangelo della gloria e grazia di Dio.
E’ doveroso, quindi, notare cosa era quel "santo vangelo" in contrasto all’"altro vangelo." Il vangelo ristorato dalla Riforma è la buona notizia della salvezza per sola grazia, alla gloria di Dio solo. Questo vangelo, incapsulato nell’epistola ai Romani, proclama la miseria di ogni uomo che è un peccatore, totalmente depravato ed esposto all’ira del Dio offeso (Romani 3:9 e a seguire). La miseria dell’uomo non consiste nelle varie piaghe che affliggono costantemente l’umanità: povertà, oppressione, guerra, malattie, e morte, in qualità di calamità naturali, ma consiste nel suo peccato, specialmente la sua colpa davanti al giudizio di un Dio giusto. Il suo grande bisogno è il perdono dei suoi peccati ed una giustizia che tenga al giudizio di Dio. Questo perdono e questa giustizia sono in Gesú Cristo (Romani 10:3, 4). Essi divengono nostri attraverso la fede in Gesú. Quando crediamo in Lui Dio mette la giustizia di Gesú sul nostro conto. La nostra giustizia davanti a Dio non consiste in niente che noi abbiamo fatto, o che siamo, ma soltanto in quello che Gesú ha fatto per noi e ciò che Egli è al posto nostro. Il popolo di Cristo è giustificato per sola fede (Romani 3:20 e a seguire). Questa fede giustificante non è la base su cui Dio perdona il peccatore, non è un’opera del peccatore per guadagnare la giustizia, e non è una condizione che l’uomo deve adempiere per essere salvato. Ma essa è il mezzo col quale Dio imputa la giustizia di Cristo al peccatore colpevole, lo strumento col quale egli abbraccia Cristo, sua giustizia. Infatti, la fede stessa è il dono della grazia di Dio all’uomo che lo ha: "la fede viene dall’udire, e l’udire dalla parola di Dio" (Romani 10:17).
Questo passaggio mette in rilievo il ruolo vitale che ha la predicazione nella grande opera di Dio nel giustificare il Suo popolo. E’ per mezzo della predicazione che lo Spirito Santo opera negli uomini la fede che conosce e confida in Gesú Cristo, il Salvatore, inclusi il ravvedimento che li rende bisognosi. Inoltre, è nella predicazione che Dio presenta Gesú Cristo agli uomini come l’Oggetto della fede (Romani 1:1 e a seguire). Dunque, è attraverso la predicazione del vangelo che Dio pronuncia il verdetto divino nella coscienza del credente, per assolverlo: "… sono pronto a predicare il vangelo … perché esso è la potenza di Dio per la salvezza, di chiunque crede … perché la giustizia di Dio è rivelata in esso di fede in fede, come sta scritto: «Il giusto vivrà per fede»" (Romani 1:15-17). Non fu una delle accuse minori alla Chiesa precedente alla Riforma quella che la Riforma le rivolse quando affermò che essa non predicava. Quella Chiesa faceva molte cose, costruire cattedrali, andare in pellegrinaggi, immergersi nella politica, affascinare le persone con fasto e liturgie, ma non predicava.
Se il mezzo del perdono, che è il cuore del vangelo, è la predicazione, l’unica e sola base del perdono è la soddisfazione e l’espiazione di Gesú Cristo. Nella Sua passione, durata tutto il corso della Sua vita, ma specialmente per mezzo della Sua morte sulla croce, Gesú pagò in pieno per I peccati del Suo popolo, ed adempì tutta la giustizia. La Riforma proclamò la croce di Cristo come redenzione dal peccato efficace, sostitutiva, sanguinaria, che copre il peccato (Romani 3:24 e a seguire). Proprio come Gesú dichiarò di essere il Figlio di Dio (Romani 1:4), così la risurrezione corporale di Gesú dai morti dimostrò che la croce era stata l’efficace acquisto della giustizia per quei peccatori per I quali Gesú fu consegnato: "fu risuscitato per la nostra giustificazione" (Romani 4:25).
La sorgente e la fondazione di questa salvezza è l’elezione eterna di grazia (Romani 9-11). In Cristo Dio ha scelto a salvezza un popolo da tutte le nazioni: la Sua Chiesa. La grazia di questa elezione è illustrata in modo peculiare dal fatto che Dio non scelse tutti gli uomini, ma ne riprovò alcuni, secondo il Suo beneplacito. La salvezza è interamente ed esclusivamente per grazia.
La vita dell’uomo che crede questo vangelo sarà una vita di libertà, libertà di servire Dio ed il suo prossimo, in gratitudine (Romani 12-15).
In contrasto al vangelo vi era "l’altro vangelo" di Roma, e cioè l’insegnamento che il peccatore deve salvare se stesso per mezzo delle sue opere. La forma piú grossolana di questo insegnamento, contro il quale Lutero proclamò guerra nel 1517, nelle 95 Tesi, erano le indulgenze: vendere il perdono dei peccati in cambio di denaro. Ma l’errore che stava alla radice di questo era la dottrina ufficiale di Roma che gli uomini potevano e dovevano guadagnare la giustizia presso Dio per mezzo delle proprie buone opere. La giustizia di un uomo presso Dio consisteva in parte dell’opera di Cristo e in parte della sua propria opera. La giustificazione era per fede ed opere. Ciò che rendeva possibile ad un peccatore guadagnare o meritare la salvezza, secondo Roma, era la sua possessione di un "libero arbitrio." Anche se caduta, l’umanità non è totalmente depravata, tutti gli uomini hanno ancora l’abilità di scegliere Dio ed il bene, e di cooperare con la grazia, quando questa grazia è offerta nei Sacramenti e nella Parola. Se soltanto un peccatore esercita il suo "libero arbitrio" in modo appropriato, Dio gli conferirà grazia. In virtú della sua volontà e della grazia conferitagli, l’uomo compie buone opere. Sulla base di queste opere, e sulla base dell’opera di Cristo, Dio perdona le trasgressioni del peccatore e gli dà la salvezza che egli ha parzialmente guadagnato. Fondamentalmente, è per questo che il "libero arbitrio" era un "altro vangelo." Su di esso dipendeva l’intera salvezza. Anche l’elezione degli uomini alla salvezza nell’eternità (che la Chiesa precedente alla Riforma insegnava!) era dovuta alla previsione di Dio di chi tra gli uomini avrebbe creduto e chi no.
