Ronald Cammenga
Giovanni Calvino su I Timoteo 2:15
: "Qualsiasi cosa gli ipocriti o i savi di questo mondo pensino, Dio si compiace di più di una donna che considera la condizione che Dio le ha assegnato come sua chiamata e vi si sottomette, non rifiutandosi di sopportare la fatica di cucinare il cibo, della malattia, le difficoltà, o piuttosto la paurosa ansia associata al partorire figli o qualsiasi altra cosa che le compete come dovere; Dio è maggiormente compiaciuto di lei in questo modo che se dovesse mostrare grandi virtù eroiche rifiutando di accettare la vocazione affidatale da Dio."Giovanni Crisostomo: "Una donna prende parte non poco all'amministrazione intera della famiglia, essendone la mantenitrice. E senza di lei nemmeno le faccende politiche potrebbero essere svolte in maniera appropriata. Perché se gli affari domestici fossero in uno stato di confusione e disordine, quelli che sono impegnati in faccende pubbliche sarebbero trattenuti a casa, e le cose riguardanti la politica sarebbero amministrate male. E così lei non è inferiore né in quelle cose, né in quelle spirituali."
I Timoteo 2:11-12, 15: "Che la donna impari in silenzio con ogni soggezione. Ma non permetto che una donna insegni, né che usurpi autorità sull'uomo, ma stia in silenzio. Nonostante questo ella sarà salvata nel partorire figli, se essi perseverano nella fede e nella carità e nella santità con sobrietà."
Dire che l'argomento di questo pamphlet è una questione rilevante nel mondo ecclesiastico odierno è affermare una cosa ovvia. Di certo il ruolo della donna è un argomento molto discusso nel mondo in generale, e specialmente nella società americana moderna. Viviamo nel periodo della liberazione delle donne, dei diritti delle donne, e del movimento femminista. Le donne reclamano eguaglianza con gli uomini e stanno cercando di realizzarsi non soltanto in casa e nel costituire una famiglia, ma negli ambiti professionali e in carriere tradizionalmente maschili. Il movimento delle donne è diventato fortemente organizzato, una forza politica da dover prendere in considerazione. Un'organizzazione come NOW (National Organization for Women - Organizzazione Nazionale per le Donne) è dedicata all'azione politica e alla diffusione della propaganda in favore del movimento dei diritti delle donne. In tutto il nostro paese le organizzazioni tradizionalmente aperte soltanto agli uomini, dalle squadre di calcio delle scuole superiori agli Jaycees, stanno essendo posti sotto pressione per ammettervi anche donne.
Non sorprende quindi che vi è anche un movimento parallelo nelle chiese che sta facendo pressione per l'ammissione delle donne negli uffici speciali di ministro, anziano e diacono. Le assemblee generali ed i sinodi delle chiese sono stati molto indaffarati con questa questione negli ultimi anni, e a quanto sembra questo argomento continuerà ad attrarre l'attenzione per qualche tempo. I giornali e le riviste di chiesa riportano a riguardo molti articoli sia pro che contro. Su questo argomento sono anche stati scritti vari libri. Nei seminari vi è un crescente numero di donne che si sta iscrivendo. Molte chiese, inoltre, alcune con altre senza l'approvazione delle assemblee generali, stanno attivamente ordinando delle donne per occuparvi i vari uffici ecclesiastici.
In questo pamphlet desideriamo considerare questa questione delle donne al ministero. Fin dall'inizio vogliamo chiarire un malinteso e una rappresentazione sbagliata. Spesso le due posizioni in questo dibattito sono rappresentate così: vi sono quelli che sono "per" le donne e quelli che sono "contro" le donne. La posizione "per" le donne è quella che sostiene che le donne possono fare tutto quello che possono fare gli uomini, possono avere qualsiasi ufficio che hanno gli uomini, e ogni distinzione immaginabile è azzerata. La posizione "contro" le donne sostiene che le donne non hanno il permesso di fare tutto quello che fanno gli uomini, non è loro permesso di avere ogni ufficio che hanno gli uomini, e sono chiamate ad essere in sottomissione all'uomo in casa ed in chiesa.
Questa rappresentazione è, a dire il meglio, seriamente sbagliata, e, al peggio, deliberatamente maliziosa. E' nostra convinzione che la Bibbia non permette alla donna di avere ogni ufficio al pari dell'uomo e che la donna è chiamata ad essere in sottomissione all'uomo in casa ed in chiesa. Ma questa non è una posizione "contro" le donne, ma una posizione "per" le donne, in realtà è la sola posizione "per" le donne. La Bibbia è "per" le donne, cioè la Bibbia ha in vista il più grande interesse per la donna e prescrive cosa è meglio per la donna stessa. Proprio perché la chiesa è motivata dal bene delle donne stesse, la chiesa deve impegnarsi ad aderire all'insegnamento biblico sulla questione delle donne al ministero.
La Bibbia prescrive un posto ampio ed importante per le donne nella Chiesa di Dio.
