David J. Engelsma
"Il Quale ... ci ha traslato nel regno del Suo Amato Figlio" (Colossesi 1:13).
La spiritualità del regno di Dio è offensiva per moltitudini al giorno d’oggi. Che molti inciampino sulla natura spirituale del regno di Dio ci affligge. Ma non ci sorprende. Esattamente questa fu l’offesa della regalità e del regno del Messia per i Giudei del periodo in cui Gesù fu sulla terra.
Secondo Giovanni 6, i Giudei avevano i loro cuori rivolti ad un regno carnale, politico, con potere, prosperità, e pace terrena. Questo è il modo in cui essi comprendevano le profezie dell’Antico Testamento a riguardo della venuta del regno Messianico, per esempio il Salmo 2, il Salmo 72, Isaia 2, Isaia 11, ed Isaia 65. I Giudei inciamparono sulla spiritualità del regno di Dio nel Messia. Questa fu la roccia d’offesa che li frantumò in pezzi sia nazionalmente che individualmente. Nazionalmente, essi ripudiarono il re che entra in Gerusalemme su un asina, muore su una croce, ed esercita potere sovrano per mezzo della predicazione di Cristo crocifisso. E nazionalmente, inoltre, essi periscono nel giudizio della distruzione di Gerusalemme nell’anno 70 d. C. Il regno è preso da loro e dato alla chiesa credente, largamente Gentile (Matteo 21:43). Personalmente, i Giudei che volevano porre una corona terrena sul capo di Gesù "si tirarono indietro e non camminarono più con lui" (Giovanni 6:66).
Ai Suoi discepoli più stretti, Gesù quindi pose una domanda che concerneva il tipo di re e regno che essi desideravano: "Voi anche andrete via?" (Giovanni 6:67). Egli pone la stessa domanda a noi oggi.
Per i Cristiani Riformati e Presbiteriani oggi, l’avvertimento è necessario: Attenti, che in questa ultima ora nella storia anche voi non inciampiate sul regno spirituale di Cristo Gesù!
Dove è ora, dobbiamo chiedere, questo regno spirituale di Dio? Dove regna Dio per mezzo della parola e dello Spirito di Gesù Cristo? Dove sono giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo? Dove è la verità? Dove sono le persone che volontariamente si prostrano a Dio in Cristo credendo il vangelo ed ubbidendo alla legge, obbedendo alla legge veramente, con amore nei loro cuori? Dove sulla terra vi è almeno il principio del fatto che Dio è tutto in tutti?
Dove, nei circa 2000 anni passati della storia del Nuovo Testamento, dal momento in cui Gesù fu esaltato come re alla destra di Dio nell’ascensione, vi sono sempre state queste realtà? In quale luogo esclusivo si sono trovate queste realtà?
La risposta a queste domande sarà l’identificazione del regno di Dio.
La risposta è: la chiesa. La chiesa è il regno di Dio.
Questa è la confessione della fede Riformata sia nelle chiese Riformate che in quelle Presbiteriane. Il Catechismo di Heidelberg identifica le chiavi del regno dei cieli come la predicazione del vangelo e la disciplina Cristiana con le quali i credenti sono accettati da Dio nella comunione della congregazione e i non credenti sono esclusi dalla comunione di Dio e scomunicati dalla chiesa. Dunque questo credo identifica la chiesa con il regno. Così, anche, il Catechismo insegna che il regno è spirituale (GdS 31). La medesima confessione Riformata spiega la seconda petizione della preghiera modello, riguardante la venuta del regno, in questo modo: "preserva ed accresci la Tua chiesa" (GdS 48).
La Confessione Belga stabilisce essere ortodossia Riformata l’identificazione della chiesa con il regno quando dichiara che Cristo è il re della chiesa: "Questa Chiesa è esistita dall'inizio del mondo, ed esisterà anche fino alla fine, come appare dal fatto che Cristo è Re eterno, che non può essere senza sudditi" (Articolo 32).
La Confessione di Fede di Westminster è esplicita: "La chiesa visibile, che è anche cattolica o universale sotto il vangelo ... è il regno del Signore Gesù Cristo" (25.2). E’ significativo che la Confessione aggiunge immediatamente: "la casa e la famiglia di Dio." Questa espressione è significativa perché mostra che la Confessione ha l’occhio su I Timoteo 3, dove si trova l’espressione. Ed I Timoteo 3 sta descrivendo e prescrivendo la vita della chiesa istituita, la chiesa con vescovi e diaconi. Westminster insegna che la congregazione locale che mostra i marchi della vera chiesa è il regno di Gesù Cristo nel mondo. Recente esitazione da parte di persone Riformate e Presbiteriane di confessare schiettamente: "La chiesa è il regno di Dio," è uno strano ed infausto allontanamento dalle confessioni Riformate. Molto più reprensibile è l’aperta critica a questa confessione da parte di ufficiali Riformati e Presbiteriani, che hanno promesso solennemente di sostenere le confessioni.
Questa recente esitazione ed opposizione sono anche notevole allontanamento dalla dottrina di Lutero e Calvino. Il commentario di Calvino ad Amos 9:13 esprime la posizione del Riformatore a riguardo della chiesa e il regno:
"Lo Spirito, sotto queste espressioni figurative, dichiara che il regno di Cristo sarà in ogni modo felice e benedetto, o che la Chiesa di Dio, che significa la stessa cosa, sarà benedetta, quando Cristo comincerà a regnare" (enfasi aggiunta).
