Sermone dal Catechismo di Heidelberg, Giorno del Signore 1. Predicato dal rev. Angus Stewart, nella Covenant Protestant Reformed Church di Ballymena, il Giorno del Signore 21 Marzo, 2004.
LETTURA:
Leggiamo insieme il Giorno del Signore 1:
Qual è il tuo unico conforto in vita e in morte? R. Che io, con corpo ed anima, sia in vita che in morte, non son mio, ma appartengo al mio fedele Salvatore Gesù Cristo, che col Suo prezioso sangue ha pienamente pagato per tutti i miei peccati, e mi ha redento da ogni potere del diavolo; e mi preserva così che senza la volontà del Padre mio che è nei cieli neppure un capello può cadermi dal capo, sì, così che tutte le cose devono cooperare alla mia salvezza. Pertanto, per mezzo del Suo Santo Spirito, egli inoltre mi assicura della vita eterna, e mi rende di cuore volenteroso e pronto d'ora innanzi a viver per Lui.D. 1
D. 2 Quante cose ti è necessario conoscere perché in questo conforto tu possa felicemente vivere e morire? R. Tre cose: in primo luogo, quanto grande è il mio peccato e la mia miseria. Secondo, in che modo sono redento da tutti i miei peccati e dalla mia miseria. E terzo, in che modo a Dio debbo essere grato di tale redenzione.
SERMONE:
Il primo giorno del Signore, amati nel Signore, è probabilmente il più bello e il più confortevole dei Giorni del Signore nel Catechismo di Heidelberg. Esso parla di conforto, e dell’esperienza del conforto, e tutti noi abbiamo bisogno di conforto. Esso ci dice, inoltre, in una bellissima espressione, che noi apparteniamo a Gesù Cristo, e non vi è niente di meglio che appartenere a Gesù Cristo. Esso ci accerta che noi siamo redenti dal Suo prezioso sangue, e che siamo preservati dalla Sua provvidenza che si estende ad ogni cosa. Tutto ciò è conforto per noi.
Tuttavia, allo stesso tempo, il Giorno del Signore 1 contiene anche alcune cose che lasciano perplessi, forse anche un pò inquietati, perché esso dice che appartenere a Gesù Cristo non è meramente il nostro grande conforto, o il nostro principale conforto, ma è il nostro solo conforto. Il solo conforto che il Cristiano ha, in vita ed in morte, è Gesù Cristo, e non vi è alcun altro conforto. Questo è un conforto esclusivo, un conforto del tutto sufficiente, un conforto che abbraccia ogni cosa, in vita ed in morte. E vi sono tre possibili problemi che potrebbero sorgere a questo punto.
Il primo è: è ciò biblico? E’ la Bibbia a parlare in termini così assoluti a riguardo del fatto che Gesù Cristo, e l’appartenere a Lui, è il nostro solo ed unico conforto?
La seconda domanda è, non solo se questo è biblico, ma: è quanto abbiamo detto realistico? E’ realistico che Gesù Cristo è il nostro solo vero conforto? Questo è un punto forse che interessa maggiormente una mente che ha un’inclinazione più pratica verso le cose. E’ ciò forse solo un desiderio pio? E’ forse un ottimismo infondato presentare, predicare e credere che Gesù Cristo è il solo e sufficiente conforto per il Cristiano? Noi siamo tentati di credere che la vita è più complessa di questo. E se la vita è così complicata e vi sono così tanti problemi, non può essere che vi è una sola soluzione, un solo conforto, in ogni cosa.