Questo è evidente, prima di tutto, dalla relazione di Gesù con varie donne. Gesù si interessava dei bisogni delle donne e si prendeva del tempo per amministrarli, e non una sola volta le trattò in modo spregiativo o come inferiori. Egli scacciò sette demoni da Maria Maddalena, predicò il vangelo alla donna samaritana al pozzo di Giacobbe, difese e perdonò la donna colta in adulterio, risuscitò il figlio della vedova di Nain, e liberò la figlia della donna Siro-fenicia da un diavolo. Varie donne erano particolarmente vicine a Gesù e godevano di un’affettuosa e personale relazione con il Salvatore. Le più importanti erano Maria e Marta, le sorelle di Lazzaro, e Maria Maddalena. Le donne, cosa degna di nota, furono le ultime a lasciare il luogo della crocifissione di Gesù, e le prime alle quali il vangelo della risurrezione fu predicato. Il Salvatore, comunque, non chiamò alcuna di esse per essere una dei Suoi 12 discepoli, né più tardi mandò alcuna di loro come una degli apostoli.
Questo stesso ampio spazio è dedicato alle donne nella chiesa primitiva. Vi erano varie donne tra i 120 discepoli nella stanza superiore quando lo Spirito Santo fu sparso nel Giorno di Pentecoste. Noi leggiamo spesso di donne della chiesa nel racconto di Atti. Varie donne servivano sia gli apostoli che il popolo di Dio. Vi era Dorcas, o Tabita, che fu risuscitata dai morti da Pietro, riguardo alla quale leggiamo che era "piena di opere buone e di elemosine," in Atti 9:36. La prima a convertirsi a Filippi, sotto l'Apostolo Paolo, fu Lidia, una venditrice di porpora. Paolo si ricordava della fede non finta del giovane Timoteo, la quale fede aveva dimorato prima di lui nella sua nonna Lois e in sua madre Eunice. Da queste pie donne Timoteo aveva imparato le Scritture al principio, II Timoteo 1:1-5. Priscilla, insieme a suo marito Aquila, fu di grande aiuto all'Apostolo Paolo nei suoi lavori missionari.
Di sicuro non si può accusare gli apostoli di maltrattare le donne, o di ignorarle, o di non permettere loro alcun posto nella vita della chiesa. Essi onoravano le donne e parlavano altamente di loro. Essi valutavano grandemente i loro servizi ed incoraggiavano e le raccomandavano altamente. Ma gli apostoli non ordinavano donne negli uffici di ministro, anziano, o diacono. Queste donne assistevano gli apostoli, si prendevano cura dei poveri, istruivano le donne più giovani, si prendevano cura delle loro case ed allevavano i loro bambini nel timore di Dio, ma non predicavano, non si sedevano nella sedia degli anziani, e non servivano nell'ufficio di diacono.
Questo posto importante ed ampio che la Scrittura assegna alle donne è coerente all'insegnamento della Scrittura sull'eguaglianza di uomo e donna. L'insegnamento della Scrittura che la donna deve essere sottomessa all'uomo e che la donna è "il vaso più debole" non toglie niente ad una certa eguaglianza tra uomo e donna.
Ciò indica che l'intera questione delle donne al ministero non è una questione riguardante l'eguaglianza della donna con l'uomo. Eguaglianza e differenza di ruolo non si escludono a vicenda. Infatti essi sono due aspetti dell'insegnamento della Scrittura su questo argomento.
Vi è una certa eguaglianza biblica tra uomo e donna. Già dalla creazione ciò è evidente: sia uomo che donna sono creati ad immagine di Dio, Genesi 1:27, ed il comandamento di Dio di esercitare dominio sulla creazione è dato sia all'uomo che alla donna, secondo Genesi 1:28. Il fatto è che negli stessi passaggi nel Nuovo Testamento che insegnano che l'uomo è il capo della donna troviamo sempre affermata la loro eguaglianza e mutua dipendenza. Le Scritture sono molto indaffarate a non far passare la dottrina che l'uomo è capo della donna per giustificare un governo da parte dell'uomo che sia rude, tirannico e dominatore nei confronti della donna. Leggiamo quindi in I Corinzi 11:11-12: "Tuttavia né l'uomo è senza la donna, né la donna senza l'uomo, nel Signore. Perché come la donna è dall'uomo, così anche l'uomo è dalla donna, ma tutte le cose da Dio." L'uomo viene dalla donna, dipende dalla donna, è chiamato a vivere tutta la sua vita attraverso la donna. In I Pietro 3:7 l'Apostolo esorta: "Similmente, voi mariti, dimorate con loro secondo conoscenza, dando onore alla moglie, come al vaso più debole, e come eredi insieme della grazia della vita, così che le vostre preghiere non siano impedite." Uomini e donne sono "coeredi" della grazia di Dio e della vita eterna.
Le Scritture insegnano che gli uomini e le donne sono egualmente coinvolti nella rovina. Uomini e donne si trovano egualmente in bisogno di salvezza. Gesù Cristo è il Salvatore di uomini e donne allo stesso modo. Uomini e donne allo stesso modo posseggono lo Spirito Santo di Gesù Cristo, e quindi egualmente prendono parte all'ufficio di ogni credente e cioè quello di profeta, sacerdote e re. Come Gioele aveva profetizzato, lo Spirito fu sparso non soltanto sui figli di Israele, ma anche sulle sue figlie, Gioele 2:28-29.
