(Capitolo 7 di: David J. Engelsma, Marriage, the Mystery of Christ and the Church: The Covenant Bond in Scripture and History [Il Matrimonio, il Mistero di Cristo e la Chiesa: Il Vincolo di Patto nella Scrittura e nella Storia], Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 1998; traduzione italiana: Francesco De Lucia)
E’ stato detto, Chiunque metterà via sua moglie, le dia un libello di divorzio. Ma io vi dico, che chiunque metterà via sua moglie, eccetto per causa di fornicazione, le fa commettere adulterio, e chiunque sposerà colei che è divorziata commette adulterio (Matteo 5:21-32).
Continuando ad esaminare la Parola di Dio a riguardo del matrimonio, giungiamo al soggetto del divorzio. Chiese che si curano molto poco della verità del matrimonio sono però interessate al soggetto del divorzio. Perfino il mondo dei non credenti è allarmato per l’alto tasso di divorzi. La spiegazione di tale interesse ed allarme non è che essi sono presi da orrore a motivo degli empi che abbandonano la legge di Dio, come dice il Salmo 119:53, ma che il divorzio smembra le loro vite e causa severi problemi nella società umana.
Alcuni dei figli di Dio hanno un interesse speciale per l’insegnamento biblico concernente il divorzio perché sono divorziati, o perché il loro matrimonio è piagato da seri problemi. Ma la verità del divorzio è di grande importanza per tutti i membri della chiesa, quelli non sposati come quelli sposati. Tutti noi siamo responsabili per la purezza della chiesa e la forza e benessere spirituale della chiese che vivrà dopo di noi. E’ qui, sul punto del divorzio, che l’ubbidienza della chiesa alla verità del matrimonio è messa alla prova. Con la sua presa di posizione sul divorzio, la chiesa o mantiene o compromette fatalmente la verità del matrimonio, sia per se stessa che per le future generazioni.
Dobbiamo stare attenti a non considerare il divorzio astraendolo dal matrimonio. Il divorzio può essere veduto correttamente soltanto alla luce di tutto quello che è stato precedentemente detto a riguardo del matrimonio. Il divorzio è un qualcosa di negativo. Ciò che di positivo esso nega è il matrimonio. Quindi, per giudicare il divorzio correttamente, abbiamo bisogno di ricordare la verità sul matrimonio: chi ha istituito il matrimonio, di cosa è simbolo il matrimonio, cosa accade di fatto quando un uomo ed una donna si sposano, e quali sono le leggi di Dio che governano il matrimonio.
Cristo ha mostrato che il divorzio deve essere veduto e giudicato alla luce della verità del matrimonio in Matteo 19. Quando i Farisei Gli posero un quesito sul divorzio (v. 3), Egli replicò affermando prima la verità del matrimonio (vv. 4-6a). L’essenza del matrimonio è: "Essi non sono più due, ma una sola carne" (v. 6a). Poi, alla luce della verità del matrimonio ed in completa dipendenza da essa, Cristo ha espresso la legge concernente il divorzio: "Ciò quindi che Dio ha unito insieme, l’uomo non lo separi." Anche se il titolo di questo capitolo è negativo, "La Proibizione del Divorzio," l’idea ed il proposito principale sarà positivo. L’argomento è stato posto in forma negativa deliberatamente. La forma negativa serve per rendere la verità acuta e chiara. Come mai prima, la chiesa di oggi ha bisogno di udire e conoscere questa verità: no al divorzio! Il titolo negativo è anche fedele all’insegnamento di Gesù in Matteo 5:31-32, perché questo testo è una condanna del divorzio. Tuttavia, il testo condanna il divorzio nell’interesse della santità, l’intimità, e la bellezza del vincolo del matrimonio.