L’altro problema, il terzo, e qui parlo in prima persona per tutti noi, è: io raggiungo la coscienza di questo conforto così raramente, e godo di questo conforto così raramente, e tuttavia mi si dice che il mio solo conforto in vita ed in morte è che io appartengo a Gesù Cristo. E così il Cristiano pensa tra sé: beh, spesso io vivo con poco o nessun godimento di questo conforto, e tuttavia questo Giorno del Signore dice che è il mio solo conforto! Troppo frequentemente io sento nel mio cuore che sono stato lasciato senza conforto, e magari è perfino Dio quello che deve essere incolpato per questo. E dunque il nostro più grande problema con il primo Giorno del Signore, amati, è che noi non ne facciamo esperienza nel modo in cui dovremmo, e questo è, come vedremo, una mancanza di fede nella Parola di Dio. E questo, ovviamente significa che non siamo tanto noi che troviamo qualcosa che non va nel Giorno del Signore 1, ma che il Giorno del Signore 1 rivela che in noi c’è qualcosa che non va. Anche se non fosse per alcun altro motivo, questa è la ragione per cui abbiamo bisogno di udire questa Parola quest’oggi. Dobbiamo riappropriarci nuovamente di cosa sia veramente questo unico e solo conforto. E poi, credendo questo unico vero conforto, potremmo farne esperienza in modo più frequente e profondo, in vita ed in morte. Considerate, allora,
Il Nostro Solo Conforto
Primo, Il nostro solo conforto in morte,
e,
Secondo, Il nostro solo conforto in vita.
Il nostro solo conforto in morte. La morte, come voi prontamente concorderete, di certo porta con sé delle sfide, e sto pensando a quando si considera la morte e la si deve affrontare. La morte può perfino portare con sé dei terrori. Nella morte, mentre tutti noi la consideriamo in prima persona, di certo vi è la perdita di tutto quanto è familiare. La presente creazione terrestre non ci riguarda più, tutte le istituzioni di questo mondo per noi passano via. La nostra famiglia e i nostri amici, e tutte le piccole cose che insieme formano la nostra vita quaggiù scompaiono, e non le riceveremo mai più in quella forma. Quando lasciamo tutto quello che ci è familiare, noi entreremo in un mondo che per noi è, se non totalmente, quantomeno in larga parte sconosciuto. E’ sconosciuto, perché, non importa quanto possiamo dire, nessuno di noi è mai stato lì. E ancora non ci è chiaro, in parte a motivo della debolezza della nostra fede, e della nostra conoscenza, come sarà la vita in quel nuovo mondo. E poi noi sappiamo che ci troveremo in quella condizione, con Cristo per sempre, in eterno.
E poi, quanto è più, quando pensiamo alla morte, noi sappiamo che la morte porta con sé una divisione, una divisione all’interno di noi stessi, cioè una divisione tra corpo ed anima, e noi siamo sempre stati e siamo corpo ed anima. Io sono corpo ed io sono anima, e questi due sono connesse in modo intimo. Ma al momento della morte esse sono separate, e noi non saremo più nei nostri corpi, perché essi saranno nella tomba. Questi fattori che ho appena menzionato appartengono ad una categoria religiosa, ed io oserei dire che anche i pagani potrebbero in un certo modo avere a mente questo genere di cose. La concezione peculiarmente Cristiana della morte, e della condanna della morte ci fa ricordare del peccato, così che il Cristiano si ricorda di molti dei suoi peccati, si ricorda dei suoi malvagi pensieri, le sue stolte parole, si ricorda della sua intera vita come un grande e continuo peccato lungo anni, e molti sono tentati di vergognarsi e di disperare perché sanno che molto presto saranno nella presenza di Dio Stesso. E poi si comincia a pensare: può Dio perdonare tutti i miei peccati? Proprio tutti? Lo farà? Lo farà davvero? Perché sono stati così tanti! I miei peccati sono andati davanti a me, si sono già accumulati e hanno raggiunto il cielo. Io non ci sono ancora arrivato, ma essi sono già lì. E poi si pensa al modo in cui uno ha peccato, a volte perfino volontariamente, sfrontatamente, in modo incallito, e quando si pensa alla morte queste cose diventano ancora più pressanti. E, ovviamente, Satana, l’accusatore dei fratelli, si intrufola in questa situazione, e dice (e ciò per il credente Riformato è stoltezza, perché se comprende il vangelo anche solo in parte può controbattere questo, ma a volte siamo deboli!), egli dice: non sei abbastanza buono per essere un Cristiano, e presto sarai dinanzi al tribunale di Dio Onnipotente, e ti devi ricordare della Sua giustizia, e non puoi mai essere sicuro al 100%, devi dubitare! E così è abbastanza ovvio che in tale circostanza, quando affronta la morte, il Cristiano ha bisogno di conforto. Specialmente, ovviamente, quando affronta la morte egli ha bisogno di conforto.
