Herman Hoeksema
(Capitolo 63 di: Herman Hoeksema, Righteous by Faith Alone: A Devotional Commentary on Romans [Giusti per Sola Fede, un Commentario Devozionale a Romani], ed. da David J. Engelsma, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 2002; traduzione italiana: Francesco De Lucia)
Cosa diremo dunque? Che i Gentili, che non cercavano la giustizia, hanno ottenuto la giustizia, cioè la giustizia che è da fede.
Ma Israele, ce cercava la legge della giustizia, non ha ottenuto la legge della giustizia.
Perché? Perché essi non l’hanno cercata per fede, ma come se fosse per le opere della legge. Perché essi sono inciampai in quella pietra d’inciampo;
Come è scritto: "Ecco, Io pongo in Sion una pietra d’inciampo ed una roccia d’offesa, e chiunque crede in lui non avrà vergogna."
Quando sostenete la posizione della sovrana e libera elezione e riprovazione—la verità che Dio mostra misericordia a chi Egli vuole ed indurisce chi Egli vuole—dovete aspettarvi opposizione da varie parti. Ma è anche vero che incontrerete opposizione se sostenete che non c’è da aspettarsi un futuro speciale per gli Ebrei. Voi incontrerete opposizione se sostenete che non ci si deve aspettare una salvezza speciale, né per la nazione degli Ebrei né per gli Israeliti individualmente. Incontrerete opposizione se sostenete che nella nuova dispensazione non vi è differenza tra Ebrei e Gentili. Incontrerete opposizione se sostenete che da un punto di vista naturale sia Ebrei che Gentili sono Lo-ruhamah (non amati) e Lo-ammi (non mio popolo) e che vi è soltanto una via di salvezza per entrambi. L’unica via di salvezza per Ebrei e Gentili è che essi siano chiamati nella comunione di Cristo. Molti oppongono questa idea. A molti piace l’idea di un futuro speciale per gli Ebrei. Essi sostengono che vi sarà una dispensazione speciale o per la nazione di Israele presa come un tutt’uno o per Ebrei considerati individualmente. Questa idea si basa su una concezione errata della profezia dell’Antico Testamento e sul fallire nell’interpretarla alla luce del Nuovo Testamento.
Non è mia intenzione andare oltre nel considerare questo errore, ma desidero essere compreso correttamente. Noi non sosteniamo che tutte le maledizioni di Dio sono per gli Ebrei, mentre tutte le benedizioni di Dio sono per i Gentili. La nostra concezione non è che solo gli Ebrei sono oggetti dell’ira di Dio, mentre soltanto i Gentili sono oggetti di misericordia. La nostra veduta è che sia Ebrei che Gentili sono per natura sotto la maledizione di Dio e sono oggetti d’ira. Né gli uni né gli altri possono liberarsi da questa maledizione, se non per la graziosa chiamata di Dio. La salvezza non è per gli Ebrei o per i Gentili, ma per i vasi di misericordia che si trovano tra Ebrei e Gentili. Per natura sia Ebrei che Gentili sono Lo-ruhamah e Lo-ammi (non amati e non mio popolo). Entrambi sono salvati solo per la graziosa chiamata di Dio.
L’apostolo introduce le parole del testo con la domanda Cosa diremo dunque? Il significato della domanda è: "Quale dev’essere la conclusione finale della nostra discussione sul tema dell’intero passaggio?" Questo tema è che la Parola di Dio non era caduta a terra, non era stata inefficace, nemmeno quando la nazione di Israele considerata come un tutt’uno o quando una grande maggioranza di Ebrei individuali non presero parte alla salvezza di Dio. Questo è il filo della discussione. Non tutti sono figli della promessa. Non tutti sono Israele. Ma i vasi di misericordia sono gli oggetti della promessa. Quindi, la Parola di Dio non è caduta a terra.
Cosa diremo dunque?
Diremo che il risultato storico corrisponde alla verità esposta in questo capitolo, perché i Gentili, anche se non cercavano la giustizia, hanno ottenuto la giustizia, cioè la giustizia che è dalla fede. E la gran parte degli Ebrei che cercarono la legge di giustizia, non hanno ottenuto la legge di giustizia. Dunque, è come ho insegnato io: i vasi di misericordia sono salvati sia dal mezzo degli Ebrei che dei Gentili, ed i vasi d’ira sono induriti sia dal mezzo degli Ebrei che dei Gentili.
