Le seguenti meditazioni sono apparve sul bollettino di chiesa della First Protestant Reformed Church di Grand Rapids, Michigan, durante gli anni di guerra 1941 – 1946. Furono preparate dal pastore di questa chiesa, il rev. Herman Hoeksema (1886 – 1965).
Sono state pubblicate in questo opuscolo come testimonianza della meravigliosa grazia di Dio in Gesù Cristo che solo è capace di sostenere i figli di Dio nelle sofferenze e nelle prove di questa vita presente. È da dire che il titolo di ognuna delle Meditazioni è stato scelto dal Comitato Evangelistico.
Ulteriori copie di opuscoli possono essere ottenute su richiesta. Chiamare o scrivere a
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Protestant Reformed Church
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Ciò che segue riassume cosa crediamo sia il vero conforto del Cristiano, specialmente nella sofferenza:
Il Catechismo di Heidelberg, Domanda e Risposta 1 & 2:
Domanda 1 Qual è il tuo unico conforto in vita e in morte?
Risposta. Che io, con corpo ed anima, sia in vita che in morte, non son mio, ma appartengo al mio fedele Salvatore Gesù Cristo, che col Suo prezioso sangue ha pienamente pagato per tutti i miei peccati, e mi ha redento da ogni potere del diavolo; e mi preserva così che senza la volontà del Padre mio che è nei cieli neppure un capello può cadermi dal capo, sì, così che tutte le cose devono cooperare alla mia salvezza. Pertanto, per mezzo del Suo Santo Spirito, egli inoltre mi assicura della vita eterna, e mi rende di cuore volenteroso e pronto d'ora innanzi a viver per Lui.
Domanda 2 Quante cose ti è necessario conoscere perché in questo conforto tu possa felicemente vivere e morire?
Risposta Tre cose: in primo luogo, quanto grande è il mio peccato e la mia miseria. Secondo, in che modo sono redento da tutti i miei peccati e dalla mia miseria. E terzo, in che modo a Dio debbo essere grato di tale redenzione.
Romani 14: 7-9: "Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e neppure muore per se stesso, perché, se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Poiché a questo fine Cristo è morto, è risuscitato ed è tornato in vita: per signoreggiare sui morti e sui vivi."
Isaia 55:8-9, "«Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie», dice l'Eterno. «Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri."
Quanto poco comprendiamo la maestosa opera di Dio, specialmente quando concerne le nostre sofferenze, infermità e dolori! E nonostante ciò, il nostro Dio sta compiendo un’opera perfetta. Non c’è difetto, né errore, in quello che fa. E la perfezione della Sua opera sarà rivelata nel giorno di Cristo, quando la nostra salvezza sarà pienamente compiuta e il tabernacolo di Dio sarà con gli uomini.
In questa opera perfetta, anche i nostri problemi, le nostre sofferenze, i nostri dolori e dispiaceri occupano il loro apposito posto. Queste cose c’entrano, in un certo modo. Esse servono il Sui saggio proposito e sono necessarie per farci prendere il nostro posto nella gloria eterna. Se solo potessimo vedere quanto siano indispensabili, non ci lamenteremo mai né ci sentiremo insoddisfatti della nostra sorte. Ma questo non ci è possibile vederlo. La Sua opera è per noi troppo grande, troppo alta, troppo profonda per essere compresa. Noi non possiamo capire nel dettaglio la ragione alla base del nostro particolare tragitto e della nostra sorte. Dovremmo forse chiedere: "Perché?" La risposta che riceveremo è, "La mia grazia ti basta!"
Egli vorrebbe che noi credessimo alla Sua Parola, sapendo che fa ogni cosa bene, e arrenderci e seguirlo dove Egli ci conduce. Questa è fiducia.
Per ulteriore conforto, leggere: Deuteronomio 32:4, Giobbe 23:10.
Ebrei 12:6, 11, "Perciocchè il Signore castiga chi egli ama, e flagella ogni figliuolo ch'egli gradisce. Or ogni castigamento par bene per l'ora presente non esser d'allegrezza anzi di tristizia; ma poi rende un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati per esso esercitati." [Diodati]
C’è una grande differenza tra il punire e il castigare, differenza che teniamo in mente soprattutto quando il Signore ci conduce in vie di malattia e avversità.
C’è, prima di tutto, una differenza per quanto riguarda il motivo e la regione delle due cose. Il motivo della punizione e la giusta ira di Dio contro il peccato; il motivo per il castigo è il Suo amore eterno. "Il Signore castiga chi egli ama" Ebrei 12:6.