La vita di chi credeva questo "vangelo" era schiavitú, la schiavitú della paura di non aver fatto abbastanza per placare Dio, e di servire Dio (spesso in un modo molto esigente ed arduo) con la motivazione di uno schiavo.
Questa dottrina, questo "vangelo," la Riforma lo condannò come un "altro vangelo" nei termini di Galati 1:6-9: "Se qualcuno vi predica un evangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia maledetto." Non era meramente una presentazione sbagliata del vangelo, ma era eresia che negava Cristo, disonorava Dio, distruggeva la Chiesa, e privava di ogni conforto. Galati 5:2 dimostra che la Riforma aveva ragione in questa accusa: "Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla," cioè: "se aggiungete qualsiasi opera d’uomo a Cristo come parte della vostra giustizia e come la base della salvezza, distruggete del tutto il vangelo, e chiunque confida in quell’opera in addizione a Cristo sarà eternamente dannato."
Ora, in che tipo di rapporto si trova la Chiesa odierna con quella della Riforma per quanto riguarda il vangelo? Questa è una domanda appropriata perchè il vangelo della grazia ristorato dalla Riforma è verità immutabile, la buona notizia per ogni epoca. E’ una nozione particolarmente stupida ed arrogante quella di alcuni oggi che dicono che noi "uomini moderni" abbiamo bisogno di un nuovo vangelo. Ma ciò equivale ad insistere su, e creare un, nuovo cristo ed una nuova salvezza. Dunque è d’ordine la domanda: in che posizione si trova il Protestantesimo riguardo al vangelo proclamato dalla Chiesa della Riforma?
La Chiesa Cattolica Romana odierna è la stessa di quella dei giorni della Riforma. Riguardo all’argomento essenziale del vangelo Roma non è cambiata, nè dice di aver cambiato. I Canoni ed I Decreti del Concilio di Trento, che condannano la totale depravazione, il diniego del libero arbitrio, la giustificazione per sola fede, la dottrina della unicità nel tempo del sacrificio di Cristo, e la predestinazione, che danna quelli che insegnano e credono queste verità, e che perfino benedice la pratica delle indulgenze, rimangono intatti fino al giorno d’oggi come credo ufficiale di Roma. Il Concilio Vaticano Secondo (1962-1965) riaffermò esplicitamente ogni dottrina Romana contestata dalla Riforma. Un prete ed autore che sta dalla parte di Roma, Malachi Martin, mostra che il vano sogno Protestante che il Concilio Ecumenico Cattolico Romano, il Vaticano II, effettuò cambiamenti essenziali nella Chiesa Cattolica Romana, è una menzogna. Nel suo libro, I Gesuiti, pubblicato nel 1987, Martin scrive:
… l’intento, lo sforzo, e il messaggio del Vaticano II erano semplici. Essi costituiscono un tentativo da parte della Chiesa Cattolica Romana di presentare la sua dottrina vecchia secoli e la sua apparenza morale in un modo nuovo, che fosse stato intellegibile alle menti degli uomini e delle donne moderne. La Chiesa non cambiò dottrina. Non cambiò alcuna parte della sua struttura gerarchica costituita dai vescovi e dal Papa. Non abbandonò nessuna delle sue leggi perenni. Le affermò tutte. (p. 477)
Roma è una falsa chiesa, che proclama un altro vangelo.
Ma cosa dire del Protestantesimo, erede della Riforma?
Molto presto nella sua storia, la Chiesa Luterana si sviò dalla verità e divenne un’amara nemica della Chiesa Riformata per quanto riguarda la dottrina della salvezza per grazia sovrana, il messaggio stesso che fu al centro della Riforma e che Lutero difese molto vigorosamente nel suo De Servo Arbitrio. Subito dopo la morte di Lutero, Filippo Melantone, teologo Luterano di spicco, insegnò nella sua popolare opera di teologia, I Loci Communes, che la conversione del peccatore è realizzata per mezzo di tre fattori che cooperano, e cioè la Parola di Dio, lo Spirito Santo, ed il libero arbitrio dell’uomo. Nella sua confessione, la Formula della Concordia (1576), la Chiesa Luterana con le labbra lodò la dottrina dell’elezione, ma presto la corruppe con un’esplicita affermazione di una volontà universale di Dio di salvare I peccatori, e con un’esplicito diniego della riprovazione. Inoltre essa attaccò furiosamente la dottrina Riformata della predestinazione facendone una caricatura simile a quella che Roma ne ha sempre fatto, e calunniandola come "falsa, orrenda, e blasfema," e privante le menti pie di "ogni consolazione."
Al giorno d’oggi, gran parte del Luteranesimo prende parte all’avanzata apostasia del Protestantesimo in generale, negando dottrine cardinali come l’ispirazione infallibile della Scrittura, la creazione, e la Nascita Verginale di Gesú. Nel 1963 il Luteranesimo internazionale si riunì in Finlandia, per formulare una dichiarazione sulla verità cruciale della giustificazione. La conferenza fallì, perchè le Chiese Luterane non riuscirono a mettersi d’accordo sulla dottrina che Lutero chiamò "l’articolo sul quale una chiesa sta in piedi o cade." Il timore di Lutero che la Chiesa non sarebbe stata in grado di mantenere la confessione della verità cardine del vangelo ha visto il suo adempimento in molta della Chiesa che porta il suo nome. Alla luce di questi sviluppi non è sorprendente che le Chiese Luterane, al presente, sono impegnate nella discussione ecumenica con Roma, e che la stampa sia religiosa che secolare riporta che è stato raggiunto un accordo su tutte le dottrine principali, compresa quella dei Sacramenti, e che l’unico argomento da dover essere risolto è quello del papato.
La Chiesa Anglicana ordina un vescovo, il Vescovo di Durham, che nega pubblicamente la Nascita Verginale di Gesú Cristo, e quindi la Sua Deità, e che ridicolizza la risurrezione corporale del Signore come un "gioco di prestigio con le ossa." L’Anticristo siede in quel tempio di Dio, opponendo ed esaltando se stesso su tutto quello che è chiamato Dio, o che è adorato (II Tessalonicesi 2:4).
