Covenant Protestant Reformed Church
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Il Dispensazionalismo e il Residuo Gentile

Robert C. Harbach

 

I Gentili ed Israele

Ciò che abbiamo sostenuto finora, in base alla Scrittura, è che Dio non ha che un solo popolo in tutte le dispensazioni, e che quindi i santi dell’Antico e del Nuovo Testamento sono identificati dallo stesso nome. Ciò è ricavato da quanto segue: "Uno dirà: ‘io sono del Signore,’ ed un altro chiamerà se stesso col nome di Giacobbe, ed un altro sottoscriverà con la sua mano al Signore, ed si farà chiamare col nome di Israele" (Isaia 44:5). L’Israele qui in vista è l’Israele spirituale, il residuo secondo l’elezione della grazia "che Io ho scelto" dalla nazione, perché il Signore non conforta nessun altro che gli eletti con "non temere!" (v. 2). A questo Israele eletto il Signore promette lo spargimento dello Spirito Santo (v. 3). Come risultato di questa effusione la santa discendenza "sboccerà come salici presso i rivi d’acqua" (v. 4) e ciò fu adempito a Pentecoste. Allora le parole citate dal verso 5 si riferiscono a dopo Pentecoste quando i Gentili sarebbero diventati davvero gli Israeliti spirituali.

I dispensazionalisti considereranno il commento di grandi insegnanti della chiesa come "mancante in chiarezza" se essi non producono ad ogni punto ciò che essi considerano un’ "interpretazione dispensazionale." Ma vi è un commentario biblico che potrebbero prendere come loro istruttore e rettificatore con molto profitto. Né F. Delitsch nè J. A. Alexander contano molto su questo passaggio. Ma Matthew Henry ha molto da insegnare al dispensazionalista. Egli era di molto più adatto a "tagliare rettamente la Parola di verità!" Egli basava il suo pensiero sul patto. I suoi commenti introduttivi al capitolo sono: "Che il popolo di Dio è un popolo felice, specialmente in base al patto tra loro e Dio. Il popolo di Israele era … una figura dell’Israele evangelico." Poi egli tratta "le relazioni di patto in cui essi si trovano nei confronti di Dio." La relazione di patto basilare per Henry è: "O Giacobbe mio servo! Tu ed io saremo amici!" "Le relazioni in cui essi si trovano nei Suoi confronti sono molto incoraggianti, essi sono i Suoi servi." Qui allora è la relazione di patto di amico-servo! Colui che parla in questo passaggio, fa notare Henry, è il Dio di Israele, un grande Dio, che solo è Dio, un "Dio di incontestabile sovranità," che "sta in relazione alla Sua chiesa e si cura in modo particolare d’ella. Egli è il Re di Israele e il suo Redentore!" Dunque Egli è l’Amico-Sovrano di Israele! Henry continua con le relazioni di patto: "Essi sono i Suoi prescelti." Dunque essi sono i Suoi eletti. "Perché solo quelli come Natanaele sono davvero Israeliti, nei quali non vi è frode, e solo quelli avranno il beneficio eterno di queste promesse." Poi egli enumera "le benedizioni di patto che Egli ha assicurato agli "eletti" ai versi 3 e 4. "Il perdono del peccato è l’accesso a tutte le altre benedizioni del patto" che sgorgano dalla misericordia e perdono attraverso la cateratta. "Non temere!" "Perché così dice il patto di grazia: ‘Io sarò un Dio a te e alla tua discendenza.’" Henry ha ragione quando vede che "Quindi vi sarà un grande incremento della chiesa." Egli poi nota:

"Essi (gli eletti) acconsentono con gioia di fare la loro parte del patto … perché vi era una legge, un patto, ‘per lo straniero e per coloro che erano nati nella terra.’" Specialmente il dispensazionalista dovrebbe aver visto che questo si riferisce a lui: "Senza dubbio guarda ancora oltre, alla conversione dei Gentili, e alle moltitudini di coloro che, dalla effusione dello Spirito, dopo l’ascensione di Cristo, debbono essere uniti al Signore e alla chiesa … Essi si rassegneranno a Dio, nessuno a nome del resto, ma ognuno per se stesso dirà: ‘io sono del Signore, Egli ha un incontestabile diritto di governare su di me, ed io mi sottometto a Lui, a tutti i Suoi comandamenti, tutte le Sue disposizioni. Io sono e sarò solo Suo, interamente Suo, per sempre Suo, per i Suoi interessi, per la Sua lode, in vita e morte sarò Suo!’ Essi si incorporeranno al popolo di Dio, chiameranno se stessi col nome di Giacobbe, dimenticando il proprio popolo e la casa di loro padre, e desiderosi di indossare il carattere e gli abiti della famiglia di Dio … Essi ameranno tutto il popolo di Dio, si assoceranno ad essi, e daranno loro la destra di comunione …"

Il punto è che i Gentili appartengono al vero Israele nella nuova dispensazione.

 

La Legge Scritta sul Cuore

La medesima verità è trovata in Geremia 31:31: "Ecco i giorni vengono, dice il Signore, che Io farò un nuovo patto con la casa di Israele, e con la casa di Giuda." Quei giorni vennero nella dispensazione Cristiana, come lo scrittore agli Ebrei applica il passaggio in Ebrei 8:8-12; 9:15. Il nuovo patto (menzionato in Luca 22:20 e II Corinzi 3:6) rende il patto Mosaico vecchio. Ma il nuovo non è tale a motivo di un cambiamento nella legge, ma nel modo in cui è data la legge, cioè, non esternamente su tavole di pietra, ma internamente per iscrizione sulle tavole di carne del cuore. Di nuovo, su questo argomento, Matthew Henry ha un buon contributo da offrire:

"Questo patto fa riferimento al periodo evangelico, gli ultimi giorni che ‘verranno’ ... Si osservino chi sono le persone con cui è fatto questo patto, ‘la casa di Israele e di Giuda,’ con la chiesa evangelica, ‘l’Israele di Dio" su cui ‘sarà la pace’ (Galati 6:16), con la discendenza spirituale del credente Abraamo e di Giacobbe che prega. Giuda ed Israele erano stati due regni separati, ma furono uniti dopo il loro ritorno … così Giudei e Gentili furono nella chiesa e nel patto evangelico … ‘Io sarò il loro Dio e loro saranno Mio popolo.’ Il fatto che Dio è con noi è il sommario di ogni felicità. Il nostro essere a Lui un popolo può essere preso … come un ulteriore ramificazione della promessa che Dio per la Sua grazia ci renderà un popolo, un popolo volenteroso nel giorno del Suo potere."

Con riferimento al "Trono di Israele e della casa di Giuda," lo scrittore dell’Epistola agli Ebrei afferma: "la cui casa siamo noi" (3:6) che "manteniamo salda la fiducia e il gioire della speranza ferma fino alla fine." Ciò ci rende, Giudei e Gentili, credenti! Vedasi Efesini 2:14-16; Giovanni 11:52; Efesini 1:10.

 

I Gentili Portati nell’Israele di Dio

I profeti parlarono continuamente dei Gentili portati nella compagnia dei figli di Israele. Ciò è insegnato in Osea 1:10: "Tuttavia il numero dei figli di Israele sarà come la sabbia del mare, che non può essere misurata o numerata, e accadrà che nel luogo dove era detto loro: ‘Voi non siete Mio popolo,’ lì sarà detto loro: ‘Voi siete i figli del Dio vivente.’" E’ strano insegnare che con "i figli di Israele" in questo passaggio ci si riferisce esclusivamente a ciò che Dio farà nel futuro con l’Israele nazionale e naturale. Così però era insegnato al presente scrittore nei suoi giorni dispensazionalisti. Tuttavia, Paolo, in Romani 9:25-26 spiega che l’espressione include anche eletti Gentili, quando dice: "Noi, che Egli ha chiamato, non tra i Giudei soltanto, ma anche dai Gentili." Continuiamo a citare Henry, perché è particolarmente edificante a riguardo della compartimentazione dispensazionalista in "Giudeo, Gentile e la Chiesa di Dio."