Inoltre, c’è una differenza anche per quanto riguarda il proposito. Il proposito della punizione è la rivendicazione della giustizia; mentre il proposito del castigo è la correzione e la santificazione. "Ci castiga per util nostro, acciocchè siamo partecipi della sua santità" Ebrei 12:10.
E, infine, c’è una differenza di risultato e di fine. Il fine della punizione è la morte eterna; il fine del castigo è la gloria eterna. Il nostro Dio non punisce mai i Suoi figli perché Cristo portò tutta la nostra punizione alla croce; piuttosto, Egli li castiga affinché possano essere esercitati (Ebrei 12:11).
Comprendiamolo per fede, e realizziamo che Egli ci ama sempre.
Per ulteriore conforto, leggere: 1 Pietro 1:6-7.
Salmo 119:75, "Io so, o Eterno, che i tuoi decreti sono giusti, e che tu mi hai afflitto nella tua fedeltà."
Nel mezzo della sofferenza del tempo presente, e anche quando viene il tempo nel quale siamo vecchi e canuti, è una gloriosa verità sapere ed è una benedetta promessa da afferrare quella che niente può separarci dall’amore di Dio: "Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" Romani 8:38-39.
Ciò significa che questo amore di Dio rivelato alla croce da nostro Signore è sempre vicino, ed è sempre con noi. Niente può porsi tra questo amore di Dio e noi. Anche in tutte le avversità e le sofferenze e i dolori e i dispiaceri di questa vita presente, è l’amore di Dio che ha a che fare con noi. Nel Suo amore, Egli usa questi mali per il nostro bene. Il Suo amore ce li manda, il Suo amore ci preserva quando siamo nel loro mezzo, ci santifica tramite essi, e ci glorifica per mezzo loro.
Questo noi non possiamo vederlo, ma per Sua grazia crediamo e afferriamo questa verità benedetta. E se la perpetua vicinanza dell’amore di Dio per noi in tutte le cose sarà la nostra esperienza, allora avremo pace, e inizieremo a comprendere che è possibile gloriarsi anche nella tribolazione.
Per ulteriore conforto, leggere: Romani 5:1-5.
Romani 8:1, "Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito.
Dio ci punisce per i nostri peccati? La nostra malattia deve forse essere considerata come una punizione per i nostri peccati?
Tale ansioso interrogativo sorge nelle nostre mente e nei nostri cuori quando Dio ci conduce in vie di sofferenza e dolore. Satana e la nostra carne peccaminosa usano i nostri problemi per tentarci, e per persuaderci, nel mezzo delle nostre infermità, che Dio semplicemente ci infligge quello che meritiamo. Talvolta, forse, pensiamo di poter vedere una connessione tra le nostre malattie e il nostro peccato personale, e concludiamo che Dio ci stia punendo. E allora siamo impauriti e non abbiamo pace né conforto.
Pertanto, dovremmo chiarire che anche se Dio ci castiga nel Suo amore e per il nostro bene, Egli mai punisce i Suoi figli per i loro peccati. Cristo portò tutta la nostra punizione, e per sempre. Dio non punisce il peccato due volte.
Ciò significa che i nostri occhi della fede devono essere costantemente fissi alla Sua croce e resurrezione. Ed allora, avremo redenzione, e perdono per il peccato. E quando il diavolo verrà per tentarci, avremo qualcosa con cui rispondergli.
Per ulteriore conforto, leggere: Romani 5:1, Proverbi 3:11-12
2 Corinzi 4:11, 14, "Noi che viviamo, infatti siamo del continuo esposti alla morte per Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Sapendo che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi per mezzo di Gesù e ci farà comparire con voi."
"Abbiamo lo sguardo fisso non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono" (2 Corinzi 4:18). Che benedizione poter avere la grazia di fare ciò!
Non c’è speranza, né consolazione nelle cose che si vedono, nelle cose che esperiamo in questo mondo presente. Esse ci ricordano tutte che giaciamo nel mezzo della morte, e che "questa vita non è altro che una continua morte".
Ma quanto diventato diverse tutte queste cose se ci curiamo delle cose che non si vedono, delle cose eterne! E allora miriamo al fatto che Gesù, il nostro Signore, nella cui croce e resurrezione ammiriamo la via di Dio che dalla morte va alla gloria e alla vita eterna! E allora tutte le nostre sofferenze presenti non sono altro che le vie di Dio verso quell’alto ed eterno peso di gloria! E "perciò noi non ci perdiamo d'animo; ma, anche se il nostro uomo esteriore va in rovina, pure quello interiore si rinnova di giorno in giorno" (2 Corinzi 4:16).
