Covenant Protestant Reformed Church
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Marzo 2014  •  Volume XIV, n. 23

 

Il Sacerdozio di Cristo Secondo L’ordine di Melchisedek (2)

Ebrei 7:1-3 ci dice molte cose riguardo Melchisedek. Quella che segue può essere considerata quella principale: “Questo Melchisedek … fatto simile al Figlio di Dio, egli rimane sacerdote in eterno” (1, 3). In poche parole, Melchisedek è una figura di Cristo in quanto Dio lo ha “fatto simile al Figlio di Dio”. Melchisedek non è una figura di Gesù Cristo per quanto riguarda la natura umana o la natura divina di Cristo, né per quanto riguarda l’ufficio profetico (secondo Deuteronomio 18:15-19, è Mosè la grande figura di Cristo in quanto profeta). Melchisedek è piuttosto una figura di Cristo per quanto riguarda il suo ufficio sacerdotale perché egli fu “fatto simile al Figlio di Dio” e “rimane sacerdote in eterno”.

Questo capovolge l’obiezione dei giudei contro il sacerdozio di Cristo rivolgendola contro loro stessi. Innanzitutto, Cristo possiede l’ufficio di sacerdote, come ci dicono la Torah o i cinque libri di Mosè (Genesi 14:18-20) e secondo i Salmi (Salmo 110:4). Ciò significa che il Suo sacerdozio è in accordo con la profezia e la tipologia dell’Antico Testamento. In secondo luogo, il sacerdozio di Cristo è più antico di quello di Aronne in quanto quest’ultimo giunse circa quattrocento anni dopo. Terzo, il sacerdozio di Cristo è molto migliore sotto molti aspetti, come dice chiaramente Ebrei 7.

La fedeltà del sacerdozio giudaico non è particolarmente convincente (cf. Malachia 2:8-9). Basti pensare ai resoconti biblici dei loro peccati! Aronne fece produrre il vitello d’oro (Esodo 32). I suoi figli maggiori, Nadab e Abihu, offrirono del fuoco illecito e furono divorati dal Signore (Levitico 10). Eli mancò nel disciplinare efficacemente i suoi due figli (1 Samuele 2-3). Costoro, chiamati Hofni e Finehas, disprezzavano i sacrifici presso il tabernacolo, opprimevano il popolo e rubano dalle offerte destinate a Dio (Samuele 2-3). Svariate volte i sacerdoti si dimostrarono idolatri e opprimevano i veri profeti del Signore, specialmente nei giorni del re Achaz e del re Manasse. Per concludere, Caifa, il sommo sacerdote, insieme agli altri sacerdoti condannò Gesù Cristo e si impegnò a farlo crocifiggere, per poi perseguitare la chiesa apostolica.

I giudei stessi non si comportavamo correttamente con i sacerdoti. Spesso si univano ai loro peccati avendone “piacere” (Geremia 5:31). Da Geroboamo in poi, le dieci tribù del nord rigettarono il sacerdozio di Aronne (1 Re 12:26-33). Anche Giuda spesso non pagava tributo ai sacerdoti e ai leviti (Neemia 13:10-11; Malachia 3:7-9). Durante il periodo nel deserto, gli israeliti si lamentavano spesso contro Mosè e Aronne, il primo sommo sacerdote. In una famosa occasione, sostennero che Mosè e Aronne avessero “oltrepassato i limiti” (Numeri 16:7). Numeri 16-17 riporta come Dio distrusse la loro malvagia ribellione contro la casa d’Aronne.

Quando venne il Messia, Israele lo crocifisse, pretendendo di essere fedeli ai sacerdoti della discendenza di Aronne in accordo alla legge di Geova! Rigettarono così il ben miglior sacerdozio secondo l’ordine di Melchisedek e l’unico sacrificio per il peccato! Rev. Stewart


L’antico e il Nuovo Patto (1)

Un lettore ci chiede: “Quali sono le implicazioni di Geremia 31:34 per la chiesa di oggi? Parla del nuovo patto e dice: «Non insegneranno più ciascuno il proprio vicino né ciascuno il proprio fratello, dicendo: ‘Conoscete l'Eterno!’, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l'Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato». Questo passo insegna che la chiesa sotto il nuovo patto deve essere un’istituzione più pura di quello che era nell’antico, cioè composta solo da coloro che conoscono il Signore, da veri credenti nati di nuovo?”

La risposta è no. Geremia 32:34 non insegna che la chiesa neotestamentaria sia una chiesa più pura di quella dell’antica dispensazione. È sufficiente leggere Ebrei 11 e uno non può che meravigliarsi alla forza della fede dei santi dell’Antico Testamento, fede che sorpassa di gran lunga la nostra.