Anche se tutto questo è vero, la Bibbia proibisce alle donne di occupare gli uffici speciali nella chiesa. Qualsiasi trattamento giusto ed onesto del materiale biblico non può dare alcuna altra conclusione, come la chiesa fino a tempi recenti ha sostenuto. Quali sono le parti della Bibbia a riguardo?
Prima di tutto, la storia dell'Antico Testamento rivela già in modo molto chiaro la volontà di Dio che la leadership e gli uffici nella Sua chiesa fossero affidati ad uomini. I ruoli di leadership nell'Antico Testamento erano da Dio coerentemente assegnati ad uomini. Noè fu chiamato da Dio a costruire l'arca e a condurre la chiesa fuori dal vecchio mondo nel nuovo mondo dopo il Diluvio. Furono i Patriarchi, Abraamo, Isacco ed i dodici figli di Giacobbe a condurre la chiesa nel periodo dopo il Diluvio. Fu Mosè ad essere chiamato da Dio a liberare Israele fuori dall'Egitto e condurli alla Terra Promessa. E fu Giosuè ad essere ordinato da Dio per portare i figli di Israele nella terra di Canaan.
Nell'Antico Testamento Dio assegnò l'ufficio di sacerdote ad Aaronne e ad i membri maschi della sua famiglia, e non fu mai chiamata alcuna donna al sacerdozio. Vi erano anche anziani attraverso tutto l’Antico Testamento fino a tutto il Nuovo Testamento, ma non è fatta mai menzione di una donna in mezzo agli anziani di alcuna città nell’Israele dell’Antico Testamento. Né una donna ha mai occupato il trono in Israele, tranne l’usurpatrice empia Attaliah, che fu poi uccisa per ordine di Dio dal sacerdote Jehoiada, timorato di Dio.
Questa leadership ecclesiastica maschile è continuata fino ai primi anni del Nuovo Testamento. Il Signor Gesù chiamò 12 uomini, non 6 uomini e 6 donne, ad essere Suoi discepoli. Pietro, condotto dallo Spirito, chiamò i 120 credenti in Atti 1:21 a scegliere uno "tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia" per prendere il posto di Giuda Iscariota. Lo Spirito condusse la chiesa, secondo la prima parte di Atti 6, ad ordinare sette uomini di buona testimonianza per essere i primi ad occupare l’ufficio di diacono. Il concilio di Gerusalemme, di cui si narra in Atti 15, fu un concilio ecclesiastico fatto di soli uomini, e la decisione del concilio fu di ordinare "uomini" che andassero con Paolo e Barnaba ad Antiochia per informare la chiesa lì delle decisioni del concilio (v. 25).
Che il Nuovo Testamento insegni che degli uomini devono occupare gli uffici speciali è chiaro dai passaggi che parlano delle qualifiche degli ufficiali: I Timoteo 3 e Tito 1. Questi passaggi parlano molto chiaramente di uomini, non donne, come anziani e diacono nella chiesa. Tra le qualifiche elencate vi è quella che gli ufficiali devono essere marito di una sola moglie, e questi passaggi espressamente non dicono "moglie di un solo marito." Semplicemente, nella mente dell’apostolo, o della chiesa primitiva, non vi era dubbio riguardo al fatto che volontà di Dio fosse che uomini dovessero essere ministri, anziani e diaconi.
Oltre a questo, vi sono specialmente due passaggi del Nuovo Testamento che espressamente proibiscono alle donne di occupare questi uffici. I Corinzi 14:34-35 è il primo di essi: "Tacciano le vostre donne nelle chiese, perché non è loro permesso di parlare, ma devono essere sottomesse, come dice anche la legge. E se vogliono imparare qualche cosa interroghino i propri mariti a casa, perché è vergognoso per le donne parlare in chiesa."
In realtà, questo passaggio è così del tutto chiaro che la sua spiegazione dovrebbe essere ovvia a chiunque sia capace di leggere la lingua italiana. L’apostolo chiama le donne a tacere nella chiesa. Ciò non vuol dire che esse non possono parlare all’interno di un edificio ecclesiastico. Che a loro non è permesso parlare significa che non è permesso loro di parlare nel senso di predicare o insegnare nella chiesa di Dio. Amministrare ufficialmente la Parola di Dio, che è l’opera non semplicemente del ministro/i ma di tutti gli ufficiali, e cioè degli altri anziani e diaconi, è quanto è proibito alle donne.