Ma il Cristiano ha bisogno del conforto del Vangelo con riguardo alla morte, specialmente perché è dolorosamente evidente che tutti i conforti terreni di cui abbiamo mai goduto o fatto esperienza non sono assolutamente di alcuna utilità. Ed anche questo è un qualcosa che riguarda il senso comune. Il tuo denaro e i tuoi possedimenti, in quel momento non ti serviranno. La tua famiglia ed i tuoi amici staranno per essere lasciati alle spalle. Tutta la tua felicità passata, tutti i tuoi ricordi, tutto quello che hai realizzato non ti faranno alcun bene se sei al di fuori di Gesù Cristo. E così ora non soltanto è chiaro che abbiamo bisogno del conforto del Vangelo, ma che non vi nessun’altra cosa, in quel momento, che ci farà alcun bene, ma deve essere soltanto il conforto del Vangelo, perché ogni altra cosa viene meno.
E poi, anche, quando pensiamo ai contenuti del conforto che sono esposti qui nel Giorno del Signore 1, queste cose forse sono quelle di cui più ovviamente abbiamo bisogno al momento della morte. Il Giorno del Signore parla della giustificazione di tutte le nostre trasgressioni, cioè che noi ora siamo giusti in Gesù Cristo. Questo, ovviamente, è necessario, perché è l’unica soluzione per i nostri peccati. Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore (Rom. 6:23). Anche la Risposta 1 parla di vita eterna, e di certo il Cristiano ha bisogno della coscienza e della certezza di questo mentre sta per affrontare la tomba. La vita eterna, nella presenza di Dio! Il nostro solo conforto, inoltre, include che noi con corpo ed anima apparteniamo a Gesù Cristo, e questo anche è vitale. L’anima qui ha una rilevanza particolare perché stiamo per lasciare il corpo alle nostre spalle, e siamo bisognosi specialmente con riguardo all’anima quando siamo al momento della morte. E così il Giorno del Signore 1, che tratta di realtà spirituali, celesti, eterne, ha molto da dire quando parliamo di avere conforto nella morte, perché è ovvio che sono solo queste cose che possono essere mai di qualche conforto quando giungiamo al momento della morte. E così, in risposta a questo, il Giorno del Signore 1 ci insegna che noi apparteniamo al nostro fedele Salvatore sia in vita che in morte. Romani 14:8: Sia che viviamo, viviamo al Signore, e sia che moriamo, moriamo per il Signore, sia che viviamo o moriamo, dunque, noi siamo del Signore … Sia che viviamo o che moriamo, quindi, noi siamo del Signore!
E come abbiamo detto, la morte effettua delle separazioni, ci separa dalla terra, ci separa dagli amici, da chi amiamo, e poi ci separa perfino da noi stessi, per così dire, corpo ed anima. Ma, poiché noi apparteniamo a Gesù Cristo, la morte non ci separa dalla cosa più importante. Io sono persuaso, dice Paolo, che né morte, né vita, né angeli, né principati, e così via, saranno in grado di separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore. E così Paolo è persuaso che la morte non lo può separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù. Questa è la cosa dalla quale non ci possiamo mai permettere di essere separati. Noi siamo persuasi di questo. E difatti il Cristiano confessa, insieme a Paolo in Filippesi 1 ed altri passaggi, che noi siamo persuasi che al contrario la morte ci porta più vicino alla presenza di Dio. Questo è il nostro conforto. E poi il Cristiano può comprendere e godere del conforto nella morte. Ora, tutto questo è abbastanza semplice da afferrare, oserei dire, comprendere cioè che appartenere a Gesù Cristo può solo essere il nostro solo conforto in morte. Io penso che perfino qualcuno che è al di fuori di Gesù Cristo può prontamente capire questo. Questo, in parte, è il motivo per cui le persone che sono particolarmente religiose quando giungono alla morte vogliono udire il vangelo e chiedono che sia mandato loro un ministro o predicatore, perché quel genere di cose divengono in quel momento molto pressanti.