In Matteo 5, Gesù sta ovviamente contrastando il Suo insegnamento sul divorzio con un altro insegnamento. Quest’altro insegnamento è la regolazione di Mosè riguardante il divorzio per Israele nell’Antico Testamento. Quando Gesù al verso 31 dichiara: "E’ stato detto, Chiunque metterà via sua moglie, le dia un libello di divorzio," Egli fa riferimento alla regolazione concernente il divorzio in Deuteronomio 24:1-4 [traduzione letterale dalla versione inglese King James]:
Quando un uomo ha preso una moglie, e l’ha sposata, ed avviene che ella non trova favore ai suoi occhi, perché ha trovato in lei qualche impurità, allora scriva a lei un libello di divorzio, e lo dia nella sua mano, e la mandi fuori dalla sua casa. E quando ella si diparte fuori dalla sua casa, ella può [o: "potrebbe," ingl. "may"] divenire la donna di un altro uomo. E se il secondo marito la odia, e scrive a lei un libello di divorzio, e lo dà nella sua mano, e la manda fuori dalla sua casa, o se il secondo marito che la prese come sua moglie muore, il suo primo marito, che la mandò via, non può prenderla di nuovo come moglie, dopo che ella è contaminata, perché questa è abominazione davanti al Signore, e tu non farai peccare il paese che il Signore tuo Dio ti dà per eredità.
E’ questa regolazione veterotestamentaria che è molto importante anche in Matteo 19. I Farisei tentarono Gesù sul divorzio chiedendogli: "E’ lecito per un uomo mettere via sua moglie per ogni causa?" (v. 3). Da Gesù essi ottennero questa risposta: dal momento che è Dio Che unisce le persone sposate, non deve essere l’uomo a separarle, "Ciò quindi che Dio ha unito insieme, l’uomo non lo separi" (v. 6). In altre parole, Gesù proibì il divorzio. Allora i Farisei tirarono fuori la loro trappola. Mosè aveva detto che essi potevano divorziare: "Essi gli dicono, Perché Mosè allora comandò di dare un libello di divorzio e di metterla via?" (v. 7). Essi si riferivano, ovviamente, a Deuteronomio 24:1-4. Il loro argomento è chiaro. Mosè era il grande profeta e legislatore di Dio. Gesù si trova in opposizione a Mosè sull’argomento dell’ammissibilità del divorzio. Quindi, Gesù non può essere da Dio.
L’importanza di Deuteronomio 24:1-4 per il soggetto del divorzio richiede che diamo un attento sguardo al passaggio. La regolazione concernente il divorzio che si trova nel passaggio fu grossolanamente fraintesa ai giorni di Gesù ed è ancora comunemente fraintesa oggi. Mediante questo fraintendimento, noi aggraviamo la problematica apparente mancanza di accordo tra Gesù e Mosè, tra il Nuovo Testamento e l’Antico Testamento, e falliamo nel vedere l’accordo basilare tra di essi sul soggetto del divorzio. Il nostro errore è che prendiamo la regolazione come un’approvazione del divorzio e perfino del risposalizio. Così comprendiamo le parole: "che le scriva un libello di divorzio, e lo dia nella sua mano, e la mandi fuori dalla sua casa. E quando ella si diparte fuori dalla sua casa, potrebbe divenire la moglie di un altro uomo" (vv. 1b-2). Noi vediamo questo come una legittimazione del divorzio per una ragione insignificante ("perché ha trovato qualche impurità in lei," v. 1). Di fatto, però, nel passaggio non vi è alcuna approvazione del divorzio, molto meno del risposalizio. Mosè qui non richiese il divorzio. Né approvò il divorzio. Ma, come Cristo fece notare in Matteo 19:8, egli "soffrì," o permise, il divorzio. Soffrire qualcosa è fondamentalmente differente dall’approvarlo. Mosè diede ad Israele una legge in Deuteronomio 24 che prescriveva ciò che un uomo doveva fare se intendeva divorziare sua moglie. Mosè prese nota del fatto che degli uomini in Israele stavano divorziando le loro mogli e del fatto che avrebbero continuato a fare così nel futuro. In tali casi, essi devono scrivere e dare alle loro moglie uno "scritto di sospensione," un libello ufficiale di divorzio. Mosè non comandò agli uomini Israeliti "Divorziate le vostre mogli," nemmeno se in loro vi era impurità. Ma il suo comando era questo: "Se state per divorziare vostra moglie, dovete darle un libello di divorzio." Il proposito del requisito di dare un libello di divorzio era il benessere della donna che era messa via. La donna in Israele era completamente soggetta all’uomo ed interamente alla sua mercé. Se Mosè non avesse richiesto che il marito desse alla donna che aveva determinato di mettere via un libello di divorzio, le donne in Israele sarebbero presto divenute meri giocattoli e sarebbero state considerate poco differenti da prostitute. Il libello di divorzio doveva essere scritto "a lei" e dato "nella sua mano," cioè, era per il suo beneficio.
