Rev. Angus Stewart
La volta scorsa abbiamo visto che, in quanto "caparra," lo Spirito Che
dimora in noi è una garanzia, parte e assaggio della nostra eterna
eredità (Efesini 1:14). Siccome lo Spirito è lo Spirito di Gesù Cristo e
Cristo è la rivelazione del Dio Triuno, la nostra eredità è irradiata
dalla gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Allora il
solo vero Dio sarà tutto in tutti, e tutti gli idolatri saranno banditi
per sempre nel lago di fuoco (Apocalisse 21:8; Isaia 66:24).
La Bibbia spesso connette ciò che abbiamo ora nello Spirito di Cristo
con la gloria finale. Noi siamo nuove creature per la potenza dello
Spirito (II Corinzi 5:17); la nuova creazione dei nuovi cieli e nuova
terra sta giungendo. Noi siamo rigenerati, nel futuro anche il mondo
stesso sarà rigenerato (Matteo 19:28). Noi abbiamo le "primizie dello
Spirito" (Romani 8:23); la piena mietitura è a venire.
Questa caparra (o pagamento anticipato o deposito) dello Spirito è in
noi (quale una garanzia e pagamento parziale) "fino alla redenzione
dell’acquistata possessione," il nostro vero e proprio ricevere la piena
"eredità" (Efesini 1:14).
L’"acquistata possessione" (14) è una parola greca che fa riferimento a
tutti i credenti in ogni epoca e nazione,
in quanto coloro acquistati dal Signore, in quanto Suo popolo, in
corpo ed anima, sia Giudei (12) che Gentili (13).
"La
redenzione dell’acquistata
possessione" (14) può essere spiegata meglio come segue. Primo, Cristo
ha pagato il prezzo della nostra redenzione mediante le Sue sofferenze
espiatrici sulla croce per noi (7a). Secondo, questa redenzione è
applicata a noi nel tempo nel "perdono dei peccati," la principale e
centrale benedizione della salvezza (7b). Questo è il primo "acconto,"
che fa riferimento a noi specialmente per quanto riguarda le nostre
anime. Terzo, nel futuro, saremo risuscitati dai morti allo splendore
della nuova creazione (14). Questo è il secondo "acconto," che fa
riferimento specialmente a noi per quanto riguarda i nostri corpi.
La Bibbia parla altrove di "redenzione" non soltanto come (1) il suo
pagamento sulla croce e (2) il suo risultare nel perdono dei peccati, ma
anche (3) la futura risurrezione fisica dei giusti. In seguito, in
Efesini, Paolo avverte contro il contristare lo Spirito Santo "col quale
siete sigillati per il giorno della redenzione" (Efesini 4:30). Altrove
egli afferma che noi che "abbiamo le primizie dello Spirito … gemiamo in
noi stessi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo"
(Romani 8:23). Il Signore Gesù ci esorta, mentre vediamo i segni della
Sua venuta; "guardate in alto e sollevate i vostri capi, perché la
vostra redenzione si avvicina" (Luca 21:28).
Tutti i Giudei (Efesini 1:12) e Gentili (13) che credono in Cristo sono
"sigillati" con lo Spirito (13) ed hanno lo Spirito come una "caparra"
della nostra futura eredità (14), in cui noi tutti entriamo allo stesso
momento, attraverso la risurrezione del corpo, qui chiamato "la
redenzione dell’acquistata possessione" (14; Romani 8:23). Non vi è qui
alcun suggerimento o spazio per varie risurrezioni, che sia di Giudeo o
Gentile o di pii o empi, separati da 7 o 1000 o 1007 anni, come varie
branchie del premillenialismo insegnano. La Scrittura dichiara "vi sarà
una risurrezione [singolare] dei morti, sia dei giusti che degli
ingiusti" (Atti 24:15). Allora, nella "pienezza dei tempi," tutte le
cose in cielo e sulla terra, inclusi i credenti Giudei e Gentili di ogni
epoca, saranno radunati insieme in uno in Cristo (Efesini 1:10).
Dovrebbe anche essere notato che questo sigillo e caparra dello Spirito
"fino alla" risurrezione corporale (14) alla fine di quest’epoca prova
la perseveranza dei santi e la grazia irresistibile. Perché se il
credente potesse cader via e se la grazia fosse resistibile, l’apostolo
non potrebbe dire che tutti coloro che credono "furono sigillati con
quello Spirito santo della promessa …
fino al giorno dell’acquistata possessione, alla lode della sua
gloria" (13-14).