D’altro canto, è più difficile capire in che modo appartenere a Gesù Cristo è il nostro solo conforto in vita. Ora, siccome il Giorno del Signore 1 ci presenta il bisogno di avere conforto in vita, in tal modo esso ci indica che la vita, al di fuori di Gesù Cristo, è malvagia. Romani 8 insegna questo, al verso 18: io ritengo che le sofferenze di questo tempo presente non sono degne di essere comparate con la gloria che sarà rivelata in noi. Le sofferenze di questo tempo presente. Questo tempo presente è il periodo dalla prima venuta di Cristo alla seconda venuta di Cristo, e si estende anche ai giorni della creazione. Questo tempo presente, allora, è caratterizzato da sofferenze. Il Salmo 23, un Salmo ben noto, ci fa vedere Davide che cammina nella valle dell’ombra della morte, "sì, anche se camminassi nella valle dell’ombra della morte …" e così via. Ed egli non intende che a volte egli deve camminare in questo modo, ma che la sua intera vita è camminare nella valle dell’ombra della morte. Così la Formula Riformata per l’Amministrazione del Battesimo, echeggiando la Scrittura, parla di questa vita come: "nient’altro che una continua morte." Si pensi a qualcuno dei mali di questa vita. Alcuni, magari, nemmeno i principali. Ad esempio, siete senza lavoro. E così dite, ah! Il mio conforto è che vi è un lavoro ed ora cercherò di ottenerlo, dopotutto ho qualche abilità, ed in quest’area l’economia va piuttosto bene, e quindi probabilmente lo otterrò. Così dite: ah, ho qualcosa di più che un solo conforto, ora ho due conforti. No, non è così, quello non è il vostro conforto, perché il vostro unico conforto in vita ed in morte è che appartenete al vostro fedele Salvatore. Oppure dite che state affondando nel dolore. Il mio conforto è che ho degli antidolorifici, e se si mette proprio male posso andare dal dottore, ed il dottore di solito mi cura abbastanza bene, e questa è parte del mio conforto. No, non lo è. Perché voi avete solo un conforto. Gesù Cristo. Qualcuno muore in famiglia, e voi fate esperienza di lutto, e forse siete confortati dal fatto che, beh passerà, il tempo è un gran guaritore. E’ vero questo, ma questo non è il tuo conforto. Si guarda al terrorismo che ora aumenta in modo globale, come stiamo vedendo in varie parti del mondo di recente, e voi dite, beh, le nazioni si stanno unendo e stanno condividendo le loro informazioni e rintracceremo questi tizi e li fermeremo. E impiegheremo più polizia, e così a questo riguardo il mondo diventerà più sicuro. Beh, può darsi, ma questo nemmeno è il vostro conforto. Si pensa ai propri figli, alcuni di loro non stanno affatto seguendo il giusto sentiero, per altri voi avete paura, e beh, Dio può volgerli indietro, potrebbe farlo, ma nemmeno questo è il vostro conforto, perché il Catechismo qui, nell’echeggiare la Scrittura, come tra poco vedremo, insegna che il nostro unico conforto è che noi apparteniamo a Gesù Cristo. E questo significa che il tuo conforto terreno non consiste in alcun modo in alcun bene terreno. Puoi dire, io ho conforto perché i risultati del mio ultimo esame sono buoni. Beh, io spero che i risultati dei tuoi esami sono stati buoni, datevi da fare in queste cose, non sto dicendo che dovete disprezzare queste cose. Il vostro conforto non consiste mai nella medicina, anche se non sto dicendo che se siete malati non dovete prendere medicine, dovreste ed è un buon metodo per guarire il corpo umano. Il vostro conforto non sta nel fatto che avete ottenuto una buona occasione di essere promossi al lavoro, anche se di certo uno deve lavorare duro ed è bello essere promossi. Ed il vostro conforto non sta nemmeno nella sensazione di sentirsi confortevoli e dire: le cose mi vanno piuttosto bene! Nemmeno questo è il vostro conforto. Non potete dire, il mio conforto sta nel fatto che sto in buona salute, che finanziariamente sto coperto, che tutto mi sta andando bene, ho messo tutto apposto e le cose stanno proprio come volevo. Queste cose sono motivo per dare grazie a Dio, ma non sono il vostro conforto.