Vi è qualcos’altro in Deuteronomio 24, che spesso non si coglie, e che indica che Mosè non approvava il divorzio o il risposalizio, e molto meno lo comandò, ma che meramente lo soffrì. Secondo la corretta lettura del passaggio, la regolazione fatta da Mosè è che una donna che è stata divorziata dal suo marito originale e che ha sposato un altro uomo, non può ritornare al suo marito originale nel caso che la divorzi anche il secondo uomo. Ai versi 1-3, Mosè meramente prende nota di ciò che vede di fatto accadere in Israele. Degli uomini stanno divorziando le loro mogli a motivo di qualche impurità. Queste donne divorziate stanno sposando altri uomini. Poi le donne sono divorziate dai loro secondi mariti. In tali casi, Mosè proibisce di ritornare al primo marito (v. 4). I versi 1-3 non espongono ciò che Mosè approva, ma meramente ciò che egli osserva aver luogo. La traduzione nella Bibbia inglese King James [e delle principali versioni italiane], è in qualche modo fuorviante, specialmente ai versi 1-2, dove lascia l’impressione che Mosè approvi espressamente il divorzio da parte di un uomo di sua moglie e perfino il suo risposalizio. La corretta traduzione è questa:
Quando un uomo ha preso una moglie, e l’ha sposata, ed avviene che ella non trova favore ai suoi occhi, perché egli ha trovato qualche impurità in lei, allora egli le scrive un libello di divorzio e lo dà nella sua mano, e la manda fuori dalla sua casa; e quando lei si diparte fuori dalla sua casa, e và e diviene la moglie di un altro uomo, e se il secondo marito la odia … il suo primo marito, che la mandò via, non può prenderla di nuovo …
Secondo questa traduzione, è ancora implicito il requisito che un marito dia un libello di divorzio alla moglie che intende divorziare. Ma questa traduzione rende chiaro che Mosè sta meramente soffrendo il divorzio, e non che lo sta approvando.
Si deve anche notare che la sola base per il divorzio che è sofferta da Mosè è "qualche impurità." Letteralmente, il verso 1 dice: "la nudità di una cosa." L’espressione si trova nella Scrittura soltanto anche in Deuteronomio 23:14, il che rende difficile stabilire cosa significhi esattamente. Non vi può essere dubbio che il riferimento è a qualche tipo di polluzione o vergogna sessuale nella donna. Non è l’adulterio, perché l’adulterio era punibile con la morte. Ma è correlato all’adulterio nella misura in cui è una impurità sessuale di qualche sorta. Non è, quindi, che Deuteronomio 24 soffrì il divorzio per ragioni minori. Al contrario, perfino nel soffrire il divorzio, l’Antico Testamento restrinse rigorosamente il divorzio ad istanze che riguardavano l’impurità nella sfera del sesso. Dunque, l’Antico Testamento mostrò la sua basilare armonia con l’insegnamento di Gesù, Che limita il divorzio ai casi di adulterio.
