Rev. Angus Stewart
Non è soltanto un parlare corrotto (Efesini 4:29) che contrista
lo Spirito Santo (30). Mentire (25) contrista lo Spirito, perché
Egli è lo Spirito di verità. La rabbia peccaminosa (26-27)
contrista lo Spirito, perché Egli è lo Spirito di autocontrollo.
Rubare (28) contrista lo Spirito, perché Egli è lo Spirito Che
opera e ci mette in grado di lavorare onestamente. Il verso dopo
il nostro testo elenca altri peccati che contristano lo Spirito:
"amarezza," "ira," "rabbia," "tumulto," "maldicenza" e "malizia"
(31). Queste cose sono aborrite dalla celeste colomba e Lo
allontanano dai nostri petti.
Si noti che questi peccati sono peccati contro i nostri fratelli
e sorelle nella chiesa. Non mentire "perché siamo membri l’uno
dell’altro" (25). Non rubare ma lavora per aiutare quelli che
sono nel bisogno (28). Usa un parlare sano, non corrotto,
"affinchè ministri grazia agli uditori" (29). Invece di
"amarezza," "malizia," etc. dobbiamo essere "gentili l’uno con
l’altro" (31-32). Dunque la proibizione della rabbia peccaminosa
(26-27) specialmente ha a che fare con gli altri santi nella
chiesa. Se vai a letto la sera senza confessare il male dell’ira
contro tuo fratello o sorella, non soltanto stai dando posto al
diavolo (26-27), stai anche dandogli spazio per operare
attraverso di te distruzione nella chiesa, il corpo di Gesù
Cristo. E stai contristando lo Spirito, lo Spirito di amore e
comunione.
Al che qualcuno potrebbe protestare: "sono stato amareggiato
solo nei confronti di mia sorella, ho parlato duramente soltanto
a mio fratello, ho peccato soltanto in una particolare area
della mia vita. Non ho realizzato che lo Spirito Santo era
coinvolto. Non intendevo contristare Lui!" Non intendevi, ma lo
hai fatto. Dobbiamo usare la verità di Efesini 4:30 (nel suo
contesto) per combattere contro le nostre iniquità, realizzando
che non è soltanto che un "parlare corrotto" e tutte queste
altre cose trasgrediscono la legge, ma anche che esse
contristano il benedetto Spirito. Di certo, non desideriamo
trattare lo Spirito Santo in modo scortese o irrispettoso, o
dispiacergli. Non vogliamo che Egli Si ritiri o diparta da noi
coi conforti del vangelo di Cristo. Abbiamo bisogno di Lui.
Preghiamo per la Sua presenza con noi. Lo amiamo quale Spirito
di Dio e rappresentante di Cristo, Che ci fa godere le
benedizione del patto di grazia.
Il risultato del contristare lo Spirito Santo non è la perdita
della salvezza, perchè ciò sovvertirebbe la preservazione e
perseveranza dei santi. Noi siamo proprietà inviolabile di Dio,
passato presente e futuro, "voi siete sigillati al giorno
della redenzione" (30). Lo Spirito, personalmente, è questo
sigillo.
Il risultato del contristare lo Spirito Santo è la perdita della
nostra certezza. Questa è la linea di pensiero del testo: "E non
contristate lo Spirito santo di Dio, col quale siete sigillati
al giorno della redenzione." Contristare lo Spirito risulta nel
Suo ritirare da noi la Sua graziosa operazione di certezza come
sigillo (cf. CR News XII:8-9).
Dunque il mentire (25), la rabbia peccaminosa (26-27), il rubare
(27), un parlare corrotto (29), "amarezza," "ira," "rabbia,"
"tumulto," "maldicenza" e "malizia" (31), come anche altri
peccati, specialmente quelli contro gli altri credenti in
chiesa, contristano lo Spirito e ci fanno perdere la nostra
certezza.
Hai tu la certezza che appartieni a Gesù Cristo, che Egli morì
per i tuoi peccati, che tu sei stato scelto in Lui prima della
fondazione del mondo, che sei Suo per sempre? Se la risposta è
no, vi è qualcosa che non va. Stai contristando lo Spirito
peccando contro i santi? Ravvediti, figlio di Dio, e credi nella
potenza della croce di Cristo per il perdono e la
santificazione!
Quando contristiamo lo Spirito, lo Spirito contrista noi, e
anche noi siamo contristati. Voi rispondete: "Ma Efesini 4:30
non dice questo!" Ah, ma ne segue logicamente. Quando noi
contristiamo lo Spirito, Egli Si ritira da noi. Ricorda che Egli
è il Consolatore! Ritirarsi, da parte del Consolatore, significa
che perdiamo conforto e dunque avvertiamo tristezza e dolori
nella coscienza, sofferenza! Perdere la certezza in sé è dolore.