Il secondo passaggio è I Timoteo 2:11-12: "La donna impari in silenzio, con ogni sottomissione. Non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sull'uomo, ma ordino che stia in silenzio." L’apostolo sta parlando in questo passaggio dei servizi di adorazione pubblica della chiesa. Secondo I Timoteo 3:15, la prima epistola di Timoteo riguarda il comportamento proprio da assumersi nella casa di Dio, la chiesa di Dio. Il comportamento appropriato per le donne nella casa di Dio, ora, è che esse NON insegnino. Per una donna insegnare è un comportamento inappropriato. E di nuovo, questo in chiesa. Alle donne, infatti, non è vietato di insegnare in senso assoluto. Esse possono e devono insegnare, ad esempio ai loro bambini a casa. Esse possono prendere il posto del genitore nella scuola Cristiana ed insegnare ai bambini del patto. Esse devono insegnare nel senso di parlare e testimoniare a tutti quelli con cui vengono a contatto giorno per giorno. Esse possono insegnare alla Scuola Domenicale ed insegnare l’una all’altra durante gli studi biblici della chiesa. In Tito 2:4-5, Paolo chiama le donne più anziane ad insegnare alle donne più giovani ad essere buone mogli e madri, ma esse non possono insegnare nella chiesa. Alla donna è proibito occupare il pulpito e predicare.
Inoltre, Paolo proibisce loro "di usurpare autorità sull’uomo." La donna non può occupare il posto di anziano che governa. Una donna che fa questo è un’"usurpatrice," cioè, agisce in base alla sua propria autorità, non in base a quella di Dio.
Piuttosto la donna deve imparare in silenzio. Ella DEVE imparare, deve crescere nella sua conoscenza e comprensione della Parola di Dio. Ma deve fare questo in silenzio. Ciò non significa senza parlare. Letteralmente l’Apostolo dice "con quietezza," cioè facendo gli affari suoi e nel posto affidatole da Dio, senza introdursi in affari che Dio ha affidato agli uomini della chiesa.
Ella deve fare questo "con ogni soggezione." Soggezione è ubbidienza. "Ogni" soggezione è ubbidienza totale.
La base o ragione dell’insegnamento dell’Apostolo qui è duplice. Prima di tutto, come in I Corinzi 11, l’Apostolo fa appello alla creazione: "Perché Adamo fu formato per primo, poi Eva" (v. 13). Dio creò Adamo per primo, e poi Egli fece Eva. E non soltanto Adamo fu fatto da Dio prima della donna, ma la donna fu fatta dall’uomo e per l’uomo. In I Corinzi 11:8-9, l’Apostolo dice: "Perché l’uomo non è per la donna, ma la donna per l’uomo."
E, in secondo luogo, Adamo non fu ingannato ma la donna essendo stata ingannata fu trovata in trasgressione (v. 14). Ora ciò non vuol dire che Adamo non peccò e non cadde. Sappiamo che non è così. Adamo, tuttavia, non fu ingannato nel modo in cui lo fu la donna. La donna fu ingannata per prima, e la donna fu completamente e del tutto ingannata. Ella si mosse per prima nella caduta, perché fu lei a parlare col serpente, ad essere ingannata dalla tentazione del serpente, e divenne occasione di caduta per Adamo. Il suo usurpare per sé un’autorità che non le era stata data, giocò un ruolo cruciale nella caduta originale della razza. E di conseguenza ella non insegnerà, né usurperà autorità sull’uomo, ma deve star in silenzio.
Nonostante questo chiaro insegnamento biblico che proibisce alle donne di occupare un ufficio ecclesiastico, i promotori di questa veduta propongono vari argomenti per sovvertire questo insegnamento della Scrittura e per supportare la loro posizione che la chiesa deve aprire gli uffici alle donne. Dovremmo esaminare gli argomenti più importanti di quelli che stanno cercando l’ordinazione delle donne.
Vi è prima di tutto l’argomento che fa appello a certe donne nell’Antico Testamento che occupavano l’ufficio di profeta. L’Antico Testamento difatti parla di tre profetesse: Miriam, la sorella di Mosè, Deborah, che era sia profetessa che giudice, ed Hulda. Tre cose sono degne di nota, tuttavia. Primo, queste sono le sole eccezioni nell’intero Antico Testamento alla ovvia regola generale che gli uomini erano quelli a dover occupare gli uffici. Secondo, in due di questi tre casi, quelli di Deborah ad Hulda, la condizione spirituale di Israele era molto bassa. Esse furono suscitate da Dio in tempi di grande apostasia. La ragione per cui Dio le suscitò e pose in ufficio di profeta era semplicemente quella che non vi erano uomini in Israele che fossero adatti ad occupare questa posizione. E terzo, fu per diretta e speciale rivelazione che Dio chiamò queste donne in ufficio. Esse erano profetesse, cioè, coloro a cui Dio dava rivelazione diretta ed immediata. Noi potremmo accettare donne in ufficio se questo fosse vero ancora oggi. Ma Dio non dà più rivelazioni speciali. La conclusione è ovvia: non vi possono essere donne che occupano queste posizioni.
Secondo, si argomenta che la generale sottomissione della donna all’uomo e, specificamente, che la sua sottomissione nella chiesa si concretizza col fatto che ella non serve negli uffici, sia un aspetto della maledizione ed è basata solamente sulle conseguenze del peccato e della caduta. Si fa appello a Genesi 3:16: "Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue sofferenze e le tue gravidanze; con doglie partorirai figli: i tuoi desideri si volgeranno verso il tuo marito, ed egli dominerà su di te»." Queste furono parole di maledizione da parte di Dio sull’uomo, così che il suolo fosse maledetto a motivo suo e da ora in poi avrebbe dovuto lavorare col sudore della sua fronte.