Per quanto riguarda le Chiese Protestanti piú importanti negli Stati Uniti, la loro apostasia dalla fede una volta tramandata ai santi è spaventosa. Esse hanno abbandonato il vangelo interamente. La miseria dell’uomo non è piú il peccato, ma la povertà e l’oppressione fisica. Il nemico non è piú il Diavolo dell’inferno, ma il capitalismo dell’Ovest, il governo del Sud Africa, e lo Chauvinismo degli uomini. La redenzione non è piú per mezzo del sangue di Gesú, ma per mezzo dell’azione sociale, inclusa l’azione violenta e rivoluzionaria che sparge il sangue di tutti gli "oppressori." Il popolo di Dio non sono piú quelli poveri in spirito, ma quelli materialmente e politicamente poveri. La salvezza non è piú pace con Dio, ma pace terrena.
Esempi miserevoli sono la Presbyterian Church in the U.S.A. e la United Church of Christ.
La Presbyterian Church, erede spirituale di John Knox, dell’Assemblea di Westminster, degli Hodges, e di Thornwell, ha ufficialmente accantonato la Confessione di Fede di Westminster e l’ha rimpiazzata con la Confessione umanistica del 1967. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
La United Church of Christ, un recente amalgama della Congregational Church (discendente dai Puritani e Pellegrini) e delle Evangelical and Reformed Churches, pubblicizza apertamente la sua defezione dalla Riforma. Nel 1966 uno dei suoi teologi principali, Douglas Horton, scrisse un booklet intitolato "The United Church of Christ" nel quale spiegava le caratteristiche della sua denominazione al mondo:
… il vincolo che unisce I nostri membri ai Cattolici Romani fa parte degli essenziali, e le differenze tra loro sono largamente accidentali.
E ancora:
Spesso nel corso della storia punti teologici che un tempo dividevano la Chiesa sono sfumati fino al niente o perfino diventati vincoli di accordo. La dottrina della giustificazione per fede fu cruciale per i Protestanti nel 16° secolo, per esempio, come anche lo fu l’autorità della Bibbia. Tuttavia, dal momento che oggi molti teologi Cattolici e Protestanti hanno la stessa opinione su queste cose, I nostri ministri credono che il giorno di domani potrebbe mostrarci che le differenze che dominano nel pensiero teologico di oggi sono in fin dei conti secondarie, e suscettibili di essere risolte.
Per quanto riguarda la Riforma:
… molte delle grandi divisioni nella Cristianità furono il risultato non di teologie opposte ma di cattive relazioni umane … per noi è ovvio … che si deve sostituire buone relazioni a quelle cattive.
Come essa stessa ammette, la United Church of Christ si è venduta il suo diritto di primogenitura ereditato dalla Riforma, facendo riferimento specifico ad entrambi I principi formale e materiale della Riforma, e cioè la autorità unica della Scrittura e la giustificazione per sola fede. Essa ora è pronta per unirsi a Roma, con la quale professa di essere essenzialmente una.
Se ci rivolgiamo alle Chiese Riformate, eredi di Giovanni Calvino, per udirvi un chiaro, forte, sicuro, e coraggioso suono di tromba, contro tutto questo iniquo allontanamento, restiamo amaramente delusi. Esse anche hanno abbassato lo standard e sono divenute traditrici. Anche di esse è vero quanto dice una versione del Salmo 74: "In mezzo ai tuoi cortili sono alzati in alto/ gli stendardi del nemico/ e mani empie con ferro e fuoco/ il tempio hanno abbattuto." Il "ferro e fuoco" sono gli studiosi di critica testuale, l’universalismo, e la sfacciata conformità al mondo. Dove dovremmo trovare un’impassibile difesa di una Bibbia inerrante ed autorevole troviamo invece l’ammissione della fallibilità della Scrittura, il diniego della storicità di Genesi 1-11, e l’insistenza che molto del Nuovo Testamento è l’errante parola dell’uomo (riguardo al terremoto nel momento della risurrezione di Gesú, al marito come capo della moglie e della famiglia, all’esclusione delle donne dagli uffici nella Chiesa, e molti altri punti) piuttosto che la Parola di Dio. Dove ci aspettiamo che il messaggio della salvezza per libera grazia, la grazia di Dio particolare e sovrana, sia fatto risuonare come richiesto dal credo di queste Chiese, I Canoni di Dordt, vi è invece uno sfrontato diniego della predestinazione, dell’espiazione limitata, e della totale depravazione, o un assordante silenzio. Dove ci aspettiamo di udire una chiamata risuonante alla santità, in obbedienza a tutti I comandamenti della Legge di Dio, udiamo invece dai figli degenerati di quel "teologo di santità", Giovanni Calvino, un’approvazione dell’omosessualità. Nell’infame "Rapporto della Commissione sulla Chiesa e la Teologia al Sinodo Generale delle Chiese Riformate in Olanda, Bentheim 1981" queste Chiese parlano di "molti sinceri Cristiani omofili." Esse asseriscono che:
Vi saranno … Cristiani omofili che … attraverso molti combattimenti e preghiera … attraverso una crescente amicizia con un amico o amica genuino, col quale sono pronti a condividere volenterosamente le gioie e le tristezze della vita. Solo quell’unione può creare un’atmosfera di confidenza e sicurezza nella quale le persone possono darsi l’una al’altra. Esse si sentiranno anche costrette a coinvolgere Dio nella loro relazione.
La Chiesa non può condannare una tale relazione. Al contrario, dobbiamo "accettarci l’uno con l’altro nel continuo processo di comprensione e riflessione." Dove speriamo di vedere separazione dall’infedeltà e dall’idolatria, in un fedele mantenimento del vincolo matrimoniale col solo Marito ed Amante della Chiesa, Gesú, vediamo invece Chiese Riformate a letto con gli apostati del Concilio Mondiale delle Chiese, oppure concupire una tale unione carnale, e, senza vergogna, fare l’occhiolino a Roma stessa. A dirla tutta, esse danno segnali di desiderare le religioni del mondo e I loro dèi, proprio come le chiese del Concilio Mondiale.
