Covenant Protestant Reformed Church
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Il Dispensazionalismo e i Due Israele

Robert C. Harbach

 

La Scrittura Interpreta la Scrittura, o Falso Letteralismo

La Sacra Scrittura fornisce un’interpretazione molto chiara ed evidente di se stessa. Sorgeranno difficoltà, tuttavia, se non osserviamo che in essa sono impiegati parole e termini che hanno varie sfumature di significato. Non si può quindi insistere che ogni parola, in ogni occasione in cui appare, ha lo stesso singolo significato. Un tale metodo di interpretazione potrebbe facilmente produrre false dottrine. Otterremmo una dottrina erronea, per esempio, se comprendessimo la parola "carne" invariabilmente come "corpo." Sarebbe biasimevole anche tradurre la parola neotestamentaria "battezzare" in modo tale da esprimere un modo particolare di battesimo. Il risultato della traduzione della parola "mondo" come "ogni individuo dell’intera razza umana senza eccezione" sarebbe quello di produrre più di una sola falsa dottrina, ma specialmente una falsa concezione dell’espiazione. Si deve riconoscere senza dubbio che la parola "ravvedimento" non significa sempre un vero ravvedimento salvifico (Matteo 27:3). L’"evangelismo" di massa moderno è peggio che superficiale nel non marcare la differenza tra il "credere" in senso naturale di Giovanni 12:42-43 e il credere in senso spirituale di Romani 10:10. E’ quindi della più grande importanza mantenere la distinzione biblica tra la "discendenza" carnale e la discendenza spirituale, e tra l’"Israele" naturale/nazionale e il vero Israele.

Se qualcuno insiste che interpreta la Bibbia non soltanto strettamente "letteralmente," ma sempre con lo stesso significato uniforme, ogni volta che una parola appare in qualsiasi contesto, non può capire i sette termini che abbiamo fatto notare sopra. L’intera Bibbia non avrà mai senso per lui, né qualsiasi altra cosa che possa leggere. Gli atei, sedicenti "intellettuali," se ne sono venuti con le più puerili delle allegazioni per mostrare che la Bibbia contraddice se stessa. Credendo che la Bibbia è l’infallibile Parola di Dio, inerrante, verbalmente ispirata, accurata ed assolutamente affidabile, noi senza esitazione sosteniamo che non vi sono contraddizioni in essa, reali o apparenti. Né i riferimenti che seguono daranno alcun problema a chiunque creda la coerenza interna della Scrittura. Noi leggiamo che "Saul consultò il Signore" (I Samuele 28:6) e leggiamo anche che Saul morì perché "non consultò il Signore" (I Cronache 10:13-14). Ma entrambe le affermazioni, in sensi differenti, sono vere! E’ detto che "il Signore è lontano dagli empi" (Proverbi 15:29) ed anche che il Signore "non è lontano da ognuno di noi" (Atti 17:27). Ma se ciò provoca qualche difficoltà al lettore, egli deve essere un novizio quanto a conoscenza della Scrittura. In Romani 10:13 l’apostolo scrisse: "Perché chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato," mentre in Proverbi 1:28 è affermato "Allora essi Mi invocheranno ma Io non risponderò, Mi cercheranno prontamente, ma non Mi troveranno." "I puri di cuore vedranno Dio" (Matteo 5:8) in che modo si accorda con "che nessun uomo ha visto né può vedere?" (I Timoteo 6:16). Mettiamo in evidenza queste differenze per enfatizzare il bisogno di fare un po’ di accurate distinzioni quando ci si accinge ad interpretare la Scrittura.

 

Il Vero Israele, non Secondo la Carne, ma Secondo lo Spirito!