Tuttavia, questa regolazione di Mosè in Deuteronomio 24 è insoddisfacente. Questa è la chiara implicazione delle parole di Gesù in Matteo 5:31-32: "E’ stato detto … Ma io vi dico." Gesù contrasta il Suo insegnamento, che è la pura verità, con l’insegnamento di Mosè in Deuteronomio 24. La regolazione di Mosè è insoddisfacente perché egli tollerò la pratica del divorzio su una base diversa dall’adulterio, come anche tollerò il risposalizio. Si noti bene, tuttavia, che Cristo non biasimò Mosè. Piuttosto Egli biasimò Israele! Perché in Matteo 19:8 Egli dice: "Mosè a motivo della durezza dei vostri cuori soffrì che voi metteste via le vostre mogli."
Ciò potrebbe presentare un problema quanto all’armonia dell’Antico e Nuovo Testamento, e difatti lo fa. Tuttavia, il problema non è: come può essere che una cosa è giusta nell’Antico Testamento e sbagliata nel Nuovo Testamento? Piuttosto, il problema è questo: come può, l’Antico Testamento, soffrire occasionalmente, o tollerare, ciò che è errato, mentre il Nuovo Testamento non lo fa? La poligamia nell’Antico Testamento ricade nella medesima categoria. A prescindere da questo "problema," è chiarissimo ed indisputabile che i Cristiani del Nuovo Testamento non possono mai appellarsi a Deuteronomio 24 per applicare la regolazione veterotestamentaria alle loro vite. Se lo fanno, riconoscono che hanno i cuori duri, proprio come Israele, per cui la regola dovette essere fatta. Ancor più, essi mostrerebbero in tal modo che insistono nella durezza del loro cuore. Questa è la condizione spirituale dell’essere governati dall’incredulità, perché Gesù dice che Mosè fece la regola di Deuteronomio 24 "a motivo della durezza dei vostri cuori."
Tra noi e Deuteronomio 24 si trova la Parola di Gesù Cristo: "Ma Io dico!" Cristo ha abrogato il "soffrire" di Deuteronomio 24. Il divorzio per qualsiasi ragione eccetto che l’adulterio non è più sofferto. In Gesù Cristo, il regno dei cieli è giunto nella sua pienezza, anche per quanto riguarda la verità del matrimonio. All’interno di questo regno pienamente giunto, rimane fermo questo: "Chiunque metterà via sua moglie, eccetto che per causa di fornicazione, le fa commettere adulterio" (Matteo 5:32).
Tuttavia, Deuteronomio 24 non era la legge dell’Antico Testamento sul divorzio. Deuteronomio 24 era una deviazione dalla legge dell’Antico Testamento. Ciò è evidente dal fatto che era un soffrire il divorzio. Non si soffre ciò che è giusto e buono. Si soffre ciò che non è giusto e non è buono: una deviazione dalla legge.
Nel soffrire ciò che era errato, Deuteronomio 24 soffrì anche molta miseria in Israele. Ciò è spesso dimenticato da coloro che sono pronti ad applicare il passaggio a se stessi nella speranza di trovare sollievo in un problema maritale. In questa regolazione stessa di Deuteronomio 24 si trova l’avvertimento di Mosè a riguardo dell’inizio di un vergognosissimo caos e di amari guai. E’ possibile che una donna vada di divorzio in divorzio e finisca col voler ritornare indietro al suo primo marito. Questa è la descrizione di un disastro maritale e di una diffusa miseria. E che dire dei figli che risultano lungo la via? La via di un cuore duro è la via della miseria, già in questa vita. Lo stesso era vero nell’Antico Testamento come risultato della poligamia. Anche quella violazione del matrimonio condusse a dei problemi per i colpevoli. A noi nel Nuovo Testamento tale miseria ci è risparmiata, e ciò mediante la luce migliore a riguardo del matrimonio.