Il mondo ecclesiastico Protestante include anche coloro che si definiscono "evangelici." Essi non si sono rivolti indietro a Roma e nell’escoriare I "liberali." Come il loro nome indica, essi si vantano di proclamare il vangelo (in greco "evangel"). Nonostante questo, una larga parte del "Protestantesimo evangelico," benchè predichi sul peccato, Gesú, il sangue, ed il cielo, ha pervertito il vangelo. Il suo errore è la menzogna del "libero arbitrio." Esso sostiene che ogni uomo naturalmente possiede l’abilità spirituale di prendere una decisione per Cristo, di aprire il proprio cuore a Dio, e di accettare la salvezza offerta. Esso sostiene che l’intera salvezza, dall’elezione alla gloria finale, dipende direttamente dalla volontà dell’uomo. Il loro riverito rappresentante è Billy Graham.
Questo vangelo è un vangelo differente da quello della Riforma, ed è un altro vangelo rispetto al vangelo della grazia della Scrittura. Non è in niente migliore del vangelo di Roma. Vi sono, infatti, molti "evangelici" che proclamano la dipendenza della salvezza sull’uomo I quali avrebbero messo in imbarazzo la stessa Roma del 16° secolo, e che avrebbero fatto trasalire perfino quel vecchio venditore ambulante di salvezza, Tetzel. Roma insegna che la salvezza è dal "correre" dell’uomo, cioè dall’operare, mentre il "Protestantesimo evangelico" insegna che è dal "volere" dell’uomo. Entrambi sono egualmente opposti all’insegnamento evangelico che la salvezza è da Dio Che mostra misericordia, come Paolo dichiarò in Romani 9:16. L’apostolo menziona il "correre" qui, perchè lo Spirito Santo vedeva Roma venire, e menzionò il "volere" perchè vide I "Protestanti evangelici" al largo.
Che la dottrina del libero arbitrio sia un "altro vangelo" nel senso di Galati 1:6 e a seguire, era il giudizio di Agostino (cf. I suoi "Scritti Anti-Pelagiani" in I Padri di Nicene e Post-Nicene, Vol. V, Eerdmans, 1956). Era anche il giudizio di Lutero, che nel suo De Servo Arbitrio dichiarò che la schiavitú della volontà era il punto basilare della Riforma, e di Calvino, che nei capitoli II-V, Libro II delle Istituzioni confuta coloro che insegnano il libero arbitrio caratterizzandoli come "nemici della grazia divina," ed I loro sforzi in favore del libero arbitrio come un erigere la "loro statua del libero arbitrio," cioè come idolatria. Le Chiese Riformate condannarono ufficialmente il libero arbitrio come eresia al Sinodo di Dordt (1618-1619) nei Canoni di Dordt, ed I Presbiteriani fecero lo stesso per implicazione quando, nella Confessione di Fede di Westminster, confessarono la schiavitú della volontà essere la verità del vangelo (cap. IX). Nell’abbracciare la dottrina del libero arbitrio il "Protestantesimo evangelico" è ritornato al vomito dal quale Cristo liberò la Sua Chiesa per mezzo della Riforma.
Un’altra caratteristica del Protestantesimo odierno, correlata alle precedenti, e a motivo della quale esso sfigura a confronto con la Chiesa della Riforma, è la sua indifferenza nei confronti della verità. Vi sono ancora alcuni, forse molti, che conoscono la verità. Essi sanno ciò per cui la Riforma prese posizione. Essi sanno che le chiese Protestanti hanno abbandonato, o sono nel processo di abbandonare, la loro eredità dottrinale. Ma ciò non li perturba, e tantomeno li smuove a qualche tipo di azione. Questo è un peccato, non soltanto da parte dei leader, ma anche del popolo. Il popolo non sopporta la sana dottrina; il popolo resiste alla predicazione espositiva e dottrinale; il popolo reclama per ottenere intrattenimento durante l’adorazione di Dio invece di istruzione; il popolo tollera deviazioni dalla Scrittura e permette ai lupi di devastare il gregge di Cristo, stando a guardare mentre I loro stessi figli e nipoti, gli agnelli del gregge, vengono distrutti (cf. II Tim. 4:1 e a seguire; Atti 20:28 e a seguire). Geremia 5:30, 31 si adempie: "Nel paese si è commessa una cosa spaventevole e orribile: i profeti profetizzano falsamente, i sacerdoti governano in forza della propria autorità e il mio popolo ha piacere che sia così. Ma cosa farete quando verrà la fine?"
Vi sono varie espressioni di rilievo dell’indifferenza del Protestantesimo nei confronti della verità. Una è il movimento ecumenico, lo sforzo di unire le chiese. Mentre l’ecumenicità Biblica trova la sua unità in, e si basa sulla, unità dottrinale, la quale unità si esprime in forma di credi, le unioni del Concilio Mondiale, del COCU, e delle chiese Protestanti che si volgono verso Roma sono effettuate senza aver riguardo alle differenze dottrinali, e a spese della verità. L’indifferenza alla verità è l’olio che fa funzionare il vasto macchinario dell’ecumenicità odierna.