Attraverso cosa questo proposito di Dio è realizzato? La risposta è data al verso 33: "Come è scritto: "Ecco, io pongo in Sion una pietra d’inciampo ed una roccia d’offesa: e chiunque crede in lui non avrà vergogna." In questo verso l’apostolo cita da due versi differenti [di Isaia]. Cioè, egli prende una parte da ognuno dei due versi e li combina in uno. Noi non possiamo fare questo, ma dobbiamo ricordare che quando l’apostolo cita la Scrittura è in realtà lo Spirito Santo che sta citando la Sua Stessa Parola. Di sicuro lo Spirito Santo ha il diritto e l’abilità di citare la Sua propria Parola stabilendo qualsiasi connessione Gli piaccia. Una di queste citazioni è da Isaia 8:14: "Egli sarà per … una pietra di inciampo e per una roccia di offesa ad entrambe le case di Israele." Il contesto sta parlando specialmente degli Israeliti malvagi. Vi erano Ebrei che si rifiutavano di confidare nel Signore. Essi si affidavano a Rezin, piuttosto che a Jehovah. Essi rigettavano la Parola del profeta. Quando il profeta andava a loro essi gli ridevano in faccia e lo schernivano. Contro questi Israeliti malvagi il Signore dice, attraverso il Suo profeta: "Io pongo in Sion una pietra d’inciampo ed una roccia d’offesa." Il significato è che Dio pone lì questa pietra per gli Ebrei malvagi affinché essi ci inciampino sopra e si rompano il collo.
Il rimanente dell’ultimo verso [di Romani 9] è una citazione da Isaia 28:16: "Colui che crede non si precipiterà," con riferimento ad "una pietra" che è descritta come una "pietra provata, una preziosa pietra d’angolo, una fondazione sicura." L’apostolo sta parlando di questa pietra. Questa pietra diviene il mezzo attraverso il quale Dio realizza il Suo duplice proposito.
L’idea che ci fornisce questa pietra è chiara. La pietra è menzionata spesso nella Scrittura. Nel Salmo 118:22 leggiamo: "La pietra che i costruttori hanno rifiutato è divenuta la testata d’angolo." Noi leggiamo d’essa in I Pietro 2:4, 6-8. Prima di tutto, questa pietra ha un significato positivo. La figura è quella di una costruzione di cui Cristo è la pietra d’angolo. Cristo è la pietra d’angolo della chiesa. La chiesa si regge su questa pietra. Questa pietra determina anche la forma e la grandezza dell’edificio. Di questa pietra l’apostolo sta parlando nel testo. E’ evidente che questa pietra è Cristo. E’ evidente da I Pietro 2:3-4: "Se sia che voi avete gustato che il Signore è grazioso. Venendo al quale, come ad una pietra vivente, rigettata dagli uomini, ma scelta da Dio, e preziosa."
Cristo è una pietra, posta da Dio. In Isaia 28:16 leggiamo: "Quindi così dice il Signore DIO: ‘Ecco, io pongo in Sion per fondazione una pietra, una pietra provata, una preziosa pietra d’angolo, una fondazione sicura’." In quanto pietra fondazionale della chiesa Cristo è eletto e prezioso. Nel porre questa pietra, Dio ha ordinato nel Suo consiglio che Cristo sarebbe dovuto essere questa pietra. Egli pone questa pietra attraverso le epoche. I sacrifici e le cerimonie della dispensazione delle ombre erano un porre la pietra. Ma il porre di questa pietra è realizzato specialmente nella pienezza del tempo. E’ realizzato quando Dio manda Suo Figlio nella carne, quando Egli muore, quando Egli ascende al cielo, quando Egli ricevette lo Spirito, quando Egli sparse lo Spirito nella chiesa, e quando Dio chiama uomini nella comunione della chiesa.