L’intero passo di Geremia 31:31-34 è citato in Ebrei 8:8-12 e parzialmente in Ebrei 10:16-17. Si può trovare un linguaggio alquanto simile anche in Ezechiele 16:60-62.

Geremia 31:34 insegna una profonda verità avente a che fare con il patto di grazia di Dio con il suo popolo. Dobbiamo ricordare la dipartita dell’antico patto e lo stabilimento del nuovo patto ebbero luogo con l’opera del nostro Signore Gesù Cristo quando soffrì, morì e resuscitò dai morti. Il pinnacolo di quest’opera fu lo spargimento dello Spirito a pentecoste. Mi permetto di aprire una parentesi. Pentecoste non era il primo risveglio neotestamentario. Pentecoste non aveva nulla a che vedere con i risvegli. Né si trattava di una seconda benedizione, come sostengono i pentecostali. Pentecoste er una qualcosa di molto più grande di tutto ciò: era il dono dello Spirito Santo sulla chiesa in quanto Spirito del Signore asceso!

In un certo senso della parola, i santi dell’Antico Testamento non possedevano lo Spirito. So che la mia affermazione potrebbe far sobbalzare molti, ma è tuttavia vera. Si consideri, per esempio, cosa disse Gesù stesso in Giovanni 7:39. Durante il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva” (37). Giovanni spiega nel verso 39 quello che Gesù intendeva: “Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui; lo Spirito Santo infatti non era ancora, perché Gesù non era stato ancora glorificato”.

Avete probabilmente notato che nella mia citazione di Giovanni 7:39 ho omesso le parole “stato dato”. Era necessario farlo. Nella Authorised King James Version queste parole sono in corsivo [così come nella Nuova Diodati, NdT], il che significa che non appaiono negli originale e che sono stati aggiunti dai traduttori. Costoro lo facevano spesso perché le nostre lingue e il greco sono lingue grandemente diverse tra loro. Il più delle volte le aggiunte sono utili, ma qui le parole “stato dato” non avrebbero dovuto essere aggiunte in modo tale da fare apparire il verso come segue: “lo Spirito Santo infatti non era ancora”. In altre parole, lo Spirito Santo non esisteva.

Colpisce che Giovanni dica questo sotto l’infallibile ispirazione. Di certo noi sappiamo dalla Scrittura che lo Spirito Santo è eterno insieme al Padre e al Figlio. Sappiamo anche che lo Spirito Santo era presente nell’Antico Testamento perché Davide pregava in questo modo: “Non togliermi il tuo santo Spirito”. (Salmo 51:11. In questo verso la Authorised King James Version non pone in maiuscolo la parola “santo” [così come la Nuova Diodati, NdT], sebbene dovrebbe). Per di più, lo Spirito Santo era dato a coloro che furono unti profeti, sacerdoti e re.

Quale è quindi il significato di Giovanni 7:39?

La risposta è che Giovanni si riferisce allo Spirito Santo in quanto Spirito del Cristo esaltato e questo perché Giovanni stesso aggiunge che non c’era ancora alcuno Spirito Santo in quanto “Gesù non era stato ancora glorificato”. Questa verità spiega perché Pietro nel suo grande sermone a pentecoste dice queste parole: “Egli dunque, essendo stato innalzato alla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha sparso quello che ora voi vedete e udite” (Atti 2:33).

Che differenza che ebbe lo Spirito Santo nella chiesa! Pietro stesso, insieme agli altri discepoli, non aveva capito l’opera di Cristo. Essi chiesero al momento della Sua ascensione: “Signore, è in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?” (Atti 1:6), ma subito dopo che lo Spirito fu sparso sui 120 membri della chiesa, Pietro poté predicare un sermone nel quale mostrava di aver compreso l’intera opera di Cristo. Aveva capito la croce, la resurrezione e l’ascensione. Comprese anche i passi dell’Antico Testamento che parlavano di Cristo e della Sua opera. Fu piuttosto straordinario e fu dovuto a null’altro che alla presenza dello Spirito nella chiesa. Questo ci indica la differenza tra l’antico e il nuoco patto, una differenza molto grande e creata dallo spargimento dello Spirito a pentecoste.

La prima e più grande differenze consiste nel fatto che mentre nell’antica dispensazione gli uffici di profeta, sacerdote e re erano limitati a uomini specifici che Dio designava tramite l’unzione con olio, nella nuova dispensazione tutti i credenti sono unti. L’olio era un simbolo dello Spirito Santo. Questo fu dato a Saul, Davide, Nathan, Isaia, Malachia, Jehoiada, Aronne, Elia, ecc. Questi uomini erano designati per essere profeti, sacerdoti o re. I profeti portavano la Parola di Dio a Israele, i sacerdoti eseguivano i sacrifici per il popolo e i re governavano sulla nazione.