Ora, per illustrare ulteriormente la distinzione biblica del termine scritturale "Israele," abbiamo l’ingiunzione: "Considerate Israele secondo la carne" (I Corinzi 10:18). Non è piuttosto ovvio, anche senza controllare il contesto di questo passaggio, che parlare di "Israele secondo la carne" è distinguerlo dall’Israele secondo lo Spirito, ovvero Israele spirituale e rigenerato? L’"Israele secondo la carne" erano "Giudei per natura" (Galati 2:15), l’Israele naturale, la discendenza naturale di Abraamo. Essi sono in contrasto all’Israele spirituale, l’Israele di Dio (Galati 6:16). Questi ultimi sono credenti, coloro nati dall’alto, che siano Giudei o Gentili, ed in questa dispensazione sono Cristiani! Quindi "Israele" nella Scrittura sarà identificato dal contesto, in modo che deve essere osservato in che modo la Scrittura qualifica il termine. Allora la Scrittura distingue l’Israele spirituale da uno meramente naturale, non un popolo "celeste" contro uno "terreno."

Il termine Israele allora non si limita esclusivamente ai Giudei naturali, come nemmeno l’espressione "i figli di Abraamo." Chi sono questi ultimi? "Sappiate quindi che coloro che sono da fede, gli stessi sono i figli di Abraamo" (Galati 3:7)! I figli di una persona somigliano a quella persona, così che "i figli di Dio" sono simili a Dio, i "figli del maligno" sono ad immagine del diavolo in carattere e condotta, mentre "i figli di Abraamo" rassomigliano a lui ed imitano la sua fede. Inclusi sotto la designazione "i figli di Abraamo" sono quindi tutti i Cristiani. Essere meramente Giudei non ha mai significato automaticamente essere "figli di Abraamo" come Gesù affermò fermamente (cf. "se foste figli di Abraamo, fareste le opere di Abraamo," Giovanni 8:39). Ciò perché i veri figli spirituali di Abraamo "camminano nelle orme di quella fede di nostro padre Abraamo" (Romani 4:12). Ma Gesù rimproverò i Giudei che non facevano le opere di Abraamo né camminavano nelle orme della sua fede. Secondo Gesù, per questo stesso fatto provarono se stessi non essere figli di Abraamo. Ma sia Giudeo o Gentile, chiunque appartenga a Cristo è "discendenza di Abraamo" (Galati 3:29). L’errore che la chiesa galata doveva resistere era quello dei Giudaizzanti, falsi insegnanti che insegnavano che soltanto i Giudei o i proseliti Gentili circoncisi erano "figli di Abraamo." Questi soltanto potevano aspettarsi di prendere parte alla benedizione di Abraamo. Ma, invece, "coloro che sono da fede sono benedetti col credente Abraamo" (Galati 3:9), nessun altro!

La distinzione superficiale e falsa che i Giudei erano un popolo "terreno" mentre la chiesa è un popolo "celeste" è supposta essere basata su testi come Genesi 13:16 e 15:5. Siccome è detto che la discendenza di Abraamo doveva essere moltiplicata "come la polvere della terra," quindi ciò che è intesa è la discendenza terrena dei Giudei naturali, mentre dove è detto che la sua discendenza doveva essere numerosa come le stelle del cielo si intende la chiesa. "Polvere" denota un popolo terreno, ma "stelle" uno celeste. Le descrizioni "polvere" e "stelle" sono dette connotare una differenza abbastanza importante. Quale sarebbe questa differenza? In I Re 4:20: "Giuda ed Israele erano numerose quanto la sabbia che è preso il mare quanto a moltitudine." Se le "stelle" indicano una discendenza celeste, specialmente denotando la chiesa in contraddizione ai Giudei naturali, allora perché le "stelle" si riferiscono all’Israele terreno in Deuteronomio 1:10; 10:22, 28:62? Perché lo scrittore di I Cronache non sostiene questa "distinzione?" Perché egli dice che "il Signore aveva detto che avrebbe incrementato Israele (la nazione di Israele) come le stelle dei cielo," (27:23) che è qui detto essere stato realizzato nel regno di Davide? Da questo si può vedere che il termine "stelle" non indica necessariamente una discendenza celeste. Quanto allora leggiamo: "Io moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo, e come la sabbia che è sulla riva del mare" (Genesi 22:17) non sono in vista due differenti discendenze, una spirituale e una naturale. Perché "stelle" denota Giudei quanto "polvere" o "sabbia."