Quanto significa tutto questo per te, figlio di Dio? Vivi nella
coscienza che lo Spirito Santo è in te in quanto la caparra della gloria
futura? In quanto una garanzia, una parte del pagamento ed un assaggio
dell’eterna beatitudine? Notano altre persone che tu vivi in questo
modo? Ricorda anche che questo privilegio di sperare per la gloriosa
eredità è una chiamata che appartiene a tutti i santi, tanto giovani
quanto vecchi!
Le tue priorità nella vita riflettono che tu hai la certezza e la gioia
dello Spirito? Si mostra ciò in ciò che tu fai del tuo tempo? Per
esempio trovare il tempo per leggere la Parola di Dio e pregare,
partecipare agli studi biblici ed avere comunione con altri santi per
quanto ti è possibile?
Quanto significa per te questa speranza celeste? Significa abbastanza da
cominciare a rimettere a posto la tua vita dove è necessario? Abbastanza
da smettere di camminare in peccati attraenti? Abbastanza da cominciare
ad attendere maggiormente il ritorno del Signore? Abbastanza da adorare
Dio per la Sua grande misericordia?
Questo è davvero il proposito del Dio Triuno nel salvarci. Tre volte
questo obiettivo è affermato in Efesini 1: "alla lode della gloria della
sua grazia" (6), "affinchè fossimo alla lode della sua gloria" (12) e
"alla lode della sua gloria" (14). Ora noi siamo chiamati a dichiarare
la Sua grandezza; per sempre noi faremo ciò in modo perfetto. Questo è
ciò che per noi significa vivere come membri della chiesa, il corpo di
Gesù Cristo: lodare la gloriosa grazia di Dio! Questa è l’opera dello
Spirito in noi, il Quale ci rende adoratori del Padre nostro che è nei
cieli.
Prof. Herman Hanko
Domanda: "Una volta salvati, sempre salvati; o può uno perdere la
propria salvezza come implicate dal Rev. _________ nel suo
The Road to Hell [La Strada
per l’Inferno]?"
La dottrina della perseveranza dei santi è uno dei Cinque Punti del
Calvinismo, sviluppato e difeso dalla Parola di Dio nei
Canoni di Dordt. Al Sinodo di Dordrecht (1618-1619), teologi
dall’Olanda e da quasi tutte le chiese Riformate d’Europa formularono i
Canoni come la risposta scritturale e confessionale alle eresie degli
Arminiani.
A mio giudizio, il quinto capitolo dei
Canoni
è la migliore affermazione confessionale mai scritta sulla verità della
perseveranza dei santi. Non soltanto è completamente biblica, ma inoltre
confuta chiaramente gli Arminiani, che insegnarono il cader via dei veri
santi. Non soltanto dimostra quanto importante sia questa dottrina per
l’intero corpo della verità scritturale, ma approccia il soggetto anche
da una prospettiva profondamente pastorale, cioè, mostra in che modo
essa è del più grande conforto per il figlio di Dio. Il trattamento dei
Canoni della perseveranza dei santi pone la dottrina all’interno del
contesto dell’esperienza Cristiana: i nostri grandi peccati, le nostre
"tristi cadute" nei più gravi peccati e le nostre personali battaglie
con Satana e le sue tentazioni che riempiono le nostre anime di dubbio a
riguardo della nostra salvezza. Ho spesso usato questi meravigliosi
articoli nel capitolo cinque dei
Canoni
nella mia opera pastorale, ed essi si sono dimostrati ripetutamente una
benedizione per i santi di Dio in difficoltà.
Conoscevo una giovane donna molti anni fa che veniva da chiese
Arminiane, batiste, premillenialiste. Era seria nella sua religione, ed
era andata avanti, in alcuni incontri di risveglio, cinque volte per
accettare Gesù Cristo come il suo personale Salvatore ed era stata
battezzata non meno di tre volte. Quando le chiesi la ragione per la sua
frequente accettazione di Cristo e la ripetizione del battesimo, ella
spiegò che ogni volta che accettava Cristo Lo aveva perso poco tempo
dopo, ed ogni volta che era battezzata aveva presto perduto il conforto
del suo battesimo.
Nella buona provvidenza di Dio, Egli la condusse in un Giorno del
Signore in una Chiesa Protestante Riformata. Inoltre, Dio condusse il
ministro a predicare su Giovanni 10:27-30: "Le mie pecore odono la mia
voce, ed io le conosco, ed esse mi seguono, ed io do loro la vita
eterna, ed esse non periranno mai, né alcuno le strapperà dalla mia
mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti, e nessuno
è in grado di strapparle dalla mano di mio Padre. Io e mio Padre siamo
uno."