Un altro segno di indifferenza alla verità appare tra le file dei "Protestanti evangelici" nel loro essere disposti ad unirsi ed a cooperare con chiese e gruppi che affermano dottrine ampiamente in disaccordo con la dottrina proclamata dalla Chiesa della Riforma e con quelle sostenute dai vari gruppi presenti al loro interno stesso, per la causa dell’evangelismo. Un esempio evidente di questo fu l’iniziativa evangelistica ecumenica di alcuni anni fa conosciuta come Key ’73. Il suo obiettivo era "innalzare una volta Cristiana in Nord America sotto la quale si possano concentrare tutte le denominazioni, le congregazioni, ed I gruppi Cristiani per l’evangelismo nel 1973." Questa iniziativa metteva insieme gruppi come "Campus Crusade", completamente pro-libero arbitrio nella teologia e nella pratica, l’Esercito della Salvezza e chiese come I Battisti Americani, la Chiesa Cristiana, I Fratelli in Cristo, I Metodisti Uniti, gli Anglicani, La Chiesa del Nazareno, la Chiesa Episcopale Medotista Africana, la Chiesa Riformata in America, e la Chiesa Cattolica Romana. Qualsiasi sia stato il risultato evangelistico in Nord America, molte chiese e gruppi si unirono per rispondere alla chiamata fondamentale della Chiesa di Cristo, e cioè la predicazione del vangelo, in totale noncuranza per la sanezza e l’accordo dottrinale. Questo spirito, da lungo tempo la forza trainante nelle chiese "liberali" del Concilio Mondiale delle Chiese, ora pervade le chiese "evangeliche." Esso ignora il fatto che il principale requisito dell’evangelismo è il messaggio, la dottrina, che sarà proclamata. Esso si rifiuta di informarsi se le chiese con cui coopera si attengono alla verità del vangelo, ed è sordo all’avvertimento del profeta che due non possono camminare insieme se non si sono accordati. Esso omette di notare, almeno al presente, che se le chiese possono cooperare nel predicare il vangelo, possono anche unirsi istituzionalmente. Estremamente infauste sono le affermazioni nella letteratura ufficiale di "Congresso 88: un Festival Nazionale dell’Evangelismo" (programmato per Chicago nell’Agosto del 1988, e che si proponeva l’evangelizzazione di coloro che non frequentavano una chiesa in America, unendo la Comissione dei Direttori della Chiesa Cristiana Riformata e la Chiesa Riformata in America con chiese come la Presbyterian Church in America, gli United Methodist, I Mennoniti, le Chiese Cristiane, la Chiesa di Dio (Anderson), la Progressive National Baptist Church, e l’Esercito della Salvezza):
… migliaia di Cattolici e Protestanti … stanno quietamente combattendo per mettere fine allo scandalo della disunità Cristiana che ha fatto a pezzi l’abito senza cuciture di Cristo … Uniamoci insieme a Chicago, condividendo idee e risorse, ed aiutandoci l’uno l’altro a svolgere il Grande Mandato del Signore e a far adempiere la sua preghiera per una chiesa unificata (enfasi aggiunta).
Ancora un’altra espressione di indifferenza verso la verità è il potente movimento nel Protestantesimo odierno che esalta l’opera dello Spirito Santo ed il sentimento religioso del membro di chiesa a spese di una predicazione Biblica solida ed espositiva, e della sana dottrina e la fede nella verità. Questo movimento sta devastando il Protestantesimo odierno, ed assume varie forme, tutte perniciose.
Una di esse è la "chiesa felice," dove la salvezza è sentirsi bene, ed una benedetta congregazione è un popolo che sorride e stringe la mano al suo prossimo, dove l’ambasciatore di Cristo è un uomo che porge un gioioso "buongiorno" al gregge e mette in grado il suo uditorio di lasciare il culto con in mente pensieri superficiali e positivi.
Un’altra è l’insegnamento che disprezza la dottrina e l’ortodossia dottrinale in modo esplicito, in favore delle operazioni mistiche dello Spirito Santo, e del fare esperienza di queste operazioni. L’insegnante cinese Watchman Nee è un influente proponente di questa non biblica e pericolosa filosofia. Nel suo libro Il Rilascio dello Spirito, Nee scrive:
(Quando un fratello è stato infranto dallo Spirito) nell’ascoltare un messaggio egli userà il suo spirito per contattare lo spirito del predicatore, piuttosto che focalizzarsi sulla pronuncia delle parole o la presentazione della dottrina … Ed è inoltre vero che ogni qualvolta lo Spirito di Dio si muove su qualche fratello, questi non giudicherà mai piú gli altri meramente per la dottrina, le parole, o l’eloquenza … quando c’è il flusso del Suo Spirito noi dimenticheremo la teologia che abbiamo imparato. Tutto ciò che sappiamo è che lo Spirito è venuto. Invece di mera conoscenza noi abbiamo una ‘luce interiore’ (pp. 87-88).
Nee parla di "due modi di ricevere aiuto molto differenti davanti a noi. Primo: ‘c’è una via che appare giusta’ nella quale l’aiuto è ricevuto dall’esterno—attraverso la mente—attraverso la dottrina e la sua esposizione. Molti professeranno perfino di essere stati grandemente aiutati in questo modo. Tuttavia è un ‘aiuto’ molto diverso da quello che Dio intende realmente." "L’aiuto che Dio intende realmente," ovviamente, è "lo spirito che tocca lo spirito … fino a quando non abbiamo trovato questa via non abbiamo trovato il Cristianesimo" (p. 89). Questo è misticismo della peggior specie. Per una chiesa, o un individuo, abbracciare questo "spirito" è ricevere il bacio della morte. Incidentalmente, questa filosofia espone chiesa ed individuo ad una schiavitú cultica nei confronti del leader carismatico.
Una terza forma di espressione di indifferenza per la verità che consiste nell’enfatizzare lo Spirito Santo e minimizzare la sana dottrina, è il movimento carismatico, o neo-Pentecostale (per un’analisi piú estesa di questo movimento, dal punto di vista della Fede Riformata, il lettore è invitato a consultare online il booklet "Mettete alla Prova gli Spiriti! – una Prospettiva Riformata sul Pentecostalismo"). Il movimento carismatico è, di fondo, un attacco alla Parola di Dio, alla sufficienza ed autorità unica della Sacra Scrittura, al contenuto della Sacra Scrittura, e cioè Gesú Cristo e Lui crocifisso, e al solo modo di ricevere la salvezza della croce, e cioè credere sana dottrina, quando essa è predicata. Il neo-Pentecostalismo è un antico errore in nuove vesti: misticismo. Virtualmente, esso è in ogni dettaglio il misticismo che tentò ed oppose la Riforma appena essa ebbe inizio. La Riforma fu combattuta su due fronti, non su uno soltanto. La guerra della Riforma coi "profeti celesti" a sinistra fu feroce ed importante quanto quella combattuta col Cattolicesimo Romano a destra. Questi erano I radicali che incolpavano la Riforma di non andare oltre la mera dottrina fino alla piena esperienza dello Spirito Santo, che denigravano la dottrina e la predicazione, che si vantavano del potere di operare miracoli (potere che la Riforma liberamente riconobbe di non avere) e che si gloriava in questo inabitare dello Spirito fino al punto da provocare Lutero a meditare che questi nemici della Riforma avevano sicuramente "ingoiato lo Spirito Santo, le penne e tutto." Questo movimento distolse molti dalla Fede della Riforma. La differenza tra la Fede della Riforma e il Protestantesimo odierno è che la Chiesa della Riforma disse "no" a questo misticismo, fortemente ed incondizionatamente, mentre quasi ogni chiesa Protestante oggi sta dicendo "sì" al movimento carismatico.