O, per dirla in modo leggermente diverso, il conforto non dipende da cosa pesa di più nella vostra vita, in modo che se metteste su una bilancia qualcosa da un lato ed un’altra dall’altro, a seconda di quale pesa di più siete o non siete confortati. Cioè, non è come se, per usare un’illustrazione, da un lato di una bilancia metteste tutti i vostri mali terreni, e poi dall’altro lato della bilancia tutti i vostri beni terreni, più il vostro appartenere a Gesù Cristo. Perché? Cosa c’è che non va con tale presentazione? Da un lato della bilancia tutti i mali terreni, dall’altro lato della bilancia ogni bene terreno più il vostro appartenere a Gesù Cristo. Cosa c’è che non va qui? La prima cosa è che perfino se dite che appartenere a Gesù Cristo è cento volte più utile di ogni bene terreno, che è il principale e quasi esclusivo bene, al 99%, comunque non è il vostro unico conforto. E quindi non potete avere ragione. Proviamo di nuovo. Tutti i mali terreni da un lato della bilancia, ed appartenere a Gesù Cristo dall’altro lato della bilancia, ed immediatamente il lato della bilancia dell’appartenere a Gesù Cristo va giù e l’altro va su, e quest’ultimo è molto più grande. Che dire di questo scenario? Beh, questo si avvicina di più alla verità. Di certo è una veduta migliore, se posso così dire, ma comunque non è ancora corretta, e non è la posizione del Giorno del Signore 1, non è la presentazione della Fede Riformata. No, è molto semplice, il mio solo conforto, il vostro unico conforto, e questa è la sola via in cui noi possiamo realmente essere confortati in questo mondo, il mio solo conforto è che io appartengo a Gesù Cristo (e spiegheremo a breve cosa ciò significa più pienamente) e quindi questo è il modo corretto di comprendere le cose terrene di cui noi facciamo esperienza come buone, e quindi qualsiasi cosa accada, che sia piacevole o spiacevole, è per il mio bene. Questo è l’insegnamento del Giorno del Signore 1.
Il mio solo conforto, è che io con corpo ed anima appartengo al mio fedele Salvatore Gesù Cristo, e poi continua col dire che Egli mi preserva in tal modo che senza la volontà del mio Padre celeste, non un solo capello può cadermi dal capo, sì, così che tutte le cose devono essere susservienti alla mia salvezza. Così il nostro conforto è che noi apparteniamo a Gesù Cristo, e che Gesù Cristo è il Signore, e quindi le cose buone e quelle cattive ci giungono dalla Sua mano, ed Egli promette che tutte queste cose coopereranno per il nostro bene. Quindi il nostro conforto non è che queste cose ci accadono, ma è quella fede, che è il dono di Dio, per comprendere che queste cose ci provengono dalla mano di Cristo, e quindi per il nostro bene. Questo non è nient’altro che il semplice insegnamento di Romani 8:28: E noi sappiamo che ogni cosa coopera al bene di coloro che amano Dio, di quelli che sono chiamati secondo il Suo disegno. Questo è l’insegnamento della Parola di Dio. E poi noi sappiamo anche che tutte le nostre sofferenze operano per noi un peso eterno di gloria, verso 18: Io ritengo … avete notato? verso 18: io ritengo …; verso 28: noi sappiamo …; verso 38: io sono persuaso … Questo è il linguaggio di chi ha conforto ed è un linguaggio che dà conforto! Io ritengo, verso 18, che le sofferenze di questo tempo presente non sono degne di essere comparate alla gloria che sarà rivelata in noi. E quindi il mio conforto è che io appartengo a Gesù Cristo, e siccome Egli è Signore, allora ogni cosa che accade, accade per il mio bene, che sia piacevole o spiacevole. Esso non consiste nel fatto che le cose mi giungono in modo piacevole come dico io, ma consiste nel fatto che io so che Egli è il Signore, che io appartengo a Lui, e che qualsiasi cosa accada accade per il mio bene, che io lo comprenda, o veda, o meno.