Ella mi disse che quella meravigliosa verità bruciò nelle profondità
della sua anima e le portò quel conforto e quella pace che non aveva mai
conosciuto, né sapeva esistesse. Ella era, infatti, abbastanza perplessa
quando, nell’imbarazzo delle sue lacrime, si guardò attorno furtivamente
per vedere se altri notavano che piangeva e scoprì che nessuno nel suo
campo visivo stava piangendo e che tutti sembravano essere per niente
scossi da ciò che per lei era un momento di paradiso.
La perseveranza dei santi significa semplicemente, come Paolo la esprime
in Filippesi 1:6, "che colui che iniziato una buona opera in voi la
compirà fino al giorno di Gesù Cristo." Il Padre nostro completerà
l’opera che Egli ha iniziato nella rigenerazione. Egli farà questo
nonostante i nostri peccati che, senza la Sua attenta cura, ci
separerebbero da Lui. Dio continuerà a compirla quando noi cadiamo
profondamente nel peccato, riscattandoci dalla nostra stoltezza,
portandoci al ravvedimento e alla confessione del peccato, e
ristorandoci al Suo grazioso favore. Egli ci preserverà, anche se, per
un tempo, potrebbe sembrare ci abbandoni in modo che ci rotoliamo nella
melma dei piaceri che abbiamo erroneamente scelto. L’opera di
rigenerazione non può essere distrutta, perché è la Sua opera e Dio non
abbandona mai la Sua opera.
I Pelagiani ed i Semi-Pelagiani, che volevano rendere l’opera di Dio
della salvezza dipendente in qualche misura dalla cooperazione
dell’uomo, attaccarono Agostino, nel quinto secolo, per la sua ferma
dedicazione alla dottrina della perseveranza dei santi, sul quale
soggetto egli scrisse perfino un libro. La Chiesa Romana non può mai
dare ad una persona la pace di mente che giunge dalla gloriosa verità
della preservazione dei santi, perché essa insiste sul merito delle
buone opere. Gli Arminiani riempirono le anime dei fedeli con una
dolorosa angoscia, perché parlavano del bisogno assoluto dell’uomo di
dare il suo proprio contributo alla sua salvezza senza il quale non
avrebbe raggiunto il cielo. Poco è cambiato. Il rampante Arminianesimo,
l’eresia della giustificazione per fede ed opere, l’orrore della
religione centrata sull’uomo, sono attentamente calcolate per porre la
salvezza, in tutto o in parte, nelle mani dell’uomo. La
Confessione Belga ha ragione: "...
saremmo sempre nel dubbio e sballottati qua e là senza alcuna certezza,
e le nostre povere coscienze sarebbero sempre tormentate, se esse non si
riposassero sul merito della morte e passione del nostro Salvatore"
(24).
La preservazione dei santi va insieme all’intera struttura della grazia
sovrana. Negando la preservazione dei santi, gli Arminiani negano
necessariamente ogni verità della grazia sovrana e particolare: l’eterna
elezione e riprovazione, la totale depravazione, la redenzione
particolare, e la grazia irresistibile. O, per dirla al contrario,
negando l’eterna elezione e riprovazione, le altre dottrine della grazia
crollano come una fila di domino quando si butta giù il primo della
riga. Per questa cosa i cuori spezzati e angustiati dei pii sono
riempiti di apprensione, perché sanno oltre ogni dubbio che se la loro
salvezza dipendesse, per qualsiasi aspetto, da loro, al momento della
morte andrebbero all’inferno.
E’ la grazia sovrana, radicata nell’eterno proposito di Dio in Cristo,
che getta tutte le nostre opere nella spazzatura come inutili e dà
certezza al figlio di Dio che rimarrà per sempre al sicuro, qualsiasi
cosa accada, perchè è nelle mani del suo Padre celeste, e che di lì
nessuno lo può strappare (Giovanni 10:28-30).
Roma scrisse sulle porte dei monasteri, visibile in modo che tutti vedessero: "Abbandonate ogni speranza o voi ch’entrate." La Riforma tirò giù quel miserabile messaggio e al suo posto scrisse: "Qual è il tuo unico conforto in vita e in morte? Che io, con corpo ed anima, sia in vita che in morte, non son mio, ma appartengo al mio fedele Salvatore Gesù Cristo …" (Catechismo di Heidelberg, D&R 1).