L’argomentazione è più o meno la seguente: Per come creati in origine da Dio, Adamo ed Eva si trovavano in perfetta eguaglianza. La caduta nel peccato distrusse questa eguaglianza, così che ora la donna fu posta in soggezione all’uomo come parte del giudizio di Dio su di lei. Parte dell’opera di Cristo è di redimere la donna da questo aspetto del peccato e della maledizione. Coerentemente a questa opera di Cristo, la chiesa dovrebbe sforzarsi di elevare la posizione della donna, ristorarla alla sua originaria eguaglianza, e renderle possibile di servire più completamente e pienamente nella chiesa. Proprio come cerchiamo di alleviare gli effetti del peccato nei dolori della gravidanza con l’anestesia, e costruiamo i condizionatori di aria per alleviare il sudore della fronte sul posto di lavoro, così dovremmo cercare di alleviare il fatto che l’uomo è il capo della donna basandolo soltanto sulla caduta ed il peccato.
Si noti che questo argomento riposa su due presupposti di base: uno, l’uomo non era capo della donna prima della caduta nel perfetto ordine creazionale; due, il governo dell’uomo sulla donna è parte della maledizione, qualcosa quindi di inerentemente malvagio, una conseguenza del peccato.
Due punti in risposta a questo argomento: Primo, concordiamo con la permessibilità di cercare di alleviare gli effetti della caduta nel peccato. Non c’è niente di sbagliato in questo in sé. Ma noi facciamo questo non rimuovendo le realtà stesse menzionate in Genesi 3, gravidanza, lavoro, e la sottomissione della donna all’uomo, perché queste realtà stesse non furono una maledizione pronunciata sull’uomo e la donna da Dio. Ma noi alleviamo ciò che corrompe queste realtà! Nel caso del governo dell’uomo sulla donna, gli Apostoli lo fanno esortando i mariti del Nuovo Testamento ad amare ed onorare, nutrire e curare le loro mogli, e non ad essere amari nel loro confronti.
Secondo, la nostra risposta a questo argomento è che la Scrittura stessa non chiama mai le donne ad essere sottoposte agli uomini nel matrimonio o nella chiesa a motivo degli effetti del peccato. Coerentemente a questo, le Scritture del Nuovo Testamento fanno appello all’ordine creazionale, allo stabilimento prelapsario delle cose, che stabiliva la sottomissione della donna. Il fatto è che è proprio l’ordine creazionale di Dio, per come evidenziato in Genesi 1 e 2, che è la solida base per la proibizione delle donne ad esercitare autorità negli uffici ecclesiastici o nel matrimonio e in casa. Questo è l’insegnamento di I Corinzi 11:8-9, I Timoteo 2:13, ed Efesini 5.
Un terzo argomento per le donne in posizione di autorità è un costante appello a Galati 3:28. Quelli che difendono la posizione delle donne in ufficio usano questo passaggio in un modo che ci ricorda quello di un cane che sa abbaiare in un modo soltanto. Il testo dice: "Non c'è né Giudeo né Greco, non c'è né schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù." Questo passaggio, sia detto chiaramente, non ha assolutamente niente a che fare con la questione delle donne al ministero. Non è questo l’argomento del passaggio o del contesto. Ed appellarsi ad esso è interamente fuori luogo. L’argomento di Galati 3:28 è la salvezza, e il godere d’essa attraverso il dono della fede in Cristo Gesù. Il punto dell’Apostolo è che la salvezza e la fede non sono confinate e limitate ad un settore soltanto della razza umana. La chiesa di Gesù Cristo del Nuovo Testamento è cattolica, o universale. La salvezza non è goduta soltanto da Giudei, ma anche da Greci, non solo da uomini liberi, ma anche da schiavi, non solo da uomini bianchi, ma anche neri, rossi e gialli, non soltanto da uomini, ma anche da donne. Per quanto riguarda il dono della salvezza, esso è lo stesso, come è lo stesso il bisogno di entrambi di essere salvati, e non vi è differenza tra uomini e donne.
Un altro argomento per le donne in ufficio, uno dei più comunemente sentiti, è che non ordinare le donne negli uffici è sprecare i loro doni. Se la chiesa non fa accedere le donne all’ordinazione, la chiesa è colpevole di sperperare le sue risorse e sprecare i doni delle donne.
Questo argomento è ridicolo, e alla fine si riduce ad un appello emozionale e niente di più. In ballo non è la domanda se le donne abbiano o meno dei doni, o se esse dovrebbero usarli, o se la chiesa dovrebbe essere diligente nell’impiegare i doni delle donne, ma è quello di DOVE quei doni devono essere impiegati. Lo stesso Spirito Santo che impartisce doni sui membri della chiesa è anche l’autore della Scrittura, anche delle Scritture che proibiscono alle donne di occupare quegli uffici. Dobbiamo supporre che lo Spirito Santo si contraddice?