Per ulteriore conforto, leggere: 2 Corinzi 5:1-8.
Salmo 73:23-24, "Ma pure io sono sempre con te; tu mi hai preso per la mano destra. Tu mi guiderai col tuo consiglio e poi mi porterai nella gloria."
Quanto è benedetto quell’uomo che può portare questa confessione sulle sue labbra, e confidare nell’Iddio della Sua salvezza! Che gioiosa confessione! Essa comprende ogni cosa, la vita e la morte, il tempo e l’eternità. Questo perché se confidiamo che Geova ci guida con il Suo consiglio, confidiamo con la gioiosa certezza che il Suo consiglio è per noi un proposito di salvezza. Egli allora ci conduce affinché quella via conduca alla gloria.
La via potrà anche essere oscura e desolata, ripida e quasi impraticabile, una via di sofferenza e afflizione. E potremmo anche non comprendere la via del Signore. E nemmeno sta a noi comprenderla. Sappiamo che sia la via che il fine sono determinate da quello stesso amore che Egli rivelò nella morte del Suo unigenito Figlio. E noi confidiamo, semplicemente confidiamo, andando dove Egli ci conduce; senza fare questioni; sapendo che tutte le cose cooperano per il nostro bene.
Il suo consiglio è un consiglio d’amore, di saggezza perfetta, di potenza mai fallimentare. Tutto è buono!
Per ulteriore conforto, leggere: Filippesi 4:6-7.
Romani 8:24-25, "Perché noi siamo stati salvati in speranza; or la speranza che si vede non è speranza, poiché ciò che uno vede come può sperarlo ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza."
Noi speriamo per cose che non vediamo. Lo scopo delle cose sperate dal mondo è limitato a cose che si vedono. Perché sperare per esse? Esse non sono degne della nostra speranza. Esse periscono. Ma Dio ha preparato per coloro che lo amano "cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d'uomo" (1 Corinzi 2:9). Se speriamo per esse, allora per esse attendiamo pazientemente, cioè, siamo capaci e disposti a soffrire per un tempo, se è necessario, con in vista queste cose non vedute. E possiamo ben aspettare con pazienza, sapendo che la nostra pazienza non sarà mai svergognata. Perché le cose che speriamo sono certe come le promesse di Dio. Esse saranno sicuramente rivelate a tempo opportuno. Ed esse sono degne di aspettazione, ed è buono soffrire per esse, se necessario, perché sono indicibilmente preziose e gloriose.
Un po’ di pazienza, una leggera afflizione, e la gloria eterna è nostra
Per ulteriore conforto, leggere: Ebrei 10:36, Romani 5:2-5.
Matteo 6:34, "Non siate dunque in ansietà del domani, perché il domani si prenderà cura per conto suo. Basta a ciascun giorno il suo affanno."
"Non siate dunque in ansietà del domani!" Così ci esorta il Signore in Matteo 6:34.
E questa esortazione è sempre applicabile a noi stessi, e ne abbiamo bisogno specialmente in tempi di avversità, sofferenza e dispiacere. Quando la via di oggi è oscura siamo inclini ad aspettare il domani con ansietà di cuore e mente! Cosa porterà il domani? La via sarà ancora oscura? Porterà nuovi dolori? E così, spesso, tentiamo di sopportare oggi quello che, forse, non dovremmo più sopportare. Ma quanto è buono che il domani sia celato ai nostri occhi. Cerchiamo di non fissare il velo che lo nasconde alla nostra vista. Non abbiamo bisogno di essere ansiosi. Il Padre sa! Egli vive oggi e domani. Egli controlla tutti i giorni. Ed egli si prende cura di voi! Perciò, possa ogni giorno preoccuparsi del suo stesso male (Matteo 6:24), e affidiamo il domani a Colui che ci ama in Cristo Gesù.
Egli lo porterà a compimento.
Per ulteriore conforto, leggere: Filippesi 4:6-7.
Salmo 55:22, "Getta sull'Eterno il tuo peso, ed egli ti sosterrà; egli non permetterà mai che il giusto vacilli."
Quante volte la Parola di Dio ci esorta in modi diversi ad affidare la nostra via al Signore, a gettare i nostri pesi su di Lui, ed a non essere ansiosi riguardo il nostro cammino terreno?