Il suo commentario su Amos 9 dice molto, perchè il passaggio profetizza la venuta del regno del Messia e descrive questo regno nel linguaggio tipico riguardante un potere, una prosperità e una pace terrena che entrambe le specie di millenialisti amano prendere alla lettera.
Louis Berkhof ha descritto accuratamente la concezione dei Riformatori:
"I Riformatori non formularono una dottrina del Regno come quella chiaramente definita ed elaborata del Medioevo, nè potevano far riferimento ad una personificazione concreta del regno terreno di Cristo come la Chiesa di Roma. Essi concordavano nell’identificarlo con la Chiesa invisibile, la comunità degli eletti, o dei santi di Dio. Per essi era prima di tutto un concetto religioso, il regno di Dio nei cuori dei credenti, il regnum Christi spirituale o internum. Allo stesso tempo non trascurarono le sue implicazioni etiche, come Ritschl spesso contende. Uniti ed insieme essi opposero i tentativi fanatici degli Anabattisti e di affini di stabilire nel mondo un Regno di Dio esteriore, e riconobbero la legittimità dell’autorità dei governi civili, anche se la loro relazione nei confronti della Chiesa fu un punto di disputa tra loro. Essi non si aspettavano una forma visibile esteriore del Regno di Dio fino alla gloriosa apparizione di Gesù Cristo" (The Kingdom of God, [Eerdmans, 1951], p. 24).
Nell’identificare la chiesa come il regno, le confessioni Riformate sono bibliche. La questione è virtualmente decisa dall’insegnamento Scritturale che il regno non è terreno o carnale, ma celeste e spirituale. Alcuni di questi passaggi li ho riportati e spiegati negli articoli precedenti.
Un testo prominente è quello che appare a capo di ogni articolo in questa serie: "Il Quale … ci ha traslato nel regno del suo amato Figlio" (Colossesi 1:13). Quando Paolo scrisse ai Colossesi che essi e tutti i credenti erano stati traslati per mezzo del vangelo nel regno dell’amato Figlio di Dio, cosa compresero i Colossesi con "il regno del Suo amato Figlio?" Cosa intesero che fosse questo regno quando l’apostolo dichiarò che la principale benedizione in esso goduta è la "redenzione attraverso il suo sangue, il perdono dei peccati" (v. 14)? Qualcuno forse suppone che i Colossesi lo intesero come un qualche governo terreno che dominava la cultura e "cristianizzò" la società? Qualcuno mette forse in questione che il regno sia la chiesa di Cristo?
In aggiunta ai testi che insegnano che il regno di Dio è spirituale, i seguenti passaggi della Scrittura sono tra quelli che insegnano chiaramente che la chiesa è il regno di Dio. Vi è la ben conosciuta parola di Gesù Cristo a Pietro dopo che il discepolo confessò che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente:
"Ed Io anche dico a te, Che tu sei Pietro, e su questa roccia Io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. Ed Io darò a te le chiavi del regno del cielo, e qualsiasi cosa legherai sulla terra sarà stata legata in cielo, e qualsiasi cosa tu scioglierai sulla terra sarà stata sciolta in cielo" (Matteo 16:18-19).
Il passaggio menziona esplicitamente la chiesa: "Io edificherò la mia chiesa." Alla chiesa sono date "le chiavi del regno dei cieli." Queste chiavi sono il potere spirituale di legare nel peccato o sciogliere dal peccato e così ammettere o escludere dal regno dei cieli. Solo il regno stesso esercita le sue chiavi. La chiesa, quindi, è il regno dei cieli. Ciò è confermato dall’insegnamento del Signore che la chiesa combatte le porte dell’inferno. La chiesa combatte le porte dell’inferno in quanto ella è il regno dei cieli che combatte il regno del diavolo, del peccato, e della morte.
Le beatitudini in Matteo 5, e in realtà l’intero "Sermone sul Monte" in Matteo 5-7, identificano la chiesa essere il regno. Questo sermone da parte del re del regno Stesso descrive la legge e la vita del regno dei cieli. E questa legge e vita sono la legge e vita della chiesa.
Similmente, tutte le parabole di Gesù provano che la chiesa è il regno. Le parabole insegnano vari aspetti del regno dei cieli: "Il regno è simile a …" E il reame così descritto, il reame dove questi aspetti del regno sono realtà, è la chiesa. Per fare un esempio, dove è che il re perdona i suoi servitori diecimila talenti in modo che i servitori sono chiamati a perdonarsi l’un l’altro, come è insegnato nella parabola di Matteo 18:21-35? Cristo Stesso dà la risposta in Matteo 18:20: "Dove due o tre sono radunati insieme nel mio nome" e dove Cristo è "nel mezzo di loro." Questo reame, il regno dei cieli, è enfaticamente non una pia Scozia leggendaria, o una mitica America Cristiana, o un mondo "cristianizzato," o un fantastico stato giudaico in Palestina. E’ la chiesa. Era la chiesa al tempo di Gesù, non importa quanto numericamente piccola, fisicamente senza potenza, e culturalmente insignificante in base agli standard dell’uomo. E’ la chiesa oggi. E sarà la chiesa fino al giorno in cui Cristo ritorna.
Ancora una volta, per "chiesa" si intende il corpo universale di Gesù Cristo composto di tutti gli eletti che credono il vangelo ed ubbidiscono la legge, per come questo corpo si manifesta nella congregazione locale dei credenti e i loro figli.
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