Nonostante alcuni concordino che le donne non debbano essere ordinate all’ufficio di ministro o di anziano, essi concedono che vi possono essere donne diaconesse nella chiesa. Essi argomentano, primo, che un diacono non avrebbe il compito di insegnare o di governare, e secondo, si appellano, in supporto della loro contenzione, a due passaggi della Scrittura i quali, secondo loro, parlano di donne nell’ufficio di diacono: Romani 16:1 e I Timoteo 5:9 e a seguire.
La veduta che le donne potrebbero facilmente essere ordinate come diaconi perché non avrebbero da insegnare o governare è sbagliata, perché anche i diaconi insegnano ed hanno autorità sui membri della chiesa. Siccome prendono parte all’ufficio di Cristo, anch’essi, insieme ad i ministri a agli anziani prendono parte all’autorità di Cristo. Occupare un ufficio, nel caso dell’AT, è occupare una posizione di autorità. Questo è il motivo per cui uno dei requisiti per i diaconi, come anche per gli anziani in 1 Timoteo 3, è che essi sappiano "governare i loro figli e le loro famiglie bene." Questo requisito sorge dal fatto che essi devono prendere parte al governo della chiesa. E sta di fatto che nel corso del loro lavoro i diaconi devono dare qualche istruzione ed insegnare ufficialmente e per parte della chiesa di Gesù Cristo. Essi non si limitano semplicemente a scrivere degli assegni o a pagare le bollette.
Appellarsi a I Timoteo 5:9 e a seguire fallisce nel cercare di provare la permissibilità delle donne diacono. Perché: primo, l’apostolo deliberatamente non fa riferimento alle donne qui menzionate come "diaconi" o "diaconesse," ma semplicemente come "donne." Secondo, ciò che rende impossibile l’appello a questo passaggio in supporto dell’ordinazione delle donne all’ufficio di diacono è che l’apostolo richiede che queste donne siano vedove e di almeno sessant’anni d’età. Quelli che si appellano a questo passaggio desiderano che l’ufficio di diacono sia aperto a TUTTE le donne.
Né l’appello a Romani 16:1, l’esempio di Febe, prova la permissibilità di donne diacono. Il passaggio dice: "Or io vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa che è in Cencrea."
Non vi è dubbio che la parola "diaconessa" è una traduzione appropriata. La domanda è se essa è una traduzione appropriata in questo passaggio particolare. I traduttori della versione inglese King James hanno tradotto questa parola con "servitrice." Fu questa una traduzione corretta?
Dovremmo notare che questa parola "servitrice" è presente in molte differenti connessioni nel Nuovo Testamento. Si riferisce a servitori, maschi e femmine, in famiglie, a servitori di re, a servi che sono chiamati ad essere ubbidienti ai loro padroni, a servi di Dio che occupano posizioni di governo nello Stato. Inoltre, la parola si trova in un gran numero di passaggi dove DEVE essere tradotta "servo," e dove sarebbe impossibile tradurla "diacono" o "diaconessa." Si può controllare da se stessi su una buona concordanza. Il punto qui è che non possiamo concludere semplicemente sulla base del termine stesso che Febe era un diacono nella chiesa. E alla luce del resto del Nuovo Testamento non avrebbe potuto esserlo. Ella era una pia donna che serviva i suoi confratelli nella chiesa a Cencrea, e che era altamente raccomandata dall’Apostolo, ma NON era una diaconessa.
Ciò ci conduce all’argomento finale di quelli che difendono le donne al ministero. Allo stesso tempo, con questo argomento ciò che è in gioco nel dibattito sulle donne in ufficio è portato chiaramente alla luce.
Cosa è in gioco? La Bibbia in chiaro linguaggio proibisce alle donne di insegnare o governare in chiesa. Semplicemente non si può trovare supporto per donne che occupano uffici ecclesiastici nella Scrittura. Cosa fanno quindi [molti di] quelli che difendono questa posizione? Essi negano che queste Scritture si applicano al nostro tempo e alla nostra cultura. Sicuramente, Paolo in I Corinzi 14 ed I Timoteo 2 stava proibendo alle donne di avere un ufficio ecclesiastico. Ma l’insegnamento dell’Apostolo qui deve essere compreso alla luce del suo addestramento giudaico, e alla luce della cultura dell’Antico Testamento. Dobbiamo comprendere, ci è detto, che la Scrittura è legata al tempo in cui è stata scritta e che è culturalmente condizionata. Ciò che l’Apostolo scrisse si applica al suo tempo e alla sua cultura, ma non più al nostro tempo e alla nostra cultura. Ciò che è in gioco, quindi, è la Scrittura e la confessione della chiesa riguardo alla sua ispirazione, infallibilità, ed autorità!
Anche altri vedono che questo è quanto è in gioco in questo dibattito. Si legga il buon articolo sulla rivista
Christianity Today (9 Aprile 1976) a riguardo. George W. Knight afferma:Sono afflitto che alcuni che hanno scritto su questo soggetto sembrano stare abbandonando l’inerranza della Scrittura e l’autorità del suo insegnamento. Anche alcuni che dicono di essere Cristiani evangelici, di sottomettersi all’autorità di Dio e la Sua Parola, sembrano disposti ad appellarsi ai passaggi della Scrittura che sembrano supportare la loro posizione e minimizzano altri passaggi o dichiarano che essi o non sono più validi o culturalmente relativi e non normativi, anche quando questi passaggi stessi dicono di essere normativi e non culturalmente relativi.
