Rev. Angus Stewart
Un lettore ha posto la domanda: "Vi è il tempo in paradiso?"
considerando anche il grido del potente angelo in Apocalisse 10:6,
che dice che "non vi sarà più tempo." Con "paradiso" qui si fa
riferimento a ciò che noi chiamiamo lo stato intermedio (il terzo
cielo, dove i credenti vanno alla morte fino al ritorno di Cristo) e
lo stato eterno (i nuovi cieli e la nuova terra ereditati dagli
eletti dopo il giudizio finale).
Ecco tre ragioni per cui vi è e vi sarà il tempo in paradiso:
1) Il paradiso ha una storia. Creato nel primo giorno (Genesi 1:1)
fu lo scenario per la prima caduta: la ribellione orgogliosa di
Satana che prende con sé un terzo degli angeli con lui (Apocalisse
12:3-4). Il suo primo abitante umano fu il primo martire, Abele, che
ora è stato raggiunto da milioni di santi. Il Cristo asceso assunse
il trono del cielo quasi 2000 anni fa, quando Satana e il suo
esercito ne furono cacciati (7-10). Questo stato intermedio
terminerà all’ultimo giorno quando esso sarà ingoiato nei nuovi
cieli e nuova terra.
2) Dio sarà glorificato, Cristo governerà e noi dimoreremo e
regneremo con Lui per sempre, e queste benedette attività sono
svolte nel tempo (I Giovanni 2:17; Apocalisse 5:11-14; 22:5).
3) Basilarmente, in quanto creature, possiamo solo esistere, sia in
cielo che sulla terra, nel tempo, anche quando saremo glorificati
nel nuovo mondo.
Così la differenza tra il mondo in cui ora viviamo e lo stato
intermedio o quello eterno, non è che questi ultimi due sono senza
tempo, ma piuttosto che in paradiso il tempo è sempre ripieno di
completa gioia e pace. In questo mondo caduto, il nostro tempo è
spesso rovinato dalla noia o dal lavoro inutile (Ecclesiaste 1:2-3),
perché siamo incapaci di amare ed ubbidire Dio come dovremmo. Il
tempo in questo mondo è segnato dalla sofferenza, dal pianto, dal
peccato, dalla colpa e dalla morte. Ma il nuovo ordine celeste è
caratterizzato da perfetta ed eterna beatitudine, perché noi e la
creazione saremo rinnovati e riempiti con la gloria di Dio. Saremo
supremamente felici in quanto figli di Dio e portatori della Sua
immagine, ed il nostro tempo sarà sempre ricco e soddisfacente nel
nostro servizio privo di peccato.
Cosa dire, dunque, del giuramento che "non vi sarà più tempo"
(Apocalisse 10:6)? Qui, nell’interludio dopo la sesta tromba,
l’angelo potente dichiara che non vi sarà più tempo o ritardo perché
il mistero di Dio sta per essere completato (v. 7). Così l’angelo
sta a ridosso tra terra e mare, vestito con una nuvola ed un
arcobaleno sul Suo capo (vv. 1-2), perché il mondo nella sua forma
presente avrà termine. Dio manterrà il Suo patto con la creazione e
la trasformerà. La chiesa afflitta e perseguitata è confortata da
questa parola che dice che la fine delle sue sofferenze si sta
avvicinando e che il Signore crocifisso e vittorioso sta tornando
presto.
Prof. Herman Hanko
Ed Io vi dico: "Fatevi amici della mammona di ingiustizia, così che,
quando voi venite a mancare, essi possano ricevervi nelle vostre
abitazioni eterne" (Luca
16:9).
In questo numero delle News,
concludiamo la risposta alla domanda di un lettore: "Cosa significa
Luca 16:9? Che tipo di amicizia può essere fatta con mammona
ingiusta, e come possono tali amici ricevere qualcuno in una casa
eterna quando uno viene a mancare?"
Il punto di questa parabola è che in questo mondo noi siamo come
amministratori nella casa di Dio affinchè usiamo ciò che appartiene
a Dio per preparare il nostro futuro in cielo. Se non facciamo ciò
che è giusto e buono con queste misere cose terrene, non saremo in
grado di fare ciò che è giusto e buono con le vere ricchezze del
cielo, perché non ci saremo preparati per il nostro futuro, e ci
troveremo, quando questo futuro sarà giunto, senza niente. Solo se
siamo fedeli e giusti amministratori delle possessioni di Dio
riceveremo come nostri le molto, molto migliori ricchezze del cielo.
Prendiamoci il tempo di applicare questo alle nostre vite. Il
Signore dà ad ognuno di noi un certo ammontare dei beni di questo
mondo, alcuni ne ricevono di più, altri meno. Egli non ce li dà così
che rilasci la Sua pretesa che essi sono Suoi e divengano quindi
nostra possessione, perché noi siamo solo amministratori. Tutta la
creazione appartiene a Lui. Ma in quanto amministratori ci è
comandato di usare quella (piccola) parte della creazione di Dio per
la gloria di Dio. Se noi pensiamo, seppure per un momento, che
quanto abbiamo è nostro e non di Dio, siamo amministratori infedeli.