Il popolo di Dio che non aveva un ufficio non poteva compiere l’opera ministeriale. Non potevano conoscere la volontà di Dio ma dovevano andare da un profeta (1 Samuele 9:6-10; 2 Samuele 7:1-17; 1 Re 22:12-20). Il popolo non poteva ottenere il perdono dei i peccati da se stesso ma doveva andare dal sacerdote con un animale per il sacrificio. Il popolo non poteva governarsi da solo (come il periodo dei giudici dimostra chiaramente) ma doveva avere un re e lo stato morale della nazione era determinato in gran parte dalla condizione morale del re stesso.

Nella nuova dispensazione, invece, quando lo Spirito è sparso, Egli non è sparso solo su alcuni uomini speciali ma su tutti i credenti. Grazie alla sua potente presenza, Egli ci porta Cristo che è il nostro solo profeta, sacerdote e re. Cristo, per il Suo Spirito, rende tutti i credenti profeti, sacerdoti e re. Non abbiamo più bisogno di andare dal profeta perché conosciamo il Signore. Abbiamo le Scritture e tramite esse conosciamo Dio grazie allo Spirito. La chiesa cattolica romana nega questa verità rifiutando che le persone abbiano la Parola di Dio. La CCR riserva il diritto di interpretare la Scrittura al clero. Fu Lutero che, per grazia di Dio, ristorò l’ufficio dei credenti.

Noi abbiamo lo Spirito di Cristo e per grazia de Signore siamo tutti sacerdoti. Possiamo giungere a Dio tramite Gesù Cristo nostro mediatore e intercessore. Non abbiamo bisogno di trascinarci dietro un animale per il sacrificio perché Cristo compì un sacrificio perfetto che spianò la via per il luogo santissimo (Ebrei 9:24). Né abbiamo bisogno di un sacerdote cattolico romano presso il quale confessarci. Abbiamo infatti il nostro sommo sacerdote in cielo e noi tutti siamo sacerdoti che portano il sacrificio di lode, d’obbedienza e di ringraziamento (Romani 12:1-2; 1 Pietro 2:9).

Non abbiamo bisogno di un re che regni su di noi se non Cristo stesso, di cui siamo gli schiavi. Noi governiamo le nostre vite tramite la potenza dello Spirito e lo facciamo per la Parola di Dio che è la nostra guida. Questa è la verità alla base della libertà cristiana.

Il Catechismo di Heidelberg si esprime splendidamente quando afferma che noi portiamo il nome di Cristo nell’essere chiamati cristiani. “Ma perché tu sei chiamato Cristiano? Perché io, per mezzo della la fede, sono un membro di Cristo, e così sono partecipe della Sua unzione, in modo che io confessi il Suo nome, mi presenti a Lui come un sacrificio vivente di gratitudine, e con una libera coscienza lotti in questa vita contro il peccato e il diavolo, e in seguito, nell'eternità, regni con Lui su tutte le creature” (D. & R. 32)

C’è dell’altro. Il testo dice anche: “io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (Geremia 31:34). Anche questa è una benedizione del nuovo patto. Non significa che il popolo di Dio dell’Antico Testamento non conoscesse il perdono dei peccati, i Salmi infatti testimoniano il contrario (Salmo 32, per esempio). Tuttavia, Cristo non era ancora giunto per compiere il sacrificio per il peccato e perciò la loro conoscenza del perdono del loro peccato era meno completa e meno chiara di quella che si ha dopo che Cristo compì il sacrificio.

Ebrei 10:1-8 lo insegna chiaramente. Mi sto riferendo spesso alla lettera agli Ebrei perché essa è quel grande libro della Bibbia che ci spiega quanto migliore sia il nuovo patto rispetto all’antico. L’autore della lettera ci dice che i sacrifici dovevano essere compiuti continuamente affinché il popolo continuasse ad avere coscienza dei propri peccati. Il sacrificio di Cristo, invece, è perfetto e non c’è più alcuna coscienza del peccato perché il nostro Signore esaltato ci dona lo Spirito e ci assicura che il debito per le nostre trasgressioni è stato pagato alla croce in modo tale da purificare le nostre coscienze nel sangue di Cristo. Anche questo fa parte del nuovo patto.

Ritorneremo su questo grandioso tema nel prossimo numero delle News. Prof. Hanko


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