Questo è esattamente quanto Paul K. Jewett fa nel suo libro The Ordination Of Women (Grand Rapids: Eerdmans, 1980). Jewett è professore di teologia sistematica al Fuller Theological Seminary in California. Nel suo libro, Jewett afferma audacemente che l’insegnamento di Paolo è semplicemente una riflessione di una veduta rabbinica erronea. Egli audacemente asserisce che la comprensione di Paolo di Genesi 1 e 2 è sbagliata. Audacemente asserisce anche che l’insegnamento di Paolo è semplicemente condizionato dalla cultura in cui viveva, e che per noi oggi non è più necessario seguirlo.
In un editoriale nel The Banner l’editore Andrew Kuvvenhoven si esprime a favore della stessa posizione:
Non ho dubbi che Paolo stava prescrivendo una regola ristretta alle donne nel servizio di adorazione quando scrisse I Corinzi 14:34 e I Timoteo 2:12. Tuttavia, le ragioni per le restrizioni erano locali, culturali, e quindi temporali. Paolo poteva appellarsi a quanto ai suoi tempi era un comune giudizio morale: una donna che parlava in una chiesa sembrava una cosa "cattiva," "vergognosa" (I Corinzi 14:35). Ma quando un tale appello non può più essere fatto, è rimossa anche la speciale prescrizione apostolica (The Banner, 23 Gennaio 1984).
La nostra risposta all’argomento è semplice: Noi neghiamo questo! E’ falso e sbagliato, ed è una concessione fatale alla dottrina della Sacra Scrittura. Se a questo argomento è permesso stare in piedi nella chiesa, la chiesa ha perso tutto. In gioco non è l’argomento delle donne nel ministero, questo è soltanto qualcosa di marginale. In gioco è l’infallibilità e la conseguente autorità della Sacra Scrittura. La posizione per le donne nel ministero è solo un altro attacco, tra i molti altri al giorno d’oggi, contro la Sacra Scrittura stessa. Alla fine, se la posizione che la Scrittura è culturalmente condizionata e legata ai suoi tempi viene fatta stare in piedi, sarà possibile mettere da parte ogni dottrina ed ogni comandamento delle Scritture.
Questa asserzione che l’insegnamento dell’Apostolo è condizionato dalla cultura e dai tempi in cui egli viveva si trova in conflitto diretto con la sua stessa asserzione che quanto insegnava è la volontà di Dio, un’asserzione che l’Apostolo fa nei passaggi stessi in cui proibisce alle donne di occupare gli uffici della chiesa. In I Timoteo 2 l’Apostolo asserisce che la proibizione delle donne al ministero è basata sulla volontà di Dio espressa già nell’ordine creazionale. Già al verso 7 del capitolo egli aveva espressamente detto, riguardo all’istruzione che egli stava per dare: "Dico la verità in Cristo, e non mento." In I Corinzi 14:34 l’Apostolo afferma che la sua istruzione ha il suo fondamento nella Legge, nella volontà di Dio rivelata già nella Legge dell’Antico Testamento: "Tacciano le vostre donne nelle chiese, perché non è loro permesso di parlare, ma devono essere sottomesse, come dice anche la legge." L’Apostolo insiste esattamente sull’opposto di quanto gli uomini dicono oggi, e cioè che il suo insegnamento era fondato sulla volontà permanente di Dio rivelata nella Legge.
Io chiedo: supponete voi per un solo minuto che il Signore Gesù avrebbe permesso a Se Stesso di cedere alle pressioni della situazione culturale del Suo tempo? Cedette Egli mai ai pregiudizi ed agli errori della cultura del Suo tempo? Dovremmo realmente supporre che Colui che perdonò degli adulteri, mangiò con pubblicani e peccatori, che non aveva timore di far notare gli errori e l’ipocrisia dei leader religiosi del Suo tempo, aveva paura di offendere la cultura del Suo tempo? Era questa la ragione per cui non ordinò donne come discepoli? Farsi queste domande è dare loro una risposta.
Uno si interroga realmente a riguardo di questa questione culturale! Chi sono realmente i prodotti della loro cultura: Gesù, gli Apostoli O quelli al giorno d’oggi che si danno da fare per far ordinare le donne al ministero? La domanda sorge, dopo tutto, non sono i moderni difensori di questa veduta che hanno ceduto alla cultura empia ed anticristiana dalla quale il movimento moderno delle donne è sorto? Uno se lo chiede!
In ogni caso, siamo chiari, se la veduta moderna ha la meglio, numero uno, l’intera dottrina dell’infallibilità ed autorità della Scrittura possiamo buttarla dalla finestra, e numero due, la perspicuità e chiarezza della Scrittura è sovvertita e nessun Cristiano ordinario sarà più in grado di leggere e comprendere la Bibbia. Dovrà confidare negli esperti che conoscono la cultura, la linguistica, la filosofia e la storia che hanno influenzato gli scrittori della Bibbia. Come accadde alla Chiesa Romana precedente alla Riforma, la Bibbia sarà tolta dalle mani della gente ordinaria e ancora una volta confinata ad una gerarchia di "esperti." Dio ci risparmi tale calamità!