Affidare la nostra via al Signore significa che noi lo seguiamo umilmente dove ci conduce, senza porre domande, confidenti che la Sua via che ha per noi è fatta di saggezza e di eterno amore in Cristo Gesù nostro Signore, e confidando che la porterà a realizzazione. Questo è impossibile alla carne. Se dovessimo determinare in nostro stesso percorso in questo mondo, avremo cura di evitare sempre sentieri avversi e bui, o di malattia e dolore.
Tuttavia, spesso il Signore conduce i Suoi figli in vie di tenebre e distrette. Ed è allora che abbiamo bisogno di grazia per affidare la nostra via a Lui. E questo è un esercizio giornaliero, per il quale abbiamo costantemente bisogno di grazia, grazia che è ricevuta tramite la preghiera. E che benedizione è avere questa grazia! Perché se affidiamo la nostra via al nostro Dio, siamo liberi dall’ansietà, e gioiamo nel Signore. E niente può portare via questa gioia da noi.
Questa gioia è permanente!
Per ulteriore conforto, leggere: Salmo 37:5; Filippesi 4:6-7.
2 Corinzi 4:17-18, "Infatti la nostra leggera afflizione, che è solo per un momento, produce per noi uno smisurato, eccellente peso eterno di gloria; mentre abbiamo lo sguardo fisso non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono, poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne."
In 2 Corinzi 4:17, l’apostolo Paolo parla delle sue e delle nostre sofferenze descrivendole come una leggera afflizione. Di certo, la Parola di Dio non intende dire che le nostre sofferenze e afflizioni sono leggere in sé stesse. L’apostolo stesso potrebbe enumerare una lunga lista di sofferenze che egli ha affrontato in quanto servo di Gesù Cristo. E quanto dolore e agonia, quanta pena e dispiacere, quanta paura e ansietà, quanta afflizione del corpo e dell’anima sono implicate nelle sofferenze di questo tempo presente!
Ma l’apostolo spiega questa valutazione delle nostre sofferenze quando continua nel dire che noi guardiamo non alle cose che si vedono, ma alle cose che non si vedono. Non c’è conforto nelle cose che si vedono! Come potrebbe esserci, dato che giaciamo nel mezzo della morte?
Ma le cose che non si vedono sono incommensurabilmente più gloriose e sono eterne. Confrontate con esse, le nostre attuale sofferenze sono leggere e durano solo per un momento!
Che possiamo avere la grazia di guardare a queste cose invisibile ed eterne!
Per ulteriore conforto, leggere: Romani 8:18.
1 Pietro 1:6-7: "A motivo di questo voi gioite anche se al presente, per un po' di tempo, dovete essere afflitti da varie prove, affinché la prova della vostra fede, che è molto più preziosa dell'oro che perisce anche se vien provato col fuoco, risulti a lode, onore e gloria nella rivelazione di Gesù Cristo."
Sebbene spesso non possiamo di trovare una risposta ai perché del nostro cuore e della nostra mente indagatrici per quanto riguarda i dettagli del nostro percorso, la Parola di Dio ci da risposte generali per il nostro conforto e per la nostra istruzione.
Una di queste è il fatto che la nostra sofferenza assume sempre la forma di una prova. Ciò significa che Dio ci pone nel crogiolo dell’afflizione, prima di tutto, affinché possa divenire manifesta in noi la bellezza della sua opera di grazia.
Secondo, affinché la nostra fede possa essere arricchita e rafforzata mediante la sofferenza.
E terzo, in modo tale che possiamo diventar preparati per il nostro specifico posto nella gloria celeste.
E per tutto questo tempo egli non ci lascia mai, ma è con noi nel mezzo del crogiolo, per sostenerci e preservarci, così che mai possiamo perire!
Per ulteriore conforto, leggere: Isaia 43:2, Giobbe 23:10.
Salmo 119:71, "È stato bene per me l'essere stato afflitto, perché imparassi i tuoi statuti."
Non si tratta tanto di cosa noi sosteniamo ma come sosteniamo ciò che Dio pone su di noi in questa vita.
Ognuno ha il suo proprio peso da portare e ad ognuno Dio dona la grazia necessaria per portarlo quando guardiamo a Lui per l’aiuto. E mediante il guardare a Lui e l’implorare la Sua grazia, Dio ci porta ad una più stretta comunione con Lui. Così, tramite i pesi di questa vita, Dio ci prepara per noi una benedizione.
Molto spesso è in una maniera che noi non sceglieremmo mai che noi incontriamo il Signore e saggiamo quanto Egli sia buono. Ed allora possiamo dire con il salmista del Salmo 119:71, "È stato bene per me l'essere stato afflitto, perché imparassi i tuoi statuti."
