Teodoro Beza
(Da: Quæstionum Et Responsionum Christianarum Libellus [1570], Domande 190-194)
D. 190. Si può pensare che Dio voglia qualcosa che non approva, e quindi malvagia?
BEZA: In verità, deve essere confessato che qualunque cosa Dio ha decretato è ordinata in modo del tutto volontario, ma qui anche risplende la Sua infinita sapienza, nel fatto cioè che presso di Lui perfino le tenebre hanno un pò di luce, tuttavia in un modo tale che sono e rimangono tenebre: cioè, è una cosa buona anche che vi debba essere il male, perchè Dio ha trovato il metodo con cui potesse verificarsi che ciò che è e rimane male, quanto alla sua propria natura, potesse nonostante questo avere un pò di bene dinanzi a Lui, e (come Agostino correttamente ed elegantemente ha detto) che non accadesse se non per la Sua volontà, cioè non a parte dal Suo decreto, e, tuttavia, che esso fosse contrario alla sua volontà nel senso che è per sua natura stessa ingiusto, e quindi non piace a Dio. Per esempio, il fatto che Dio abbia salvato i Suoi mediante la redenzione di grazia in Cristo, il Suo Figlio, è alla Sua oltremodo grande gloria, che, altrimenti [se l’uomo cioè non avesse peccato], non sarebbe risplenduta. Ma l’uomo non avrebbe avuto bisogno della redenzione dal peccato e dalla morte se il peccato e la morte non fossero esistiti. Quindi, per quanto riguarda il decreto di Dio, era buono che il peccato e la morte entrassero nel mondo, e tuttavia questo peccato è e rimane peccato in modo oltremodo grande a motivo della sua natura di peccato stessa, che non potrebbe essere espiato se non con una punizione terribile. Ancora, noi riceviamo molto di piu’ in Cristo di quanto abbiamo perso in Adamo. Quindi, era meglio ed oltremodo utile per noi che Adamo cadesse, considerando ciò alla luce del fatto che Dio, con questo mezzo meraviglioso, prepara per noi un regno di eterna gloria. E tuttavia questa Caduta è così malvagia, quanto alla sua propria natura, che perfino coloro che sono giustificati e credono fanno esperienza di molte miserie e calamità a motivo d’essa, perfino fino al punto della morte. Inoltre, questa è la grande gloria di Dio: che Egli mostra Se Stesso essere un severissimo punitore del peccato. Ma se il peccato non fosse esistito, non ci sarebbe stato spazio per questo giudizio. Quindi, era buono, per quanto riguarda il decreto di Dio, che esistesse il peccato, e successivamente che si propagasse, e che fosse dannato nei demoni e in tutti coloro che sono al di fuori di Cristo, con eterna punizione. Similmente, è altresì la volontà di Dio (disse Pietro) cioè, il Suo decreto, che tutti coloro che compiono ciò che è giusto siano afflitti da mali [N.d.T. cf. I Pietro 1:6; 2:18-21; 4:12-19]. Ma colui che compie il bene non potrebbe essere afflitto se non esistesse il peccato. E’ buono quindi, per quanto concerne la volontà di Dio (cioè il Suo decreto) che vi siano persecutori della chiesa, che, nonostante questo, Egli punisce everamente, giustamente, in quanto peccatori contrari alla Sua volontà, cioè, contrari alla volontà di Dio riguardante ciò che Egli approva che essi facciano. Quindi, per espresse parole degli apostoli, ciò che è contrario alla volontà o decreto di Dio, non si verifica; e d’altro canto, non può essere detto che Dio sia contrario a Se Stesso, o che voglia l’iniquità [N.d.T. cioè, nel senso che la approvi moralmente e che prenda diletto in essa], come Agostino correttamente concluse dalla Parola di Dio contro Giuliano.
D. 191. Quindi, sembra giusto che "permesso" debba essere distinto
da "volontà."