Non più convinto dell’amore profondo del Padre per te, non certo
se sei Suo figlio, camminando nelle tenebre e nel freddo
spirituale, cos’altro è questo se non sofferenza! E’ dolore
anche per la tua famiglia, gli altri santi e gli ufficiali della
tua chiesa, che devono prendersi cura della tua salute
spirituale. Ma alla fine e per pura grazia, lo Spirito ci porta
al sano dolore del vero ravvedimento!
Quando i Cristiani si sviano profondamente, specialmente se, per
esempio, peccando, non vanno più in chiesa per un tempo, le loro
intere vite divengono vite di sofferenza. La Bibbia rimane
chiusa, perdono ogni gioia della comunione dei santi. Sono pieni
di colpa, perdono ogni conforto e divengono profondamente
miseri. A volte sprecano perfino il loro tempo e peggiorano le
cose andando da psicologi secolari, che cercano di alleviare la
loro colpa in modi umanistici invece che indicare loro la croce
di Cristo. Il Cristiano addolorato può perfino sprofondare fino
al punto di incolpare Dio: "Guarda in che confusione che mi
trovo, e Lui non fa niente per me!" E la morte espiatrice del
Suo Figlio? Non è questa la cosa centrale che Egli ha fatto per
noi? "Perché non mi assicura del Suo amore?" Egli lo ha scritto
nel sangue nelle Scritture, che ci dicono che di esso si fa
esperienza mentre camminiamo nella luce. "Ma Egli non ode le mie
preghiere!" Ma tu cosa stai chiedendo? Che ne dici di andare a
Lui con parole tipo: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro
te." Le braccia del Padre sono stese verso di te, il vitello
ingrassato è pronto, farai esperienza ancora una volta dello
Spirito, che hai contristato, quale sigillo della certezza e
benedetto Consolatore!
Prof.
Herman Hanko
Genesi 48:19 dice: "E suo padre [cioè, Giacobbe] rifiutò e
disse, lo so, figlio mio [cioè, Giuseppe], lo so; anche’egli
diverrà un popolo, ed anch’egli sarà grande, ma in verità suo
fratello minore sarà maggiore di lui, e la sua discendenza
diverrà una moltitudine di nazioni." Un lettore chiede: "Fu
Giacobbe/Israele anche l’antenato di nazioni differenti da
Israele (Genesi 48:19)? Se sì, erano esse tutte di lingua
Giudaica/Israelita ed Ebraica o no?
L’anziano Giacobbe ha appena pronunciato la benedizione sui due
figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim. Questa benedizione dei due
figli di Giuseppe fu compiuta separatamente rispetto alla
benedizione degli altri undici figli. Questa benedizione fu
indubbiamente precedente alla benedizione degli altri suoi figli
da parte di Giacobbe, perché Giuseppe ricevette parte della
benedizione di primogenitura. Giuda ricevette quella parte della
benedizione che lo rese signore dei suoi fratelli, e la parte
più importante della benedizione, la promessa di patto: Cristo
venne da Giuda. Ma Giuseppe ricevette la doppia porzione
dell’eredità di suo padre perché egli aveva due tribù tra le
dodici: Manasse ed Efraim.
Giuseppe posizionò Manasse in modo che Giacobbe poteva porre la
sua mano destra sul suo capo, e Giuseppe pose Efraim dove
Giacobbe poteva raggiungerlo con la sua mano sinistra. Giuseppe
fece questo perché Manasse era il primogenito ed ordinariamente
il primogenito riceveva la primogenitura. La benedizione di
Giacobbe con la sua mano destra dava a colui che era così
benedetto la preeminenza. Ma quando Giacobbe benedì i due
ragazzi, egli incrociò le sue braccia in modo che la sua mano
destra fu sul capo di Efraim e la sua mano sinistra sul capo di
Manasse. Egli fece questo perché Efraim, anche se non era il
primogenito, avrebbe occupato un posto di preeminenza su
Manasse. Giuseppe cercò di cambiare la benedizione in modo che
il primogenito avrebbe avuto la preeminenza, e ciò, sembra,
pensando che Giacobbe aveva fatto un errore dovuto alla sua
povera vista. Ma Giacobbe insistette nel dare ad Efraim la
preeminenza. E così risultò che la profezia di Giacobbe fu
adempiuta. Infatti al Regno del Nord a volte fu dato il nome
Efraim, indicando che Efraim aveva una certa preeminenza in
Israele.