E ci si rifletta un attimo, ciò deve essere così, noi apparteniamo a Gesù Cristo, questo deve essere conforto, a motivo di Chi Egli è. Egli è l’eterno Figlio di Dio nella nostra carne. Egli possiede la pienezza di tutti gli attributi divini e di ogni ricchezza divina. E noi apparteniamo a Lui. Egli è il Creatore del cielo e della terra, Colui Che esegue i decreti di Dio, il Capo della Chiesa, ed il Giudice del mondo. E noi apparteniamo a Lui. Egli è Colui Che fu crocifisso, che morì e fu sepolto. Egli è Colui Che risuscitò dai morti, ascese al cielo, ed è seduto alla destra di Dio. E noi apparteniamo a Lui. E questo è il nostro unico conforto. E mettere qualsiasi altra cosa come nostro conforto accanto a Lui, è mettere il Creatore Dio, il Salvatore Gesù Cristo accanto a cose come: mi sono comprato un nuovo paio di scarpe ieri, ho avuto un aumento al lavoro ... Cristo soltanto è Dio, e niente può essere paragonato a Lui! Noi apparteniamo a Colui Che è detto sta venendo sulle nuvole con tutti i Suoi santi, per essere ammirato da tutti quelli che credono. Egli sta venendo per bruciare il mondo, per creare nuovi cieli e nuova terra e per radunare ed unire ogni cosa in Se Stesso nel mondo in cui Dio sarà tutto in tutti. E così, avere qualsiasi altro conforto, oltre a Gesù Cristo, è in realtà idolatria! Non è avere a mente le cose che sono al di sopra, non è fede, ma incredulità ed avere a mente le cose mondane. Ed ora comprendete perché noi abbiamo un conforto che abbraccia ogni cosa: perché noi abbiamo un Cristo che abbraccia ogni cosa! Ora sapete il motivo per cui noi abbiamo un conforto esclusivo: è perché noi abbiamo un Cristo esclusivo! Ora sapete perché abbiamo un conforto sufficiente: perché Lui è sufficiente ad ogni nostro bisogno! Ora sapete perché abbiamo un solo conforto: perché voi avete un solo Salvatore, solo Cristo! E così ora voi vedete che questa confessione, cioè, il mio unico conforto in vita e in morte è che non son mio, ma appartengo al mio fedele Salvatore Gesù Cristo, questo, e questo soltanto è l’insegnamento biblico e Riformato! E questo soltanto ci porta veramente conforto, mediante la fede. La Riforma coniò degli slogan. Uno di questi fu: Solus Christus, ovvero: Solo Cristo! Noi stiamo applicando "Solo Cristo" al conforto, e stiamo dicendo che Egli è il nostro unico conforto. La Bibbia dice, Atti 4:12: Non vi è alcun altro nome dato agli uomini sotto il cielo per il quale dobbiamo essere salvati. La salvezza si trova completamente in Cristo. E la salvezza include qualsiasi bene possibile che ci giunge dal Salvatore.
E così quando pensate a Romani 8, specialmente il passaggio che abbiamo letto, dal verso 16 a 39, pensate forse che l’apostolo Paolo in tutte le sue tribolazioni aveva qualsiasi altro conforto oltre a credere in Gesù Cristo? Vedete, aggiungere a questo conforto qualcos’altro non vi dà più conforto. In realtà distrugge il vostro conforto, perché intacca le radici del vostro solo conforto. E così noi pensiamo che stiamo aggiungendo qualcos’altro, ma in realtà stiamo sottraendo, togliendo via qualcosa! Questo è quello che l’idolatria produce, sempre. La Chiesa Romana insegna la salvezza mediante Cristo, Maria, e le proprie opere, ma più si aggiunge alla salvezza, in apparenza per renderla più sicura, e più si intacca la certezza che si trova in Cristo solo, e così non si ha affatto coscienza di alcuna salvezza! Pensate che l’uomo che ha scritto i versi 35-39 aveva un pò di conforto di riserva quando il conforto in Cristo solo non era abbastanza? Colui che ha detto che niente ci può separare dall’amore di Cristo? Niente! Non le più strette circostanze come tribolazioni e angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada, essere ucciso tutto il giorno, verso 36, morte, vita, verso 38, angeli, principati, potenze, cose presenti, cose future, altezze, profondità, o qualsiasi altra cosa creata! Colui che sta combattendo contro tutte le potenze dell’universo, per così dire, e tutto quello che può dire è che ringraziando Dio non può essere separato dall’amore di Dio, di certo egli non aveva alcun altro conforto in questo mondo. Questo è il motivo per cui la confessione del Catechismo è la vera posizione biblica e Riformata.