La pietra ha un secondo proposito. In senso negativo, vediamo che la pietra è una roccia d’offesa ed una pietra d’inciampo. Cristo è una pietra d’inciampo ed una roccia d’offesa per il malvagio. Al verso 33 ciò riceve perfino enfasi perché l’apostolo ha in mente specialmente il fatto che attraverso Cristo la nazione ebraica inciampa e cade. Dio pose questa pietra in Sion in modo da poter essere una pietra di inciampo. Quando le persone inciampano su questa pietra essi realizzano il proposito di Dio nella stessa misura che esso è realizzato quando altre persone pongono la loro fiducia in Cristo. Noi abbiamo familiarità con una tale pietra d’inciampo. Ponete una pietra sulla via di qualcuno. Egli ci inciampa sopra. Voi la ponete lì col proposito che quella persona debba inciamparci sopra. Dio pose una pietra sulla via degli Ebrei carnali così che essi inciampassero e si rompessero il collo sopra di essa. Egli fece così in modo che la malvagità di quell’Israele carnale divenisse manifesta.
Questa stessa pietra serve anche il proposito della salvezza. Quindi l’apostolo dice. "Chiunque crede in lui non avrà vergogna." Credere in Cristo è riconoscerlo. Credere in Cristo è conoscerlo. E’ conoscerlo nella Sua potenza salvifica e confidare in Lui. Quando mettiamo via ogni altra cosa (quando non cerchiamo una via d’uscita escogitata dalla nostra immaginazione) e confidando in Lui veniamo a Cristo e Lo conosciamo con una conoscenza certa e poniamo la nostra fiducia in Lui, allora noi crediamo in questa pietra. Di quelli che credono in questa pietra l’apostolo dice che "non avranno vergogna." Isaia dice: "Essi non si precipiteranno," che non vuol dire che non si affretteranno avendo in vista la loro salvezza, ma che non voleranno via, non fuggiranno. Ciò non accadrà se credono in Cristo. Non importa ciò che può accadere, essi non correranno via, non saranno delusi, non avranno vergogna, quando essi credono in Cristo.
Attraverso questa pietra, quindi, Dio realizza il Suo duplice proposito, il Suo proposito di elezione e di riprovazione, il Suo proposito di mostrare misericordia ad alcuni ed indurire altri. Dio non mostra misericordia attraverso Cristo mentre poi indurisce attraverso qualche altro mezzo. No, attraverso la stessa pietra Dio realizza il Suo duplice proposito.
Questo è il motivo per cui uno non può essere un predicatore se il suo solo proposito è quello di salvare anime. Dio non usa un predicatore solo per salvare anime. Egli lo usa anche come mezzo per indurire le persone. Questo è un conforto per il predicatore. Sono sicuro, quando predico, che Dio salverà il Suo popolo, ma sono anche sicuro che attraverso la mia predicazione Dio indurirà i reprobi. Quindi, il conforto del predicatore è che Dio realizza i Suoi propositi attraverso di lui. Da un lato Egli salva il Suo popolo, dall’alto Egli indurisce i reprobi.
Tuttavia, Dio non indurisce i reprobi meramente in quanto reprobi, ma in quanto malvagi, in quanto peccatori. I reprobi non vanno all’inferno in quanto reprobi, ma in quanto malvagi. Affinché ciò diventi manifesto, Dio getta questa pietra d’inciampo sulla loro via. Questo è quando Dio fece agli Ebrei malvagi.
Questo duplice proposito è raggiunto nella via della fede e dell’incredulità. L’apostolo dice: "I Gentili, che non hanno cercato la giustizia, hanno ottenuto la giustizia," ma è "la giustizia che è da fede." La giustizia è che Dio dichiara l’uomo essere giusto davanti a Lui. Questa è una giustizia che è per fede, perché la giustizia è in quella pietra. La giustizia è in Cristo. Quando Dio ci dichiara giusti, Egli ci imputa la giustizia di quella pietra. Noi riceviamo questa sentenza di Dio per fede. Quando Dio ci dà fede, noi riceviamo nei nostri cuori la sicurezza che Egli ci dichiara essere giusti davanti a Lui. Questa giustizia in Cristo implica più che la giustizia in Adamo. La giustizia in Cristo implica non solo il perdono dei peccati, ma anche il diritto alla vita eterna. Non era così con la giustizia in Adamo.
I malvagi anche giungono a contatto con quella pietra. Essi Lo rigettano e disprezzano e Lo cacciano via. E’ sempre così. Da un lato vi sono quelli che confidano in quella pietra, altri inciampano su di essa e rivelano la loro malvagità. Dunque, la base per la loro dannazione è posta.