Una traduzione migliore rispetto a "e la sua discendenza diverrà
una moltitudine di nazioni" è "e la sua discendenza diverrà una
pienezza di popolo." Questa fu un’ulteriore spiegazione di "suo
fratello minore sarà maggiore di lui." Cioè, la tribù di Efraim
sarebbe stata più grande in numero della tribù di Manasse. In
tutta la Scrittura, Efraim è più prominente di Manasse.
Efraim non è il padre di una moltitudine di nazioni, perchè
questa designazione apparteneva soltanto ad Abraamo. Il nome
Abraamo significa padre di nazioni (17:5-6). In un certo senso,
anche Isacco e Giacobbe potevano essere chiamati padri di
nazioni perché la benedizione pattale della primogenitura andò
da Abraamo ad Isacco a Giacobbe a Giuda e poi a Davide, Salomone
e Cristo Stesso. Tuttavia il nome si adatta specialmente ad
Abraamo e non a quelli nella linea di Cristo che lo seguirono.
Vi è una buona ragione per cui soltanto Abraamo poteva
rettamente portare quel nome ed essere ciò che il suo nome
significava. Con Abraamo, Dio rivelò una nuova verità
riguardante il Suo eterno patto, che Egli stabilì con il Suo
popolo eletto in Cristo. Quella verità è il miracolo che Dio
salva i Suoi eletti nella linea delle generazioni. Se è vero che
anche precedentemente ad Abraamo Dio aveva stabilito e mantenuto
il Suo patto in una linea di generazioni, Dio non aveva mai
esplicitamente detto questo in modo chiaro al Suo popolo. Già in
Paradiso, Dio aveva detto ad Adamo ed Eva che vi sarebbe stata
una guerra tra la discendenza del serpente e la discendenza di
Cristo (3:15). Ciò suggerisce l’opera di Dio nel realizzare il
Suo patto dalle generazioni del Suo popolo. Ma Dio non aveva mai
messo in rilevanza questa stupenda verità. Dio fece questo
esplicitamente quando disse ad Abraamo: "Io stabilirò il mio
patto tra me e te e la tua discendenza dopo di te nelle loro
generazioni per un patto eterno" (17:7).
Ovviamente, è qui che abbiamo il centro della controversia con i
battisti: Chi è la discendenza di Abraamo? I battisti (e i
Farisei al tempo di Gesù [Giovanni 8:33, 39, 53]) dicono che i
Giudei soltanto sono la discendenza di Abraamo. E, così
insegnano i Battisti, nella nuova dispensazione soltanto i
credenti sono la discendenza di Abraamo.
In sè ciò è vero, ma i battisti intendono che si può divenire un
figlio di Abraamo soltanto credendo in Cristo. E così i figli
dei credenti, che sono troppo giovani per credere, non possono
essere figli di Abraamo. Le Scritture parlano differentemente.
Già nell’antica dispensazione, Dio stabilì il Suo patto nella
linea delle generazioni. Ciò significa, prima di tutto, che
soltanto nella linea delle generazioni Cristo venne nel mondo.
Infatti, la discendenza di Abraamo centralmente è sempre Cristo.
Quando Dio disse ad Abraamo: "Io stabilirò il mio patto tra me e
te e la tua discendenza dopo di te," Galati 3:16 ci dice che il
significato di ciò che Dio disse ad Abraamo era: "Io stabilirò
il mio patto tra Me e te e Cristo."
La distinzione che la Scrittura fa non è tra figli ed adulti, ma
tra eletti e reprobi (Romani 9:6-13). La discendenza di Abraamo
sono coloro che appartengono a Cristo. Questo popolo eletto e
redento di Dio deve essere trovato nella linea delle
generazioni. Questo è vero durante l’intera storia. Mai, in
tutta la Scrittura, la "discendenza di Abraamo" è designato per
essere un riferimento ad un Giudeo che è meramente un
discendente naturale di Abraamo. Il termine si riferisce sempre
ai figli eletti di Dio. Ovviamente, vi sono anche credenti,
perché chi Dio ha eletto riceve da Lui anche il dono della fede.
Ma essi sono eletti dal momento della concezione, e
costituiscono la vera discendenza di Abraamo (Romani 2:28-29;
4:16-18).
Che uno sia Giudeo o Gentile, ricco o povero, padrone o schiavo, maschio o femmina, adulto o bambino (o infante), chi è eletto è figlio di Abraamo. Abramo è correttamente chiamato Abraamo, cioè padre di molte nazioni, perché i redenti sono radunati da ogni nazione sotto il cielo.