BEZA: Ciò che dovrebbe essere pensato riguardo a questa distinzione l’ho trattato poco fa. Di certo, se "permesso" è posto contro "volontà" intendendo con quest’ultima parola "decreto," questa opposizione non soltanto è falsa, ma è anche stupida e ridicola. Perfino in quelle azioni che sorgono per propria iniziativa, come quando dei mercanti che sono in pericolo gettano in mare i loro beni, e, in generale, tutte le spesse volte che gli uomini scelgono il male minore per evitare una piu’ grande inconvenienza, perfino gli uomini profani sanno che non è il libero arbitrio che ha dominio. Ma se d’altro canto si pone permesso contro volontà, cioè, contro ciò che Dio vuole in quanto Gli piace e Gli è accettevole come cose in se stessa e per sua propria natura, così che ciò che è buono in e da se stesso è associato a ciò che di non buono si verifica, e che, similmente a come dall’immensa sapienza di Dio l’oscurità tutta serve il proposito della luce, esso ha qualche misura di bene (chiaramente, non per sua propria natura, ma con rispetto al suo fine verso cui è guidato da Dio) allora ammetterei che si possa parlare di "permesso;" solo che dovrebbe essere aggiunto che questo permesso non è inattivo e vano, come dormiente, ma molto attivo e potente, e tuttavia un permesso giustissimo che puo’ essere meglio compreso in poche parole. Non penso che si direbbe che un giudice è un inane spettatore quando, consegna i criminali affinchè siano puniti con questo o quel tipo di punizione, dopo aver udito il loro casz. Perchè chi esegue la punizione non è chi mette a morte, in quanto egli è meramente lo strumento del giudice che mette a morte. Così se qualcosa accade di crudele in base alla sentenza del giudice, essa è attribuita non tanto all’esecutore che esegue, quanto al giudice che comanda.
D. 192. Concedo tuto questo. Ma quante dissimilarità vi sono tra
queste illustrazioni e le cose che stiamo discutendo!
BEZA: Lo confesso, ma altrimenti non c’è niente o almeno molto poco di simile tra una cosa simile e la cosa stessa. Tuttavia, desidero riportarti i singoli punti in modo da poterti rispondere uno ad uno.
D. 193. Nella sentenza di un giudice si verifica un processo, ma in
queste cose che tu tratti spesso non si osserva niente di tale processo.
BEZA: Quante cose sono fatte correttamente dai magistrati di questo mondo il cui processo non appare a coloro che vi sono soggetti? E tu vuoi attribuire meno a Dio che scruta attraverso tutte le cose passate e future che si trovano nascoste nei cuori degli uomini?
D. 194. L’esecutore non fa niente se non in base alle sentenze
ricevute. Ma dove gli uomini malvagi hanno ricevuto un tale comando di
uccidersi l’un l’altro o di fare del male ai buoni?
BEZA: In questo sei ingannato, nel pensare cioè che di tutto ciò che Dio ha decretato ne dia conoscenza ad alta voce a coloro di cui Egli ha decretato di usarne le opere. Tuttavia l’esperienza ha mostrato che non è sempre vero in ogni caso, cioè se Egli ha deciso di usare misericordia o di usare giustizia nemmeno quando usa strumenti che sono a conoscenza della cosa. Perchè chi dubiterebbe che Faraone fu ordinato da Dio a ricevere Giuseppe e a preparare un posto accogliente per la chiesa? Tuttavia lui stesso esternamente non ricevette alcun mandato riguardo a questo, no, nemmeno pensò mai dentro di sè una tale cosa. Tuttavia ciò fu decretato da Dio, e la quieta mozione del cuore di Faraone tendeva all’esecuzione di ciò che il Signore aveva decretato. I profeti predissero mille volte che i Caldei furono ordinati a punire i malvagi Israeliti e a nutrire i buoni, e, allo stesso modo, come se Nebuchadnezar aveva ricevuto un espresso mandato concernente questo, così il Signore non comandò espressamente nessuna tal cosa ai Caldei, ma, come Ezechiele scrisse, il cuore del re, in parte dato a Satana e ai suoi veggenti, e in parte ai suoi propri desideri, volontariamente lo inclinò a compiere ciò che Dio aveva determinato. Quanto piu’ lo stesso deve essere creduto riguardo al fatto che il Signore usa come Suoi esecutori le cose prive di ragione [animali], o perfino ciò che è del tutto privo di vita. Perchè in questo modo Egli chiama mosche, rane, locuste, cavallette, grandine, morte, per punire Faraone, e così, anche, il piu’ saggio di tutti gli uomini disse che perfino il risultato del lancio dei dadi non viene per caso. Ciò perchè, per una mozione segreta, tutte le cose servono l’esecuzione dei decreti di Dio. Ma vi è questa differenza: i buoni strumenti non compiono niente se non per fede, cioè, se non essendo sicuri che sono chiamati a fare ciò che fanno, e con una mente ferma ad ubbidire. Ma per quanto riguarda gli strumenti malvagi, essi sono condotti a peccare, per una cieca forza, da Satana e dalle loro proprie concupiscenze, e non hanno la minima considerazione per l’ubbidienza a Dio, con la cui espressa parola essi sanno, o dovrebbero sapere, che i loro consigli contrastano. Quindi essi non servono il Signore, anche se Dio segretamente usa le loro opere, anche se non compiute da loro con lo stesso Suo proposito, in modo che essi non fanno nient’altro che quanto Egli Stesso, l’operatore meraviglioso, ha decretato.