Alcuni dicono che le realtà della salvezza e della dannazione sono soltanto questioni di fede e di incredulità e quindi del libero arbitrio umano. Essi dicono che un uomo è salvato a motivo della sua fede e che un altro è perduto a motivo della sua incredulità. La questione tra gli insegnanti del libero arbitrio e noi non è che la salvezza è una questione di credere in Cristo e la dannazione invece di incredulità. Tutti credono questo. "Chiunque vuole" può venire. Non c’è limite a questo "chiunque." Io aggiungo: "Chiunque vuole" è salvato. Non c’è dubbio che chiunque crede in Cristo è salvato. Né la questione è se chi rigetta Cristo sia perduto o meno. Piuttosto la questione è questa: "Chi determina se un uomo crederà in Cristo o se sarà indurito?" L’insegnante del libero arbitrio dice che l’uomo determina questo. Noi diciamo che lo determina Dio. E noi diciamo che se un uomo vuole venire a Cristo egli è già toccato dalla grazia.
Sarebbe davvero curioso se al termine di questo estensivo insegnamento della grazia sovrana di Dio l’apostolo dicesse: "Ora dipende dall’uomo." Così non sia! Perché la fede è un dono di Dio. Che i Gentili cedettero non fu l’opera dei Gentili, ma di Dio. Quando i Gentili, che non cercavano la giustizia, ottennero la giustizia, fu soltanto perché Dio realizzò il Suo proposito di elezione in loro. E il fatto che i reprobi non ottennero la giustizia fu dovuto, negativamente, al fatto che Dio pose quella pietra sulla loro via. Non vi è un’offerta da parte di Dio intesa alla loro salvezza. Dio pone quella pietra. Attraverso quella pietra il Suo duplice proposito è realizzato. In Pietro leggiamo che alcuni sono ordinati ad inciampare sulla Parola [I Pietro 2:8].
Dio realizza il Suo sovrano proposito, da un lato, nei vasi di misericordia, e, dall’altro, nei vasi d’ira. L’apostolo non insegna che Dio realizza il proposito di riprovazione in tutti gli Ebrei. Potremmo avere questa impressione. Invece, l’apostolo intende dire che Dio pose la pietra d’inciampo davanti a tutti tranne che al residuo.
Noi leggiamo [vv. 31-32] che "Israele, che cercava la legge di giustizia, non ha ottenuto la legge di giustizia … perché essi la cercavano non per fede, ma come se fosse per le opere della legge." Ciò non deve essere letto come se intendesse dire che Israele, che cercava la giustizia della legge, non ottenne la giustizia della legge. E’ vero che Dio non diede fede agli Ebrei, ma essi avevano una rivelazione della legge di giustizia. Essi avevano una rivelazione della legge che giustificava nella legge delle ombre. Quella legge di ombre era la legge che giustificava. Ma essi la cercarono come se fosse una legge di opere. Essi avevano la rivelazione della legge che giustificava, se solo l’avessero cercata per fede. Gli Ebrei credenti fecero proprio questo. Essi posero la loro fede nella pietra. Ma gli Ebrei carnali fecero dei sacrifici e delle cerimonie un’opera. Essi ragionavano in questo modo: "Se noi diamo un agnello a Dio, Egli deve giustificarci." Ciò era malvagio. Dio aveva detto: "Il bestiame su mille colline è mio" [Salmo 50:10]. Gli Ebrei fecero della legge di giustizia una legge di opere. E quando Cristo venne—la rivelazione della grazia—essi Lo odiarono perché erano malvagi.
Ma i Gentili ottennero la giustizia. Perché? Perché essi erano migliori? Perché erano più ricettivi? Perché erano più adatti? Udite la risposta del testo: i Gentili, che non cercavano affatto la giustizia, ottennero la giustizia per fede. Attraverso chi? Attraverso Dio, che disse: "Io pongo in Sion una pietra d’inciampo ed una roccia d’offesa."
Cosa diremo quindi? Diremo questo. Ogni vanto è escluso, perfino il vanto dei reprobi. Dio realizza la Sua volontà, perfino attraverso i malvagi, ed Egli fa come Gli piace. Se voi credete, il vostro vanto è escluso. E la conclusione è questa: "Colui che si gloria, che si glori nel Signore" [I Corinzi 1:31].