"E’ certo che questa Promessa vide la sua realizzazione nello stabilimento del regno di Cristo, mediante la predicazione del vangelo, e l’aver portato dentro essa sia Giudei che Gentili, perchè queste tre parole sono applicate da Paolo e da Pietro quando egli scrive ai Giudei (I Pietro 2:10). Israele qui è la chiesa evangelica, l’Israele spirituale (Galati 6:16), tutti i credenti che seguono le orme ed ereditano le benedizioni del credente Abraamo, che è il padre di tutti coloro che credono, che siano Giudei o Gentili" (Romani 4:11-12, italiche aggiunte).

I Cristiani sono ora, secondo Pietro, il popolo scelto, il sacerdozio regale, la nazione santa e il popolo peculiare (per essere posseduto) come insegna in I Pietro 2:9-10.

I profeti credevano che i Gentili appartenevano al tabernacolo di Davide:

"‘In quel giorno erigerò il tabernacolo di Davide che è caduto, e ne chiuderò le brecce, e farò risorgere le sue rovine, e l’edificherò come nei giorni antichi, così che possano possedere il residuo di Edom e di tutti i pagani (Gentili) che sono chiamati col Mio nome, dice il Signore che compie questo’ (Amos 9:11-12). Le brecce nelle rovine del tabernacolo di Davide furono chiuse per ricevere il residuo eletto dei Gentili nella dispensazione Cristiana. Il primo concilio della chiesa in Gerusalemme vide la profezia di Amos adempiuta nella chiesa del Nuovo Testamento. Era il tabernacolo di Davide ristorato! Cristo ricostruì il tabernacolo di Davide, la Sua chiesa! Egli edificò di nuovo queste rovine "buttando giù il muro di separazione tra Giudeo e Gentile, e facendo entrare l’ultimo nella chiesa evangelica insieme al primo … ‘Il residuo di Edom’ designa i Gentili" (John Gill).

 

Un Israele Rigenerato, il Tabernacolo di Davide

Dio, allora, aveva un tabernacolo (una casa fatta di un popolo spirituale, rigenerato) nell’antica dispensazione. Essa era chiamata il tabernacolo di Davide (che prendeva il posto del tabernacolo di Mosè) perché i Gentili dovevano esservi portati dentro (e lo furono, al tempo di Davide!). Non era quindi qualcosa che è progredita da Pentecoste (Scofield), un’idea assurda, perché il tabernacolo di Davide è stato in progresso evidentemente fin da Davide. Né la chiesa di Gerusalemme nella loro gioiosa contemplazione di questo passaggio di Amos ora adempiuto sognò che la sua realizzazione significava "il ristabilimento del regno terreno di Davide sull’Israele nazionale." Essi videro in quel tabernacolo la chiesa, il "solo corpo," "la famiglia della fede," il "santo tempio nel Signore," l’"abitazione di Dio attraverso lo Spirito" (Efesini 2:16, 19, 21-22).

Vi sono allora due Israele: un Israele carnale e falso, ed un Israele spirituale e vero (rigenerato). Gesù mise alla prova molti che si appellavano a Lui con questa distinzione. Egli disse alla donna sirofenicia: "non sono mandato che alle pecore perdute della casa di Israele" (Matteo 15:24). Egli non intendeva dire che fu mandato solo alla tribù naturale di Giacobbe, perché alcuni di essi li escluse come "non delle Mie pecore" (Giovanni 10:26). Anche Paolo vide questa esclusione quando insegnò: "non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele" (Romani 9:6). No, questa casa a cui si riferiva Gesù è "edificata come una casa spirituale" che siete "voi" infanti appena nati (rigenerati, I Pietro 2:2-5)! La Scrittura è piena di riferimenti all’Israele spirituale ed eletto: Giovanni 1:31; Atti 5:31; 13:23; 28:20. In ogni epoca i credenti di ogni razza non hanno desiderato niente di più che appartenere a quell’Israele!

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