La chiesa oggi e il credente individuale deve rimanere fermo prendendo posizione contro il movimento che difende l’ordinazione delle donne al ministero ecclesiastico. Qualsiasi sia il costo, qualsiasi sacrificio sia richiesto, qualsiasi offesa personale c’è da sopportare, dobbiamo rimanere fermi! Dobbiamo sostenere la posizione Scritturale, senza compromesso. Martin Lutero una volta disse a quelli che stavano apostatando al suo tempo:
Se io professo con la voce più suonante e con la più chiara esposizione ogni porzione della verità di Dio, eccetto proprio quel piccolo punto che il mondo ed il diavolo stanno attaccando in quel momento, non sto confessando Cristo. Lì dove la battaglia si inasprisce, lì la lealtà del soldato è provata, e rimanere fermi su ogni fronte di battaglia eccetto quello è soltanto una fuga, ed è una disgrazia se si indietreggia a quel punto.
Questa presa di posizione da parte della chiesa e del credente deve essere completa e coerente. Deve essere una posizione che proibisce alle donne di occupare gli uffici di ministro, anziano, e diacono. Inoltre, le donne non devono insegnare durante il catechismo. La posizione Riformata è che l’istruzione catechetica nella chiesa è un insegnamento ufficiale come lo è quello della predicazione della Parola di Dio nel Giorno del Signore. Né alle donne dovrebbe essere dato il diritto di votare nelle riunioni congregazionali della chiesa, perché sono adunanze ufficiali, e per una donna votare durante esse è esercitare autorità nel governo della chiesa, e ciò è proibito. Un vecchio proverbio dice che il momento giusto per tenere un cammello fuori dalla tua tenda è quando il cammello comincia a mettervi il naso. Se fai stare il naso lì puoi stare sicuro che dopo poco ti ci ritrovi anche tutto il corpo. Le Chiese Riformate farebbero bene a tenere il naso di questo cammello fuori dalla loro tenda.
Questa presa di posizione della chiesa nel proibire alle donne di occupare gli uffici deve anche essere una posizione che con attenzione pone davanti alle donne la loro positiva chiamata nella chiesa. Questa chiamata è sommarizzata in I Timoteo 2:15: "Tuttavia essa sarà salvata partorendo figli, se persevererà nella fede, nell'amore e nella santificazione con modestia." Il grido del movimento femminile moderno ha la sua origine nel negligere e nel disprezzare la chiamata positiva che Dio dà alle donne.
La Scrittura chiama le donne al loro proprio compito di allevare i figli. Questa è l’unica e gloriosa chiamata che Dio ha dato alle donne nella chiesa. Nell’adempiere questa chiamata trovano la loro realizzazione. Dio dà alle donne ogni tipo di opportunità di insegnare e di governare i loro figli nel timore del Suo nome. Dio ha benedetto le donne con molti doni, fisicamente, emozionalmente, e spiritualmente, doni che Dio non ha dato agli uomini. Nella via dello svolgere questa chiamata la chiesa di Dio è nata nel mondo ed è riunita. In questa via Cristo venne nel mondo, nato da una donna dice la Bibbia, e Dio non ebbe bisogno e non usò un uomo.
Quanto ha bisogno di essere enfatizzata questa chiamata delle donne al giorno d’oggi! E in che misura le donne di oggi si rifiutano di svolgere questa chiamata data loro da Dio, con il controllo delle nascite, o, ancora peggio, con l’omicidio a sangue freddo dell’aborto. Che terribile giudizio di Dio riposa su di loro!
L’Apostolo arriva fino al punto di dire in I Timoteo 2:5: "essa sarà salvata partorendo figli." Oh, ad essere sicuri, le donne, come gli uomini, sono salvate per mezzo del sangue di Gesù Cristo. Ma esse sono salvate nella via del partorire ed allevare figli. Non sono salvate nella via della predicazione, né del governare la chiesa o amministrare le misericordie di Cristo nella chiesa, ma sono salvate nella via del partorire ed allevare figli.
Che dire di quelle donne hanno superato l’età del poter fare figli o alle quali il Signore non concede il privilegio di avere dei figli? Non hanno un posto nella chiesa? Certo! Che siano conosciute come Dorcas per le loro buone opere e per le loro elemosine. Che visitino gli orfani, le vedove, i malati, e gli anziani nella loro afflizione. Che prendano il posto dei genitori nella scuola Cristiana, che assistano i poveri e siano coinvolte in ogni modo lecito nell’aiutare la chiesa di Dio. Ma che non siano ministri, anziani e diaconi.
Questo è l’insegnamento della Parola di Dio. Voi cosa dite? Dite con me: "scegliete oggi chi volete servire … quanto a me e alla mia casa, serviremo l'Eterno" (Giosuè 24:15).