Deuteronomio 24 non era la legge riguardante il divorzio, ma una deviazione dalla legge. La legge concernente il divorzio era quella implicata nell’istituzione di Dio del matrimonio in Genesi 2. Questo è ciò a cui Gesù richiamò l’attenzione dei Farisei in Matteo 19:8. Dopo aver notato che Deuteronomio 24 era il soffrire da parte di Mosè di una deviazione dalla legge del divorzio, Egli ricordò ai Farisei: "Ma dal principio non era così." La legge concernente il divorzio si trova in Genesi 2:18-24, la registrazione dell’istituzione da parte di Dio del matrimonio nel principio. Questa è la legge sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento: "Ciò che Dio ha unito insieme, l’uomo non lo separi" (Matteo 19:6). E’ Dio Che unisce le persone sposate. Il divorzio, quindi, è proibito. Anche nell’Antico Testamento, Dio odiava il divorzio. Egli rese ciò chiaro in Malachia 2:15-16: "Badate al vostro spirito, e che nessuno tratti con inganno la moglie della sua gioventù. Perché il Signore, il Dio di Israele, dice che egli odia il mettere via." In Matteo 5, quindi, Gesù non contraddice la legge dell’Antico Testamento concernente il divorzio, ma la svela, la espone, e ne mostra la sua piena significatività: il divorzio è proibito.
Deve essere sottolineato che Gesù tratta il divorzio in Matteo 5:31-32. Egli condanna e proibisce il mettere via una moglie. Qui Egli non Si preoccupa del risposalizio, ma del divorzio. Vi è ragione di temere che, anche se il risposalizio ancora ci scandalizza, diveniamo induriti a riguardo del divorzio. Se è così, dobbiamo ascoltare attentamente il Signore.
Né è vero che Egli proibisce il divorzio soltanto a motivo della possibilità che ne consegua un risposalizio, come se il divorzio in sé non fosse peccaminoso. Gesù di certo indica la possibilità del risposalizio quando avviene il divorzio. Ma Egli condanna il divorzio, non perché potrebbe condurre ad un altro male, ma perché è esso stesso un male. Chiunque divorzia sua moglie pecca in virtù del fatto che la divorzia.
Anche se Gesù condanna il divorzio quando è il marito che divorzia sua moglie, implicita è l’eguale peccaminosità della moglie che divorzia suo marito. Ai giorni di Gesù, l’uomo aveva man forte, così che qualsiasi divorzio avveniva esso era fatto dall’uomo. Oggi è la donna ad avere man forte, e così ella domina nell’argomento del divorzio. Non è importante chi è a divorziare, che sia uomo o donna, ma è l’opera che è commessa ad esserlo.
La condanna di Cristo del divorzio deve essere compresa come una condanna di ogni forma di separazione di un uomo e sua moglie. Egli parlò di "mettere via." Ciò fa riferimento al divorzio legale ed ufficiale. Ma questo copre anche ciò che conosciamo come il vivere sparati in casa. Include, anche, il semplice lasciare il proprio compagno di matrimonio, che sia il marito a lasciare la moglie o la moglie a lasciare il marito. Mettere via, separarsi, lasciare, tutte queste attività risultano nel separare in due ciò che Dio ha fatto uno e che deve rimanere uno.
Può accadere che giunge il tempo in cui la moglie deve lasciare suo marito temporaneamente, o richiede a suo marito di andarsene. Forse egli si ubriaca e percuote lei e i figli. La sua vita e la sua pelle non sono al sicuro se lui è nella stessa casa con lei. Allora, anche se non intende divorziare nel senso pieno ed ufficiale, fa in modo che essi vivano separatamente. Ma perfino questa è qualcosa di terribilmente serio. La chiesa deve considerarla tale. Le persone sposate stesse devono considerarla come molto seria. E’ semplicemente uno stato di cose intollerabile.