Noi apparteniamo a Gesù Cristo. Non vogliamo nient’altro, perché non abbiamo bisogno di nient’altro, perché siamo soddisfatti con Cristo solo per la salvezza, e per il nostro conforto. E quando diciamo che noi apparteniamo a Gesù Cristo, noi stiamo facendo una confessione, vero? Una confessione che Gesù Cristo è il Signore. Egli è il Signore, che significa che Lui è il nostro proprietario. Egli ci possiede perché ci ha comprati col Suo prezioso sangue. E quindi, in vita ed in morte, noi non apparteniamo a noi stessi, ma apparteniamo a Lui perché Lui ci ha comprato col Suo sangue. Questo è il significato della signoria di Cristo. Quando noi parliamo della signoria di Cristo noi pensiamo anche al patto, perché la formula del patto è, Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo. Ed in quanto Suo popolo noi apparteniamo a Lui. Noi siamo i Suoi amici. Questo è ciò che si vuole dire qui.
Possiamo pensare ad un altro concetto del Nuovo Testamento, quello dell’unione con Gesù Cristo, che significa che noi siamo in Lui e Lui è in noi. E se noi siamo in Lui, e Lui è in noi, allora noi apparteniamo a Lui, perché non si può concepire un’unione più intima di questa, tra Dio ed uomo, del mutuo dimorare dello Spirito Santo in noi e quindi di noi nella Deità. E pensiamo anche all’amore di Dio in Gesù Cristo, perché ovviamente vi sono vari tipi di appartenenza. Il denaro nella vostra tasca o portafoglio vi appartiene. Ciò è una semplice questione di possedimento. Voi lo avete, legalmente ne siete i proprietari. Il fatto che Lui è il nostro proprietario riguarda il Suo amore, perché Dio ci possiede e noi apparteniamo a Gesù Cristo in un modo simile a quello di un figlio che appartiene a Suo Padre, o di una moglie che appartiene a suo marito. Così nell’appartenere a Gesù Cristo noi pensiamo all’amore di Dio per noi, in Gesù Cristo, espresso alla croce, e sparso nei nostri cuori dallo Spirito Santo. Questo è il nostro solo conforto. Difatti, l’apostolo Paolo in Romani 8, come se fosse, presenta ogni specie di attacco al nostro solo conforto: le vicissitudini della vita, e le interrogazioni di Satana. Ogni specie di male ci accade, e noi pensiamo: resterà in piedi il nostro unico conforto? E la risposta della fede, verso 28, è: noi sappiamo che ogni cosa coopera al bene per quelli che amano Dio, per quelli che sono chiamati secondo il Suo disegno. Sarebbe sufficiente, per rispondere a questo attacco, che il nostro solo conforto è che apparteniamo a Gesù Cristo. Il mondo intero è contro di noi. Resterà in piedi il nostro conforto? Verso 31: Se Dio è per noi, chi potrà essere contro di noi? Dio, certo, ci ha amati nel passato, alla croce, ma magari forse quell’amore per te è venuto un po’ meno al presente. Il verso 32 dice che se Dio ci ha così tanto amati che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio e lo ha consegnato per noi tutti, allora Egli di certo ci darà ogni cosa, e io aggiungo, ogni cosa necessaria e buona per noi, proprio quando ne abbiamo bisogno, ora. Satana lancia ogni sorta di accusa contro di te, ma il verso 33, la voce del conforto, dice: chi addurrà mai qualcosa come accusa degli eletti di Dio? E’ Dio che giustifica. Satana viene a condannarci. Il verso 34 dice: chi è colui che condanna? Che si faccia avanti. Chi è? Cristo è colui che è morto, sì, e che è risorto, che è alla destra di Dio e che anche fa intercessione per noi. Poi il Cristiano è colpito dalla persecuzione, e da una strettissima povertà. E’ abbastanza il nostro conforto? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? La tribolazione? L’angoscia? La persecuzione, forse? O la fame? O la nudità? O il pericolo? O la spada? Poi, per sommare tutto, per giungere al climax di questa sezione, in Romani 8, vita e morte, e tutti i demoni dell’inferno sciolti proprio per attaccare te, oserei dire! Io sono persuaso, dice il conforto, che nemmeno la morte, né la vita, né angeli, ne principati, né potenze, né cose presenti, ne cose future, né altezza, né profondità, né alcun’altra cosa creata, giusto in caso abbia lasciato qualcosa fuori, sembra dire Paolo, io sono persuaso che queste cose non saranno in grado di separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù.