"Perchè non tutti quelli che sono di Israele sono Israele" (Romani 9:6). Ciò che qui Paolo sta dicendo è che non tutti quelli parte dell’Israele naturale sono Israele spirituale. L’apostolo a questo punto sta discutendo la sovrana reiezione di Dio dei Giudei e la Sua chiamata dei Gentili, e ciò coerentemente alla Sua predeterminazione di rigettare la nazione giudaica in quanto tale come Suo popolo (predetto in Isaia 65:15 e da Cristo di nuovo in Matteo 21:43), e di preservare un residuo spirituale, in particolare dai Gentili. Questa fu una situazione dolorosa per i Giudei, perché erroneamente essi supponevano che le promesse di Dio dell’antico patto erano fatte a tutta la discendenza naturale di Israele, esclusivamente a quelli che erano circoncisi e resi parte visibile della nazione. La loro attitudine era: "Noi abbiamo Abraamo come nostro padre" (Matteo 3:9), anche se erano stati avvertiti da Giovanni in modo molto stretto di non assumerlo. Paolo confuta questo errore. Il Dispensazionalismo ora rivela quanto è giudaistico nel porre queste idee di nuovo in circolazione.

 

I Figli della Promessa e la Vera Circoncisione

Quanto Paolo insegna, e che di fatto l’intera Scrittura insegna, è che le promesse di Dio non furono mai fatte a meri uomini naturali, uomini nella carne, ma piuttosto uomini nello spirito, uomini rigenerati. La distinzione della Parola di Dio non è quella di due tipi di popolo, uno terreno ed uno celeste, entrambi i quali saranno salvati e prenderanno parte al regno di Cristo, ma di due tipi di Israeliti, un Israele carnale, nato secondo la carne, ed un Israele spirituale, nato per promessa, e soltanto il secondo sono "i figli della promessa" (Romani 9:8; Galati 4:23). Molti Giudei non sono affatto figli di Dio (Giovanni 8:42, 44), mentre molti che sono per natura Gentili sono stati resi concittadini coi santi, quali santi? I santi del’Antico Testamento! Perché essi sono "benedetti col credente Abraamo" (Galati 3:9).

Quando Paolo sostiene "Noi siamo la Circoncisione, che adora Dio nello spirito e gioisce in Cristo Gesù" (Filippesi 3:3), intende che l’Israele meramente naturale era solo una circoncisione carnale, non era e mai era stata, in quanto tale, la circoncisione spirituale. Paolo mette in guardia contro coloro che erano della circoncisione naturale con le parole "guardatevi dalla mutilazione." Questo è quanto i Giudei meramente naturali erano, la Mutilazione. Il contrasto è tra l’Israele carnale, la Mutilazione, e la Circoncisione, l’Israele di Dio.

La circoncisione era il segno dell’antico patto, il significato del quale era la rigenerazione. "Circoncidete quindi il prepuzio del vostro cuore, e non siate più duri di collo" (Deuteronomio 10:16). Questo è un comando, ma se solo il Signore prometterà, Egli può comandare ciò che vuole e sarà fatto! Per ogni comando vi è una promessa. "Il Signore Dio tuo circonciderà il tuo cuore, e il cuore della tua discendenza, per amare il Signore tuo Dio" (Deuteronomio 30:6). Il vero significato della circoncisione è la purificazione del cuore, cioè la rigenerazione. Significa un’opera realizzata oggettivamente nella crocifissione di Cristo, in cui tutti i Cristiani sono coinvolti ed identificati con Cristo, e soggettivamente un’opera di grazia nel cuore del Cristiano nella quale gli viene dato un nuovo cuore (Colossesi 2:11; Galati 5:24; Ezechiele 36:26).

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