Il divorzio è proibito in termini di ciò che potrebbe accadere alla persona divorziata. Mettere via il proprio compagno è peccato, ed un aspetto del peccato è l’esposizione dell’altro all’adulterio. Cristo dice: "Chiunque metterà via sua moglie … le fa commettere adulterio" (Matteo 5:32). Il Signore conosce la natura umana, non soltanto la natura umana caduta ma anche la natura umana per come creata in origine: "Non è buono che l’uomo sia solo" (Genesi 2:18). L’uomo che mette via sua moglie divorziandola ufficialmente è responsabile del fatto di averla posta in una condizione in cui è tentata di risposarsi, e questo risposalizio è adulterio secondo le parole di Cristo nell’ultima parte di Matteo 5:32: "Chiunque sposerà colei che è divorziata commette adulterio." Oppure la donna divorziata è tentata di commettere adulterio senza risposarsi. L’uomo che mette via sua moglie "meramente" separandosi o lasciandola è altresì colpevole di farle commettere adulterio. Egli la espone al pericolo di intraprendere delle relazioni empie con altri uomini. Ciò è vividamente illustrato nella storia di Abramo e Sarai in Genesi 12. Abramo "mise via" sua moglie per la sua propria sicurezza, e lei fu presto presa nella casa di Faraone e minacciata con un’unione adulterina con lui. Dio non tollera frivolezze nella Sua istituzione del matrimonio. Ovviamente, lo stesso è vero per la moglie che mette via il marito o lo lascia. Così ella gli fa commettere adulterio. La persona che è messa via non dovrebbe commettere adulterio, nemmeno se è divorziata empiamente. Se lo fa, è colpevole di peccato. L’ultima parte del verso 32 insegna questo. Ma il partner che ha divorziato è altresì da biasimare. Dio lo ritiene responsabile.
Il fatto che Gesù proibisce il divorzio in termini del male davvero reale, l’adulterio, che con tutta probabilità risulta dal divorzio, non può oscurare il fatto che l’atto di divorzio stesso è peccato. Non importa se risulta o meno nel risposalizio dell’altro, poiché completamente a prescindere da qualsiasi conseguenza il divorzio è peccato. La ragione è che l’uomo in orgogliosa ribellione sta separando ciò che Dio ha unito insieme. L’uomo non può sciogliere ciò che Dio ha legato. Il matrimonio è un’istituzione divina. Nel matrimonio, Dio rende due uno. E’ sbagliato che ciò che è uno divenga di nuovo due, a prescindere ora dalla questione se questo sia perfino possibile. Che queste persone separate poi cerchino di creare o meno dei nuovi legami, non vi può essere alcuno scioglimento.
Questa è la forza delle parole di Gesù sul divorzio in Matteo 19:4-6:
Non avete letto, che colui che li fece al principio li fece maschio e femmina, e disse, Per questa causa un uomo lascerà padre e madre e si unirà a sua moglie, ed i due saranno una sola carne? Dunque essi non sono più due, ma una sola carne. Ciò quindi che Dio ha unito insieme, l’uomo non lo separi.
Che ciò sottolinei la proibizione del divorzio da parte di Gesù anche in Matteo 5, lo mostra l’espressione del verso 32. Non è sufficiente proibire il divorzio, ma Egli deve necessariamente aggiungere che se la donna che ha subito il torto ed è divorziata si risposa, lei ed il suo nuovo marito sono colpevoli di adulterio. Perché? Perché il vincolo matrimoniale rimane, in ogni caso. Nel condannare il divorzio Gesù sta difendendo il vincolo matrimoniale. Siccome il matrimonio è l’unione di Dio di un uomo ed una donna in una sola carne, il divorzio è proibito.
Vi è una sola eccezione alla proibizione del divorzio. Questa eccezione è l’adulterio da parte del proprio compagno: "eccetto che per causa di fornicazione" (Matteo 5:32). Se la moglie di un uomo gli è infedele, se ha delle relazioni sessuali con un altro uomo, egli la può mettere via senza incorrere nell’ira di Dio o nella disciplina della chiesa. L’adulterio è una base per il divorzio davanti a Dio. Un marito può divorziare sua moglie, o una moglie suo marito, sulla base del suo adulterio. Egli, tuttavia, non è obbligato a divorziare. Perfino l’adulterio può essere coperto dal sangue di Cristo in modo che i due rimangono una sola carne nel matrimonio. Se per la grazia di Dio la moglie infedele si ravvede del suo adulterio, l’uomo Cristiano può e dovrebbe perdonarla e riprenderla con sé. Similmente, Dio ha spesso perdonato a ripreso a Sé Sua moglie, l’Israele-chiesa, dopo che ella ha fatto la prostituta con molti idoli. Tuttavia l’adulterio della moglie può essere tale da rendere la vita insieme impossibile.