E così il conforto si innalza di fronte a tutte queste sfide, e dice: no, in tutte queste cose noi siamo più che vincitori attraverso Colui che ci ha amati. Qual è il tuo unico conforto in vita e in morte? Che non siamo nostri, ma che apparteniamo al nostro fedele Salvatore. Questo è abbastanza, certo che è abbastanza! E se non è abbastanza per noi, allora noi non crediamo il Vangelo, e dobbiamo ravvederci e ricevere come verità ogni cosa che Dio ha rivelato nelle Scritture! Questo è un conforto, in altre parole, che è assolutamente solido e dal quale si può dipendere in ogni circostanza. Non fallisce mai, né in vita, né in morte. E’ un conforto, almeno oggettivamente, che è completamente imperdibile, in modo che i più grandi mali immaginabili non possono separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù.
E così il Cristiano, nel comprendere che significa appartenere a Gesù Cristo, considera con odio, con profonda aborrenza, l’idea che egli possa appartenere a se stesso. Questo potrebbe essere peggio che andare all’inferno. Si immagini appartenere a se stessi. Se si appartiene a se stessi si è responsabili per se stessi. Siete responsabili per i vostri peccati. Nessuno vi aiuterà. Siete responsabili per un debito che non sarete mai in grado di pagare. Ed esso vi maledirà all’inferno. E non ne uscirete mai. Non potete avere libertà. La libertà proviene solo mediante il Vangelo, ma voi pensate che siete liberi da voi stessi, la peggiore schiavitù di tutte. Avete il salario del peccato da pagare, e tutta l’eternità per pagarlo, e non ne pagherete mai un centesimo. Nell’appartenere a voi stessi, avete soltanto le vostre proprie risorse, la vostra propria sapienza, e il vostro proprio intendimento. E così perite! E l’ultima cosa che il Cristiano vuole è appartenere a se stesso. Il mondo dice: libertà, questo è come si vive, così ci si diverte! E la Bibbia dice che la verità vi fa liberi (Giovanni 8:32). La più grande libertà non è appartenere a voi stessi, ma appartenere a Gesù Cristo!
Il Cristiano crede questo, lo crede davvero, e realizza, mentre ode la Parola di Dio spiegata, che ciò è vero. Egli è confortato anche solo nell’udire a riguardo del vero conforto. Egli dice: io voglio credere questo, voglio vivere in questo modo, tutti noi lo diciamo. Noi tutti ci facciamo dei problemi a motivo delle circostanze terrene in cui ci troviamo, ma come Pietro, quando vede le onde che si innalzano, guardiamo all’acqua, invece di guardare a Cristo, e cominciamo ad affondare, e disperiamo, e perdiamo ogni conforto. Ma invece ciò che ci vogliamo proporre di fare è godere di questo conforto, ogni giorno, in modo cosciente, per esperienza. Il modo per farlo è la fede, la fede nel vero Vangelo di Gesù Cristo. Menziono il vero vangelo qui in modo deliberato, perché nelle Scritture i falsi insegnamenti sono associati con la mancanza di conforto. Essi gridano: pace, pace! quando non vi è pace. Ed i falsi profeti non confortavano affatto il popolo di Dio. Il vero profeta dice, echeggiando le Parole di Isaia 40: confortate, confortate il mio popolo, parlate in modo confortevole a Gerusalemme, gridate a lei che la sua guerra è finita, e che le sue iniquità sono perdonate. E in che modo questo avviene? Perché la chiesa appartiene a Gesù Cristo. Questa la sola via del conforto per la chiesa. Dio opera questo conforto in noi mediante lo Spirito Santo, questo è il Suo ufficio. Egli è il Consolatore, Colui che conforta. Credendo nel vero Dio, rivelato in Gesù Cristo, siamo messi in grado, insieme all’apostolo Paolo, di benedire Dio. Benedetto sia Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie, ed il Dio di ogni consolazione, di ogni conforto! Ed Egli è il Dio di ogni consolazione, e quindi il Suo Figlio Gesù Cristo è il nostro unico conforto. In vita, ed in morte! Amen. Preghiamo.
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