A motivo della sua sublime indifferenza verso la dottrina, cioè, alla verità, il movimento carismatico è oggi una delle piú potenti forze all’opera nel mondo per l’unione di tutti I Protestanti e per l’unificazione di Protestanti e Cattolici Romani. Ciò fu illustrato dal Congresso Nordamericano sullo Spirito Santo e l’Evangelizzazione del Mondo che si tenne a New Orleans nell’estate del 1987. Qualcosa come 40 denominazioni o comunioni erano rappresentate nel Congresso, che intendevano sia far avvicinare le chiese che unirle nell’opera di evangelizzazione del mondo. Dei 35.000 partecipanti il 51% erano Cattolici Romani (cf. Christianity Today, 4 Settembre, 1987, pp. 44 e a seguire).
Il rifiuto dei membri nelle chiese Protestanti di combattere per la verità è un’altra evidenza di indifferenza per la verità. Vi sono Protestanti che non soltanto sanno qual è la verità ma che la sposano personalmente. Essi sono ben consapevoli che la loro chiesa sta corrompendo la verità o la sta abbadonando, e sono preoccupati per questo. Ma non contendono per la fede, almeno non con lo zelo che porta o alla riforma della chiesa o alla loro estromissione da essa. Sembra che queste persone possono convivere con la menzogna. Essi si scusano in questo modo: "Nonostante la sua infedeltà, questa è la mia chiesa, e la chiesa dei miei genitori e nonni prima di me. Io amo la mia chiesa. Non riesco a concepire il pensiero di causarle dei problemi, e molto meno di lasciarla."
Di certo, un amore per la Chiesa ed il desiderio che in essa siano manifestate la pace e l’unità, sono qualità buone e degne di lode, ma metterle in contrasto al contendere vigorosamente per la verità e per rassegnarsi alla menzogna, non solo personalmente ma anche insieme alla propria famiglia, è sbagliato. Questo stesso argomento era il piú forte che Roma aveva contro la Riforma: "Tu crei uno scisma nella Madre Chiesa!" Alla Dieta di Worms, nel 1521, quando I nemici di Lutero, sia imperiali che ecclesiastici, lo stavano incalzando a ritrattare I suoi libri e I suoi inegnamenti, lo avvertirono "con grazia e gentilezza … che avesse tenuto a mente l’unità della santa, cattolica, ed apostolica chiesa … che non facesse a pezzi quello che avrebbe dovuto rispettare, venerare ed adorare …" (cf. Oskar Thulin, A Life of Luther). L’appello al mantenimento dell’unità della Chiesa era potente, non soltanto a motivo dell’enfasi della Scrittura sull’unità della Chiesa, ma anche perchè gli uomini del 16° secolo non conoscevano che un istituto, che, peraltro, era venerato da secoli. La risposta della Riforma fu: "Dove il vangelo è corrotto, lì la Chiesa cessa di essere." Calvino scrisse: "Cristo ha ordinato le cose in maniera tale nella Sua Chiesa che se la pura predicazione del vangelo è rimossa l’intero edificio deve crollare" (Istituzioni, IV, I, II). A quelli che chiedevano tolleranza degli errori dottrinali nel nome di Madre Chiesa, Calvino replicò:
Vi è qualcosa di specioso nel nome della moderazione, e la tolleranza è un qualità che ha un’apparenza di giustizia, e sembra degna di lode, ma la regola che noi dobbiamo osservare a tutti I costi è quella di non sopportare mai pazientemente che il sacro nome di Dio sia assalito da empia blasfemia, che la Sua eterna verità sia soppressa dalle menzogne del diavolo, che Cristo cioè venga insultato, I Suoi santi misteri contaminati, anime infelici crudelmente assassinate, e la Chiesa lasciata a dimenarsi in una condizione estrema, sotto l’effetto di una ferita mortale. Questo non sarebbe mansuetudine, ma indifferenza riguardo a cose alle quali tutte le altre dovrebbero essere postposte ("La Necessità di Riformare la Chiesa").
Il popolo Protestante, nel tollerare la falsa dottrina e nell’aggrapparsi ad istituti apostati, non comprende che I loro antenati abbandonarono ogni cosa per la dottrina. Essi non comprendono che uomini fatti di carne e sangue come loro un tempo osarono ogni cosa, e rischiarono di gettare il mondo in tumulto per la dottrina. Essi non comprendono piú le parole del potente inno di Lutero: "Che I beni e figli vadano/ anche questa vita mortale" per la dottrina.
La gravità di questa indifferenza alla verità è che essa è indifferenza per la gloria di Dio. Dio è glorificato nella verità del vangelo, ed è disonorato quando gli uomini cambiano la Sua verità in menzogna. La Chiesa della Riforma ardeva di desiderio per la gloria di Dio. Dove si trova questo nel Protestantesimo odierno? Dio giudica il disprezzo per la Sua gloria nel vangelo allo stesso modo in cui Egli punisce quelli che non Lo glorificano come Dio quando Egli è rivelato nella creazione (Romani 1:18 e a seguire). A motivo della loro mancanza di amore per la verità, uomini e donne sono puniti in questi ultimi giorni da Dio Stesso con uno spirito di forte inganno, così che credano alla menzogna, "affinché siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità …" (II Tessalonicesi 2:10-12).
Tutto questo, e cioè abbandono del vangelo della grazia, adozione di un altro vangelo di opere e libero arbitrio, ed indifferenza nei confronti della verità, può essere riassunto come reiezione della Parola di Dio. Questo fu il peccato della Chiesa precedente alla Riforma: rigettare la Parola negando la sola autorità della Scrittura, e ripudiando il messaggio della Scrittura, e cioè quello della salvezza per sola grazia. Tutto quanto c’era di sbagliato in quella Chiesa può essere ricondotto a questo male. E questo è il male del Protestantesimo odierno.