Qui vediamo la serietà dell’adulterio. L’adulterio è preso alla leggera oggi. Il mondo ci costruisce commedie attorno nei film ed in televisione. Romanzi popolari lo trattano in una maniera frivola e lo glorificano perfino. Perfino nella chiesa, si sentono delle barzellette su di esso. Cristo non prende l’adulterio alla leggera! Nel fatto che l’adulterio, e solo l’adulterio, è di una tal natura che separa ciò che Dio ha unito insieme, si vede la serietà e la spaventosità di questo peccato. Per sua natura stessa, l’adulterio colpisce al cuore del matrimonio: l’intimità di due, il divenire una sola carne da parte dell’uomo e sua moglie.
Quando Gesù proibisce il divorzio, "eccetto che per motivo di fornicazione," Egli insegna che vi è una sola base per il divorzio. Soltanto l’adulterio rompe il vincolo matrimoniale nel grado che il marito e la moglie possono separarsi, sciolti da una sola vita in una sola casa, intorno ad una sola tavola, ed in un solo letto. Nient’altro è base per il divorzio, nient’altro in modo assoluto. In un mondo di peccato e morte, vi sono molti mali che possono causare problemi al matrimonio: malattia, paralisi, non soltanto mariti che hanno il prurito per il divorzio, ma anche mogli rissose con le quali la vita insieme diventa miserabile. Ma nessuna di queste cose è una base per il divorzio. Questo è il significato delle espressioni nel voto matrimoniale che afferma: "nella meglio e nel peggio, in ricchezza e in povertà, nella salute e nella malattia … finché morte non ci separi."
Nessun marito dovrebbe avere base per lamentarsi che la chiesa proibisce il divorzio, ma permette a sua moglie di continuare ad essere una bisbetica. Nessuna moglie dovrebbe lamentarsi che anche se proibisce di divorziare suo marito, la chiesa permette a suo marito di essere un bruto. Perché la chiesa richiede anche che i mariti e le mogli adempiano le loro responsabilità maritali, come abbiamo notato nei capitoli precedenti [del libro di cui questo articolo è il capitolo 7—N.d.T.]. E la chiesa deve accompagnare la sua predicazione con la disciplina. Non soltanto il nostro Signore ammonisce i credenti a vivere insieme, ma Egli li ammonisce anche a vivere insieme appropriatamente, in amore ed in pace.
La legge che proibisce il divorzio vale per ogni uomo e donna sposata, non credente come credente. "Chiunque metterà via sua moglie" pecca. Questa è la legge per il matrimonio, ogni matrimonio, "dal principio." Quanto depravato è il mondo! Quanto matura per il giudizio è la nostra società!
Cristo diresse la Sua Parola sul divorzio, tuttavia, ai cittadini del regno dei cieli, cioè, alla chiesa credente. Essa è parte del Sermone sul Monte. E’ per i credenti che la ricevono per la grazia di Dio. E’ per coloro i cui cuori sono stati rigenerati dallo Spirito ad amare Dio e, in gratitudine per la salvezza, ad onorare la Sua istituzione del matrimonio. I credenti vedono questa Parola di Gesù contro il divorzio come una testimonianza alla Sua propria fedeltà verso Sua moglie, la chiesa. Cristo sostiene il matrimonio come il mistero di Se Stesso e la chiesa. Egli non mette mai via il Suo popolo, anche se coi loro peccati Gli hanno dato ampio motivo di farlo. Questa fedeltà d’amore i credenti sono chiamati a rifletterla nei loro matrimoni.