Noi allora pensiamo che possiamo usare ciò che il Signore ci ha dato
per noi stessi e fare con queste cose ciò che ci pare e piace. Nel
caso facessimo una cosa così terribile, cominciamo ad usare queste
cose per i nostri piaceri e riponiamo in esse il nostro cuore.
Questo peccato è la concupiscenza, come è chiaro in Luca 16:14: "Ed
i Farisei anche, che erano concupiscenti, udirono tutte queste cose,
e lo derisero." Noi non dovremmo dimenticare che chi viola il decimo
comandamento, che proibisce la concupiscenza, viola tutti i
comandamenti di Dio. Questo era il peccato del giovane ricco che
osservava i precetti della legge esteriormente, ma aveva molte
ricchezze ed era concupiscente (Matteo 19:16-26).
Usare come fedeli amministratori le poche possessioni terrene che
Dio ci ha dato implica varie cose. Fondamentalmente, significa che
usiamo tutto ciò che abbiamo per la gloria di Dio. In un modo più
concreto e pratico, cerchiamo la gloria di Dio quando usiamo tutto
ciò che possediamo per il regno dei cieli per come esso è
manifestato qui sulla terra nella predicazione del vangelo, la causa
della chiesa di Cristo, l’educazione Cristiana, il prendersi cura
dei poveri, etc. etc.
Usare i nostri beni terreni per il benessere e l’avanzamento del
regno di Cristo implica una certa attitudine spirituale. Implica che
queste cose terrene temporali non sono di grandissima importanza,
significano molto poco, ed hanno l’importanza che hanno solo
fintanto che sono usate per la causa di Cristo, che è eterna. Noi
non ci curiamo di esse, le vediamo solo come necessità temporanee
che ci mettono in grado di camminare meglio nel nostro
pellegrinaggio nel mondo mentre proseguiamo il nostro viaggio verso
la nostra destinazione finale, la casa del Padre nostro. Quando
compriamo delle cose, la nostra sola considerazione è: in che modo
acquistare questa "cosa" mi aiuterà nel mio pellegrinaggio? Noi "ci
facciamo amici della mammona di ingiustizia" solo per prepararci per
il nostro futuro nel regno eterno. Questa pia attitudine è radicata
in un fortissimo desiderio di ereditare il glorioso mondo che Cristo
ci ha promesso.
Noi veniamo spesso meno a questa chiamata. Noi amiamo le nostre
case, le nostre auto, i nostri libri, la nostra mobilia, il nostro
vestiario, la nostra gioielleria, i nostri "giocattoli" che ci fanno
"divertire" mentre noi godiamo le nostre vite in questo mondo di
peccato. Spesso siamo infedeli su ciò che è minimo, infedeli nella
ingiusta mammona, infedeli in ciò che appartiene ad un altro (Dio),
in un modo di cui possiamo solo vergognarci. Noi pensiamo
stoltamente che quanto diamo all’offerta la Domenica, e, forse,
spendiamo per l’istruzione Cristiana dei nostri figli, è la parte
che Dio ci ha dato, ma il
resto è nostro per farci ciò che ci piace. Nel fare così, rubiamo a
Dio e riveliamo la nostra concupiscenza. Noi non stiamo accumulando
tesori in cielo, ma stiamo accumulando tesori sulla terra (Matteo
6:19-21). Non stiamo cercando le cose che sono di sopra, ma le cose
di quaggiù (Colossesi 3:1-2). A nostra disgrazia, più abbiamo, più
vogliamo. La nostra sete di possessioni terrene non è mai appagata.
Il nostro desiderio per le cose di quaggiù non è mai soddisfatto. Ci
piacerebbe averne sempre un pò di più. Il nostro accumulare cose
terrene continua, e così negligiamo le cose spirituali, perché dove
è il nostro tesoro, lì sarà anche il nostro cuore (Matteo 6:21).
Così perdiamo il carattere di pellegrini e di stranieri qui sulla
terra e spendiamo il nostro tempo e ciò che pretendiamo sia nostro
nel costruirci una vita confortevole e godibile qui nel mondo. La
vita di quaggiù ci è piuttosto gradita, molti di noi se la stiamo
godendo immensamente, ed abbiamo famiglia ed amici, denaro per
indulgere in giochi e vacanze, piaceri e divertimenti. Consideriamo
il mondo un campo di giochi mentre la Scrittura non si stanca mai di
ricordarci che, dopo tutto, è un campo di battaglia.
E se dovesse accadere di Domenica che udiamo la nostra chiamata al
trattenerci dal peccato letale della concupiscenza (cf. I Timoteo
6:6-12) con facilità mettiamo a tacere le nostre coscienze
pungolate, ci ricordiamo di quanto sia difficile l’ubbidienza
(avendo molte possessioni) e ci riassestiamo con conforto nelle
nostre antiche vie.