Vi sono molte altre evidenze della reiezione della Parola da parte del Protestantesimo odierno. Esso non solo mette in questione l’autorità della Scrittura, ma inoltre oscura la chiarezza della Scrittura. Quando Genesi 1-3 è interpretato in un modo tale che non è piú lineare, e fattuale storia, ma un mito religioso, così che I sei giorni sono miliardi di anni; "secondo la sua specie" è ora "ogni specie evolvendosi in un’altra specie"; Adamo è ora la scimmia suprema; il mangiare il frutto proibito è ora la debolezza inerente della scimmia suprema fin dall’inizio, il credente "ordinario" dice: "Non riesco a capire la Bibbia." Il pastore "ordinario" dice la stessa cosa. Il risultato o è che le persone abbandonano la Scrittura, o che lasciano la sua interpretazione nelle mani dello scienziato e del teologo professionista. E quindi sorge un nuovo papato, ora però Protestante, il solo interprete autorevole della Bibbia. C’è anche un attacco alla predicazione stessa. E con questo il Protestantesimo ha compiuto il giro completo. Contro la Riforma, Roma insisteva, come fa ancora oggi, che ai fedeli bisogna insegnare per mezzo di figure, statue, ed immagini, "libri per il laicato." Ignorando la Domanda 98 del Catechismo di Heidelberg "Dio … vuole che il Suo popolo sia istruito non con mute immagini, ma per mezzo dell’energica predicazione della Sua Parola," perfino I Protestanti Riformati oggi reclamano disegni, giochi, danze, dialoghi, gruppi musicali, e simili stupidaggini nei culti di adorazione, al posto dela predicazione. Vi sono anche molti Protestanti che, al tempo presente, concordano con Roma che la parte principale dell’adorazione è la liturgia, che l’Eucaristia, non la predicazione, è il principale mezzo di grazia. Un’altra evidenza della reiezione della Parola di Dio è la proliferazione di versioni della Bibbia non attendibili, e anche deliberatamente falsificate, come ad esempio la popolarissima The Living Bible. La Roma di un tempo vietava le Scritture al popolo, ora I Protestanti seppelliscono la Parola con versioni corrotte. In unltima analisi non vi è differenza.
Rigettare la Parola di Dio comporta sempre delle conseguenze, e le chiese Protestanti le stanno pagando. Il Protestantesimo non ha pace, e non ha la benedetta sicurezza del perdono, della vita eterna, dell’amore Paterno di Dio. Non è un "vangelo sociale" nè una "teologia della liberazione" a dare pace con Dio. Il vangelo della salvezza per mezzo del volere dell’uomo dovrà sempre cantare insieme a Roma la triste canzone che dice che nessuno può essere sicuro della sua salvezza eterna, come gli Arminiani stessi (proponenti del libero arbitrio nel 17° secolo) ammettevano. Nè il parlare in lingue e dubbie esperienze possono compiere ciò che la dottrina della giustificazione per sola fede compì al tempo della Riforma, e ancora compie oggi: dare al piú miserabile dei peccatori la confidenza che lui, personalmente, è un figlio caro a Dio, ed erede della vita eterna. Un Protestantesimo che ha rigettato un Dio sovrano insiste che I mali che colpiscono il suo popolo non sono sotto il controllo di Dio, come se questo fosse un grande bene, invece che un grido di terrore; esso ha perso il conforto della Riforma che "tutte le cose cooperano al bene per quelli che amano Dio" (Romani 8:28). E’ distrutto per mezzo di paure, ansietà, dubbi, e dipendenze da bevande, droghe, pillole, lavoro, e piacere. "Oh Protestantesimo, se tu avessi conosciuto, proprio tu, almeno in questo giorno, le cose che appartengono alla tua pace! Ma ora esse sono nascoste ai tuoi occhi."
Il Protestantesimo è profano. Da un lato è mancante di genuine buone opere: adorazione di Dio in spirito e verità, osservanza del Sabbath, sottomissione allo Stato e al datore di lavoro, fedeltà nel matrimonio e in casa. Dall’altro esso è caratterizzato da buone opere bizzarre. La Chiesa precedente alla Riforma aveva le sue folli buone opere: crociate, pellegrinaggi, reliquie, indulgenze, e cose simili, e così anche il Protestantesimo odierno: promozione della disubbidienza civile e della rivoluzione domestica e all’estero, saltare nel vagone mondiale del femminismo, difesa dell’aborto, della licenziosità e perversione sessuale, e simili "esercizi di pietà." Esso è del tutto e completamente mondano. Non è in pellegrinaggio, non cerca "la città che ha le fondamenta." Per quanto riguarda la disciplina, la scomunica ecclesiastica di eretici impenitenti e di coloro che trasgrediscono la comunione, è quasi del tutto non piú udita.
Che il "Protestantesimo evangelico" non si compiaccia della sua superiore santità. Le chiese che si fregiano di essere ortodosse e conservatrici sono piene di persone divorziate e risposate in modo non biblico. Questa epidemia imperversa incontrollata nel "Protestantesimo evangelico." Dio odia il divorzio (Malachia 2:16). Gesú Cristo esplicitamente giudica l’uomo e la donna che si risposano dopo il divorzio, mentre il compagno o la compagna originale è ancora in vita, come un adultero o un’adultera (Marco 10:11, 12; Luca 16:18). Paolo e Giovanni escludono l’adultero impenitente dal regno dei cieli (I Corinzi 6:9, 10; Rivelazione 22:15). Ma I pulpiti "evangelici" tacciono! Gli anziani "evangelici" sono inattivi! I membri di chiesa "evangelici" o celebrano le nozze adultere, o si grattano disperatamente il capo! I teologi "evangelici" scrivono libri pii e ingegnosi che difendono questa abominazione, così che nessuno ha una coscienza sporca! Ciò rivela che tanta agitazione del Protestantesimo "evangelico" riguardo all’aborto è ipocrisia. L’aborto è la maniera pagana di sbarazzarsi di un bambino non voluto; il divorzio è la maniera Protestante di liberarsi di bambini non desiderati. L’aborto è l’assassinio di un bambino, il divorzio è l’assassinio di un’intera famiglia, e, di regola, l’assassinio anche della famiglia della donna, o dell’uomo concupito. Il "Protestantesimo evangelico" può definire tutto questo buono nei suoi circoli, oppure elegantemente rifiutare di parlarne del tutto. Ma viene un Giorno in cui essi ne parleranno con Dio, il giusto Giudice, e non ne parleranno mai piú bene al Dio che è Egli Stesso fedele nel patto, ed il Cui proposito per un un’istituzione matrimoniale permanente è una "pia discendenza." (Malachia 2:15).