Quanto è meravigliosa questa grazia che fa si che l’afflizione possa essere a nostro profitto!
Per ulteriore conforto, leggere: Salmo 119:75.
Salmo 84:11, "Perché l'Eterno DIO è sole e scudo; l'Eterno darà grazia e gloria; egli non rifiuterà alcun bene a quelli che camminano rettamente."
Il Signore è un sole: Egli è la fonte di ogni luce e vita. Vivere fuori di Lui è morte, ma la comunione con Lui è vita per noi. E il Signore è uno scudo: Egli protegge e preserva il Suo popolo da tutti i poteri del male che cercano la sua distruzione. In questa vita, Egli non rimuove tutti i mali ed tutte le afflizioni dal Suo popolo, ma Egli gli dona la grazia sufficiente per ogni necessità. Egli ci fa assaggiare la Sua bontà anche tramite l’avversità e fa si che questa sia susserviente alla nostra gloria. Mai Egli trattiene alcuna buona cosa da coloro che camminano sulla Sua via.
Dio ci dona sempre una misura piena di cose buone. Tutto ciò che Dio ci dona è buono, e il fatto di non essere sempre capaci di capirlo non lo rende meno vero. Per fede noi abbracciamo la promessa e siamo resi certi che Egli fa cooperare tutte le cose per la nostra salvezza.
Perciò, quando camminiamo rettamente, non importa quale strada la nostra vita possa prendere, noi siamo confortati nel sapere che Dio stia compiendo la nostra salvezza.
Per ulteriore conforto, leggere: Romani 8:28.
Salmo 62:1-2, "L'anima mia trova riposo in DIO solo; da lui viene la mia salvezza. Lui solo è la mia rocca e la mia salvezza, egli è il mio alto rifugio; io non sarò mai smosso."
Il Salmista canta: "L'anima mia trova riposo in DIO solo" Salmo 62:1. Il nostro Salterio traduce l’originale piuttosto accuratamente: "La mia anima aspetta Dio in silenzio."
Un’anima in silenzio, un’anima silenziosa! Che benedetto dono della grazia!
Un’anima silente è il contrario di un’anima turbolenta, irrequieta, impaziente e ribelle. È un’anima che si riposa in Dio. Se la nostra anima è silenziosa verso Dio, vuol dire che non giudichiamo le sue vie per noi, che non mormoriamo, non parliamo contro di Lui, e che abbiamo una mente tranquilla, libera da ogni paura e ansietà, avendo pace con Dio e con le Sue vie.
Che benedizione è essere capaci di proclamare ciò in tempi di distretta e sofferenza! Per godere di questa benedizione dobbiamo attendere Lui, confidare in Lui, seguirlo dove ci conduce, confidenti che la nostra salvezza viene di certo da Lui, e affidare umilmente a Lui il nostro percorso.
Coloro che attendono il Signore non saranno mai svergognati!
Per ulteriore conforto, leggere: Isaia 26:3-4.
Salmo 37:5, "Rimetti la tua sorte nell'Eterno, confida in lui, ed egli opererà."
Specialmente quando siamo malati e in difficoltà, è bene per noi ascoltare e fare attenzione alla Parola di Dio: "Rimetti la tua sorte nell'Eterno" Salmo 37:5.
La nostra sorte include tutte le nostre esperienze che ci sono mandate dal Signore. E per quanto riguarda questa sorte, noi non possiamo guardare cosa c’è davanti: non sappiamo cosa porterà il domani. Per questo, siamo inclinati ad essere ansiosi. Inoltre, tale sorte è spesso caratterizzata da difficoltà e sofferenza, perché questa vita non è altro che una continua morte; perciò, spesso ci lamentiamo, e siamo proni a mormorare. Anche qui non comprendiamo le vie di Dio. Esse spesso ci sembrano folli. Egli porta via una madre dai suoi figlio, o un padre dalla sua famiglia la quale dipendeva da lui per il suo sostentamento.
Ma affidate la vostra intera via al Signore. Vivetela per Lui. Confidate che Egli fa bene ogni cosa, anche se non potete vederlo, e seguite umilmente dove Egli vi porta, senza mormorare. E allora avrete la pace che sorpassa ogni intelligenza. Ed Egli allora sicuramente compirà ogni cosa, vi condurrà, vi darà la grazia per camminare in quella via, e alla fine vi salverà!
Per ulteriore conforto, leggere Filippesi 4:6-7.
Traduzione italiana: Marco Barone.