Le parole del Signore sono senza alcuna qualifica: "Se quindi non
siete stati fedeli nella mammona ingiusta, chi vi affiderà le vere
ricchezze?" (Luca 16:11)
The Mysteries of the Kingdom,
la spiegazione dettagliata del prof. Hanko su tutte le parabole di
Cristo (in lingua inglese), è disponibile presso il Bookstore della
CPRC ad € 26 (copertina rigida; imbustazione e spedizione incluse).
Rev. Jai Mahtani
Un certo numero di lettori hanno chiesto se "vino" nella Bibbia fa
sempre riferimento a qualcosa di analcolico (ad es. succo d’uva).
Questo articolo ospite, che argomenta che non è così, è del rev. Jai
Mahtani della Bethel Protestant Reformed Church, a Chicago.
1) Il primo riferimento della Bibbia al "vino," è ad una bevanda
alcolica: Noè si ubriacò con essa (Genesi 9:21). Il succo d’uva
analcolico non può produrre questo effetto.
2) Nessuno può ubriacarsi con troppo succo d’uva, ma leggiamo in
Efesini 5:18: "E non vi ubriacate con vino, in cui vi è eccesso, ma
siate ripieni con lo Spirito." E’ significativo che la Parola di Dio
non dichiari mai: "Non bevete." Invece leggiamo: "Non ubriacatevi."
La Scrittura non proibisce
l’uso
di bevande alcoliche, ma proibisce
l’abuso
d’esse.
3) Il Signore Gesù Cristo bevve vino (alcolico). In Luca 7:33-34
Cristo pone Se Stesso in contrasto a Giovanni il Battista perché
mentre Giovanni, in quanto un Nazireo, non beveva vino, Gesù beveva
vino. L’uso lecito e ben risaputo di Cristo del vino divenne
l’occasione per la menzogna dei Suoi nemici che Lui era un "bevitore
di vino," cioè un ubriacone o un alcolizzato. E’ chiaro come il
giorno, dalla bocca del Signore Stesso, che Egli beveva il vino da
cui Giovanni si asteneva, cioè, una bevanda alcolica. Cristo
produsse anche del vino, miracolosamente, alla festa di nozze di
Cana (Giovanni 2:1-11).
4) Le qualifiche per gli anziani e diaconi in I Timoteo 3 includono
il "non essere dedito al vino." (v. 3) e "non dato a troppo vino"
(v. 8): Similmente, Tito 1:7 richiede che un anziano sia "non dato
al vino." Gli ufficiali ecclesiastici sono avvertiti di non bere
troppo vino, non sono ammoniti a non bere troppo succo d’uva. Si sta
forse dicendo in questi passaggi che una chiesa dovrebbe
squalificare/disciplinare un ufficiale ecclesiastico che si dà in
modo eccessivo al succo d’uva?
5) Il succo d’uva non è medicinale come lo è il vino fermentato.
Quindi Paolo avvisa Timoteo: "Non bere più acqua, ma usa un pò di
vino per il tuo stomaco e le tue spesse infermità" (I Timoteo 5:23).
Anche se il vino è un buon dono di Dio ed è lecito berne, dobbiamo
ricordarci egualmente degli avvertimenti della Bibbia contro il bere
in modo eccessivo (Proverbi 20:1). Noi condanniamo anche il bere da
parte dei minorenni, il bere e poi mettersi alla guida, etc., come
anche l’indulgere eccessivamente nel cibo, poichè la Scrittura parla
contro l’essere ghiotti tanto quanto lo fa contro l’ubriachezza.
L’ubriachezza è spesso menzionata nella Bibbia in connessione alla
fornicazione e al "far festa." La Scrittura è al passo esatto coi
tempi nel condannare la scena di night club del ventunesimo secolo:
"Ci è sufficiente infatti il tempo della vita trascorso nell’aver
compiuto la volontà dei Gentili, quando camminavamo nella lascivia,
nelle concupiscenze, nell’eccesso di vino, nelle orge, nei
banchetti, e nelle abominevoli idolatrie" (I Pietro 4:3).
Infine, il principio più fondamentale è fare tutte le cose alla
gloria di Dio! Quando è questo a motivarci, vivremo per l’amore di
Dio e mostreremo il nostro amore per i nostri prossimi. "Sia quindi
che mangiate, o beviate, o qualsiasi cosa facciate, fate tutto alla
gloria di Dio" (I Corinzi 10:3; cf. Matteo 5:16).
Per leggere articoli su dottrina e pratica biblica dal punto di vista confessionalmente Riformato delle Tre Formule di Unità (Confessione di Fede Belga, Catechismo di Heidelberg, Canoni di Dordrecht [questi ultimi due al momento sono in revisione]), vai alla Sezione Italiana della CPRC. Essa è in continua espansione.