Perchè così tanta parte del mondo ecclesiastico Protestante è giunto a rigettare la Parola di Dio? In parte è l’opera del Diavolo, l’"antico nemico" della Chiesa, la cui astuzia fu evidente fin dall’inizio nel suo attacco alla Parola di Dio: "Ah, ha Dio detto …?" (Genesi 3:1). In parte, è dovuto allo spirito dell’Anticristo, che è già nel mondo e che prepara la strada all’Uomo del Peccato col causare una grande apostasia nelle chiese (II Tessalonicesi 2). In parte, è la rovina causata da falsi dottori e pastori nelle chiese, teologi nei seminari, insegnanti nelle scuole, e specialmente le scuole e le università Cristiane: "…vi saranno fra voi dei falsi dottori che introdurranno di nascosto eresie di perdizione … e molti seguiranno le loro deleterie dottrine …" (II Pietro 2:1, 2).
Ma tutto questo non avrebbe mai potuto avere successo senza l’incredulità degli uomini nei confronti della Parola di Dio. Essi dubitano la verità, la potenza, la sufficienza, e il valore della Parola. Essi dubitano che la Parola sia capace di radunare, difendere, e preservare la Chiesa. Dubitano che la Parola preserverà I bambini e I giovani, o che può confortare gli afflitti, rimanere in piedi davanti al test della scienza, o che sarà approvata dalle persone colte riguardo alle dottrine della creazione, la totale depravazione, la predestinazione, il patto matrimoniale inscindibile. Essi dubitano della rilevanza della Parola per l’uomo moderno. E così essi abbandonano la Parola di Dio.
Che follia!
La Parola di Dio è verità! La Parola di Dio è santa! La Parola di Dio è onnipotente! La Parola di Dio è preziosa! La Parola di Dio è la sola potenza per la salvezza! La Parola di Dio è la sola luce nell’oscurità della vita terrena! La Parola di Dio giudica ognuno e ogni cosa, e non è giudicata da nessuno e da niente! La Parola di Dio è impregnata di significato, e dà significato a tutte le cose; senza la Parola l’uomo moderno con tutta la sua vana vita è irrilevante. La Parola di Dio rimane! Rimane, inscalfita, nonostante tutti gli attacchi su di essa, rimane quando la figura di questo mondo passa via e la sapienza di questo mondo si dissipa come fumo! E così pure rimangono quelli che riveriscono la Parola di Dio, e confidano in essa con una fede di bambino, e questi sono la vera Chiesa di Dio nel mondo.
Che ogni figlio e figlia della Riforma in una chiesa che testardamente corrompe o abbandona il vangelo ricuperato dalla Riforma "esca da essa" (Rivelazione 18:4), e si unisca ad una chiesa che mostra chiaramente I distintivi della vera chiesa: la pura predicazione della Parola, la pura amministrazione dei sacramenti, e l’appropriato esercizio della disciplina, o che istituisca da capo la chiesa. E’ ironico che uomini e donne che lodano la Riforma rifiutano fare ciò che è essenziale alla Riforma, e cioè separarsi da una chiesa disperatamente corrotta, e continuano a privare e stessi e le loro famiglie proprio di ciò a cui la Riforma aspirava, e cioè una sana, fedele chiesa, in cui Dio è adorato rettamente ed I santi sono edificati per mezzo della pura Parola di Dio. E’ come se degli schiavi esaltassero la proclamazione di emancipazione che li rese liberi e nel frattempo però rimanessero in schiavitú, una penosa schiavitú.
Che ogni santo Protestante che si trova all’interno di una chiesa che sta proclamando fedelmente il vangelo della Riforma lodi Dio per la Sua bontà, ami quella chiesa, e si dia per sostenerla, a motivo della verità.
Quanto a noi nelle Protestant Reformed Churches, ringraziamo Dio per quello che ci dà in queste chiese: il puro vangelo della Sua grazia, nel Suo Figlio, Gesú il Cristo. Dobbiamo essere grati, perchè nel darci la verità Dio ci ha dato tutto ciò che è Suo. Dobbiamo essere umili, perchè noi non abbiamo niente, e non siamo niente che non ci è stato dato, per mera grazia. Dobbiamo essere fedeli, nel salvaguardare il tesoro che è giunto a noi dalla Riforma. Dobbiamo essere attivi nel confessare e proclamare questo tesoro ad altri. In tutto questo, dobbiamo essere continuamente in riforma, perchè non siamo ancora arrivati, nè siamo ancora perfetti. Dicendo la verità nell’amore, dobbiamo crescere "in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo" (Efesini 4:15).
Dovremmo familiarizzare maggiormente con I tesori della Riforma, leggendo I tre grandi trattati della Riforma di Lutero, e cioè "Una Lettera Aperta alla Nobiltà Cristiana," "La Cattività Babilonese della Chiesa," e "La Libertà del Cristiano," come anche il suo De Servo Arbitrio, e le Istituzioni di Calvino, "Un Trattato sull’Eterna Predestinazione di Dio," e "Una Difesa della Segreta Provvidenza di Dio,"1 studiando I credi della Riforma, e soprattutto, leggendo e studiando le Sacre Scritture stesse, perchè esse "possono rendere savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù" (II Timoteo 3:15).
E preghiamo! Preghiamo per la Chiesa di Dio oggi, che ella sia chiamata fuori dall’oscurità dell’ignoranza e della menzogna nella luce della conoscenza di Dio nella verità. Preghiamo per noi stessi, che Dio non ci piaghi con la peggiore di tutte le piaghe: una carestia della Parola, ma che Egli ci riempia con lo Spirito di Cristo, il Quale ci guida in tutta la verità, come il Figlio di Dio ha promesso (Giovanni 16:13).